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Autore: Carillioon    04/08/2015    0 recensioni
Può una semplice donna risvegliare la fiamma in un uomo che è restato congelato per così tanto tempo?
Ambientato dopo Avengers: Age of Ultron
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Una canzoncina odiosa lo sveglia bruscamente facendolo saltare sul letto. Deve trovare il modo di cambiarla, non riesce a sopportarla! Prende in mano il telefono color panna di casa e risponde con un grugnito.

“Salve, sono una rappresentante della famosa compagnia telefonica Fast..” preme vigorosamente il pulsante rosso. Questa è la quinta volta che chiamano questa settimana e adesso lo svegliano in piena mattina dopo che è stato tutta la notte a lavorare. Guarda la nuova sveglia che ha comprato e segna le ore 2 di pomeriggio. Beh.. forse non proprio piena mattina. Si reca in bagno per sciacquarsi la faccia e cercare di svegliarsi. Resterebbe a letto per altre tre ore, ma purtroppo ha un appuntamento tra poco. Steve apre la porta della piccola doccia, larga quasi un metro quadrato e accende l'acqua regolandola alla temperatura più bassa possibile, la preferisce fredda. Si sfila i boxer e si mette sotto il getto gelido. Prende il suo sapone-shampoo e se lo strofina su tutto il corpo e sui capelli biondi. Con un asciugamano si asciuga e si pettina con le dita. Dopo essersi lavato i denti si veste con una camicia a maniche corte blu scuro e un paio di bermuda chiari.

Manca ancora un'ora prima di dover andare a prendere Sofia, così decide di prendere in mano il portatile. Non sa molto bene usarlo, ma Nat e alcuni agenti dello S.H.I.E.L.D gli hanno insegnato le funzioni principali: navigare su internet, scrivere un documento e scaricare le foto. Gli sembra ancora strano come la tecnologia ha fatto passi da giganti nell'ultimo secolo. Quando si è svegliato dal ghiaccio ed è scappato verso il centro di New York, vedere gli enormi schermi colorati appesi agli edifici fu un vero shock! Ma ripensandoci adesso non erano niente in confronto agli aggeggi di Stark. È riuscito a far fluttuare nell'aria delle immagini che si possono muovere con le mani. Gli pare si chiamino oltrammi... o qualcosa del genere. Altro dei bottoni e levette che spopolavano negli anni 40!
tra poco dovrà uscire con una ragazza che ha, almeno, 75 anni in meno di lui. Si sente un po' nervoso, è la prima volta che ha un appuntamento con una donna che non lavora con lui. In realtà l'unica che abbia mai amato è stata Peggy. E poi prima del congelamento non ha mai fatto l'amore, anche se avrebbe voluto, stava aspettando una persona speciale e quando l'ha trovata non ha avuto il tempo. Si vergognava da morire ad essere l'unico ragazzo a Brooklyn ancora vergine a 24 anni. Solo Bucky lo sapeva. Si ricorda ancora quando tornando a casa da lavoro come cameriere in una tavola calda di Manhattan, il suo amico lo sorprese con tre donnine sdraiate sul suo divano logoro e lui che pomiciava con un'altra sopra le sue ginocchia. “Sorpresa, Steve!” lo salutò. Si vedeva che ebbe alzato il gomito, ma lo stesso Cap si arrabbiò a morte e uscì sbattendo la porta. Non voleva essere così squallido, già tutti lo trattavano male per il suo aspetto minuto, almeno non perdere la sua dignità gli sembrava il minimo. Bucky gli corse dietro, ma non in grado di proseguire l'inseguimento, tornò in dietro e fece accomodare le signorine fuori di casa. Quella notte si pentì di essersi comportato in quel modo brusco e di aver rifiutato quella proposta. Ovviamente lo perdonò il giorno seguente. Gli mancava tantissimo il suo amico, soprattutto negli ultimi mesi quando ha scoperto che non era morto, ma peggio. Trasformato in un mostro senza ricordi. Anzi in un mostro con altri ricordi. Voleva iniziare a cercarlo, ma non sapeva dove e come. In più aveva molta paura di quello che potrebbe trovare. L'ultima volta che l'ha visto ha scorto uno strano bagliore nei suoi occhi, come se stesse cercando di ricordare...

