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Autore: Armstrong_44    04/08/2015    7 recensioni
Prima fanfiction sulle TMNT.
Leo è sempre stato un ragazzo popolare nella sua scuola, circondato da amici che, come lui, facevano parte della squadra di football.
Per mantenere alta la sua reputazione, gli altri spesso gli proibiscono di farsi vedere con persone non veramente importanti o ultimi della piramide sociale.
Peccato, però, che in seguito ad una serie di coincidenze, problemi familiari e voleri del destino, nella sua vita entrano a far parte dei personaggi singolari: il giovane nerd di cui aveva sempre ignorato l'esistenza, il ragazzo non del tutto maturo e bambino nel carattere e ultimo, ma non meno importante, il vicino di casa sgarbato e prepotente ma che, in fondo, tanto cattivo non è.
Human AU.
Pubblicata su DeviantART in inglese, ispirata da 'the science project'.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 24 – Ending

Leonardo alzò lo sguardo al cielo turchino, sovrastato da un unico filamento di nuvole color perla dalle sfumature di burro.
Si portò le dita della mano destra a sfiorare i capelli cenere mentre un sospiro gli schiudeva le labbra rosee.
Era passato quasi un anno dal giorno del tribunale e dal matrimonio affrettato di Casey e Giulia.
Erano successe molte cose importanti, così tante da perderne il conto.
Innanzitutto, come già accennato, i due adulti erano riusciti a sposarsi con una settimana di anticipo al processo, in una cerimonia talmente sbrigativa che non vi erano stati invitati, vestiti bianchi o smoking.
Due giorni dopo il matrimonio avevano ricevuto la notizia dal padre di Usagi che il giudice sarebbe stato un suo caro collega e amico, punto decisamente a loro favore.
E infine avevano trascorso i restanti giorni in un silenzioso e temuto countdown, tutti cercando di far apparire le cose normali e di ignorare quella gravità che dominava nell’aria pesante.
Improvvisamente l’avvenimento tanto atteso si fece sentire, bussò alle loro porte con le nocche spesse e finalmente si presentò.
Il processo durò ore.
A Leonardo fu consentito essere presente in quella sala dal soffitto alto e rotondo poiché il suo intervento sarebbe stato giustamente preso in considerazione.
Lui aveva salutato i suoi migliori amici non appena si era ritrovato di fronte alla robusta porta di legno color cioccolato e infine era entrato a testa alta, venendo inghiottito da quei piccoli soli che brillavano nei lampadari.
Subito aveva notato le miriadi di persone che sedevano fitte l’una vicino all’altra, borbottando tra i denti parole inudibili e guardando gli orologi da polso per calcolare quanto tempo ancora mancava all’inizio aspettato.
Poi i suoi occhi avevano rotolato dalle diverse teste alla sedia ancora vuota che si trovava in fondo alla stanza, dove presto qualcuno avrebbe preso posto per decidere della sua vita.
Lui si accomodò in una delle poltroncine dietro a Casey, che sedeva in un banco a parte assieme a Giulia e al padre di Usagi, che quel giorno l’avrebbe difeso.
E all’improvviso tutto era cominciato.
Una figura era entrata nella sala enorme e si era seduta nella citata sedia vuota, aveva sfogliato fogli bianchi appesantiti dall’inchiostro color pece e, infine, aveva pronunciato la sentenza finale.
“Leo!” qualcuno lo chiamò in distanza, alle sue spalle, sorprendendolo.
Il moro voltò il capo lentamente, inarcando le sopracciglia e mordendosi l’interno della guancia.
“Lo sai da quanto ti stavo cercando?!” continuò la voce, facendosi sempre più vicina.
Mentre Leonardo si alzava in piedi con una spinta dei palmi verso il basso, delle scarpe da tennis con i lacci sporchi lo raggiunsero velocemente, pestando il terreno con forza.
“Scusa” mormorò, abbassando lo sguardo verso i capelli verdi del prato su cui si trovava.
Raphael lo osservò attentamente, scostando il ciuffo color ruggine per aver la visuale completamente libera.
Erano entrambi cambiati in quel periodo di tempo e avevano completamente abbandonato l’indifferenza che li aveva occupati prima di essersi conosciuti per davvero.
Il rosso sospirò, portando le braccia dal petto lungo i fianchi in gesto rassegnato, per poi avvicinarsi all’altro.
“Non importa” borbottò, portando l’interno della mano sinistra alla fronte.
“Più che altro, siamo in ritardo per il primo anniversario di Papà e Giulia” affermò poi, incrociando i suoi occhi del color vivido dello smeraldo con quelli profondi e blu del ragazzo di fronte a lui.
Quest’ultimo si lasciò sfuggire uno squittio inspirato.
Si era ricordato fino al giorno prima di quell’evento importante, e proprio in quel momento lui se n’era completamente dimenticato.
“Oddio, hai ragione” disse velocemente, terminando col mordersi forte il labbro inferiore per calmare l’agitazione.
“Ecco, appunto, quindi sbrighiamoci”
Leo non se lo fece ripetere due volte.
