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Autore: NerdiaInArkham    30/07/2015    0 recensioni
I confini tra i loro mondi si stanno indebolendo grazie a un nuovo pericolo oscuro che incombe.
I personaggi che abbiamo visto solo in libri, film, serie TV, fumetti, e che credevamo solo frutto della fantasia si rivelano più veri che mai, e ora dovranno combattere uniti e sconfiggere tutte le loro paure, perché il pericolo più grande di sempre è alto sulle loro vite.
La paura è la chiave.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Hogwarts chiude i battenti
 
 
 
 
I motivi non erano chiari, dissero James, Albus e Lily una volta a casa, l’unica cosa  sicura era che i dissennatori si facevano sempre più vicini ai confini di Hogwarts, tanto che i ragazzi potevano vederli vagare spettrali in lontananza durante gli allenamenti di Quidditch. La cacciatrice del Tassorosso era caduta dal manico di scopa rompendosi una gamba per lo spavento, affermò Lily, con gli occhi stralunati.
  A Harry questo ricordò troppe cose. Il suo terzo anno ad Hogwarts, in modo particolare. Non si stupì che la McGranitt avesse fatto chiudere tutto. Forse lo sarebbe stato per poco, magari solo il tempo di rendersi conto che era una cosa di poco conto.
  In cuor suo, almeno, Harry lo sperava.
  «I centauri ne sanno qualcosa, sicuramente.» affermò James, annuendo.
  «Come fai a dirlo, tesoro?» gli chiese Ginny, seduta al tavolo con i figli. Il sole le faceva brillare i capelli rossi, tanto da farli sembrare dipinti d’oro. A quella luce perfino le prime rughe del suo viso agli occhi di Harry sparivano, e tornava ad essere la splendida ragazza dai capelli rossi con cui Harry aveva attraversato molte volte i corridoi di Hogwarts.
  Ora, però, anni dopo, la vedeva preoccupata. Poche volte era stata preoccupata tanto da far brillare in quel modo gli occhi, come se fosse sul punto di piangere. Forse lo vedeva solo Harry, eppure lui sapeva sempre esattamente cosa provava. Eppure continuava a fare di tutto per aiutare gli altri.
  Era fatta così, poteva essere spaventata, preoccupata, triste ma non lo dava a vedere, e continuava a dare il suo appoggio agli altri, specie se quegli “altri” erano i suoi figli.
  Era una sua bellissima qualità.
  «È perché i centauri sanno sempre tutto.» rispose al suo posto Lily, scrollando le spalle, ma continuando a dondolare le gambe sotto il tavolo. Era un’abitudine che non si era mai tolta, ma che la faceva sembrare così piccola, così innocente e tenera, agli occhi dei genitori e anche dei fratelli.
  «Potrebbe non essere così stavolta,» rispose Ginny giocando con il manico della tazza da tè scheggiata. «siete sicuri di non aver visto nulla? Proprio nulla
  «Tesoro» la chiamò Harry, voltandosi verso di lei. Le rivolse uno dei suoi classici sorrisi sbilenchi che la moglie sapeva interpretare sempre alla perfezione. Sono solo ragazzini, sembrava dirle, cosa vuoi che sappiano?.
  L’unico a stare zitto in quel momento era Albus, troppo intento a giocare con la manica della sua felpa nera come se fosse la cosa più interessante del mondo.
   Harry sapeva bene che si sentiva a disagio a parlare della sua scuola. Per via delle sue amicizie. Tutto perché il primo anno, di ritorno a casa per le vacanze invernali, quando gli chiesero se avesse fatto amicizia con qualcuno, lui rispose che aveva stretto una forte amicizia solo con un ragazzino, che il primo giorno aveva salvato da un gruppo di bulli.
  Stando al racconto di Albus, degli spacconi di Grifondoro avevano accerchiato il ragazzino con la sola intenzione di fargli male, urlandogli insulti pesanti. Albus, coraggiosamente, si era parato davanti a lui, salvandolo da un pestaggio certo. Fu così che Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy erano diventati amici inseparabili.
  Scorpius era sempre lasciato da solo, nessuno voleva passare del tempo con lui per lo stesso motivo che avrebbe giustificato quel pestaggio il primo settembre: proveniva da una famiglia di maghi oscuri. Ma ad Albus non importava, il suo amico era simpatico, e nonostante tutto quello che dicevano gli altri Serpeverde o i compagni Grifondoro, Scorpius era un ragazzino timido, che non avrebbe fatto male a una mosca.
  Quando lo raccontò a casa, durante la cena di Natale, tutti si ammutolirono. A sua madre cadde la forchetta, suo zio Ron si strozzò con il vino, suo padre quasi ruppe gli occhiali che stava pulendo con la stoffa del gilet. Senza contare il resto della famiglia, suo fratello lo guardò con gli occhi sgranati, ai nonni sembrava stesse per venire un infarto, Rose si colpì la fronte, poi lo guardò con uno sguardo da “te l’avevo detto di non dirlo. Forse gli unici che ebbero una reazione “normale” furono sua zia Hermione, che gli indirizzò un impercettibile sorriso, e Teddy, che ridacchiò e alzò il pollice destro, mettendo in mostra un anello nero.
  «ALBUS!» esclamò lo zio Ron tossendo, mentre il cugino Hugo gli batteva la mano sulla spalla. «Dimmi che scherzi, ti prego!»
  «Ron!», esclamò la zia Hermione.
  «O ci sono due Scorpius Malfoy o è proprio il figlio di Draco, Hermione.»
  «E DOV’È IL PROBLEMA?!» gridò lei. Suo marito si ammutolì, come il resto della fami-glia. Nessuno aveva mai visto zia Herm alzare la voce. Ed era terrorizzante, davvero terrorizzante.
  Più tardi Harry dovette spiegargli il perché di quella reazione, dell’astio della famiglia verso i Malfoy e del fatto che non scorresse buon sangue tra lui e il padre di Scorpius. Dopo quell’episodio, però, Albus non riuscì più a parlare  di Hogwarts e dei suoi amici in presenza della famiglia.
  Comunque, anche in quel momento, in cui si parlava di Hogwarts e lui era completamente in silenzio, Harry preferì non invitarlo a dire qualcosa. Era Lily a parlare sempre, era la più attenta, non per niente era stata smistata in Corvonero.
 
