In un minuscolo spazio vitale
#1.troppe idee
Tadashi
strizza gli occhi e cambia inclinazione: vede soprattutto capelli,
perché probabilmente dentro la testa di Hiro c'è un sacco di
pressione e sono dovuti schizzare fuori a quel modo per il secondo
principio della dinamica. Puntella le braccia sullo schienale della
sedia e si sporge di più.
«Un
trasmettitore neurale» soffia, dopo un ultimo, attento studio dello
schermo. Poi quasi cade perché deve mettere le mani tra i suoi, di
capelli. «Un trasmettitore neurale!»
«Sì,
non è mica una cosa così nuova. Ti spiace urlarlo senza cadermi
addosso?» gli fa presente Hiro, da sotto l'ascella. Tadashi lo
rigira sulla sedia come una trottola e poi gli spiaccica le guance
tra le mani.
«Non
un telecomando, un trasmettitore neurale! Sei un genio!»
Hiro
sembra più un pesce rosso con il cimurro, così, ma le sopracciglia
gli si levano in alto in aperta soddisfazione mentre decreta che,
bella scoperta, lo sa.
#2.troppi
robot
Tadashi
abbassa l'ultimo numero di Wired e lo guarda.
«Sbatti
ancora quel testone e ti guadagnerai una concussione, invece che
l'ammissione... Qual è il dramma, adesso?»
Hiro
si solleva di scatto e fa rotolare giù Mochi e un cacciavite.
«Ho
solo due settimane, Tadashi! Due. Settimane! E ho costruito...
questo».
Questo
è un robottino grande quanto un fonzie: sta tra due dita e il garage
non è mai sembrato così grande, Hiro non si è mai sentito così
grosso e stupido e goffo. «Ne servono dieci armadi, di questi!»
puntualizza, perché sembra che suo fratello si trovi su di un altro
piano astrale. «Ci ho messo due giorni solo per riuscire ad
integrare il dannato chip di trasmissione. Oh, e ovviamente il
prototipo di trasmettitore neurale è ancora grosso quanto l'elmo di
Magneto e figo neppure la metà!»
Tadashi
segue il suo gesticolare drammatico per un momento, prima di tornare
alla rivista. Volta pagina, imperturbabile.
«Dieci
armadi, Hiro? Certe volte ti perdi davvero in un bicchier
d'acqua... Non preoccuparti, posso rimediare qualche bidone al
dipartimento di ingegneria ambientale» annuisce soddisfatto, prima
di aggiungere un gaio «Non c'è di che!» in risposta alla
maledizione borbottata tra guance spiaccicate contro il tavolo.
#3.troppa
caffeina
«Secondo
te sono io ad essere superveloce o l'universo ha rallentato il suo
moto?»
Tadashi,
che sta spalmato sul divano a guardare Almost Human, annuisce
e sorseggia caffè.
«Stai
sperimentando l'effetto Fry?»
«Fry»
ripete Hiro, gli occhi stretti davanti allo schermo, mentre la
stampante 3D fatica a star dietro alle sue indicazioni. Ha riempito
un altro bidone – direttamente dal dipartimento di ingengeria
ambientale, come promesso – a tempo record. Per farlo ha bevuto
così tanto caffè che probabilmente gli si bloccherà la crescita.
«Chi diavolo è Fry».
«Philip
J. Fry» ribatte Tadashi, sventolandogli contro un indice biasimante.
«Futurama, quarta stagione, sedicesimo episodio».
Hiro
lo guarda come se la sua faccia e l'intero ambiente circostante
fossero in ASCII e Tadashi si dice che probabilmente il riverbero
verdastro della tv non aiuta.
«Nixon
regala a tutti dei soldi e Fry decide di spendere cento dollari in
caffè...»
«Cos'è
questa, subcultura nerd?» Hiro si accascia contro lo schienale della
sedia, drammatico. «Callaghan vi dà crediti per il corso sfigati
centouno... Non mi stai neanche ascoltando».
«Perché
sei un ragazzino noioso e il detective Kennex ha appena risolto il
caso».
Le
ruote cigolano, quando Hiro si sporge per sbirciare uno spicchio di
schermo.
«Guarda
che l'hanno interrotta alla prima stagione, quella serie. La vedevi
solo tu... E quello è il mio caffè!»
Tadashi
lascia che il bicchiere gli sia strappato di mano e no, non chiederà
perché diamine il suo geniale fratello assolutamente scevro di
subcultura nerd sappia quale serie tv finisce quando.
#4.troppa
entropia
«Quello
mi serve lì, okay? Puoi... Puoi lasciarlo lì?»
Wasabi
lo guarda: come un gigante possa fare quella faccia – la faccia di
uno a cui sia stato negato l'ultimo pasto – solo perché gli si
impedisce di mettere ordine in un casetto, esula dalle capacità di
comprensione di Hiro.
«Ma
è una brugola e... questo è il cassetto dei fusibili».
«Wasabi»
risponde Hiro, e si impegna sul serio per non spalamarsi una mano
sulla faccia. «Io non ho un cassetto dei fusibili. Nessuno sano di
mente ce l'ha».
È
facile non vedere l'occhiata sconvolta che riceve in risposta, perché
in quel momento Fred esce da uno dei bidoni urlando per far saltare
Tadashi, appena tornato in garage con un vassoio di ciambelle. Quelle
volano e così fa lui, i piedi sul gatto e il mento contro la testa
di Gogo.
La
ciambella con la glassa più rosa di tutte si spalma sulla faccia di
Honey Lemon e le sue dita lunghe la raccolgono appena prima che cada,
mentre Fred si scusa gridando più forte di Wasabi.
«Wow,
è buonissima» conclude Honey, completamente avulsa dalla realtà e
con il naso glassato.
Hiro
dovrebbe prendere tutti a calci, suo fratello per primo, perché non
ha bisogno della pausa colazione, men che meno di una che finisca con
due contusi gravi e mucchi di cibo ovunque tranne che nel suo
stomaco; ma a quel punto Gogo sta picchiando Fred con il vassoio e la
lingua di Tadashi non si è gonfiata abbastanza da impedirgli di
ridere abbarbicato ad un Wasabi finalmente dimentico dei problemi di
brugola.
Nella
sua bocca aperta – neanche Hiro sa bene per dire cosa – Honey
inserisce un'enorme, ipercalorica ciambella al cioccolato.
«Ecco»
sorride.
E per qualche ragione sembra davvero che ogni cosa sia perfettamente
dove dovrebbe essere.
Nda
Penso
sia evidente, ma per essere chiari tutto quello che so di robotica
deriva da Piero Angela, Isaac Asimov e Everett Ducklair (in ordine
alfabetico, non di autorevolezza).
Poi,
siccome ho problemi, sono rispettivamente 150, 200, 250 e 300 parole.
Niente
e nessuno mi appartiene. Non ho neanche capito come o perché sia venuta
fuori questa roba.