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Autore: Elis17    24/07/2015    1 recensioni
Mini long Larry dove Louis è un bambino e vuole un animale domestico con cui giocare perché sempre solo a casa, Dan il padre lo porta al canile in cui lavora e lì tra tanti gattini sceglie proprio Harry, un Kitten di sei anni, un bambino provvisto di coda e orecchie feline, i genitori di Lou sono sconvolti, ma, inteneriti dalla creatura, decidono di prendersi cura di lui.
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Human!Louis × Kitten!Harry × Harry!Mpreg × Slice of life × MxM × GayLove × Mpreg!AU × Kitten!AU × Human!AU × AU ×
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
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×Tra tanti scelsi te.×



×Capitolo 1.×


 
Era da un anno che Louis, bambino di otto anni, chiedeva ai suoi genitori un animaletto domestico.
Un cane, un gatto, un uccellino, un cobra, a lui andava bene qualsiasi cosa, voleva solamente qualcuno con cui poter giocare a casa.
Si sentiva solo, non aveva né sorelle né fratelli e da una parte gli andava anche bene.
I suoi genitori si alternavano per tenerlo d'occhio: la mattina il papà ed il pomeriggio la mamma.
Johanna, madre del piccolo, era una giovane infermiera, mentre il padre lavorava in un canile.
Molte volte Papà Dan aveva portato il figlioletto a lavoro con lui e da questo era scaturito il suo amore per gli animali ed il suo volerne uno.
Non avendo nessuno in casa se non i suoi genitori, Louis si sentiva abbastanza abbandonato, insomma mica potevano passare con lui ventiquattro ore su ventiquattro, mentre erano a casa pulivano, cucinavano o si portavano avanti con qualche piccolo lavoretto, certo c'era l'ora del divertimento in cui stavano tutti insieme, ma a lui non bastava.
Avesse avuto una sorellina o un fratellino forse sarebbe cambiato qualcosa, o forse no, dopotutto aveva otto anni e avrebbe dovuto aspettare molti anni prima di poter realmente giocare con la piccola o il piccolo.
Quindi un animale sembrava la soluzione più semplice, o almeno per lui.
Un animale non era un giocattolo o un pupazzetto da mettere via appena si sarebbe stufato, bisognava mantenerlo, dargli da mangiare e da bere, curarlo se si fosse ferito o ammalato.
Era comunque una spesa, e Dan lo sapeva.
Ma mamma Johanna e papà Dan avevano deciso di soddisfare la richiesta di loro figlio, dopotutto Louis non chiedeva mai nulla.
Louis non era come ogni altro bambino sulla faccia della terra, quando andavano a far la spesa non si fermava mai nell'area giocattoli, non aveva mai fatto i capricci per ottenere un robot, non chiedeva cioccolate calde in estate o gelati in inverno e nemmeno dannava l'anima dei suoi genitori se questi rientravano tardi da lavoro, era un piccolo angioletto, il figlio che ogni genitore desiderasse.
Sapendo ciò, quel 24 febbraio, decisero di portarlo al canile dove il padre lavorava.
Quel giorno lo viziarono proprio, Louis era felicissimo di tutte quelle attenzioni.
La mattina lo svegliarono entrambi, gli accarezzavano piano i morbidi e castani capelli mormorando il suo nome.
Il piccolo, inizialmente, rimase spiazzato, poi felice di vedere entrambi sorrise raggiante e si beò delle carezze del padre e dei baci sulle guance paffute fattegli dalla madre.
Fecero colazione tutti insieme mangiando pane e Nutella, dolce preferito del bambino, preparato apposta per l'occasione dal padre.
Ma il piccolo Louis aveva un po' di paura, pensava che i suoi genitori volessero fargli passare una bella giornata per dargli la batosta finale a fine giornata.
Volevano forse divorziare? Tanti suoi compagni di classe avevano i genitori separati, ma lui non voleva.
Iniziò ad avere paura.
"No." urlò all'improvviso posando il suo panino nel piatto e guardando arrabbiato i suoi genitori, le sopracciglia aggrottate e la braccia paffute incrociate al petto.
"No cosa, amore? Non vuoi il panino?" domandò Jay premurosa mentre il papà li osservava un po' dispiaciuto, dopotutto aveva fatto lui il panino.
"Voi volete divorziare" e puntò il suo grassoccio indice verso i genitori, i quali, sentendo quella accusa, scoppiarono a ridere.
