Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: ThorinOakenshield    02/08/2015    5 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Alla locanda del Drago che ronfa
 

Salve salvino! Ebbene, eccomi qua con un nuovo capitolo, vi avverto che è piuttosto allegro ma non abituatevi troppo a tutta quest’allegria, è pur sempre una fanfiction drammatica! ^^
Non mi prendo nessun merito per il nome della locanda, poiché l’ho preso in prestito dal cartone animato Cacciatori di draghi.
Ancora una volta ringrazio Leila91, Daenerys 21, Innamoratahobbit96, Khilian e coloro che stanno seguendo questa storia, che i peli dei vostri piedi non cadano mai! (?) <3
Lucri :)


I dodici nani erano stati fin troppo rumorosi per i gusti di Thorin: non avevano smesso di parlare neanche per un secondo – e il loro tono di voce era tutt’altro che basso –, ogni due per tre ridevano sguaiatamente, sovente avevano cantato in coro una serie di canzoni spassose e volgari e avevano fatto gara di rutti.
Per il Re sotto la Montagna era una gioia vedere lo hobbit così felice e rilassato, se stessero semplicemente facendo una scampagnata in montagna gli avrebbe anche fatto piacere tutta quella letizia e magari si sarebbe unito ai suoi amici, però non stavano facendo una gita, stavano riportando Bilbo a casa mentre avevano un branco di orchi alle calcagna.
Così Thorin Scudodiquercia aveva svariate volte rimproverato i suoi compagni di viaggio, ma era come parlare al muro: non appena si voltava e passava qualche minuto, i dodici nani riprendevano a fare gli sciocchi. Non lo facevano per innervosire il capo o per il semplice gusto di disobbedirgli, semplicemente non riuscivano a stare seri neanche per cinque secondi.
Verso sera la caotica e bizzarra comitiva giunse in vista di un villaggio con fortificazioni in legno. Un villaggio di uomini. Ora che gli orchi erano stati sconfitti e i Mannari non si facevano più vedere, altri uomini erano giunti dal sud per abbattere alberi in quella zona e costruire dimore nei boschi, nelle vallate e lungo le sponde del fiume.
Gli stomaci dello hobbit e dei nani brontolavano. Lungo il tragitto Thorin aveva cacciato qualche scoiattolo ma quegli animali avevano un saporaccio! Le uniche cose che i nostri eroi chiedevano erano un buon pasto e un letto caldo per quella notte. Così si avviarono verso le mura del villaggio.
Non appena le guardie videro avvicinarsi quei quattordici individui, si misero subito sull’attenti ma, riconoscendo il grande Thorin Scudodiquercia, li fecero passare.
Il villaggio era molto rustico, con il terreno polveroso e le case in legno.
La gente mormorava guardando di sottecchi la desueta compagnia, alcuni si inchinavano dinanzi al Re sotto la Montagna, colmandolo di orgoglio.
“Quella locanda m’ispira.” Kili distrasse tutti i suoi amici dai loro pensieri.
I nani e il signor Baggins si voltarono e videro una locanda alta, leggermente storta, con un grande portone in legno. Era in contrasto con gli altri edifici poiché era costruita quasi completamente in pietra.
Nori aguzzò la vista e lesse l’insegna: “La Taverna del Drago che ronfa.”
Thorin fece un sorrisetto acido. “Già dal nome non mi piace.”
“Non deve piacerci per forza,” disse Balin, “dobbiamo solo cenare e dormire, poi l’indomani partiremo.”
In ogni caso i nani, specialmente Bilbo, erano troppo stanchi e affamati per fare gli schizzinosi, quindi decisero di varcare la soglia della taverna.
Non appena misero piede dentro la locanda, tutti si voltarono a guardarli. Riconoscendo Thorin dalle descrizioni e dalle rappresentazioni sugli arazzi, chinarono il capo.
Il Re sotto la Montagna provò ancora una volta un infinito orgoglio di fronte al rispetto che le persone dimostravano verso la sua nobile stirpe. Avanzò solennemente per il pavimento di pietra, seguito dai suoi amici.
Al bancone si trovava un donnone dai lunghi capelli rossi, sembrava felice che i valorosi nani fossero entrati proprio nella sua locanda, ciò la rendeva fiera. “Buonasera! Cosa posso fare per voi, cari nani?” La sua voce era profonda per essere quella di una donna e fece fatica a celare l’eccitazione nella sua frase.
“Desideriamo semplicemente un buon pasto e un letto per la notte, brava donna.” Thorin buttò sul bancone un borsellino pieno di monete d’oro.
Quando la locandiera vide il contenuto di quella piccola sacca, le brillarono gli occhi. Non aveva mai visto così tanto oro in tutta la sua lunga vita! Una volta ripresa dallo stupore, chiamò a gran voce: “Susann! Fa’ accomodare i nostri ospiti.”
Ai nani e allo hobbit si avvicinò una giovane donna bionda, in carne come quella che doveva essere sua madre.
Fili e Kili, notando il seno prosperoso della figlia della locandiera nascosto alla bell’e meglio dalla camicetta, si diedero una gomitata a ridacchiarono a bassa voce, guardandosi con aria maliziosa.
Thorin conosceva bene i suoi polli e aveva capito che i due giovani nani avevano dato una sbirciatina alle grazie della ragazza, così diede loro una per la testa.