Arrancarono velocemente mentre il terreno della piccola collina su cui si trovavano scivolava sotto ai loro piedi. Un elicottero passò veloce sopra alle loro teste, dividendo il cielo con una scia bianco latte.
Presto il verde lasciò spazio ai colori un po’ più spenti della città, e le prime case apparvero davanti ai loro occhi che frenetici controllavano gli orologi da polso che indossavano.
Loro e gli altri avevano organizzato una piccola sorpresa per il padre di Rafael e per Giulia, che si erano sposati un anno prima in un disperato tentativo di ottenere la custodia di Leo.
Non vivevano assieme, avevano mantenuto le due abitazioni ben distinte, e la bionda signora dai capelli ribelli aveva deciso di restare col figlio Drake nella vecchia casa del moro. Quando il giudice aveva pronunciato che Leo sarebbe andato a vivere con la madre biologica, il mondo gli era crollato addosso con tutto il suo peso.
Fortunatamente, però, nemmeno dopo due mesi gli era stato acconsentito di vivere con Giulia e Casey, poiché persino Katie si era resa conto di come suo figlio stesse soffrendo. Non mangiava più. Aveva perso notevolmente peso in poco tempo, il mattino scendeva in cucina con gonfie occhiaie e trascorreva la giornata chiuso in quelle quattro pareti che erano diventate la sua nuova camera. Di notte, a Katie capitava di sentirlo gemere e piangere, o di sentire un forte rumore seguito dalla rottura di qualcosa. A volte era una sedia, a volte una mano.
E per la prima volta, fece un gesto da ‘mamma’. Lo lasciò libero. Fece con cura ogni operazione per trasferire la custodia e l’ultimo giorno che passarono insieme, lo vide sorridere. Questo era stato sufficiente per farle sapere di aver finalmente fatto la cosa giusta.
Quando Leonardo era arrivato dopo ben sessantadue giorni nel vialetto di casa Jones, senza che i ragazzi sapessero nulla poiché Casey e Giulia volevano fosse una sorpresa, era uscito chiudendo lo sportello della macchina della matrigna e aveva iniziato a ridere forte, col vento che si intrufolava nei suoi capelli scuri spettinati.
Poteva sentire i rumori che uscivano da una finestra aperta spegnersi pian piano, e un’improvvisa sedia venire scaraventata per terra.
Poco dopo, un incredulo Raph era apparso sulla soglia della porta scura, seguito da un Donatello euforico e un Michelangelo commosso, ripetendo “No, no, non è vero”.
Aveva persino chiuso la porta e l’aveva poi riaperta per controllare che fosse davvero lì.
“Oh mio Dio”
Si era portato una mano sulla fronte sovrastata da un ciuffo fiammeggiante, mentre Leo continuava a ridere senza fermarsi.
Il rosso aveva poi cominciato a correre verso di lui, atterrandolo in un abbraccio bagnato da lacrime calde.
Anche gli altri si erano subito uniti, e insieme erano rientrati, tutti con gli occhi piangenti e le guance umide.
Leonardo poi aveva lasciato a Casey l’onore di spiegare tutta la storia.
E adesso erano lì, che correvano verso casa loro, dove anche Donatello e Michelangelo li stavano aspettando.
Non appena vi arrivarono, si precipitarono dentro togliendosi le scarpe e correndo in cucina, trovando gli altri due intenti a togliere dal forno la base di una torta al cioccolato.
“Finalmente siete arrivati, eh!?” esclamò Mikey, saltando da una parte all’altra della stanza e appendendo festoni colorati.
“Non date la colpa a me questa volta” mormorò Raph, sollevando le mani e indicando poi il moro del gruppo.
Leo soppresse una risatina in gola, coprendola con un piccolo colpo di tosse e sussurrando un “scusate” divertito.
Quanti ricordi in quella casa.
Troppi.
E troppo pochi.
E una felice prospettiva di vederne arrivare ancora molti.
Stando ai racconti di Casey, Leo era già stato in quella casa da piccolo, giocando con i suoi due figli.
Ma il primo ricordo che a Leonardo veniva in mente era stata la sua fuga dal fratellastro Drake, bagnato fradicio fino alle scarpe con il freddo dell’inizio primavera che gli scavava nelle ossa e lo scuoteva da capo a piedi.
Si guardò intorno, sorridendo, osservando Raphael prendere Mikey per un braccio e fingere di atterrarlo con una mossa che avevano imparato a Ninjitsu, corso che avevano ripreso tutti a frequentare dal ritorno di Leo.
Donatello nel frattempo era piegato in due, un braccio a sorreggere lo stomaco e una fragorosa risata che gli tremava tra le labbra per una precedente battuta del piccolo dai capelli biondi e riccioluti.
Il ragazzo dai capelli simili al cielo di notte si avviò su per le scale, verso camera sua e di Raph.
Ovviamente non si era aspettato di avere una stanza tutta sua, considerate le condizioni economiche di Casey non voleva certo che si stesse a preoccupare di comprare un arredamento tutto nuovo per lui. No, a lui era bastato un materasso e la sua vecchia scrivania, rotta di ritorno da un allenamento di football e aggiustata malamente poco dopo.
