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Autore: Cladzky    11/08/2015    4 recensioni
Un progetto lungo e terminato pochi minuti prima della pubblicazione. Spero possa piacervi.
Ho cercato di creare la fanfiction che non ho mai trovato in vita mia. Una storia in cui si parlava di Trixie, senza mettere cross over con Portal, Drangonball, Mortal Kombat ecc.
Qualcosa di lineare semplice e sufficiente:
Il ritorno di Trixie a Ponyville
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Trixie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Everfree Forest, seppur nella sua indistinguibile atmosfera tetra, caratterizzata da rampicanti contorti, alberi alti e pieni di foglie dalla colorazione scura e fossi acquitrinosi, in cui sguazzavano beatamente lunghe e sottili bisce d’acqua, era animata come ogni altra foresta dai felici canti di uccelli e insetti invisibili agli occhi delle due pony, che gli conferivano quel briciolo di serenità sufficiente a dare il coraggio di attraversarla.
Twilight alzò per un momento lo sguardo, per poi riabbassarlo quasi subito, colpita alla pupilla da un  raggio di sole che a tradimento sbucò dalle fronde.
-Grazie ancora per aver accettato il mio invito Twilight – Gli si rivolse Applejack –In due sarà più facile trovare il Tulipano Vitreo.
-E’ un piacere aiutarti – Rispose l’alicorno – ma se non sbaglio la tua famiglia coltiva solo meli, cosa te ne fai di un fiore? – Domandò, inarcando un sopraciglio.
-La mia famiglia appunto. Io possiedo una piccola serra personale.
-Non me ne hai mai parlato – commentò leggermente sorpresa Twilight.
-Solo perché non mi sembrava importante – Si giustificò Applejack –E poi ognuno ha i propri segreti.
La loro discussione fu interrotta da un fischio, o meglio un sibilo, che diffuse il suo eco nella foresta risuonando ancora a lungo, seguito immediatamente dopo da un imprecazione incomprensibile.
Entrambi gli equini tesero l’orecchio dopo un attimo di smarrimento in attesa di un altro segno, che non facendosi attendere giunse. L’evento si ripeté, ma con un esclamazione diversa.
-Che diavolo era? – Domandò incuriosita la puledra color arancio, sperando che la sua amica ne seppe qualcosa.
-Sarà meglio avvicinarsi – Suggerì Twilight – Conosco quel suono. E’ un incantesimo di distruzione.
Le due partirono al galoppo verso la direzione da cui provenivano i rumori. La Everfree Forest non era certo un posto sicuro e se qualcuno stava usando un incantesimo simile aveva le sue buone ragioni.
I due pony dovettero uscire dal sentiero ed addentrarsi nella vegetazione fitta e oscura della foresta. Il percorso era accidentato e più volte rischiarono di inciampare in sassi e cespugli, andando a muso in terra. Intanto i rumori si facevano sempre più vicini e le imprecazioni e la voce più distinguibili.
-Forza, dimostra di cosa sei capace! – Gridava furiosa la voce, chiaramente femminile, seguita dall’ennesimo fischio. Twilight ricordava di averla già sentita, ma non chi la possedeva.
-Deve essere in corso una bella battaglia laggiù! – Si espresse con il fiatone Applejack.
Intanto l’alicorno, superandola, saltò l’ennesimo grosso tronco caduto, ma una volta superato si rese conto, guardando sotto i propri zoccoli che gli mancava il terreno sotto le zampe e cadde rovinosamente per una breve discesa che portava ad una radura situata in una depressione del terreno.
Arrivata alla fine della pendenza, con un capriola si ritrovò seduta sull’erba. Dopo un breve attimo di stordimento, scosse la testa e alzò lo sguardo davanti a lei. Ciò che si ritrovò davanti la lasciò interdetta.
Fu raggiunta poco dopo da Applejack, che scivolando lungo la pendenza argillosa e friabile le fu presto accanto.
