Prologo
Ne è davvero valsa la pena?
La
osservo camminare per il passaggio sospeso della città
bassa. I
raggi che filtrano tra le foglie della rigogliosa vegetazione le
illuminano il viso, protetto da un paio di occhiali da sole. Ora si
è
stesa e riposa placida su una panca di legno.
Quanto mi sarebbe
piaciuto sfiorarle la guancia morbida, ma non posso.
Era
successo tutto così in fretta.
Era la quinta volta che le
chiedevo un appuntamento, così lei alla fine ha ceduto e ha
accettato l'invito. Abbiamo fatto un giro a Central Park e
lì ci
siamo messi a giocare a frisbee. A fine serata l'ho portata su
all'osservatorio della Freedom Tower.
Ero completamente preso da
lei, così l'ho baciata. Sembrava una cosa normale da fare
con la
ragazza che si ama.
Lei invece mi ha rifiutato malamente. Mi ha
spinto all'indietro con un'espressione sconcertata sul volto.
“Ma
cosa stai facendo?”
Avevo provato a balbettare qualche frase di
scusa, ma mi era uscito solo qualche rantolo
indistinto.
“Marianne...” era l'unica parola concreta che ero
riuscito a formare.
“Non so cosa tu abbia pensato, ma sono
uscita con te solo perché hai insistito tanto. Questo non
è mai
stato un appuntamento.”
Poi aveva girato i tacchi e si era
avviata all'ascensore per tornare giù.
Cos'ho che non va? Sono un
ragazzo come tanti altri, perché non le vado bene?
Sono uno
sportivo, ho le spalle larghe. A tutte piacciono le spalle
larghe.
Ammetto di non essere il tipico “biondo occhi
azzurri”,
ma gli occhi verdi danno vita ai miei spenti capelli castani.
L'avevo
subito inseguita fino all'ascensore ed ero riuscito a prendere lo
stesso suo. Non mi guardava. Continuava a fissare il vuoto.
Una
volta scesi, lei si era diretta in fretta verso la
metropolitana.
Dopo avermi dato un'altra spinta per allontanarmi,
mi aveva detto: “Smettila di comportarti così, io
e te abbiamo
chiuso.”
Avevamo chiuso proprio in partenza.
Queste parole mi
pesano ancora come un macigno.
Stavo per scoppiare a piangere
dalla frustrazione.
Finalmente ero riuscito a convincerla a uscire
con me e invece avevo rovinato tutto.
Conosco tutto di
lei.
Frequenta da quest'anno la famosa scuola di moda Fashion
Institute of Technology, pratica il badminton e nei fine settimana va
a nuotare con la sua migliore amica. Lei in realtà
è canadese, ma
si è trasferita a New York dalla seconda liceo. I suoi
genitori sono
molto ricchi, quindi ha un bell'appartamento tutto per sé
vicino al
parco.
Mi ha lasciato solo.
Arrabbiato e triste allo stesso
tempo, ero corso sulle rotaie, non appena era partita la metro in cui
era salita lei. Avevo corso a perdifiato in senso contrario a lei
fino a quando non avevo visto il mezzo dopo arrivare a gran
velocità
verso di me
Non aveva fatto in tempo a fermarsi che ero già
diventato un fantasma.