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Autore: Tigre Rossa    24/07/2015    4 recensioni
Hunger Games, 70esima edizione. Quando Merlin Emrys, anonimo sedicenne del Distretto 3, viene estratto per partecipare ai Giochi, in cuor suo sa già che il suo destino è segnato. Non sopravviverà. Non può sopravvivere. Ma è deciso a vendere cara la pelle.
Quando però, pochi giorni prima della sua discesa nell’inferno, incontra gli occhi chiari del tributo del Distretto 2, improvvisamente si rende conto che non sarà l’Arena la causa della sua fine.
Non la vera causa, almeno.
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Hunger Games Au, Merthur, Violenza
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nessuna stagione
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Prologo –  Limbo
 
 
 
 
Se mi darai un paio di ali, io volerò per te anche se la terra intera dovesse venire sommersa dall'acqua. Se tu mi darai una spada, io combatterò per te anche se il cielo intero dovesse trapassarti di luce.
- Bleach, numero 34
 
 
 
Osservo la luna, così lontana e pallida da sembrare quasi una piccola stella senza luce, o forse sono io a vederla così.
E’ da sola nel cielo, stanotte. Le stelle sono scomparse, o forse sono io a non vederle.
E’ l’unica luce in mezzo a tanta oscurità, eppure mi brucia gli occhi come il più potente dei fuochi.
Una volta la sola vista della volta celeste e dei suoi astri lontani riusciva a calmare qualsiasi tempesta, qualsiasi incendio, qualsiasi tormento del mio cuore o della mia mente.
Ma adesso non c’è nulla da calmare, dentro di me.
Non c’è più nulla, e basta.
 
Passo le dita tra la soffice erba del terreno, cercando una qualsiasi sensazione che possa distogliermi dal vuoto che mi stringe l’anima.
Sono a casa, dopo settimane trascorse all’inferno. Sono di nuovo a casa mia, nonostante le tenebre abbiano tentato di trascinarmi con loro nell’abisso.
Eppure, in questo momento, non mi importa. Non mi importa più. Potrei essere ancora in quella maledetta Arena, oppure potrei essere sottoterra, in una bara bianca, e per me sarebbe lo stesso.
Anzi, lo preferirei.
Meglio l’inferno, meglio la morte, che questo.
 
Perché sono ancora vivo?
Perché sono sopravissuto?
 
Non dovevo sopravvivere.
Non dovevo e basta.
 
Avevo accettato il mio destino.
Avevo accettato l’idea della morte.
Avevo accettato di non rivedere più questo posto, le persone a cui tenevo di più, la mia casa.
Avevo deciso di stringere i denti il più possibile, di sfruttare a meglio il poco tempo che mi restava.
Avevo deciso di andarmene al momento giusto, con la giusta dignità, per dimostrare a Capitol che, nonostante i suoi Giochi, la mia vita era ancora mia.
Avevo deciso che, se dovevo morire, sarei morto alle mie condizioni, vendendo caro il mio sangue, od offrendolo in cambio di un po’ di tempo per coloro che avevo imparato a chiamare non solo alleati, ma amici.
 
Ma non è successo.
 
Ho affrontato la paura, la fame, la sete, il freddo, il caldo, il dolore, la nostalgia, il rimpianto, la morte.
Ho affrontato tributi, alleati, favoriti, ibridi.
Ho affrontato me stesso e il mio passato.
 
Ero certo che sarei morto.
Sarei dovuto morire fin dal primo giorno, durante il bagno di sangue alla Cornucopia.
Nessuno avrebbe scommesso su di me, nemmeno io.
 
Eppure, non è stato così.
 
Sono sopravissuto.
Ho vinto.
Sono tornato a casa.
 