-Accidenti Twilight! – Ironizzò il pony terrestre –Sei rotolata meglio di una ruota.
Twilight però sembrava non calcolarla minimamente, troppo attenta ad osservare davanti a sé, oltre il cespuglio dietro cui era caduta.
-Mi stai ascoltando zuccherino? Che cosa stai… - Non fece in tempo a concludere la frase che volgendo lo sguardo verso la posizione inquadrata dall’amica vide a qualche metro di distanza una sua vecchia conoscenza. Era una pony, più precisamente un unicorno dal manto azzurro e i capelli del medesimo colore, ma più chiari, tendenti al bianco. Il suo cutie mark rappresentava una bacchetta splendente su una volta stellata.
-Trixie! – Esclamò in un verso soffocato.
L’unicorno color celeste illuminò il proprio corno e raccolse telecineticamente una piccola pietra dal terreno coperto dal manto erboso. Dopo essersi posizionata salda nella sua posizione, lanciò la pietra in aria e sollevandosi staccando le zampe anteriori da terra, prese per qualche attimo la mira e un raggio bluastro fine come un filo di seta partì dal suo corno, veloce come la luce. Il dardo magico mancò però l’obiettivo, e si perse nel cielo. La pietra intanto ricadde ai piedi di Trixie.
-Non è possibile! – Sbraitò la giumenta, mordendosi il labbro e ammiccando con l’occhio destro –La grande e potente Trixie non si farà battere da un sassolino!
Intanto dietro il cespuglio, Twilight ed Applejack assistevano alla scena. Il pony di terra sbuffò, chiaramente nervosa e infastidita. Digrignava i denti e borbottava sottovoce, per il rancore serbato nei confronti di quel pony. Twilight Sparkle invece la osservava curiosa, attraverso i rami dell’arbusto. Sapeva cosa provava, anche lei in passato aveva provato la frustrazione dell’apprendimento, il tormento della continua ricerca di migliorarsi. Non faceva però a meno di sorridere delle sceneggiate che sfoggiava la giovane maga ad ogni colpo fallimentare. Fece per alzarsi dal nascondiglio, ma fu fermata da Applejack.
-Dove vai? – Gli bisbigliò questa rigida.
-A salutarla, cos’altro? – Gli rispose l’alicorno, come se fosse una cosa ovvia.
-Salutarla? Lei?! – Esclamò stupita ed irritata la pony arancio –Quella si prepara a spararti un colpo in testa e tu la vuoi salutare?
-Cosa starebbe facendo scusa? – Domandò Twilight indietreggiando di qualche centimetro, come offesa.
-Ma non lo vedi? Si allena a sfidarti! Un’altra volta! – Diede un’altra occhiata all’unicorno azzurro, per poi aggiungere con fare quasi disgustato –E con risultati abbastanza scarsi, vedo.
-Ma è cambiata Applejack! – ribadì con forza il pony violetto –Non ricordi? Da quando la avevamo salvata dall’influsso dell’amuleto dell’alicorno.
-Che aveva utilizzato per sconfiggerti e portare Ponyville sotto la sua dittatura! – Precisò l’altra.
-Andiamo, oramai è acqua passata.
-Passata ma incancellabile. Durante il suo regno ho dovuto trasportare i miei carichi di mele su un carretto senza ruote, perché le aveva abolite quella pazza!
-Ti dimostrerò che non è più così! – Affermò Twilight, sbattendo una zampa sull’erba che gli attutì il rumore.
-Fai come vuoi – Si rassegnò Applejack, gelandola con un’occhiataccia – Ma sappi che io ti avevo avvertito.
Alle orecchie di Twilight quelle parole risuonavano come una sfida, sfida che accettò di buongrado.
Esitò un istante prima di uscire allo scoperto, riflettendo ai propositi che potevano girare per la mente di Trixie e alla possibilità tutt’altro che infima che Applejack avesse ragione.