“Seguitemi, miei cari nani” li invitò con voce soave Susann, facendo loro cenno di seguirla. Ella li condusse ad un lungo tavolo in legno attaccato al muro, vicino alle finestre.
Thorin si sedette tra Bilbo e Dwalin, di fronte ai nipoti, per tenerli d’occhio.
“Cosa vi porto, signori?” La giovane locandiera rivolse al Re sotto la Montagna un sorriso smagliante e sbatté le ciglia, senza neanche degnare di uno sguardo Fili e Kili, i quali le avevano fatto l’occhiolino. Inutile dire che c’erano rimasti male per via della mancata attenzione della ragazza.
“Quattordici birre e un montone arrosto, abbastanza grande per tutti noi” rispose freddo Thorin, senza badare ai tentativi di seduzione di Susann.
La ragazza smise di sorridere, si aspettava almeno un sorriso da quel nano, invece lui l’aveva congedata il più velocemente e freddamente possibile. Quindi andò a riferire l’ordine offesa.
Fili e Kili guardarono male loro zio. “Zio, smettila” disse il nano biondo.
“Di fare cosa?” domandò Scudodiquercia preparandosi la pipa.
“Di rubarci le donne” rispose Kili.
Dwalin rise, mentre il Re sotto alla Montagna alzò le spalle. “A dir la verità io non faccio niente, sono loro che vengono da me” ammise senza preoccuparsi di apparire immodesto.
Mentre tutti ridevano per le espressioni contrariate e l’insuccesso di Fili e Kili, Bilbo mise la mano in tasca. Ma quella volta non cercò l’anello, no, bensì la ghianda. La tirò fuori e la guardò sotto alla luce tenue della sera. Se la rigirò tra le dita osservandola con attenzione, aspettando che un ricordo gli riaffiorasse alla mente.
“Tutto a posto?” La voce bassa e rauca di Thorin lo riportò alla realtà.
Lo hobbit chiuse gli occhi e scosse la testa, per tornare in sé, dopodiché si voltò verso l’amico e gli sorrise nervosamente. “Sì, tutto a posto,” mentì. In realtà era cupo e pensieroso da un bel po’ di ore e Scudodiquercia si era accorto di questo. Neanche i nani erano riusciti a tirare il signor Baggins su di morale, era confuso e a volte pensava di trovarsi in un sogno o di essere morto.
Il Re sotto la Montagna abbassò lo sguardo e notò la ghianda che lo scassinatore stava tenendo in mano. Sospirò. “Abbi pazienza, la memoria non ti tornerà così da un momento all’altro, non ti scoraggiare se non riesci subito a ricordare le cose. Piano piano tornerà tutto come prima, te l’assicuro.” Detto questo si concentrò sulla birra che Susann gli aveva appena portato.
“Ecco qua, mio signore!” esclamò raggiante la locandiera, stando attenta a far vedere il seno al nano mentre si inchinava.
“Grazie.” Prese il boccale e se lo portò alle labbra, senza guardarla neanche per un secondo. Aveva cose più importanti a cui pensare, non aveva tempo per stare dietro a una sciocca ragazzina che si illudeva di essere degna delle attenzioni del re.
Susann rimase ancora un attimo ferma a fissarlo, nella speranza che accadesse qualcosa.
Non appena ebbe bevuto un po’ di birra, Thorin si voltò verso la locandiera.
Ella sobbalzò, sperando che finalmente il nobile nano sarebbe ceduto alle sue moine.
Tutto quello che Thorin Scudodiquercia le disse fu: “Il montone, ragazza.”
La giovinetta si sentì come se nel terreno si fosse aperta una voragine e l’avesse risucchiata al suo interno.
Balin guardò con rimprovero il suo Re, pensando che sarebbe potuto essere almeno un po’ più dolce e meno freddo, era pur sempre una ragazzina, non avrà avuto neanche vent’anni quella poveretta.
“Ehm… mia madre lo sta preparando, quando sarà pronto ve lo porterò” rispose imbarazzata Susann: quel nano stava cominciando a metterla in soggezione e a farla sentire fuori luogo, così prese la decisione di andarsene, non si sentiva a suo agio accanto a lui.
L’unico che non provò compassione per la locandiera fu Thorin, continuava a fissare il fondo del suo boccale, affatto pentito per come aveva trattato la giovane.
“Zio.” Kili ruppe il silenzio. “Mi sa proprio che l’hai rattristita…” Sorrise malizioso. “Allora io e Fili, più tardi, la tireremo su di morale, visto che a te non piace.”
Lo zio guardò il nipote più giovane dritto in faccia, gli occhi ridotti a due fessure. “Io invece non credo proprio” disse duramente. “Siete due principi, non due zoticoni qualsiasi che passano tutta la loro vita nelle locande ad allungare le mani su tutte le donne che passano loro accanto. Comportatevi con più onore, non vi ho educati così.”
Ancora una volta Fili e Kili abbassarono la testa.
Bilbo Baggins non tornò su di morale neanche quando Susann arrivò reggendo un piatto con su sopra un enorme e saporito montone. Stava morendo di fame, ma quella volta neanche il cibo sarebbe riuscito a rallegrarlo.
I nani si accorsero della tristezza di Bilbo, così Nori si avvicinò all’orecchio di Dwalin e gli sussurrò qualcosa. Quello annuì e subito dopo parlò nell’orecchio di Thorin.
Lo hobbit guardò senza capire i suoi amici che si sussurravano qualcosa all’orecchio uno dietro l’altro.
Una volta concluso il passaparola, i tredici amici del signor Baggins rivolsero a quest’ultimo un sorriso a trentadue denti e iniziarono a cantare, tutti tranne Thorin che non conosceva quella canzone:
 
