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Autore: eugeal    09/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Robin si coprì il viso col cappuccio, mescolandosi alla folla.
Vaisey aveva radunato il consiglio dei nobili nel cortile del castello per costringerli ad assistere alla pubblica umiliazione di uno di loro che non era riuscito a raccogliere la cifra richiesta per le tasse di quel mese. Gisborne era in piedi insieme agli altri, a braccia incrociate con un'espressione neutra sul viso e Robin sapeva che stava semplicemente attendendo che quella sgradevole riunione finisse per potersi tenere alla larga dallo sceriffo per almeno un altro mese.
Allan non si vedeva da nessuna parte, ma Robin sapeva che doveva essere nei dintorni.
Finalmente Vaisey smise di blaterare e, dopo aver raccolto le quote dagli altri nobili, si decise a rientrare al castello. Robin raccolse un sassolino da terra e lo lanciò, colpendo Guy alla spalla.
Gisborne si girò con un piccolo sussulto e lo scorse subito, lanciandogli uno sguardo preoccupato.
Robin gli fece un cenno in direzione della locanda, poi si eclissò tra la gente.
Pochi minuti dopo, Guy e Allan sedettero al tavolo più in ombra della taverna e Robin li raggiunse, senza scoprire il volto.
- Cosa vuoi? Non dovremmo farci vedere insieme. - Sussurrò Guy, poi guardò Robin, improvvisamente preoccupato. - È successo qualcosa a Locksley? Marian...
- No, non a Locksley. E Marian non c'entra.
- Ma non porti buone notizie, vero?
- No. Sono stato contattato da Lady Glasson... - Iniziò Robin e Guy lo interruppe, perplesso.
- Chi?
- Non la conosci, è una nobildonna che qualche anno fa ha preso al suo servizio una ragazza di Knighton che doveva allontanarsi di qui per proteggere suo figlio. Tuo figlio.
- Annie.
- Già.
- È andata via per proteggerlo da me, vero? - Indovinò Guy. - Ha fatto bene.
- Non puoi biasimarla, Giz. Hai abbandonato suo figlio a morire nella foresta...
- Non l'ho abbandonato! Non di proposito almeno. È vero che non vado fiero di come mi sono comportato con Annie, ma non sapevo che lo avessero lasciato lì. Ho ordinato a uno dei miei uomini di portarlo a Kirklees e poi non mi sono interessato di appurare se lo avesse fatto davvero, ma se lo avessi scoperto non avrei lasciato un neonato a morire nel bosco anche se non avevo intenzione di riconoscerlo. Ho capito quello che era successo solo quando l'ho visto che lo avevi trovato tu.
Robin lo guardò, incredulo.
- E non hai fatto nulla?
- Perché avrei dovuto? Lo avevate trovato voi, non lo avreste lasciato lì. E in quel momento avevo cose più importanti da fare. Avete trovato una sistemazione a lui e ad Annie, no? Di sicuro sono più protetti ovunque si trovino ora che non al castello se lo sceriffo avesse scoperto che ho un figlio. Era la situazione ideale, il bambino era al sicuro e non era più un mio problema.
Robin Hood scosse la testa con un sospiro.
- Gisborne, è ancora un tuo problema.
- Sono in difficoltà? Le terre di Knighton non rendono molto, lo sai, ma forse posso trovare un modo per aiutarli... So di non aver trattato Annie come avrebbe meritato, ma prima o poi sistemerò le cose. Ho fatto molto male a cui non posso rimediare, ma se lei e il bambino hanno bisogno di qualcosa troverò il modo di provvedere a loro, questo posso farlo. Annie mi odia e molto probabilmente non vorrà avere nulla a che fare con me, ma non c'è bisogno che sappia da dove vengano i soldi. Forse il Guardiano Notturno potrebbe...
- Guy, smettila! - Lo interruppe Robin. - Stai zitto per un attimo e ascoltami.
Gisborne chiuse la bocca e lo fissò, preoccupato per il tono terribilmente serio di Robin.
Anche Allan non diceva nulla, in attesa.
- Se davvero vuoi chiedere perdono a quella ragazza per quello che lei hai fatto, non hai molto tempo per farlo. Sta morendo.