Ma tutte quelle preoccupazioni le svanirono dalla mente, ricordando gli ultimi momenti che aveva passato con lei prima che proseguisse il suo eterno viaggio da maga itinerante. Si convinse ed infine uscì dal cespuglio.
-Trixie – La chiamò, visibilmente timorosa, quasi mangiandosi le ultime lettere, tanto le aveva pronunciate piano.
Il pony azzurro si voltò, con un espressione di rabbia, a denti stretti. Per un attimo tutte le speranze di Twilight sul suo cambiamento svanirono e già temeva di dover lottare. Quello sguardo fu quasi un colpo al cuore, ma dopo appena un secondo l’espressione dell’unicorno cambiò, in una di stupore, poi ancora in una di imbarazzo.
-Oh, ehm… - Borbottò confusa ed arrossendo, non preparata a quella situazione – Ciao Twilight.
Trixie rise nervosamente e il silenzio si impadronì della radura per secondi che parvero secoli, finché non rotto dall’alicorno.
-Che cosa fai di bello da queste parti?
Applejack, ancora nascosta dietro il cespuglio, si mise uno zoccolo sugli occhi. “Quella “ pensò “vuole distruggere Ponyville per vendicarsi e lei gli chiede cosa fa di bello?”
-Ecco – Rispose l’unicorno, ammiccando un sorriso –Io pensavo di stabilirmi a Ponyville, per… bhe, non so quanto!
-E dimmi, hai già un posto dove dormire? – Chiese Twilight, cercando di essere più naturale possibile.
-A dire il vero no, ma vedrai che riuscirò ad arrangiarmi –Rispose fiera Trixie.
Twilight si compiacque. Trixie era cambiata davvero, finalmente giunta a Ponyville senza intenti maligni e pronta ad affrontare una nuova ed onesta vita. Già pregustava le belle giornate che avrebbero trascorso e ai problemi che avrebbero risolto insieme.
Se questo era il futuro che attendeva la giovane unicorno, allora Twilight, in quanto principessa dell’amicizia, sarebbe stata la prima ad aiutarla a renderlo realtà.
-Non devi arrangiarti! – Esclamò felice Twilight –Finché non troverai una casa posso ospitarti nel mio castello.
-Castello!? – Chiese stupita Trixie, balbettando, mentre la sua pupilla raggiungeva le dimensioni di una pagliuzza –Ti hanno dato un castello?
-Ehm… è accaduto da poco, ed è anche un po’ difficile da spiegare – Rispose imbarazzata l’alicorno.
Il pony dal manto azzurro si guardò intorno spaesata, con un ché di malinconico.
-Io sapevo che tu eri diventata principessa ed alicorno… e adesso hai anche un castello personale –Commentò pensosa, quasi ironica. Qualcosa dentro il corpo di Twilight si ferì, pesandogli sull’animo, credendo di essersi macchiata di vanità. Ma ancora una volta l’improvviso cambio d’espressione di Trixie gli levò il peso dal cuore.
-Davvero posso stare da te per un po’? – Chiese entusiasta la giovane maga.
Applejack, capendo come la situazione stava prendendo una piega decisamente anomala dal suo punto di vista, cercò di comunicare con Twilight, facendo cenno di no, sporgendosi dal cespuglio. Il destinatario del segno però, declinò l’offerta e affermò:
-Tutto il tempo che ti serve!
Di risposta la pony arancio si esibì in gesti alquanto volgari.
Trixie le si gettò al collo ringraziandola di cuore. Poi, come ripresasi da un sonno, si ritrasse quasi immediatamente e riprese l’aria decisa e spavalda di prima, che aveva perso per quei pochi minuti di dialogo con Twilight.
-A proposito, non sei stata l’unica a essere migliorata dopo tanto tempo. Anch’io ho imparato qualche nuovo trucchetto – Voltandosi, sollevò ancora una volta, con un incantesimo di telecinesi la famigerata pietra –Sta a vedere!