Quando i Potter si congedarono da quella breve riunione, Harry si diresse nel suo studio. La scrivania era piena di scartoffie che si era portato a casa dal lavoro e che non aveva alcuna voglia di mettere a posto. Sembrava strano, ma anche quello dell’Auror era un mestiere che comportava diversi fogli da firmare, timbrare e catalogare. Spesso Harry si fermava a pensare che in quanto Ministro della Magia, Hermione avesse quelle scartoffie fino al collo.
  Si sedette alla scrivania e cominciò a prendere fogli a caso e dargli uno sguardo, quando incappò in alcuni ritagli di giornale che Hermione gli aveva mandato via gufo. Lesse i titoli.
 
DISSENNATORI A HOGWARTS: COSA STA SUCCEDENDO?
La preside della scuola esprime la sua titubanza a riguardo
 
 
I CONFINI MAGICI STANNO CEDENDO?
Secondo alcune teorie, le barriere che dividono il nostro mondo da quello babbano si stanno indebolendo
 
E da qui in poi Hermione aveva cerchiato i titoli.
 
ALTRI MONDI OLTRE AL MONDO MAGICO E BABBANO: FANTASCIENZA?
Alcuni tra i maghi più influenti del Ministero della Magia esprimono la propria opinione
 
 
IL MINISTRO DELLA MAGIA AFFERMA DI’ CREDERE ALL’ESISTENZA DI’ ALTRI MONDI MAGICI
Il Ministro della Magia Granger presenta il suo pensiero riguardo le ultime teorie riguardo all’indebolimento dei confini magici ai giornalisti
 
 
LE BARRIERE STANNO CEDENDO, MA PERCHÉ?
Sembra ormai una certezza la vulnerabilità dei nostri confini, ma a cosa è dovuta?  Alcuni hanno ipotizzato un collegamento tra gli altri mondi e gli eventi degli ultimi giorni
 
