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Autore: Freya Crystal    29/07/2015    5 recensioni
Terza classificata al contest "Di malinconia e ricordi nostalgici" indetto da chia_3 sul forum di EFP.
Durante il suo esilio in Albania, Voldemort fece la conoscenza della sua più preziosa alleata.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nagini, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Nick sul forum: _ Freya Crescent _ 
Nick su EFP: Merion Selene  
Titolo: Sarai la mia regina 
Rating: Giallo
Contesto:  durante l'esilio di Voldemort in Albania 
Avvertimenti: Contenuti forti (presenza di sangue; l'avvertimento mi sembra eccessivo, ma ho preferito metterlo per scongiurare ogni dubbio) 
Nota 1: il titolo gioca con la parola "regina", che dovrebbe richiamare alla mente "Nagini". 
Nota 2: storia partecipante al contest " Di malinconia e ricordi nostalgici", indetto da chia_3 sul forum di EFP. 
 
 
 
 
 
 
Sarai la mia regina
 
 
 
La luna distese i suoi furtivi raggi sulla carcassa morente di un cervo, colpendo in pieno una figura incappucciata, china sul collo dell'animale. Canini appuntiti, simili a zanne, recisero la carne tenera con impietosa urgenza, succhiando avidamente il sangue caldo sgorgato dalla giugulare. Dopo aver prosciugato la vena fino all'ultima, densa goccia, il figuro in nero si sollevò da terra, insoddisfatto e ancora assetato, il respiro fremente e lo spirito martoriato da un malessere crescente. 
Harry Potter lo aveva nuovamente costretto a uno stato d'agonia, obbligandolo a nutrirsi di inutili mammiferi per sopravvivere. Nemmeno i cinghiali e gli orsi erano in grado di saziarlo a sufficienza. Non appena provava a impossessarsi dei loro corpi, questi si deterioravano, lasciandolo in bilico tra la vita e la morte, spoglio e vulnerabile.
Il terreno arido della foresta sussultava, ogni volta che il suo mantello incrostato di sangue rappreso lo sfiorava, i pini si ritraevano su se stessi, vinti dalla repulsione e dal timore per quella creatura strisciante che non era né umana né animale, né viva né morta, ma solo spettro di un'anima mutilata. Persino l'acqua dei fiumi la rifuggiva, insinuandosi nelle scorciatoie più strette e accelerando il suo corso. 
Voldemort annusò l'aria, respirando odore di resina e pioggia mischiato a sudore. Immune ai sentieri impervi della foresta, volò in direzione di quella traccia pungente, impalpabile come nebbia e silenzioso come un'ombra nel vento.
Il cinghiale non ebbe nemmeno il tempo di vederlo arrivare o di opporre resistenza. Emise un cupo verso di terrore, prima di finire soffocato dal fatale abbraccio del suo mantello. Uno stormo di uccelli si levò da una quercia, fuggendo intimorito verso l'ignoto, mentre Voldemort si gettava vorace sulla preda appena uccisa.
A nulla servì quell'ennesimo pasto. Il sangue non bastò a dargli la sensazione di respirare, di essere in grado di sopravvivere ulteriormente. Con un ringhio di furiosa impazienza, il mago volò verso le paludi in cerca di nuove prede, lasciandosi alle spalle la foresta contaminata dal suo passaggio e divenuta ormai casa di cadaveri dissanguati. Strisciò lungo il terreno limaccioso, finché un sibilo secco non attirò la sua attenzione. 
Un serpente lungo circa nove metri, poco distante da lui, stava soffocando un grosso cinghiale tra le spire robuste. Affascinato dal suo metodo di uccisione preciso e silenzioso, Voldemort si avvicinò ulteriormente, studiandone la pelle squamata accarezzata dalla luce lunare. Le pupille sottili del rettile lo tennero d'occhio, vigili e sicure, mentre le zanne affondarono indisturbate nella carne, sfidandolo a sottrargli la preda. 
L'oscuro mago rimase incuriosito da tale audacia, al punto da desiderare che una parte di sé fosse custodita nel suo corpo. Quella creatura elegante e sinuosa, sfacciatamente sprezzante del pericolo, poteva essere degna della sua compagnia. Non aveva tremato al suo cospetto, perciò meritava un posto riservato accanto al trono del potere. 
"Vieni con me, nobile incantatrice. Farò di te la mia regina."
Il serpente liberò la stretta dal corpo inerme del cinghiale, scoprendo la lingua guizzante, e si eresse in pozione verticale, portando la testa all'altezza del suo interlocutore. 
"Sai, un tempo ero il più potente mago mai esistito. Se mi aiuterai a riacquistare le mie spoglie, ti prometto che banchetterai con le migliori prede."
Il serpente non vide niente oltre il cappuccio logoro, ma percepì l'odore di sangue impresso nei respiri di una creatura viva. Come incantata dal suono di un flauto, dimenò la coda al suolo, manifestando misteriosamente il suo consenso. 
"Il mio nome è Nagini, e ti seguirò ovunque andrai."
  
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