 La pietra fu lanciata ancora una volta in aria e vuoi per fortuna o esperienza, il raggio emanato dal corno di Trixie la colpì, anche se di striscio, deviandone la caduta.
L’unicorno rimase un attimo sbigottita, poi con un sorriso orgoglioso, si rivolse di nuovo verso Twilight.
-Colpo perfetto, come al solito!
-Già – Rispose l’alicorno, trattenendo una risatina.
Un gemito di dolore fece però voltare le due equine verso il cespuglio. Il sasso era precipitato sul capo di Applejack, costringendola ad uscire allo scoperto, massaggiandosi la fronte.
-Applejack? – Esclamò sorpresa Trixie, sgranando gli occhi, per poi riabbassare le palpebre in un espressione di rabbia –Che ci facevi dietro quel cespuglio? Cos è questa storia?!
-Non fare la finta tonta come tuo solito – La accusò il pony terrestre, indicandola con uno zoccolo –So benissimo cosa trami!
-Cosa staresti insinuando? – Si offese l’unicorno, abbassando ulteriormente le palpebre sui propri occhi, avvicinandosi a pochi centimetri dal viso di Applejack.
-Ragazze… - Cercò di intervenire Twilight Sparkle, ma venendo ignorata dalle due litiganti, troppo impegnate a discutere.
-Insinuo che tu stai facendo tutta questa commedia solo per avvicinarti Twilight – Continuò Applejack, dandogli un colpetto sul muso – Per poi pugnalarla alle spalle, magari tentando di usurpare pure il trono.
-Ciò che stai dicendo è ridicolo! – Si difese Trixie, tirando fuori tutta la sua aria innocente – Trixie non farebbe mai una cosa simile!
-Certo, come no! – Sogghignò la pony arancio – Perché dovrei crederti?
L’unicorno azzurro rimase silenziosa, mantenendo sulla pony davanti a lei uno sguardo di ghiaccio, ripagato dall’avversario, che di tanto in tanto cedeva il passo a qualche smorfia, come ferita nell’orgoglio.
Infine voltandosi, prese a camminare verso la fitta vegetazione e poco prima di addentrarvisi, fermandosi, si rivolse a Twilight e Applejack, con un tono duro.
-A quanto pare da queste parti non sono gradita neanche dalle stesse rappresentati degli Elementi dell’Armonia. Mi dispiace Twily, ma chi non  vuole Trixie non la merita. Addio.
E si allontanò lentamente fra alberi ed arbusti. Dopo poco, Trixie, verificando di non essere vista, prese a galoppare.
***
-Imbecille! – Si disse –Sei solo una grossa imbecille!!
Diede un altro colpo con il corno alla corteccia dell’albero, scheggiandone la superficie.
Dagli occhi scese un altro fiotto di lacrime, ripensando a ciò che era successo. Ormai era passato così tanto tempo, perché non riuscivano a perdonarla? Gli vennero in mente tutti i momenti più bui della sua vita, dalla figuraccia con l’Orsa Minor, al suo impiego come minatore nella cava di pietre, fino a quando impiegò l’amuleto dell’alicorno per soggiogare Ponyville per poi venire sconfitta da Twilight.
Per un attimo il cuore le si infiammò d’ira e collera a ripensare a Twilight, che salvava la città prima dal mostro e poi da lei stessa, apparendo come al solito l’eroina della situazione e lei, etichettata come pericolo pubblico.
Un altro fiotto di lacrime ed un altro colpo con il corno all’albero.
Twilight diventava alicorno e principessa, otteneva un castello e soprattutto imparava ogni giorno nuove arti magiche, mentre lei, la grande e potente Trixie, era costretta a lavori part time per mantenersi e quanto a campo magico, si distingueva appena dalla media, mettendoci giorni ad apprendere un singolo incantesimo.
Un altro colpo. Sentiva che cominciava a sanguinare.
