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Autore: VahalaSly    28/07/2015    4 recensioni
Tra una più che incasinata famiglia, due amiche che non si rivolgono la parola a vicenda e la sua incapacità di formare una frase di senso compiuto davanti al ragazzo che le piace, Amanda non desidera altro che un po' di tranquillità.
Ma quando quello che riteneva un amico le si rivolterà contro, scatenando una reazione a catena di problemi, Amanda si ritroverà a doversi appoggiare all'ultima persona che si sarebbe potuta immaginare...
/Attenzione: è presente romance tra un minore e un adulto/
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Breathe Into Me

Capitolo Ventiduesimo:
Epilogo

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 Amanda infilò un’ultima maglietta dentro la valigia, prima che Giulia ci si lanciasse sopra con uno grido di guerra, chiudendo a fatica la cerniera.
“Comincio a pensare che abbiamo esagerato con i vestiti”, disse poi, rialzandosi con quello che pareva un enorme sforzo.
Michela sbuffò. “Io continuo a dire che avremmo dovuto prendere una valigia più grande”.
“Sì, delle dimensioni di un cucciolo di balena”.
Le due ragazze si lanciarono sguardi malevoli.
Amanda sollevò il bagaglio, osservandolo pensierosa. Sarebbe partita per due settimane, eppure quello che aveva portato sarebbe bastato per almeno due mesi. Tutta colpa delle differenze di gusto delle sue amiche, che continuavano a suggerirle di portare capi completamente diversi.
“Beh, la macchina di Alessandro è grande”, provò, piegando la testa come se una diversa prospettiva potesse rimpicciolire la valigia.
“Inoltre”, disse Michela, “non sai ancora com’è la sua famiglia. Potrebbero essere estremamente fancy o terribilmente casual. In questa valigia hai tutte le opzioni possibili”.
“Sperando che non siano minimalisti. Nel caso lasceranno te e quella valigia fuori dalla porta, I’m telling you”, disse Giulia.
Amanda si sedette sul letto con fare sconsolato.
Stava aspettando ormai da oltre un mese questo giorno. Verso la metà di Luglio, Alessandro le aveva detto che sua madre e il suo compagno li avevano invitati alla loro casa al mare, e poiché la gelateria in cui stava lavorando Amanda quell’estate chiudeva per due settimane nel periodo di ferragosto, avevano scelto quel momento per partire.  Amanda aveva accettato di buon grado, soprattutto dopo aver passato tutto Giugno a studiare per recuperare il debito in storia – ed era riuscita a passare l’esame con il massimo dei voti, grazie ad un piccolo aiuto da un certo laureato in storia e filosofia -  senza dare troppo peso al fatto che avrebbe incontrato la madre di Alessandro. Ora però tutta l’ansia si stava facendo sentire.
“E se non le piacessi?”, chiese, coprendosi il volto con le mani. “Magari non le va giù la differenza d’età”.
“O il fatto che eri una sua studentessa”, aggiunse Michela.
“Grazie mille”, disse Amanda, mentre Giulia alzava gli occhi al cielo.
“Sei tipo il sogno di ogni genitore, Amanda. Smetti di farti tutte queste paranoie e finisci di prepararti che sono le nove”.
La ragazza fece un salto, correndo in bagno. Alessandro sarebbe arrivato da lì a momenti.
Nonostante ormai vivesse in quella casa da più di due mesi, Amanda ancora non era riuscita ad abituarsi completamente all’idea. Insieme alle sue amiche e al suo ragazzo – altra cosa a cui faticava ad abituarsi – l’aveva ridecorata, ed ora le sembrava assolutamente perfetta. Roberta adorava la sua camera, nonostante adesso ne avesse un’altra nella nuova casa del padre. Amanda continuava a rifiutarsi di passare del tempo con Luigi, ma l’uomo stava davvero facendo quello che poteva per riallacciare i rapporti, e con Roberta le cose stavano andando alla grande. La bambina ormai viveva più da lui che da Amanda, ma alla ragazza non dispiaceva: sapeva che Roberta aveva bisogno di suo padre, e non aveva intenzione di toglierle questo diritto.
Forse un giorno anche con la madre le cose si sarebbero sistemate, si diceva di tanto in tanto Amanda, senza però sperarci troppo.
Il campanello suonò squillante.
“Ehi lumaca, guarda che Alessandro è qui!”, urlò Michela da dietro la porta. Amanda finì di aggiustarsi i capelli, ormai lunghi ben oltre le spalle, e uscì.
Salutò le sue amiche con un abbraccio, promettendo di mandare foto e chiamare non appena sarebbe tornata. Lasciò le chiavi a Michela, che aveva chiesto se poteva prendere in prestito l’appartamento durante la sua assenza, poi caricò la valigia in ascensore e raggiunse Alessandro, che l’aspettava fuori dal portone. Indossava dei pantaloni a mezza gamba e una maglietta bianca, e con i capelli spettinati dal vento e gli occhiali da sole ad Amanda parve più bello che mai. Lasciò la valigia e gli saltò al collo, baciandolo.
“Ci hai nascosto Giulia lì dentro?”, domandò l’uomo adocchiando la valigia. Amanda annuì convinta, osservandolo trascinarla con fatica verso la Jeep.
“Ha insistito tanto. Non ho saputo dire di no”.
Alessandro la caricò nel bagagliaio con un grugnito, poi tirò un sospiro. “Forse è il caso che ci dia un taglio con tutte quelle patatine”.
Giulia, che li stava osservando dalla finestra dell’appartamento, urlò un “Ehi!” indignato.
Salirono in macchina e dopo aver salutato per un ultima volta le amiche affacciate alla finestra partirono, i finestrini abbassati e Flash sistemato nel sedile posteriore che tentava di sgattaiolare sul grembo di Amanda.
“Non preoccuparti per la mia famiglia”, disse Alessandro, probabilmente percependo il nervosismo della ragazza. “Ti adoreranno. Non potrebbero fare altrimenti”.
“Sanno che… insomma, ho diciotto anni?”.
“Sanno che ti amo, e questo è tutto ciò che importa”.
“Insomma non gliel’hai detto”.
Alessandro si schiarì la voce. “No”.
Amanda annuì, lo sguardo fisso davanti a sé. “Ottimo”.
“Non gli interesserà, fidati. Conosco la mia famiglia. Vogliono solo che io sia felice, e non lo sono mai stato così tanto”.
La ragazza si attaccò al suo braccio, stringendolo al petto. “Anche io lo sono”.
Alessandro le baciò il capo, poi si sporse ad alzare il volume della musica. “Questa canzone è la mia preferita”, disse.
Amanda ascoltò con interesse. Il ritmo era intenso e graffiante. “Come si chiama?”.
Alessandro sorrise, spostando lo sguardo dalla strada quel tanto che bastava per incontrare i suoi occhi. “Breathe into Me”.
Amanda chiuse gli occhi, ascoltando la canzone con un sorriso sulle labbra, i capelli che le volavano attorno al volto mossi dal vento, e in quell’istante seppe che la sua felicità era appena iniziata.