Inoltre la sua vecchia casa era a due passi; di qualunque cosa avesse avuto bisogno, sarebbe potuto andare a prenderla quando voleva.
Un altro aspetto positivo di quella situazione era il rapporto con Drake: non era più costretto a vedere ogni giorno il suo brutto muso, e sapeva che era anche cambiato in sé grazie all’improvviso arrivo di una ragazza nella sua vita.
Il fatto che Leo continuasse a preferire a restare lontano da lui, poi, era un'altra storia.
Finì l’ultima rampa di scale e corse in camera a cambiarsi la maglietta bianca in cui aveva sudato nella lunga corsa per tornare a casa.
Aprì l’armadio che lui e Raph ora dividevano equamente -“Tanto la mia roba non ne riempie nemmeno metà lo stesso” aveva detto il rosso, anche se il moro sospettava che non fosse proprio così- e indossò una polo che rispecchiava i suoi occhi zaffiro.
Si avvicinò poi a un cassetto, e dopo averlo aperto ne estratte un piccolo pacchetto rosso, abbracciato da un nastro dorato e arricciato sulle estremità. Era il regalo di loro quattro per l’anniversario.
All’interno, incorniciata da legno di un dolce color caramello, si trovava una fotografia scattata qualche giorno dopo la loro riunione.
Non era niente di che come regalo, ma era un gesto che veniva dal cuore e che in effetti raffigurava al meglio il senso di quel matrimonio.
“Leeeoooo!!!” La voce di Michelangelo si arrampicò per le scale, giungendo fino a lui assieme al profumo del dolce che il biondo e il castano avevano preparato con cura.
“Arrivo!” chiamò, prendendo con sé il pacchetto rettangolare e scendendo a due a due i gradini che portavano al piano di sotto.
Sceso in cucina appoggiò la foto incartata sul tavolo di legno e si avvicinò agli altri, che si stavano preparando davanti ad una macchina fotografica grigiastra.
Ridendo e scuotendo la testa, Leo si mise tra Donatello e Raphael, e oltre quest’ultimo si trovava Michelangelo.
In pochi secondi, un flash illuminò la stanza, lasciando momentaneamente storditi i quattro.
Ognuno di loro con un sorriso che gli baciava le labbra, finirono gli ultimi preparativi, assicurandosi che tutto fosse semplicemente perfetto per quel giorno che solo un anno prima temevano non sarebbe arrivato. Presto Casey sarebbe tornato da lavoro, e Giulia sarebbe passata a trovarli.
Cavolo pensò il moro, ritrovandosi improvvisamente tra una battaglia di panna montata del biondo e del rosso mi sento come se fosse sempre dovuta andare così. Ripensò a quando suo padre non era mai presente, a quando i suoi unici amici erano quelli della squadra di football, a cui non importava niente di lui, non davvero, a quando la sua vita cambiò solo grazie a un progetto di scuola. Un progetto di scuola… Rise. Dapprima piano, poi sempre più forte. E anche se gli altri prima lo guardarono in modo strano, presto si unirono a lui, e tutti si strinsero veloci in un abbraccio, capendo esattamente a cosa stava pensando.
“Ragazzi, siamo a casa!” la voce di Giulia invase le stanze.
Già Leonardo sentì un caldo sorriso sfiorargli la gote e una dolce stretta al cuore, mentre una lacrima scivolava lungo la guancia casa.


Ciao a tutti.
Il mio nome è Leonardo Hamato e ho 16 anni.
Frequento la scuola superiore, più precisamente un liceo nella mia città natale, New York, e sono uno studente molto stimato.
Nella mia scuola ho sempre avuto un'alta reputazione grazie al fatto che facevo parte della squadra di Football, ma in fondo mi rendevo conto che nessuno mi avrebbe parlato se non fosse stato per questo.
O almeno, era così fino ad un po' di tempo fa.
Questa era la lunga e complessa storia di cui vi parlavo all’inizio di tutto. Vi ricordate? Forse ho parlato troppo e ve ne siete già dimenticati.
Spero di avervi lasciato quella bella sensazione che si ha quando si finisce un buon libro.
Scusate davvero, ma ora devo andare, Raphael e io abbiamo un appuntamento con gli altri.
D’altronde, le vacanze estive sono appena iniziate! So già che ci aspettano momenti che porterò sempre con me, così come spero voi vi ricorderete di me e della mia storia.
Perciò addio, e grazie per avermi ascoltato!

 
Angolo dell’autrice
Duuuuuuunque! Da dove cominciare? Innanzitutto chiedo scusa per l’orribile enorme ritardo! E soprattutto ringrazio coloro che hanno seguito questa storia dall’inizio e sono arrivati fin qui! Un grazie speciale a chi ha inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite ma soprattutto un grazie speciale per chi ha recensito nel corso della storia! Dedico quest’ultimo capitolo a tutti voi, sia voi che mi avete sempre fatto sentire apprezzata, sia voi che siete semplicemente stati dei lettori silenziosi.
Spero abbiate notato che la fine del capitolo riprende l’inizio della storia ^^”
Mi auguro davvero che vi sia piaciuto e di risentirvi!
Un enorme bacio,
Mar <3
  
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