Scheggia le coppe, sbriciola i piatti!
Lame e forchette torci non poco!
Ciò Bilbo Baggins odia da matti.
Spacca bottiglie, da’ i tappi al fuoco

Strappa tovaglie, sul grasso salta!
Riversa il latte nel ripostiglio!
A piè del letto tutto ribalta!
L’uscio di vino spruzza vermiglio!

Getta stoviglie
nell’acqua che scotta,
Col gran pastello tritale bene;
e se qualcosa resta non rotta
buttarla in terra tosto conviene!

Ciò Bilbo Baggins odia da matti!
Attento dunque tu con quei piatti!

 
I tredici nani scoppiarono a ridere, anche Thorin: non aveva mai sentito quella canzone e gli scappò un sorriso al solo pensiero dei disastri che i suoi uomini avevano combinato a casa dello scassinatore. Non sarebbero cambiati mai.
Anche Bilbo rise, soprattutto perché tutti si erano voltati a guardare i suoi folli amici; attiravano l’attenzione ovunque andassero. Allo hobbit sembrava di aver già udito quella composizione, solo che non si ricordava né dove né quando. In ogni caso si sentì meglio: quei tipi pazzerelli erano degli assi per quanto riguardava far sorridere le persone.
Nori si guardò intorno con circospezione, dopodiché si mise nella giacca una forchetta.
Dori tossì per attirare la sua attenzione.
Il buffo nanetto dalla complicata acconciatura guardò il fratello, lo stava guardando severamente, come se fosse stato suo padre.
Nori alzò le spalle e fece l’espressione più incolpevole che poté. “Che c’è? L’hai detto tu stesso che a casa ci mancano posate” si giustificò.
Dori scosse la testa, mentre gli altri scoppiarono in una rumorosa risata.
La serata trascorse con altri siparietti comici ma, la punta di diamante, ci fu quando Dwalin chiese a suo fratello Balin: “Ehi, fratello, ti ricordi di quella volta che Thorin era piccolo ed era scappato per l’ennesima volta dalle tue lezioni? Thrain era talmente arrabbiato che l’aveva trascinato a Erebor tirandolo per un orecchio, davanti a tutti, poi!”
Altre risate a volontà. Quello che si divertì più di tutti fu Bilbo: gli faceva strano immaginarsi un mini Thorin capriccioso preso per un orecchio dal padre.
“Ti ricordo, caro Dwalin, che quel giorno anche tu ti saresti dovuto trovare a lezione, invece stavi scorrazzando per i boschi insieme a me. Nel caso te lo fossi dimenticato tuo padre ti diede talmente tanti colpi sul sedere che esso diventò rosso.” Thorin Scudodiquercia mise le braccia conserte e guardò vittorioso il vecchio amico.
Dwalin mise il broncio, nel momento in cui l’ilarità dei suoi amici gli entrava nelle orecchie.

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: ThorinOakenshield