Forse però tutto questo era la realtà. Lei non era così grande e potente quanto si autodefiniva, e Twilight era davvero l’eroina che la aveva salvata da sé stessa.
Tirò su con il naso e per un attimo smise di piangere. Poi, ripensò ai fatti accaduti qualche minuto fa.
Dopo un lungo viaggio, era finalmente arrivata a Ponyville, per iniziare una nuova vita. La fortuna gli aveva anche sorriso, in quanto la mise sulla stessa strada dell’unica vera amica che aveva mai incontrato, pronta ad ospitarla nella sua casa. Ma lei, presuntuosa com’era, mandò tutto a monte, offendendosi e scappando come una stupida, per gli insulti di quella smorfiosa di Applejack. Dopo pochi attimi riformulò il pensiero, accorgendosi che le accuse mosse da quel pony non erano così folli se guardate dalla sua prospettiva. Chissà, magari ne sarebbe stata davvero capace di tradire Twilight. forse era meglio se avesse mantenuto le distanza da lei, per il suo bene, forse anche per tutta Ponyville.
Dunque ora si trovava lì, sola, in mezzo alla foresta e nessun posto dove andare.
Sbatté il corno ancora contro la corteccia, trasalendo e gemendo al dolore che cominciava a spargersi per il cervello.
-Bella mossa, Trixie!
Un altro doloroso colpo.
-Davvero…
Un altro, stavolta sentendo come l’osso del corno che rientrava appena nella pelle.
-Una bella…
Ancora, con un dolore a dir poco allucinante che la fermò per un attimo, mentre si mordeva il labbro per non urlare.
-Mossa!!
Gridò, prima di sferrare il corno per un ultima volta contro la corteccia. Si sentì chiaramente un sordo e fragile crack all’impatto, purtroppo non proveniente dal legno. Trixie sentì parte della sua pelle della fronte strapparsi ed il corno smuoversi dalla sua posizione originaria dal cranio.
Per qualche secondo rimase intontita, osservando il proprio corno che gli penzolava davanti agli occhi, attaccato ad un brandello di carne.
Spaventata, anzi, quasi disgustata a quella visione, sentì un rivolo di sangue scendergli sino al naso. In breve gli mancarono le forze e tentennando, cadde infine a terra su un fianco, mentre un'altra lacrima gli solcava la guancia.
La vista gli si annebbiò, segno che avrebbe perso i sensi da un momento all’altro.
-Stupida… - mormorava piano rimproverandosi.
Delle voci in lontananza rimbombavano nella sua testa, forse solo allucinazioni. Ma nella sua situazione era pur sempre una speranza a cui aggrapparsi. Eseguì quindi una veloce preghiera a Celestia e mentre il suo battito cardiaco decelerava, chiese mentalmente aiuto, a chiunque si potesse trovare lì nei paraggi.
***
Si trovava in un cinema, alquanto piccolo ad essere sinceri. La stanza era buia e tutti i sedili occupati. Il film era cominciato da un po’ e sembrava divertire gli spettatori.
Trixie però sembrava non pensarla allo stesso modo. Sul quadro bianco su cui era proiettata la pellicola, apparivano i suoi ricordi più tristi, anche la sua breve vita da mendicante, nel periodo immediatamente successivo ai fatti dell’Orsa Minor, ma prima del suo lavoro alla cava di pietre.
Si sentiva profondamente irritata, come se il mondo ridesse delle sue disgrazie. Provò a dissuadere i pony di fianco a lei dal ridere, cercando di fargli notare che erano eventi tragici, ma sembravano non accorgersi della sua presenza.
Stanca di quella presa in giro, si alzò offesa dalla propria poltroncina e uscì dall’edificio.
Lo scenario di fronte a lei, una volta all’esterno era depresso e irrealistico: La strada della città era sterrata, composta da un terreno senz’erba marroncino. Edifici stretti, grigi, claustrophobici ed attaccati l’uno all’altro, creavano due strisce che rinchiudevano la via infinita, unica del villaggio, privandolo di vicoli. Questi ultimi si stagliavano su un cielo grigio ed a tratti rossastro, senza un sole, cui regnavano sole sporadiche nuvole porpora, solitarie e distanti l’una dall’altra.
