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Autore: comewhatmay    04/08/2015    4 recensioni
Aveva sempre pensato che, non si sa in quale modo, loro due fossero collegati, ma non da un legame sottile, da qualcosa che, alla fine, avrebbe sempre portato uno all'altro.
[Akuroku] [probabili contenuti forti]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
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Roxas pow

- Rox! -

Sgranai gli occhi e rimasi per un tempo indefinito immobile. Pensai ancora di essere sotto effetto di qualche allucinazione e che un giorno o l'altro sarei finito in un manicomio, di questo passo. Sbattei un paio di volte le palpebre, mentre una parte di me sperava che la figura che mi si poneva davanti fosse reale e un'altra, più remota, desiderava che questa si dissolvesse nell'aria come per magia. Non seppi spiegarmi quei due voleri così contrapposti della mia anima.
Ero ancora lì imbambolato, mentre la mia mente cercava qualcosa di opportuno da dire in quel momento. Ero sotto il completo blackout fisico e mentale.

- A-Axel...? -

  Alla fine optai per la cosa più stupida tra tutte: chiamare ancora una volta il suo nome in cambio di qualche frase che avesse potuto rispondere parzialmente anche a una sola delle numerosissime domande che mi inondavano il cervello.
Axel gettò molto sgarbatamente la sigaretta ormai arrivata al filtro per terra, poi s'incamminò nella mia direzione. Potevo sentire il sangue scorrere impazzito fin nelle orecchie.
Notai subito che c'era qualcosa che non andava. I suoi occhi rivelavano un insolito bagliore, che non seppi spiegarmi. Chiara fu la mia situazione: le cose che sapevo spiegarmi in quel momento erano davvero ben poche.
Erano "soltanto" tre anni che non lo vedevo eppure mi sembrava passata una vita, sembrava un'altra persona. È questa l'impressione che mi diede fin da subito, e non ne compresi il motivo.

- Non guardarmi così. -

Il corpo di Axel era interamente fasciato da indumenti neri, a cui si aggiungeva una giacca smanicata di jeans con tanto di borchie sulle spalle e una maglia con la scritta 'Metallica'. Quei colori scuri non facevano altro che accentuare il suo già particolarissimo color di capelli. Non lo avevo mai visto così prima di allora.

 - Scusa, ma sai com'è, è passato così tanto tempo e arrivi qui senza avvisare. -

Ironizzai, con quella nota amara che da un paio d'anni caratterizzava ogni mia frase. Non ne conobbi il motivo, ma il mio cervello mi impose di mettermi sulla difensiva, anche se si trattava di Axel. Mai contraddirlo, o se ne pagheranno le conseguenze.

- Oh, da quando siamo diventati così acidi? -

Axel rise, piano. Il mio cervello m'impose di guardare da un'altra parte, perché esso conosceva la risposta ma riteneva che sarebbe stato meglio se l'avesse riservata a sè stesso. E anche io, anche Roxas preferiva ignorarla e far finta di nulla. Non sapevo assolutamente quali parole far uscire dalla mia bocca, mentre la mia mente si rivelava alquanto affaticata in quel momento, a causa di quell'inaspettato "sovraccarico" di... sensazioni. Il mio cervello non era più abituato.

- Son tre anni che non ci vediamo. -

La mia bocca e la mia voce si allearono infamamente contro di me, mentre il mio cervello mi rimproverava duramente. Fortunatamente fu Axel a riprendere la parola, forse scorgendo appena il mio caos interiore, o forse solo per caso. Chi diamine poteva saperlo?

- Hai detto bene, sono tre anni.  -

Sapevo che aver parlato senza attendere alcun segnale dal mio subconscio sarebbe stato fare un passo falso, o almeno lo sarebbe stato in gran parte. Sperai solo di non fare altri passi falsi e di seguire solo le istruzioni che il mio cervello mi avrebbe dettato, anche se ero consapevole del fatto che esso mi avrebbe imposto di essere più diffidente. Ma troppo tardi!
Senza ombra di dubbio, era colpa di tutte quelle emozioni che mi assalirono in quei pochi secondi. Ripeto: non ero più abituato! Le ultime che avevo percepito, assai remote, non avevano nulla a che fare con quelle di quel momento.
Axel mi sorrise, un sorriso strano, un sorriso intriso da qualcosa che non seppi spiegarmi. Un sorriso che d'ingenuo non aveva proprio nulla.
Una voce sconosciuta interruppe i nostri fugaci sguardi, fortunatamente.

