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Autore: Midori No Esupuri    29/07/2015    0 recensioni
[WARNING: TENxJACK]
Ten è seduto sul ciglio della finestra col suo cacciavite da lavoro in mano e una busta, quando, per l'ennesima ed estenuate volta, viene colto da un flashback piuttosto doloroso.
Ora era in IV^ superiore e l'essersi trovato, dopo tutto il tempo che avevano condiviso, senza Jack era davvero difficile. Le vacanze gli avevano separati temporaneamente, ma lui non tornerà più nell'istituto maschile in cui studiava e viveva con Ten....poiché un incidente durante il viaggio di ritorno non renderà possibile nessun progetto che si erano prefissati. Jack muore sul colpo. L'unica cosa che gli fu consegnata da parte sua, fu il regalo di natale: un cacciavite speciale, per la sua fissa con l'elettronica e un biglietto con gli auguri e una piccola dedica personale.
#prompt suggerito per il 'Drabble Day - Teen AU' sul gruppo WhoLindtLock Drabble.
Dal testo:
Oh no, Jack era tutto fuorché un ragazzino comune: era quello per cui tutte perdevano la testa, che proponeva avances a chiunque e che lo faceva imbestialire dentro dalla gelosia, una gelosia che era stata repressa fino all’ultima, minuscola goccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Lost and insicure”

Una cosa che gli piaceva era sicuramente stare lì, sul davanzale della finestra, con il mondo che scorreva rapido sotto di lui e si lasciava guardare, completamente ignaro dei suoi occhi scuri che lo scrutavano annoiati. O per meglio dire affranti, perché la mancanza di Jack Harkness si faceva sentire ogni giorno di più, per lui. Anche se erano passati anni. Supponeva fosse normale sentirsi privati di una parte di sé quando un amico passava a miglior vita, che facesse così male anche solo pensarci, ma Ten sapeva che c’era qualcosa di diverso in quella sofferenza lancinante. Jack non era suo amico. Non era un ragazzo qualunque, dai capelli disordinati e gli occhi elettrici. Oh no, Jack era tutto fuorché un ragazzino comune: era quello per cui tutte perdevano la testa, che proponeva avances a chiunque e che lo faceva imbestialire dentro dalla gelosia, una gelosia che era stata repressa fino all’ultima, minuscola goccia. A Ten non piacevano i sentimenti, non se lo facevano stare così male, e si domandava spesso perché, al mondo, non potevano esserci solo emozioni positive. Se lo domandava tutt’ora, che l’adolescenza era passata da diversi anni.
Li vedeva, gli uomini intorno a lui, e gli sembravano sempre più felici di quanto lui avrebbe mai potuto essere. Aveva deciso di andarsene proprio per quello, per non vedere più nessuno così contento mentre il suo petto sanguinava dal dolore, ma prima voleva perdersi ancora una volta nei ricordi di quel ragazzo che era stato capace di farlo innamorare, suo malgrado, e il cacciavite grigio che stringeva tra le dita emise un leggero sibilo, come per esprimere il proprio parere. Ten lo guardò, lucido e ancora nuovo contro la sua pelle rosea.
-Il più bel regalo che abbia mai ricevuto.- sussurrò, nel traffico sotto la finestra della camera. Le circostanze non erano state così piacevoli, visto che aveva ricevuto il pacchetto con quel cacciavite subito prima di una notizia sconvolgente…

-Voleva che lo avessi, c’era il tuo nome persino sulla carta da regalo.
L’uomo lo fissava, con un’aria dispiaciuta ma non troppo. Era visibilmente stanco, doveva aver lavorato molto, e comunicare una notizia del genere ad un adolescente alla fine di un’indagine lunga e complicata non doveva proprio essere il massimo. Avrebbe dovuto pensare questo, il Ten diciassettenne che era crollato a sedere davanti a quell’ufficiale dal volto provato.
-Jack Harkness e la sua famiglia sono rimasti coinvolti in un incidente d’auto.- venne detto qualche minuto dopo, quando Ten riuscì a sentirsi appena più lucido.
-I genitori versano in gravissime condizioni, mentre per il ragazzo… Non c’è stato niente da fare.


Riaprì gli occhi, non aveva idea di quando li avesse chiusi o di come fosse entrato in quella zona dei propri ricordi, sapeva solo che era stato doloroso e che non voleva ripetere l’esperienza. Il mondo gli era crollato addosso su quella sedia sghemba, le sue spalle magre e appuntite non ressero il peso di capire che la vita aveva una fine, e che spesso questa arrivava troppo, davvero troppo presto.

Jack non sarebbe più tornato. Non avrebbe più visto il suo viso, i suoi occhi, non si sarebbero più sorrisi in modo complice prima di combinare qualche guaio, per poi scappare via fino a non avere più fiato. Non ci sarebbe stato più nessun intervallo insieme, così come nessun pasto mangiato in fretta per vedersi subito dopo e andare a giocare al parco. Non ci sarebbe stato niente, se non quel cacciavite lucido e freddo tanto quanto i suoi occhi.

Ten sospirò, rigirando il capolavoro di elettronica creato dall’amico tra le dita. Aveva superato il trauma della sua morte, a soli diciassette anni, ma il dolore non aveva ancora smesso di dargli stilettate al petto. E forse non avrebbe mai trovato la pace.
Pazzesco. Gli aveva fatto un regalo per il suo compleanno, da dargli al rientro dalle vacanze estive, e il fato si era preso gioco di lui.
C’era un altro regalo che lo avrebbe fatto più felice, ma era impossibile da ottenere. Volse lo sguardo al cielo, adesso più plumbeo, quasi fosse lo specchio dei suoi pensieri, abbandonando il vecchio biglietto sul pavimento della stanza.

 
“La tua passione per l’elettronica non ha confini, Ten.
Come i sentimenti che provo per te.
-Jack”

Sorrise, le parole di quella nota impresse nella mente come un marchio sempre vivido. Non le avrebbe mai dimenticate.
  
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