All’unicorno non parve di vedere niente di diverso dal solito, come se quello scenario se lo ritrovasse davanti tutti i giorni. Trovò insolito invece, che tutti gli altri pony la guardavano, con sguardi cattivi e rigidi. Ogni equino, pegaso, terrestre ed unicorno che incrociava, la scrutava, con un espressione a volte ebete, altre maligna ed altre ancora severe.
Trixie percorse la strada senza una vera e propria meta, angosciata da tutti quegli sguardi puntati su di lei. Abbassò il volto, imbarazzata e proseguì, nel suo eterno cammino.
Dopo un tempo relativamente lungo, quasi infinito, si fermò di fronte ad una strana struttura. Aveva un aspetto diverso dalle altre, più bassa e scalcinata. Le due uniche finestre ai lati della porta, erano sfondate e lasciavano intravedere un’unica stanza che riempiva tutta la casa, dentro cui erano accumulati disordinatamente, quasi come una discarica abusiva, decine di rottami e ferraglia, disposti a grossi mucchi.
Come incuriosita, la pony decise di entrarvi, spingendo con la testa la porta, cui la serratura non garantiva più da tempo la chiusura.
L’interno come si intuiva da fuori, era costituito da questa semplice stanza scura, illuminata parzialmente dalla debole luce passante dalle polverose finestre. Negli angoli erano accumulati grossi tumuli di rifiuti e rottami, ricoperti di ragnatele, polvere e segatura di legno.
In mezzo a tutto quel disastro, posò lo sguardo su uno strano oggetto metallico posato al centro della stanza, sul parquet di legno, oramai marcito per il tempo, poco più grosso di un topo. Scintillava in maniera innaturale di riflessi bianchi, su quella splendida forma appuntita nera, abbellita con decorazioni rosse vive.
Avvicinandosi ulteriormente per osservarlo meglio in quella semioscurità, lo riconobbe immediatamente. Era l’amuleto dell’alicorno!
Non si pose domande su come o cosa ci facesse lì, in mezzo a quell’ immondizia: lo raccolse senza perdere tempo e tornò subito in strada mentre un sentimento di feroce odio ed astio si poneva fra la ragione e la mente.
Si fermò in mezzo alla via del villaggio, come a voler mostrare il suo nuovo “giocattolo”, con un aria di superiorità e perversa serenità. I pony in strada, la ricambiarono con gli stessi sguardi immutati di rabbia ed egoismo, fermi  davanti a lei, come ad aspettarla.
Il sorriso maligno di Trixie cambiò velocemente allora in un espressione rabbiosa e dai chiari intenti omicidi.
Senza un minimo di preavviso ed esibendosi in un urlo terrificante ed inumano, il suo corno, illuminato d’aurea rossa, fu abbassato in orizzontale e da esso partì un incantesimo di distruzione, dalla potenza incalcolabile e fuori scala.
Il sottile raggio rossastro raggiunse, senza dargli il tempo di scansarsi un pony terrestre. Questo, sotto gli occhi inviperiti dell’unicorno dal manto celeste, cominciò a cambiare il colore della sua pelle in un verde smeraldo, poi oramai diventato fluorescente scomparve.
Vi era un enorme eccitazione nel corpo di Trixie, come se quella morte la soddisfacesse. Desiderosa di altro piacere, puntò il corno su un altro pony, stavolta un pegaso e ripeté l’operazione. Ancora ed ancora, finché non rimase nessuno in strada, eccetto lei ed il suo amuleto.
La cosa in realtà la lasciava abbastanza irritata. Non aveva più nessuno da colpire ora.
Sentì passi di zoccoli dietro di lei e con una felicità orribile, si voltò e colpì senza pensare l’ultimo essere vivente. Il raggio prese l’ultima figura in pieno petto.