 

And this is how it feels when I ignore the words you spoke to me
And this is where I lose myself when I keep running away from you
And this is who I am when, when I don't know myself anymore
And this is what I choose when it's all left up to me

Breathe your life into me
I can feel you
I'm falling, falling faster
Breathe your life into me
I still need you
I'm falling, falling
Breathe into me
Breathe into me

And this is how it looks when I am standing on the edge
And this is how I break apart when I finally hit the ground
And this is how it hurts when I pretend I don't feel any pain
And this is how I disappear when I throw myself away

Breathe your life into me
I can feel you
I'm falling, falling faster
Breathe your life into me
I still need you
I'm falling, falling
Breathe into me
Breathe into me
Breathe into me
Breathe into me

Breathe your life into me
I can feel you
I'm falling, falling faster
Breathe your life into me
I still need you
I'm falling, falling
Breathe into me

Breathe your life into me!
I'm falling, falling faster
Breathe your life into me!
falling, falling, falling
Breathe into me
Breathe into me
Breathe into me
Breathe into me

 




E così è finita anche quest'avventura. Sono contenta di essere riuscita ad arrivare fino alla fine, nonostante gli alti e bassi che hanno accompagnato questa storia, e sono estremamente grata a tutti coloro che mi hanno seguito fino alla fine e che mi hanno accompagnato con le loro recensioni o anche solo semplicemente seguendo la storia. Non ce l'avrei fatta senza di voi.
Un enorme abbraccio <3

- VahalaSly

 

  
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