"Ma no, Lou, vogliamo solo passare una giornata con te, non vuoi?" parlò Dan masticando e cercando di trattenere le risa.
"Uhm..." rispose loro figlio poco convinto.
"Cosa ti va di fare dopo?" chiesero i genitori.
"Guardiamo la tv?" propose il piccolo.
Come al solito Louis non chiedeva niente di eccessivo.
"Lou, oggi possiamo fare tutto quello che vuoi, trova qualcosa di più entusiasmante che guardare la televisione, su tesoro, so che puoi essere più creativo di così!" gli fece l'occhiolino la madre sorrdendogli.
"Andiamo ai giardini? Non sono mai andata e tutti i miei compagni di scuola si divertono ad andare." sussurrò arrossendo.
I genitori non lo avevano mai realmente portato da qualche parte, troppo occupati a guadagnare soldi per cercare di mantenersi e per mettersi di andare almeno una settimana al mare in estate.
Non erano molto messi bene, ma volevano fare qualcosa per il loro figliolo.
"Uhm... certo, va bene!"
"E il pomeriggio?" chiese il piccolo.
"Il pomeriggio abbiamo una sorpresa per te!" esclamò il padre sorridendogli.
"Cosa? Cosa? Cosa?" chiese insistente Louis.
"Sorpresa, ed ora vatti a preparare campione!" sorrise Jay.
Louis senza pretese si alzò e andò in camera sua, il padre lo seguì per aiutarlo.
Gli fece infilare una salopette jeans e delle scarpette da ginnastica.
Louis era felicissimo, non aveva mai passato una giornata del genere con i suoi genitori insieme, le uniche volte che stavano insieme erano la sera dopo cena o quando andavano a fare la spesa.
Nulla di più, si sarebbe goduto quella giornata al meglio aspettando paziente l'arrivo di un'occasione simile in futuro.
Andarono come deciso ai giardinetti dove Louis trovò anche dei suoi amichetti con cui giocò contento.
Giocarono a palla, andò sull'altalena, sullo scivolò, saltò sui tappeti elastici.
Non poteva pensare che ci fosse qualcosa di più bello di quello, come poteva la sua sorpresa essere migliore di quella mattinata?
Il tempo passò fin troppo velocemente e avrebbe molto volentieri passato anche il pomeriggio lì, non gli interessava molto del regalo, voleva stare tutto il giorno ai giardinetti.
Ma, essendo un bravo bambino, non aveva fatto i capricci ed aveva seguito i suoi genitori al Mcdonald per fare pranzo.
Aveva mangiucchiato patatine e McNuggets, troppo impaziente di sapere quale fosse la sorpresa.
"Ora posso sapere quale è la mia sorpresa?" domandò mentre scendevano dall'auto.
"Amore, pochi minuti e la vedrai." gli accarezzò la testolina la mamma.
"Perché siamo dove lavora papà?"
"Basta domande, Lou." lo ammonì Dan.
"Hei Dan, ho visto che hai un appuntamento con il canile!" lo salutò l'addetto alla reception.
"Sì, Lou, vieni!" lo chiamò il padre.
"Mi spiace, ma non possiamo comprare un serpente, troppo pericoloso, gli uccellini sono troppo noiosi, quindi..." ma Dan non riuscì a finire di parlare che il figlio incominciò ad urlare contento.
"Un gatto! Voglio un gatto! Mamma voglio un gatto! Per favore mamma, un gattino!" urlò battendo le mani e tirando la gonna della mamma.
"Certo, tesoro, adesso scegli tu quello che ti piace di più." gli sorrise.
"Ma Louis, non ti piacerebbe un cane? I gatti sono stronzi..." cercò convincerlo il padre beccandosi un piccolo broncio da Louis e uno scappellotto dalla moglie "Niente parolacce davanti al bambino!"
"Allora Louis, mentre mamma e papà litigano su quanto siano stronzi i gatti ti va di vederne qualcuno?" domandò il segretario.
"Stronzi?" ripeté il piccolo non capendo il significato.
"No Lou non si dice." mormorò sconfitta Jay.
Louis seguì il ragazzo che lo portò nell'area gatti, sentì vari miagolii e si avvicinò ad un recinto più grande degli altri dove una mamma gatta stava allattando i suoi cuccioli.
"Lou, amore, guarda che bellini!"
Il piccolo osservava affascinato i cuccioli, ma gli venivano in mente il suo solito ragionamento, troppo piccoli, avrebbe dovuto aspettare che crescessero per poter giocare con uno di loro, tanto valeva aspettare una sorellina o un fratellino che non sarebbero mai arrivati.