Guy rimase a fissarlo senza parlare, come se non avesse capito il senso delle parole di Robin, mentre Allan fece una risatina nervosa.
- Non è divertente, Robin. Siamo tutti d'accordo che Giz non si sia comportato nel modo migliore in quell'occasione, ma non dovresti scherzare su certe cose.
Guy gli strinse il braccio per interromperlo.
- Non stavi scherzando, vero? - Chiese, rivolto a Robin.
Robin scosse la testa.
- No, mi dispiace. La salute di Annie è peggiorata sempre di più dopo aver preso la scarlattina l'anno scorso e ora i medici pensano che sia arrivata alla fine.
Guy chinò la testa. Nei suoi ricordi, Annie era ancora la ragazza giovane e piena di vita che per qualche tempo aveva reso più piacevole la sua vita al castello e gli sembrava impossibile che potesse essere in punto di morte.
Non l'aveva mai amata, ora se ne rendeva conto, anche se all'epoca a volte aveva creduto di farlo, soprattutto quando il suo calore riusciva ad addolcire una giornata particolarmente dura al servizio di Vaisey, ma pensare che stesse per morire lo rattristava profondamente.
- Ne sei certo?
- Lady Glasson sembrava esserlo nella sua lettera.
- Forse si è sbagliata, forse ha esagerato... Se ha bisogno di cure...
- Lo spero, davvero, ma non è questo il punto. Se Annie morirà, Seth resterà solo. Non ha parenti che possano occuparsi di lui. Tranne uno.
- Dovremo andare a cercare questa persona, allora? Almeno conosci il suo nome? - Chiese Allan.
- Sono io, vero? - Chiese Guy a bassa voce. - Sono io l'unico parente che abbia.
- Sei il padre.
Rimasero tutti e tre in silenzio, poi Guy guardò Robin, come per cercare il suo aiuto.
- Cosa farai, Gisborne?
- Probabilmente Annie non vorrà nemmeno che mi avvicini a lei o al bambino, ma non li abbandonerò di nuovo. Hood, tu sai dove si trovano?
- Sì.
- Verrai con me? - Chiese e Robin intuì la paura nel suo sguardo. Nella domanda di Guy era nascosta una supplica, l'amico stava chiedendo il suo aiuto.
- Se lo desideri, sì.
Guy si alzò in piedi.
- Partiremo il prima possibile, allora. Preparati e vieni a Locksley non appena sarai pronto. Io dovrò dirlo a Marian.

Sir Edward si chiese cosa avesse la figlia.
La ragazza era agitata e continuava a guardare la finestra, come in attesa di qualcuno. Pensò che doveva essere ancora in ansia per Guy di Gisborne, dopo il pericolo che aveva corso per salvare quei bambini dal pozzo.
Da allora Marian era stata fin troppo protettiva nei confronti del cavaliere ed era ansiosa ogni volta che lo perdeva di vista per più di pochi minuti.
L'anziano lord non poteva immaginare il reale motivo dell'angoscia della ragazza.
Marian sapeva che a quell'ora ormai Robin doveva aver parlato con Guy e si chiedeva quale sarebbe stata la sua reazione a quelle tristi notizie.
Era stato innamorato di Annie? Sarebbe stato addolorato nel sapere che stava per morire oppure per lui sarebbe stato un sollievo spezzare quel legame con il passato? E cosa avrebbe fatto per il bambino? Lo avrebbe preso con sé? E lei sarebbe stata capace di vederlo crescere il figlio di un'altra donna? Da un lato avrebbe preferito sentire che Guy non dava alcuna importanza al rapporto che aveva avuto con Annie, dall'altro sarebbe rimasta profondamente delusa da lui se si fosse rivelato capace di abbandonare senza rimpianti un bambino, suo figlio, in difficoltà.
Quando sentì gli zoccoli dei cavalli che si avvicinavano, si costrinse a restare seduta al proprio posto, fingendo di essere concentrata sul lavoro di cucito che stava facendo.
Guy e Allan entrarono in casa e il secondo salì le scale in fretta, diretto alla camera di Guy, mentre Gisborne si avvicinò a lei con aria grave.
