Videogiochi > Five Nights at Freddy's
Segui la storia  |       
Autore: Debby_Gatta_The_Best    09/08/2015    5 recensioni
[Five Nights at Freddy's]E se gli animatronics non fossero quei mostri dall'anima nera che il gioco vuole mostrarci?
E se la vera minaccia fosse costituita da una mente contorta e diabolica e dalla divisa color porpora?
E soprattutto, cosa succederebbe se i robot incontrassero la regina dell'intelligenza artificiale, GLaDOS?
Una nuova avventura, narrata dagli occhi degli animatronics e di Mike, sta per svolgersi ed aspetta solo di essere letta!
Genere: Comico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
AAA

Quella sera rientrò trascinandosi a stento sulle gambe. Appoggiandosi al portone del palazzo per sorreggersi, infilò la mano nella tasca del giaccone, tirandone fuori un mazzo di chiavi. Le osservò un attimo sotto la luce del lampione sulla strada, rigirandole tra le dita, poi scelse quella più grossa e la premette a forza nella serratura, rigirandola senza energie. La porta si aprì di schianto, e lui cadde in avanti, scivolando e finendo a terra con in mano la metà della chiave.

«Dannazione!»

Sibilò tra i denti. Rimase qualche secondo disteso, poi si alzò aiutandosi con le braccia tremanti, imprecando silenziosamente contro la porta e la chiave.

Ci penserò domani mattina”. Camminò al buio verso l'ascensore, avanzando a tentoni per non sbattere da qualche parte, allungando la mano destra, con ancora stretto il mazzo di chiavi, in cerca della porta fredda dell'ascensore. Lo trovò e premette il pulsante che lo apriva. Appena le porte si schiusero, Fred venne investito da una forte luce calda, proveniente da una vecchia lampadina all'interno. Con gli occhi socchiusi, doloranti, si spinse fin dentro alla scatola, premendo il suo piano. Appoggiò la testa alla parete e chiuse le palpebre, concedendosi un attimo di riposo, prima che l'ascensore si fermasse bruscamente aprendosi sul suo piano. Fred dovette lottare per uscire di lì, tanto si sentiva a pezzi dopo quella tremenda giornata, e quando si trovò di fronte alla porta del suo appartamento, si fece forza per tenere accesa la mente e aprire, senza troncare una seconda chiave. Entrò, gettando da un lato il giubbotto umido, richiudendo il pesante portone accompagnandolo con un leggero calcio, e avanzò traballante verso la camera da letto. Si lasciò cadere sul materasso soffice, che subito cullò membra e nervi dell'ex proprietario del Freddy. Fred non fece neanche in tempo a trascinarsi fino al cuscino, che già era sprofondato tra le braccia di Morfeo.



«Fred»

Un sussurro nel buio.

«Fred!»

Fred si rigirò nel letto, mugolando.

«Fred, devo parlarti! Fred!»

Fred aprì un occhio, scrutando la stanza immersa nella penombra.

«Che.. che c'è...?»

«Fred, non sai... cos'è successo oggi. In gita»

La voce di Gordon era poco più che un sussurro, sopra la sua testa. Il letto a castello cigolava, Gordon stava scendendo la scaletta di legno.

«Non mi interessa, lasciami dormire»

Fred si voltò dall'altra parte, ma Gordon lo scosse con forza:

«Svegliati Fred!»

«Cosa c'è?»

Ringhiò lui, con voce impastata dal sonno.

«Era bellissimo, un mare d'oro! Dico sul serio, Fred! Credimi!»

«Torna a dormire, Gordon!»

Lo scacciò con la mano.

«Ti prego, ascoltami! Devo raccontarti...»

«Ho detto di lasciarmi dormire!»

Spingendolo senza forza all'indietro, Fred scacciò il fratello e si abbandonò sul cuscino, riaddormentandosi subito.

«Ma...»

Gordon avanzò verso la finestra, da dove entravano sottili raggi di luna.

«Era grande... e che caldo che faceva! Avresti dovuto vederla... una vasca d'oro fuso! Anche se... l'oro fuso non dovrebbe essere più denso? Scorreva come un fiume impetuoso... un oro speciale, ha detto quella signora. Chissà cos'era, in realtà, ma era bellissimo!»

Parlava da solo, al vento, alla luna. Ma in realtà parlava al fratello, che lo ascoltava in silenzio, fingendo di dormire.