Voleva un gattino né troppo vecchio né troppo piccolo.
Il ragazzo della reception faceva vedere alla mamma ed al papà le varie possibilità, i prezzi migliori, le novità, i due sorridevano, Jay e suo marito amavano gli animali e forse la scelta di averne uno in casa era stata fantastica.
Forse.
Louis vagava per il grande stanzone orizzontale, c'erano recinti di tutte le grandezze, piccoli che contenevano alcuni cuccioli, medi dove vi erano gatti adulti e quelli grandi dove venivano messe le mamme gatte per partorire i loro piccoli.
All'interno vi erano gatti di tutte le taglie e di vari colori: c'erano gatti tutti bianchi, marroni o neri, ed altri che avevano macchie, chiazze, chi era maculato, chi a strisce.
Ma Louis fu attirato da una gabbia alquanto enorme in confronto alle altre, era alla fine del corridoio e poco illuminata.
Per quanto la paura del buio lo attraverso per tutta la schiena come un brivido di sudore si avviò verso quella gabbia.
Dovette socchiudere gli occhi per vedere bene che animale ci fosse, si avvicinò alle sbarre e... Oh!
Quello che gli si prospettò davanti fu un bambino coricato in posizione fetale che lo fissava.
Aveva grandi occhioni verdi luminosi, capelli castani e ricci, scompigliati e sporchi, piccole mani che teneva sotto al viso scarno, le unghie dei piedi e delle mani erano lunghe e sporche.
Il viso pallido era rivolto verso Louis e sulle guance si notavano tre piccoli buchi per guancia.
Improvvisamente qualcosa tra i capelli del bambino si mosse e Louis spaventato fece qualche passo indietro pensando che fosse qualche ratto, dopotutto quella era la zona dei gatti.
Ma no, non era un ratto, qualcosa dietro al ragazzo si alzò e si mosse sinuosa, sembrava la goda di un gatto, ma molto più lunga.
Il bambino nella gabbia alzò il viso e guardò Louis.
"Ciao." sorrise il ragazzo fuori dalla gabbia, ma non ottenne risposta.
Il bambino si alzò e gli andò incontro, allungò la manina sporca fuori dalla gabbia e le unghie mutarono in piccoli artigli, afferrò la maglia di Lou e lo strattonò vicino alle sbarre della gabbia, tirò fuori dalla bocca la piccola e ruvida lingua e la passò sulla guancia paffuta dell'altro.
"Voglio lui!" esclamò il bambino urlando e tenendo le manine tra i ricci scompigliati di quello nella gabbia.
Jay si girò per cercare il figlio e gli andò in contro mentre Dan urlava al figlio di allontanarsi dalla gabbia immediatamente.
Dan prese in braccio il figlio e lo spostò dal recinto.
"E' ancora qua?!" esclamò infuriato Dan verso l'addetto all'ingresso.
"Papà voglio lui!" esclamò ancora il piccolo indicandolo.
"No!"
Jay guardò nella gabbia e vide un bellissimo bambino scarno con orecchie e coda da gatto, era completamente nudo.
"Oddio..." mormorò coprendosi la bocca scioccata.
"Cosa è?" chiese confusa.
"Li definiscono Kitten, qualcuno nel mondo si sta divertendo a mischiare i DNA, perché non lo avete ancora soppresso?"
"Sopprimerlo? Dan è un bambino!" disse la moglie fissandolo.
"No, è un mostro della genetica, allora?!" guardò il ragazzo.
"Non possiamo, abbiamo trovato altri come lui, hanno lo stesso DNA, sono fratelli." spiegò il giovane.
"E quindi cosa volete fare? Uccideteli no?!"
Louis era sconvolto, "No!" urlò sgambettando dalla presa ferrea del padre ed andando verso la gabbia.
Il riccio era rimasto lì a fissarli, si avvicinò ancora di più alle sbarre per cercare di toccare il piccolo, invano.
"Abbiamo pensato di operarlo e di togliergli orecchie e coda e di mandarlo ad un orfanotrofio fingendo di averlo trovato in un vicolo, forse faremo così anche con gli altri." spiegò ancora.
"Lo mutilerete?!" parlò scioccata al donna.
"E' l'unica opzione per farlo vivere, ma non potrebbe più sentire, non ha orecchie umane, solo feline." disse ancora quello.