 
  Harry dispose in un secondo gli articoli in ordine cronologico. Si spostò con un dito la montatura degli occhiali  su per il naso, e prese tra le dita il primo foglio, quando sentì qualcosa alle sue spalle.
  «Harry Potter?» chiese una voce melliflua dietro di lui.
  Per un attimo Harry ebbe paura a voltarsi, e si ritrovò a sudare freddo.
Che diavolo…?
  Si voltò lentamente, gli occhi verdi sgranati.
  Un uomo era in piedi davanti a lui. Alto, con i capelli castano scuro e gli occhi blu. Indossava un lungo trench beige, una camicia bianca, dei pantaloni neri e una cravatta blu. 
  «Harry…. Potter?» chiese di nuovo, intonando il suo cognome con un po’ di insicurezza, come se stesse dubitando seriamente di chi si trovasse davanti.
  Harry continuava a guardarlo con gli occhi sgranati. Sbatteva le ciglia nella confusione più totale. Non aveva l’aspetto di un mago, come aveva fatto a entrare in casa sua? Era entrato dalla finestra? No, fuori discussione, era al secondo piano, e avrebbe sentito dei umori strani, no? E poi la finestra era chiusa.
  «Devo aver sbagliato.» grugnì l’uomo. «Le mie scuse.»
  «No!» riuscì a gracchiare Harry, più forte di quanto volesse.
  «Sei tu Harry James Potter, quindi.» l’uomo in impermeabile parve sollevato.
  Harry fece scorrere le dita alle tasca dei suoi pantaloni, afferrando saldamente la bacchetta. «Sì.» disse «E tu chi saresti?»
  L’uomo fece un passo in avanti, e Harry sfoderò prontamente la bacchetta, ma lui non parve spaventato della cosa. Tese la mano in un gesto formale, ma molto rigido e titubante, come se stesse ancora imparando come presentarsi alla gente. «Il mio nome è Castiel» si presentò. «Sono qui per parlarti, una mia amica mi ha detto che sei una persona giusta.» poi guardò la sua mano, ancora tesa e pronta a stringere quella di Harry. «Si usa anche qui stringere la mano per presentarsi?»
  Harry si passò la bacchetta da una mano all’altra, stringendo la mano di Castiel. Con la sua incertezza aveva un che di bambinesco. «Sì» disse distrattamente. «Esattamente chi sei tu?»
  «Credo di averlo già detto. Sono Castiel, un angelo del Signore.»
  «Un… cosa?!» esclamò Harry. «Un angelo?»
  «Sì.» disse lui pacatamente, annuendo. «Sono qui per parlarti di quello che sta succedendo alla magia presente nei nostri mondi.»
  «Cosa? Cosa? Cosa?  Tu ne sai qualcosa?» esclamò Harry, cominciando a sentire l’impugnatura della bacchetta più scivolosa e umida. Castiel annuì.
  «Sta succedendo ovunque, anime sottratte al Purgatorio, agli Inferi, al Paradiso. Crowley è fuori di sé. Qualcuno parla anche di morti completamente scomparsi dalla faccia del Tartaro. Purtroppo non posso esserne certo, non ho molti collegamenti lì. »
  «Inferno? Paradiso? Tartaro?» farfugliò Harry. «Aldilà?»
  «In un certo senso i morti stanno tornando a camminare sulla terra.» affermò Castiel. «E stanno succedendo cose strane, tipo, in questo mondo, dissennatori che tornano a manifestarsi, giusto?»
  «Come fai a…?»
  «Sono un angelo. Comunque, tutti sono decisi a scoprire cosa sia che lo sta provocando.»
  «Aspetta… tutti?» Harry si sentiva solo più confuso di prima, ma in pochi secondi riuscì a prendere coscienza di due cose: quello che stava succedendo nel Mondo Magico era solo una piccola conseguenza di ciò che stava succedendo negli altri mondi e che… i morti stavano ritornando nel mondo dei vivi.
  Fred.
  Sirius.
  I suoi genitori.
  Tonks e Lupin.
  Tutti quei pallidi corpi che aveva visto cadere il giorno della battaglia di Hogwarts. Quelle  persone che facevano ancora capolino dei suoi incubi, con le orbite vuote, con le labbra schiuse in un grido o che chiedevano vendetta.
  E Voldemort.
  Si passò una mano sulla cicatrice. Strano che non gli avesse fatto male negli ultimi giorni. Strano, allora, che non gli bruciasse, se Voldemort era di nuovo vivo.
  «Devi aiutarci,» disse Castiel «potrebbe essere la fine. Qualcosa di molto grande, un grande male si sta annidando da qualche parte, e tutti devono aiutare a fermarlo. Tu sei un mago molto potente, e potresti essere fondamentale.» le parole dell’an-gelo fecero riflettere Harry. Qualcosa di grande, qualcosa di malvagio. Qualcosa peggiore perfino di Voldemort.
  Castiel gli porse un foglio. «Ti prego di pensarci. Qui ci sono i numeri telefonici della mia amica Charlie Bradbury e di un investigatore con cui ho parlato prima di venire qui. Si trova a Londra, e credo che non riceva gufi.»
  Harry prese il foglio, gli diede un’occhiata veloce e fece un cenno a Castiel, come per assicurargli che lo avrebbe fatto.
  Poi sentì qualcuno urlare il suo nome. Era Teddy, che arrancava per le scale facendo il rumore di una mandria di bufali.
  «Ci vedremo, Harry Potter.» lo salutò Castiel, e scomparve in un attimo, con un rumore come di un frusciare d’ali.
  «Harry!» Teddy spalancò la porta ansimando. I capelli azzurri più scompigliati del solito e gli occhi sbarrati. «Ti prego, scendi giù. Sono arrivati George, Ron, Hermione… e…» prese un bel respiro, passandosi le dita tra i capelli, lasciandosi scappare un’imprecazione. «Scendi, muoviti!»   
 
 
   
 
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