O, almeno, è così che credono gli altri.
Si, gli altri.
Coloro che festeggiano la mia vittoria, se vittoria si può chiamare.
Coloro che hanno seguito i Giochi con avidità e crescente divertimento, incuranti del dolore vero e reale di quella tragedia senza fine.
Coloro che hanno gridato il mio nome come se fossi un grande eroe, degno di lode ed ammirazione. Coloro che mi hanno acclamato e mi acclamano ancora come Vincitore.
Vincitore.
Vincitore di cosa, esattamente?
Sono solo sopravvissuto a una tragedia, a una carneficina senza senso.
E non l’ho fatto di mia volontà.
Se fosse stato per me, sarei morto in quella Arena.
Perché si, ora ne sono ancora più consapevole.
E’ molto meglio morire liberi che vivere da schiavi.
Schiavi come loro, come gli altri.
Coloro che credono che io sia tornato vittorioso da quell’inferno.
 
Ma non è così.
 
Io non sono tornato.
 
Io non sono mai tornato.
 
Io sono ancora lì, in quell’Arena.
 
Sono ancora lì, ferito, morto di fame, terrorizzato e con il cuore sanguinante, e tra le mie braccia stringo un altro corpo, un corpo che non voglio, non posso lasciare andare.
 
Sono ancora lì, con le lacrime agli occhi, mentre imploro alla persona che sta morendo tra le mie braccia di resistere, di restare con me, di non dirmi addio.
 
Sono ancora lì, lo sguardo fisso in quegli occhi chiari che da quel giorno tormentano le mie notti e i miei giorni.
 
Sono ancora lì, a pregare l’unica ragione della mia tanto agognata resistenza in quel luogo di morte di non lasciarmi da solo.
 
Sono ancora lì, a guardare il suo volto un’ultima volta, a sentire le sue ultime parole, a rubare un ultimo bacio dalle sue labbra.
 
Sono ancora lì, a morire con lui.
 
 
Stringo con forza tra le mani un vecchio medaglione, mentre il vuoto dentro di me si tinge di sangue e di rimpianto, e posso sentire ancora una volta la sua voce chiamare il mio nome, in quel modo unico e sbruffone solo suo.
 
Il mio cuore, o meglio, quello che n’è rimasto, si spezza un altro po’.
 
Ed è con l’immagine dei suoi occhi fissi nei miei che la mia mente ritorna, come in un grottesco rituale,un crudele girotondo, all’inizio di tutto questo.
All’inizio dei miei personali giorni di inferno, chiamati dai più Hunger Games.
 
 
 
 
 
La tana dell’autrice
 
 
Ok, ammetto di essere un po’ nervosa, visto che è la prima fan-fiction che pubblico in questo meraviglioso fandom, e per complicarmi giusto un altro po’ le cose ho deciso di occuparmi di una long . . . mi piace farmi del male, yep.
Ma dove sono finite le buone maniere? Non mi sono neanche presentata! Rimediamo subito!
Io sono Tigre Rossa e in questo fandom sono ancora una novellina, per quanto abbia ormai divorato silenziosamente almeno tre terzi delle storie presenti su questo sito – riempiendomi di spoiler, visto che ho iniziato ad appassionami a questa bellissima serie tv solo questa estate, ma vabbè-.
Adoro Merlin e Arthur, e per quanto al momento sia ancora ferma al penultimo episodio della terza serie non ho potuto resistere dallo scrivere questa piccola storia, ispiratami da alcune immagini trovate su internet e da una rilettura intensiva di una delle mie saghe letterarie preferite, Hunger Games della Collins.
Questa long, infatti, è una Hunger Games AU, che da un po’ di tempo tormentava la mia fantasia e che finalmente mi sono decisa a buttare giù. Non voglio anticipare molto su di essa, oltre al fatto che è una Merthur e che non ho intenzione di risparmiare sangue e lacrime – mi hanno cresciuta i romanzi della Collins e della Rowling, è colpa loro, eh-.
Non ho molo altro da dire . . . spero solo di cuore di avervi interessato e che i prossimi capitoli possano piacervi!
A presto
 
T.r.
  
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