"Gli altri dove sono? Lou allontanati per l'amor del cielo!" parlò Dan.
"Li abbiamo divisi, non abbiamo nemmeno provato a metterli insieme, non sappiamo cosa potrebbe succedere o come reagirebbero avendo dei simili intorno a loro. Non sappiamo nulla su questi esseri, non sappiamo se possono procreare o da dove vengono, se la madre è in vita o chi li abbia creati!" disse ancora.
"Papà! Voglio lui!" ripeté il figlio accarezzando l'altro.
"Prr..." tutti quanti si girarono verso il bambino in gabbia e rimasero sconvolti.
"Ha fatto le fusa!" rise Louis accarezzando il retro delle orecchie di quello.
"Dan..." lo richiamò la moglie, si guardarono per un lungo momento e complici annuirono.
"Charlie servono dei documenti come per gli altri animali per averlo?" domandò in fine sospirando.
"Cosa?! Avete intenzione di prenderlo? Non sappiamo neanche cosa è! E se facesse del male a vostro figlio?" rispose sconvolto il ragazzo.
"Scusami, Charlie, guardalo, è un bambino, cosa pensi che possa fare? É nudo, sporco e chissà da quanto non mangia." gli fece notare Jay indicando suo figlio e l'altro bambino osservarsi.
"Okay, ma con gli altri cosa dovremmo fare?" mormorò sconfitto mentre cercava nel mazzo di chiavi quella per aprire la sua gabbia.
"Non lo so Charlie, per loro vedremo poi domani quando torno a lavoro, ma di sicuro non li mutileremo. Vado a prendere la coperta che abbiamo in macchina." asserì Dan andando via.
Charlie si avvicinò alla gabbia e l'aprì, il bambino sgusciò fuori velocemente e si diresse verso Louis abbracciandolo forte.
"Dio! Gli avete dato da mangiare?" domandò Jay guardando la differenza di corporatura dei bambini.
Il ragazzo alzò le spalle indeciso sul da farsi e "No, non sapendo cosa è ho pensato di non dargli niente di azzardato, e se fosse allergico? O altro?" Jay rimase sconvolta "Stai scherzando?! Da quanto è qua?! Poverino starà morendo di fame!" urlò quasi.
"Ho la coperta." disse Dan passandola a Jay, ma Louis gliela strappò di mano per coprire lui il bambino.
"Andiamo di là, qua dentro si gela." continuò Dan per poi dirigersi verso la zona della reception.
Arrivati alla reception iniziarono a fare ipotesi su tutto arrivando alle conclusioni che le pratiche non sarebbero servite in quanto non avevano neanche registrato il bambino come animale.
Avrebbero potuto portarlo a casa tranquillamente se il bambino non fosse provvisto di coda e orecchie feline e non spuntasse dal nulla.
Avrebbero potuto farlo passare per un'adozione, ma avrebbero dovuto falsificare documenti su documenti.
Le soluzioni c'erano ed erano tutti d'accordo a falsificare tutto, ma la domanda rimaneva sempre la stessa, e con gli altri?
Nel frattempo Louis ed il bambino gatto si erano seduti per terra ad osservarsi.
Louis prese tra le mani le orecchie del bambino davanti a lui e sorrise vedendo l'altro chiedere gli occhi e appoggiare il capo sulla sua spalla e strofinarlo lasciando una chiazza nera sulla sua maglietta.
Portò il bambino alla posa iniziale – anche se l'altro non voleva – e mosse un po' i ricci nascondendo le orecchie a punta tra di essi, i capelli e le orecchie avevano lo stesso colore per fortuna.
Fece alzare il gattino e togliendogli la coperta lo lasciò nudo, quello rabbrividì.
Girò in torno al suo nuovo animaletto e notò che la pelle diventava più scura e pelosa dove la coda iniziava, accarezzò tutta la coda e la attorcigliò al piccolo busto di quello.
Rimise la coperta sulle spalle del piccolo e lo guardò, quello mosse le orecchie e le tirò fuori dai capelli, Louis lo guardò male e lui le piegò tra i capelli folti e sporchi.
"Bambino!" urlò felice Louis attirando l'attenzione di tutti i presenti nella stanza.
Johanna e Dan guardarono i due bambini e per la prima volta videro il sorriso su entrambi i loro bambini.

 
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Buonasera!
Eccomi qua con una nuova fan fiction! Come vi sembra come primo capitolo?
Spero vi piaccia, fatemi sapere con una recensione!
Elisabetta.
  
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