 

 

Si ferma davanti casa di Sofia con la sua Harley Davison nera. Scende e suona il campanello. Di corsa scende la ragazza. Porta un vestito blu notte, corto alle ginocchia, maniche fino ai gomiti con una gonna svolazzante. Vedendo Steve su quella moto gigantesca rallenta e si blocca di scatto: non era mai salita su una cosa del genere.

“Tranquilla ho portato il casco” cerca di calmarla mostrandole la protezione blu metallizzata. “Andiamo?”

“Ma certo!” gli risponde con un sorriso.

Le appoggia il casco sopra alla testa con delicatezza cercando di non tirarle i capelli e le fa spazio nella sella.

“Dove mi porti?”

“A vedere una specie di museo”

Cap spinge sull'acceleratore provocando un rombo gigantesco e partono.

Sofia lo abbraccia da dietro stringendolo forte, ma le sue mani non riescono nemmeno a fare il giro completo del torace. Appoggia la testa sulla sua schiena e si rilassa. Non è poi così male, pensa.

Dopo pochi minuti di strade grandissime si fermano in un bar. Scendono entrambi e Steve l'aiuta a togliere il casco. La prende per mano e l'accompagna ad un tavolo esterno. C'è il sole e la temperatura è davvero ottimale per godersi l'aria fresca.

“Prima di entrare al museo, prendiamo un caffè, va bene?”

“Benissimo”

Il cameriere arriva e scrive sul palmare le ordinazioni: due caffè macchiati.

“Allora Sofia, quello che andremo a vedere è una mostra un po' speciale. Voglio che tu la veda perché voglio che tu mi conosca meglio. Probabilmente scapperai via a gambe legate, ma io ci provo perché..” prende un respiro profondo “perché è da tanto tempo, forse troppo, che non mi sento così con una donna e ti trovo speciale.. ecco tutto”

“Oh.. Steve” Sofia era tutta rossa, non sapeva cosa dire. Nessun uomo le aveva mai detto una cosa del genere. Non che ci fossero stati tanti ragazzi nella sua vita, anzi quasi nessuno. “Anche per me sei speciale, ma vorrei anch'io conoscerti meglio, non so niente di te”
Il Capitano prende un altro respiro profondo, le prende le mani e la guarda negli occhi “Quindi andiamo” lascia sul tavolino 10 dollari, molto più del prezzo da pagare e si alzano dalla comode sedie rivestite da cuscini decorati. Le mette un braccio intorno alle spalle e l'accompagna verso il Captain America's Museum.

La fanciulla lo guarda con la bocca semiaperta mentre Rogers si mette un cappellino con la visiera. “Meglio non farsi riconoscere” le dice lui con un sorriso malizioso.

“Ehm.. sai.. qualche giorno fa ho cercato il tuo nome su internet e credo di sapere già un po' di queste cose, ma non credevo fossero tutte vere o almeno speravo fosse qualche tuo zio o parente..” Steve la interrompe “vuol dire che non scapperai via”.

Entrano in questo salone enorme dove sul fondo della parete c'è un disegno di un uomo con un elmetto blu con una A bianca in fronte. Occhi azzurri e fisico possente. Sullo sfondo c'è la bandiera americana. Cap guarda il viso stupefatto di Sofia. La povera ragazza aveva capito l'importanza delle azioni del suo accompagnatore, ma non pensava che avevano un influenza sul mondo odierno. E poi si sa com'è internet, non si sa mai quando una cosa è vera o no.

La trascina verso il primo pannello animato. Il ragazzo inizia a leggere “Nato nel 1920, Steve Rogers era un ragazzo di Brooklyn figlio di Joseph e Sarah Rogers. Durante la Seconda Guerra Mondiale cercò più volte di arruolarsi nell'esercito americano per poter servire la sua patria, ma venne sempre respinto per la sua struttura esile e vari problemi di salute come asma” la fanciulla lo guarda insospettita “Dopo ti spiego” continua “Finché non incontrò Abraham Erskine, uno scienziato di origine tedesca che lo arruolò. Per lui aveva altri progetti. Dopo essere stato trasferito a Londra, venne scelto per il suo coraggio e buon animo per essere sottoposto a un esperimento segreto “Il Supersoldato”. Grazie a del siero divenne più alto, forte e agile.”

Sofia si gira a guardare uno schermo che ritrae il gracile Steve per poi lasciare spazio a quello molto più muscoloso. “Eri più carino una volta” gli dice scherzando

“Non la pensavano così le tue antenate” le risponde anche lui ridendo. “Allora come ti sembra?” le domanda.