«Era uno spettacolo!»

Ripeté Gordon.

«Uff... era una fonderia, dove fondono l'oro! Che cosa ci sarà mai di così particolare?»

Gordon si voltò verso di lui, i grandi occhi blu che brillavano sotto i raggi lunari:

«Non posso spiegartelo così, a parole! Dovevi vederlo!»

«Ti sarai sognato tutto, come sempre. Immagini un sacco di cose stupide!»

Fred cercò di riaddormentarsi, ma adesso i discorsi strambi del fratello lo incuriosivano. Insieme al sonno iniziava a subentrare anche una certa curiosità, l'insaziabile voglia di sapere che distingue uomini da animali, e che brucia in modo particolarmente ardente nei bambini. Ma una parte di lui gli sussurrava di ignorare quel sentimento. Fred aveva sempre pensato che il fratello fosse un po' tocco, e quest'ultimo si inventava un sacco di fandonie, spacciandole per vere mentre probabilmente le aveva viste solo in sogno.

«Torna a dormire! Se mamma ti trova sveglio, ti brontola!»

Cercò di convincerlo per l'ultima volta, ma anche nella sua voce sentiva una nota di dubbio. La curiosità stava avendo la meglio, e nella voce di Gordon non c'era nota di menzogna.

«Uff... Cosa ti sei sognato questa volta?»

Gordon si voltò nuovamente, questa volta però furente di rabbia:

«Perché non mi credi? Ho visto veramente una vasca d'oro fuso!»

«Se l'avessi vista, me lo avresti detto appena tornati a scuola!»

Il volto di Gordon si rabbuiò, la luce della luna sembrò improvvisamente non colpire più il suo viso.

«Gli altri... gli altri mi avrebbero preso in giro»

Iniziò a fissare il pavimento, ammutolendosi.

Fred era abituato a quegli strani scatti del fratello. Si arrabbiava, poi si rattristava senza un motivo. E capitava che a volte non parlasse per giorni. All'inizio, pensava lo facesse apposta, poi col tempo aveva iniziato a pensare che fosse bacato in testa, come dicevano i ragazzi più grandi.

«Tu hai qualche problema»

Gli fece notare Fred.

«Ed ora dormi! Se mamma ci trova svegli, siamo nei guai!»

Detto questo, risprofondò nel sonno.


La mattina dopo, Fred trovò Gordon nella stessa, medesima posizione in cui l'aveva lasciato, a fissare il pavimento con sguardo distante, con due grandi occhiaie a deturpargli la faccia. Un misto di pena e di irritazione si creò improvvisamente nello stomaco di Fred, che si contrasse violentemente sotto un odioso senso di colpa.

«Non puoi aver passato la notte in piedi!»

Gli ruggì contro. Gordon si limitò ad alzare il pallido viso mostrando gli occhi spenti, gonfi. Poi si trascinò a fatica verso la finestra, lasciandosi cadere di colpo sul pavimento. In mezzo secondo era addormentato, sotto la finestra, né seduto né sdraiato. Fred lo ignorò e scese per la colazione.


Era domenica. Faceva molto caldo.


Ed ecco che il sogno di Fred inizia a distorcersi. Si fa confuso. Parole, facce, suoni, odori, tutto si mescola. Fred da uno schiaffo a Gordon. Gordon scappa, si nasconde dai ragazzi più grandi. Bernard e Fred ridono alle sue spalle, a scuola. Claire cerca di consolarlo, senza successo. La scuola, l'unico momento che Fred aveva per divertirsi con i compagni, l'unico in cui Gordon aveva paura dei compagni.

Il paese, quella minuscola località inesistente sulla mappa, immersa tra le campagne. Il paese... riusciva quasi ancora a sentirne l'odore, sentiva la terra entrargli nelle scarpe, il caldo cocente... in quel paese non c'era una scuola. I bambini dovevano prendere l'autobus ogni mattina, sul presto, per andare a New Brinnin, nata da poco più di due secoli, ma una tra le più moderne città nei dintorni. La maggior parte dei loro compagni era di New Brinnin o di altri paeselli vicini, lì nel suo paese c'erano pochi abitanti, e ancor meno ragazzi della loro età. Il pullman passava alle 6.10, dal centro del paese, e loro impiegavano una ventina di minuti per arrivarci. Ogni mattina, anche nelle gelide giornate d'inverno, dovevano avviarsi di buon ora per prendere l'autobus.

