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Autore: wari    03/08/2015    6 recensioni
«Sbatti ancora quel testone e ti guadagnerai una concussione, invece che l'ammissione... Qual è il dramma, adesso?»
Hiro si solleva di scatto e fa rotolare giù Mochi e un cacciavite.
«Ho solo due settimane, Tadashi! Due. Settimane! E ho costruito... questo».
[Quattro flash ambientate in garage]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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In un minuscolo spazio vitale



#1.troppe idee

Tadashi strizza gli occhi e cambia inclinazione: vede soprattutto capelli, perché probabilmente dentro la testa di Hiro c'è un sacco di pressione e sono dovuti schizzare fuori a quel modo per il secondo principio della dinamica. Puntella le braccia sullo schienale della sedia e si sporge di più.
«Un trasmettitore neurale» soffia, dopo un ultimo, attento studio dello schermo. Poi quasi cade perché deve mettere le mani tra i suoi, di capelli. «Un trasmettitore neurale!»
«Sì, non è mica una cosa così nuova. Ti spiace urlarlo senza cadermi addosso?» gli fa presente Hiro, da sotto l'ascella. Tadashi lo rigira sulla sedia come una trottola e poi gli spiaccica le guance tra le mani.
«Non un telecomando, un trasmettitore neurale! Sei un genio!»
Hiro sembra più un pesce rosso con il cimurro, così, ma le sopracciglia gli si levano in alto in aperta soddisfazione mentre decreta che, bella scoperta, lo sa.




#2.troppi robot

Tadashi abbassa l'ultimo numero di Wired e lo guarda.
«Sbatti ancora quel testone e ti guadagnerai una concussione, invece che l'ammissione... Qual è il dramma, adesso?»
Hiro si solleva di scatto e fa rotolare giù Mochi e un cacciavite.
«Ho solo due settimane, Tadashi! Due. Settimane! E ho costruito... questo».
Questo è un robottino grande quanto un fonzie: sta tra due dita e il garage non è mai sembrato così grande, Hiro non si è mai sentito così grosso e stupido e goffo. «Ne servono dieci armadi, di questi!» puntualizza, perché sembra che suo fratello si trovi su di un altro piano astrale. «Ci ho messo due giorni solo per riuscire ad integrare il dannato chip di trasmissione. Oh, e ovviamente il prototipo di trasmettitore neurale è ancora grosso quanto l'elmo di Magneto e figo neppure la metà!»
Tadashi segue il suo gesticolare drammatico per un momento, prima di tornare alla rivista. Volta pagina, imperturbabile.
«Dieci armadi, Hiro? Certe volte ti perdi davvero in un bicchier d'acqua... Non preoccuparti, posso rimediare qualche bidone al dipartimento di ingegneria ambientale» annuisce soddisfatto, prima di aggiungere un gaio «Non c'è di che!» in risposta alla maledizione borbottata tra guance spiaccicate contro il tavolo.



#3.troppa caffeina

«Secondo te sono io ad essere superveloce o l'universo ha rallentato il suo moto?»
Tadashi, che sta spalmato sul divano a guardare Almost Human, annuisce e sorseggia caffè.
«Stai sperimentando l'effetto Fry?»
«Fry» ripete Hiro, gli occhi stretti davanti allo schermo, mentre la stampante 3D fatica a star dietro alle sue indicazioni. Ha riempito un altro bidone – direttamente dal dipartimento di ingengeria ambientale, come promesso – a tempo record. Per farlo ha bevuto così tanto caffè che probabilmente gli si bloccherà la crescita. «Chi diavolo è Fry».
«Philip J. Fry» ribatte Tadashi, sventolandogli contro un indice biasimante. «Futurama, quarta stagione, sedicesimo episodio».
Hiro lo guarda come se la sua faccia e l'intero ambiente circostante fossero in ASCII e Tadashi si dice che probabilmente il riverbero verdastro della tv non aiuta.
«Nixon regala a tutti dei soldi e Fry decide di spendere cento dollari in caffè...»
«Cos'è questa, subcultura nerd?» Hiro si accascia contro lo schienale della sedia, drammatico. «Callaghan vi dà crediti per il corso sfigati centouno... Non mi stai neanche ascoltando».
«Perché sei un ragazzino noioso e il detective Kennex ha appena risolto il caso».
Le ruote cigolano, quando Hiro si sporge per sbirciare uno spicchio di schermo.
«Guarda che l'hanno interrotta alla prima stagione, quella serie. La vedevi solo tu... E quello è il mio caffè!»
Tadashi lascia che il bicchiere gli sia strappato di mano e no, non chiederà perché diamine il suo geniale fratello assolutamente scevro di subcultura nerd sappia quale serie tv finisce quando.



#4.troppa entropia

«Quello mi serve lì, okay? Puoi... Puoi lasciarlo lì?»
Wasabi lo guarda: come un gigante possa fare quella faccia – la faccia di uno a cui sia stato negato l'ultimo pasto – solo perché gli si impedisce di mettere ordine in un casetto, esula dalle capacità di comprensione di Hiro.
«Ma è una brugola e... questo è il cassetto dei fusibili».
«Wasabi» risponde Hiro, e si impegna sul serio per non spalamarsi una mano sulla faccia. «Io non ho un cassetto dei fusibili. Nessuno sano di mente ce l'ha».
È facile non vedere l'occhiata sconvolta che riceve in risposta, perché in quel momento Fred esce da uno dei bidoni urlando per far saltare Tadashi, appena tornato in garage con un vassoio di ciambelle. Quelle volano e così fa lui, i piedi sul gatto e il mento contro la testa di Gogo.
La ciambella con la glassa più rosa di tutte si spalma sulla faccia di Honey Lemon e le sue dita lunghe la raccolgono appena prima che cada, mentre Fred si scusa gridando più forte di Wasabi.
«Wow, è buonissima» conclude Honey, completamente avulsa dalla realtà e con il naso glassato.
Hiro dovrebbe prendere tutti a calci, suo fratello per primo, perché non ha bisogno della pausa colazione, men che meno di una che finisca con due contusi gravi e mucchi di cibo ovunque tranne che nel suo stomaco; ma a quel punto Gogo sta picchiando Fred con il vassoio e la lingua di Tadashi non si è gonfiata abbastanza da impedirgli di ridere abbarbicato ad un Wasabi finalmente dimentico dei problemi di brugola.
Nella sua bocca aperta – neanche Hiro sa bene per dire cosa – Honey inserisce un'enorme, ipercalorica ciambella al cioccolato.
«Ecco» sorride.
E per qualche ragione sembra davvero che ogni cosa sia perfettamente dove dovrebbe essere.




Nda
Penso sia evidente, ma per essere chiari tutto quello che so di robotica deriva da Piero Angela, Isaac Asimov e Everett Ducklair (in ordine alfabetico, non di autorevolezza).
Poi, siccome ho problemi, sono rispettivamente 150, 200, 250 e 300 parole.

Niente e nessuno mi appartiene. Non ho neanche capito come o perché sia venuta fuori questa roba.

  
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