“E' tutto molto strano, non pensavo esistessero cose del genere soprattutto negli anni 40. Credo che dovrò farci l'abitudine.” lo prende per mano e visitano le altre attrazioni.

La giovane scopre che prima di combattere ha avuto il compito di tirare su il morale dei cittadini con spettacoli e film, solo dopo ha lottato faccia a faccia contro i tedeschi.

Entrano dentro un piccolo cinema con un telo in fondo sulla parete. Si siedono sulle poltroncine scure e parte un filmato. Racconta la storia di Captain America e alcune scene dei film da lui interpretati. Mostrano anche alcune sue azioni sul campo. In una c'è Rogers che studia una mappa con altri soldati e tira fuori dalle tasche una bussola con sopra la foto di una giovane donna, con i capelli scuri. Sofia gira la testa e trova Steve con la stessa bussola in mano, ammirandola. Gli prende la mano e i due si fissano per pochi secondi e poi ritornano allo schermo. Si passa alle testimonianze, uno strano signore con due grossi baffi sopra le labbra, Howard Starck, poi altri soldati e infine la stessa donna della foto leggermente invecchiata. Porta un rossetto rosso e capelli ondulati. Dice che il Capitano Rogers ha fatto molto per il mondo e anche dopo che se n'è andato ha continuato a influenzare la sua vita.

Si ritrovano davanti ad un pannello con un enorme foto di un ragazzo. L'unico della squadra che ha perso la vita in servizio. Il migliore amico di Steve sin dall'infanzia.

“Magari fosse morto” le sussurra all'orecchio. Sofia non riesce a capire cosa intenda, ma questo non è il momento giusto per chiedere spiegazioni.

Escono dal museo e si incamminano verso la moto.

“Hai qualche domanda dopo tutto questo?” accenna Steve.

“Giusto qualcuna. Magari possiamo ordinare una pizza a casa mia”

“D'accordo”.

 

Salgono le scale fino ad arrivare all'appartamento. E' abbastanza piccolino, osserva Cap, ma accogliente. Si accovacciano sul morbido divano dopo preso dei bicchieri di Coca Cola fresca.

“Allora inizia. Voglio chiarire tutti i tuoi dubbi”

“Perché mi stai dicendo tutto questo? Perché mi dici questo se poi ti nascondi dalla gente? Perché me?”

“Ehm.. te l'ho già detto. Tu mi piaci. Con te mi sento me stesso e non voglio che questo finisca. E' da più di settant'anni che non mi sento così vivo”
“OK.. credo sia una risposta valida.. Seconda domanda. Chi è quella donna? Quella della foto?”

“Si chiama Margareth Carter, era un'agente e una soldatessa durante la Guerra, la migliore che io abbia mai conosciuto. Perfino migliore di me!” le sorride “io e lei abbiamo avuto una specie di storia, ma ho aspettato troppo e poi sai come è andata”

“E Bucky? Perché mi hai detto che era meglio se fosse morto?”
“Pensavamo fosse morto, cioè lui è caduto dal treno in corsa. Io ero lì. Un'associazione segreta che si è infiltrata dentro a quella per cui lavoro io adesso l'ha rapito e fatto esperimenti su di lui. Come il lavaggio del cervello. Poco tempo fa, tra tutti i casini che sono successi, si è rifatto vedere, anche lui è diventato un super soldato e ha cercato di uccidermi. Ero la sua missione, ma alla fine mi ha risparmiato. Non mi ricordo cosa è successo mi sono risvegliato in ospedale.” Steve aveva le lacrime agli occhi. Era la prima volta che si confidava con qualcuno di tutto questo. Sia di Peggy che di Bucky. Si asciuga la faccia velocemente, non vuole che lo veda così. Sente le braccia della ragazza stringerlo. E' troppo grande per riuscirlo ad avvolgerlo tutto, quindi gli sale sulle ginocchia e lui appoggia la testa sulle sue piccole spalle. Restano così per molto tempo. Finalmente Cap ha trovato qualcuno di cui riesce fidarsi, qualcuno che lo ascolta.
 

Nota dell'autrice

Ed ecco il terzo capitolo di questa storia. Spero che vi piaccia e che non ci siano troppi errori ;) se avete voglia lasciate una recensione sia positiva che negativa, mi fanno piacere entrambe :P grazie mille per chi segue, recensisce o solo legge. Grazie di cuore.

   
 
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