- Ax, datti una mossa! -

Il diretto interessato gettò un'occhiata al ragazzo che lo aveva appena richiamato. Era alto e biondo, vestito allo stesso modo di Axel: jeans neri strappati e giacchetta nera borchiata. Un tipo che mai avevo visto prima di allora.  
Axel voltò il capo e annuì nella sua direzione, poi si rivolse nuovamente verso di me.

- A quanto pare devo proprio andare. Sei cresciuto tanto, Roxas. Ci si vede. -

  Prima che potessi aggiungere qualsiasi cosa, Axel si allontanò da me e raggiunse una moto nera e saltò su, poi partì velocissimo, assieme al suo amico.
Mentre tutti gli altri studenti si rivestavano al di fuori dell'edificio scolastico, io rimanevo lì, imbambolato, con la testa ancora rivolta verso il punto in cui Axel era sparito. Ancora non ero del tutto sicuro che mi fosse realmente apparso davanti.
Dopo un numero impreciso di spallate che incassai, la mia mente si risvegliò, seguita subito dopo dal mio corpo. Tutto quello che potevo fare, era tornare a casa. E dovevo tornarci, anche di corsa. Il bisogno di riflettere sul recente dialogo si faceva sempre più impellente.

Appena arrivato, gettai letteralmente lo zaino sul divano e corsi in camera mia. Sentivo un'adrenalina incontrollabile scorrermi nelle vene. Neanche il mio cervello era stato capace di controllarla e volgerla a suo favore.
Accesi lo stereo e con una certa fretta che raramente m'apparteneva, inserii un disco a caso dalla pila ordinata sulla scrivania. Partì 'Drain you' dei Nirvana, mentre collassavo sul materasso.

'One baby to another says I'm lucky to have met you
I don't care what you think unless it is about me
It is now my duty to completely drain you
I travel through a tube and end up in your infection'

Cacciai fuori un respiro più pesante degli altri, mentre avvertivo il corpo pesante come se avessi appena terminato di correre una maratona. Ugualmente pesante si fece la mia testa. Sentivo il cervello implorare pietà, ma a quanto pare non gliel'avrei concessa ancora per molto.
Cosa ci faceva Axel lì? La sua presenza era l'ultima cosa in cui avrei potuto credere qualche tempo fa. Non nego che, io, Roxas, non riuscivo a trovare la questione un dispiacere.
Non riuscivo però a spiegarmi perchè, o meglio, il mio cervello non trovava una spiegazione plausibile. Che Axel fosse tornato per visitare un suo famigliare? Da escludere. Fu proprio lui ad essersi allontanato dalla propria casa tre anni fa. Opzione da scartare. Che dovesse recuperare qualcosa di importante? Non ne avevo la minima idea.
Quello era solo uno dei tanti quesiti nella mia testa. Il primo, quello che premeva di più, quello che aveva bisogno urgentemente di una risposta era un altro.
Cosa diamine era successo ad Axel?

Buonasssera gente! ♡ Anzi,dovrei dire,buonanotte, visto l'orario.
Perdonate i tempi tra un aggiornamento e l'altro,oltre che la cortezza dei capitoli,insomma... perdonate tutta la fic e la sottoscritta ahahahaha :')
Dati i miei problemi con i capitoli kilometrici (per esempio quello di iniziare una fic e non finirla) preferisco scrivere capitoli brevi ma intensi (non che questi primi due lo siano stati molto, ma ho bisogno di un po' per avviare la storia cwc)
Grazie a tutti coloro che leggono, inseriscono la fic tra seguite e ricordate e un grazie in particolare alla bravissima autrice Faithgrace che ha recensito il primo capitolo! ♡
A presto careee~

  
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