Prima che scomparisse in quella luce verde, Trixie voleva avere la soddisfazione di guardare negli occhi l’ultima sua vittima.
Con sguardo allibito e scioccato, si rese conto del suo terribile sbaglio. Davanti a lei, con sguardo addolorato, Twilight Sparkle, scompariva piano piano, in quella spettrale luce verde.
I suoi occhi si gonfiarono di lacrime,  mentre il ciondolo le cadde a terra. Trixie allora lo calciò lontano con uno zoccolo, come per cercare di dimenticare ciò che aveva appena fatto.
E mentre le ennesime lacrime gli rigavano il viso, vide il suo corno cadergli dalla fronte, come un comune copricapo mosso dal vento. Smise di singhiozzare un secondo, osservando il componente osseo che gli rotolava ai piedi, con uno sguardo ancora più afflitto e pessimista, per poi riprendere a piangere, lasciandosi cadere a terra violentemente e coprendosi il viso con le zampe, come a nascondere al nulla il proprio dolore.
-Andiamo Trixie, non ti lascerai abbattere così da un sogno spero – Espresse giudizio una voce al suo fianco –Conoscendo la tua autostima pensavo che avresti affrontato la situazione con più lucidità.
Stupita, l’ex unicorno, si tolse, con un po’ di imbarazzo, gli zoccoli dal viso, e volgendo lo sguardo, vide sopra di lei stagliarsi una figura inconfondibile, che abbassava il muso vicino a lei, a causa del diverso livello d’altezza.
-Princess Luna! – Gridò stupita la pony, osservando l’imponenza e l’eleganza regale dell’alicorno davanti a lei, ipnotizzata da quella criniera scura e trasparente, sempre in movimento, ondeggiante, nonostante non tirasse un filo di vento in quel paesaggio spettrale.
Poi come disincantandosi, si rialzò in piedi goffamente e si esibì nel più veloce e decente inchino gli riuscisse, tenendo la faccia quasi a sfiorare la terra.
-Non c’è bisogno di tante formalità – Esclamò serenamente la signora della notte, sollevandogli il viso bagnato dal pianto con il proprio zoccolo, preoccupandosi di non graffiarle il mento con il ferro decorativo –Nel mondo onirico possiamo anche darci del tu.
-Onirico? – Chiese timorosa Trixie confusa, tirando su con il naso –Vuol dire che mi trovo in un sogno?
-Un incubo ad essere precisi – Annuì Princess Luna –Ed è un bene che non fosse la realtà.
Seguì un lungo ed interminabile silenzio, come se nessuna delle due sapesse cosa dire. Infine, il muro di silenzio cadde quando Luna proferì parola.
-Allora, hai capito cosa significava tutto questo?
La domanda colpì Trixie impreparata, che sforzò le meningi, cercando di trovare una risposta.
-Intendo: Hai capito cosa significava il sogno? – Specificò la principessa.
La mente della giovane pony continuava a ragionare senza però risultati. Anche se qualche idea ce la aveva in mente, preferì lasciar parola a Princess Luna, per evitare figuracce.
-No, signora.
Princess Luna sorrise, come se si aspettasse questa risposta.
-Non è mai facile decriptare i sogni – La tranquillizzò –Vieni, ti mostrerò la risposta.
A quell’invito e alla vista della principessa che camminava in direzione del cinema, Trixie si portò velocemente al suo fianco, non facendo a meno di notare ancora una volta la differenza di altezza fra loro due.
Una volta entrati, la pony notò che non era cambiato nulla da quando lo aveva lasciato: Il quadro mostrava ancora gli stessi filmati delle sue disgrazie ed il pubblico era ancora intento a ridere.
A Trixie cominciò a ricrescere dentro di lei la rabbia per le umiliazioni subite, al rivedere quei pony che sghignazzavano di lei, ma ovviamente si contenne, non volendo dare un altro spettacolo assassino di fronte a Princess Luna.