- Guy! È successo qualcosa?
Guy annuì.
- Puoi venire con me? Devo parlarti di una cosa importante, ma non voglio farlo qui.
Le porse una mano e Marian la prese, seguendolo.
Se non avesse saputo che Robin doveva comunicargli di Annie, avrebbe potuto pensare che Guy si fosse finalmente deciso a chiederla in moglie, ma sapeva che non era così.
Camminarono per un po' in silenzio, fino a raggiungere la collinetta che sovrastava il villaggio. Guy si fermò all'ombra di un albero e guardò le poche case, animate dal lavoro degli abitanti.
- Negli ultimi mesi Locksley è stata la mia casa più di quanto non lo sia mai stata in tutto il tempo che vi ho abitato. È assurdo dirlo di un luogo dove la maggior parte della gente ti odia, ma sono stato felice qui.
- Perché parli come se dovessi andare via? - Chiese Marian, improvvisamente preoccupata.
- Perché dovrò farlo per un po'. E non so se vorrai che io ritorni.
- Non dire sciocchezze, Guy, questa è davvero la tua casa. Sarai sempre il benvenuto qui, perché non dovrei volere il tuo ritorno? E poi dove devi andare?
Guy si appoggiò con la schiena al tronco dell'albero e incrociò le braccia davanti al petto, senza distogliere lo sguardo dalle case.
- Ho iniziato a corteggiarti tre anni fa, quando lo sceriffo mi ha assegnato le terre di Locksley. Prima non avevo molto, non avrei osato sperare di ottenere la tua mano. Non mi azzardavo ad ambire al tuo amore, sentivo di non esserne all'altezza...
Marian lo guardò, chiedendosi dove volesse arrivare. Una parte di lei si ritrovò a sperare che quella fosse veramente una proposta di matrimonio, ma si costrinse a non illudersi.
- Prima, comunque, non sono sempre stato solo. - Guy continuava a non guardarla, ma Marian capì che era in imbarazzo dal rossore che gli colorava il viso. - A volte cercavo la compagnia di una ragazza e tra la servitù del castello c'erano alcune giovani disposte a offrirmela.
Anche Marian arrossì un po'.
- Guy, non sono argomenti di cui dovresti parlare con me. So che certe cose accadono spesso, ma non credo di volerne conoscere i dettagli.
Guy le lanciò uno sguardo infelice e tornò a fissare un punto del terreno.
- Il fatto è che una di esse mi ha dato un figlio. - Disse in fretta. - Non era previsto e non era voluto, ma è successo.
Marian annuì.
- Anche questa non è una cosa così insolita. - Disse in tono neutro, distogliendo lo sguardo per non fargli vedere che aveva le lacrime agli occhi. - Il mondo è pieno di figli illegittimi.
- Sono tre anni che non vedo quella donna, ma sono venuto a sapere che sta morendo. Il bambino non ha nessuno che sia disposto a prendersi cura di lui. Tranne me.
Marian cercò la mano di Guy e la strinse.
- Lo capisco. Devi partire. Ma perché parli come se non dovessi tornare?
Guy si passò l'altra mano sul viso, con aria sofferente.
- Tu vuoi che ritorni? Anche dopo quello che ti ho detto? Ti capirei se non volessi più vedermi.
Marian fece qualche passo per mettersi di fronte a lui, senza lasciargli andare la mano e gli mise l'altra sulla guancia.
- Tutto questo non può farmi piacere, ma appartiene al passato. Lo hai detto tu, è successo prima che iniziassi a corteggiare me. Lo capisco. Ma non osare mai più pensare di andare via.
Lo abbracciò stretto e Guy si aggrappò a lei con un singhiozzo soffocato. Marian gli accarezzò i capelli con dolcezza.
- Vai. Forse non lo volevi, ma quel bambino è tuo figlio e ha bisogno di te. Temo che sarà doloroso e non vorrei vederti soffrire ma né io né te possiamo fare nulla per cambiare le cose. Ricordatelo sempre: io sono qui ad aspettarti. Torna da me.
   
 
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