Ma quel giorno era domenica.

Era domenica. La scuola stava finendo. Il caldo opprimente già si faceva sentire nelle prime ore del mattino.

Qualche settimana dopo la gita, se ben ricordo.

Come eravamo arrivati lì? Non riesco a ricordare. Eravamo forse saliti su un autobus? Da soli? Probabile, lo facevi spesso...

Caldo soffocante. Mancava l'aria. Il respiro si bloccava nei polmoni. Sudore, vestiti bagnati e appiccicosi.

Dolore. Forte dolore.

«Su, è questa? Dov'è? Voglio vederlo anche io!»

Conati di vomito. Spasimi di dolore.

Un grido. Acutissimo, mostruoso.


Si svegliò di colpo, tremava e sentiva lo stomaco stringersi e dilatarsi in maniera innaturale. Il letto era zuppo del suo stesso sudore, non c'era un centimetro della sua pelle che non fosse bagnato. Sentiva i capelli fradici appiccicati alla testa ed al collo. Rabbrividì. Il freddo della notte era penetrato all'interno delle mura dell'appartamento, e il suo corpo madido di sudore accusava di tutto quel freddo. Era stanco, ma sapeva che non avrebbe più dormito quella notte. Si alzò, con l'urlo disumano che gli echeggiava ancora nella testa, e barcollando raggiunse il corridoio. Si trascinò a fatica fino alla cucina, dove afferrò un bicchiere e lo riempì d'acqua, rovesciandone metà sul tavolo per la mano tremante. L'acqua ridiede vita alla sua gola fiammante, secca. La sentiva bruciare, non aveva voce. Probabilmente aveva urlato nel sonno. Dopodiché, più sveglio di prima riuscì a raggiungere il bagno e a farsi una doccia calda.

Mentre le sue membra si rilassavano e la sua mente si faceva più nitida, lo stress iniziò a roderlo.

Lasciami... lasciami in pace”

Diceva a sé stesso. A chi stava parlando? Era solo, eppure non lo era mai per davvero. Quella presenza...

Lasciami vivere in pace!”

Perché dovrei? Tu non mi hai lasciato neanche vivere.

Di nuovo, la voce. L'aveva sentita, c'avrebbe giurato. Aprì gli occhi, ma era ancora da solo. Lui e l'acqua tiepida che sgorgava dalla doccia. La richiuse, uscì vestendosi con un accappatoio, poi si guardò in giro. Nessuno. Richiuse gli occhi, solo per un istante, e l'urlo gli ruggì nelle orecchie.

-Ah!-

Si ritrovò a fissarsi nello specchio. Le mani stringevano con forza i bordi del lavandino, i suoi occhi iniettati di sangue fissavano quelli del suo doppio. Un attimo, per solo un attimo gli parve di vederlo nello specchio.

-NO!-

Urlò, coprendosi il volto con una mano.

-No! Non...-

Non terminò che il suo stomaco ebbe una nuova contrazione, che sentì il toast che aveva mangiato a lavoro tornargli a gola.

No, lasciami... no...”

Il sangue gli ribolliva nelle vene, iniziò nuovamente a sudare. Questa volta, anche la testa iniziò a girargli vorticosamente. Perse l'equilibrio, scivolò, avvertì un forte dolore alla nuca.

Poi buio.


Poi luce. Oro. Una vasca ripiena di oro ribollente, sfavillante. Oro fuso. Caldo. Gordon si sporge dalla ringhiera. Un impeto di rabbia, un uomo che grida. L'impatto, il peso di Gordon. Gordon che cade in avanti, il grido, il grido disumano di un corpo corroso dall'oro bollente, occhi che lasciano il posto a due fori scuri. E poi viene inghiottito dal mortale mare dorato.




Commento

Ritorno dopo secoli! Sì, la storia di “5 Notti da Guardia Notturna 2: The Prequel” mi ha rubato parecchio tempo, ma non preoccupatevi, non mi sono dimenticata di questa storia! Perdonate il capitolo corto e un po' scarso... spero di non avervi annoiato! E spero di aver chiarito alcune cose, ma non troppe ;)

Al prossimo capitolo!

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Five Nights at Freddy's / Vai alla pagina dell'autore: Debby_Gatta_The_Best