-Questo – Cominciò a spiegare Luna – E’ quello che tu credi che la gente pensi di te. Li vedi come se ridessero dei tuoi problemi alle tue spalle, rifiutandosi d’aiutarti, godendo delle tue tribolazioni.
Princess Luna la invitò dunque a sedersi in due posti stranamente vuoti, uno accanto all’altro. Trixie, una volta seduta, si guardò intorno e non sentendosi a proprio agio e disturbata dal chiasso della sala, chiese:
-Non è che si potrebbe… – indicò con un veloce movimento i presenti e lo schermo –Se sa cosa intendo.
Luna annuì sorridendo ed illuminò di luce bianca il proprio corno. Tutti i presenti si zittirono, per poi scomparire in un guizzo di luce, insieme alle immagini sul quadro. La sala era finalmente in silenzio.
-Grazie –Mormorò riconoscente Trixie.
-Stavo dicendo – riprese la signora della notte, con aria saggia e voce profonda –Che se questo era ciò che tu pensi facciano le persone in tua assenza, là fuori, i pony si comportavano come tu teorizzi che facciano quando invece sei presente.
Trixie inarcò un sopraciglio e fece gesto di non aver bene inteso. Luna spiegò meglio.
-Voglio dire. Sei convinta che la gente cerchi di evitarti, fissandoti con astio e che non si fidi della tua persona, certi che prima o poi mostrerai ancora il tuo lato malvagio.
La pony, sospirò e chiese con aria malinconica:
-Non accade forse così anche nella realtà?
Princess Luna rispose come rassegnata:
-Purtroppo le persone non dimenticano facilmente, ma bisogna essere comprensivi: ripensa a ciò che gli hai fatto passare.
Trixie distolse lo sguardo, come vergognandosi, sentendo che stava per tornare a piangere. Luna se ne accorse e tentò di tirargli su il morale.
Ancora una volta, quasi sfiorandola con lo zoccolo, le fece voltare  il viso scoraggiato verso il suo. Trixie sentì il calore e l’affetto di quel gesto, una sensazione che non provava da tempo, abituata ormai al biasimo. Era una sensazione bellissima stare con la guancia appoggiata a quel morbido manto blu notte, caldo e soffice, tanto che dopo molto tempo, riuscì finalmente a farsi scappare un sorriso.
-Dici che possiamo riprendere? – Chiese con un risolino Princess Luna.
Trixie, come ridestatasi, sorrise imbarazzata e si sollevò dallo zoccolo della principessa a cui quasi si stava reggendo.
-Sì, certo – Rispose, con una risata forzata –Continui pure.
Ottenuta la conferma, Princess Luna si rialzò in piedi e facendo cenno a Trixie di seguirla le disse:
-Ora dobbiamo tornare dove eravamo prima.
Tornati nell’innaturale paesaggio, la signora della notte fece strada fino a dove giaceva l’amuleto dell’alicorno. Lo sollevò con un comune incantesimo di telecinesi e lo portò davanti al volto della giovane, per sottolineare meglio ciò che avrebbe detto.
-Questo ciondolo rappresenta l’odio e la voglia vendetta che c’è in te Trixie.
L’interpellata teneva le orecchie per Luna e gli occhi per l’amuleto, che danzava sospeso in aria.
-Tutti i tuoi sentimenti di riscatto violento sono rappresentati da questo pezzo di latta. Ciò che hai fatto invece prima, quel… genocidio, scusami il termine, era la rappresentazione fisica che la tua mente attribuisce ad una tua possibile nuova ribalta contro tutti coloro che consideri nemici. Ma come hai notato, perderesti anche chi ti è più caro in quell’impresa disperata, che la tua mente materializza come Twilight Sparkle, ed anche la tua stessa appartenenza alla razza dei pony, ossia alla conversione in quel mostro che hai tirato fuori tempo fa sotto l’influsso dell’amuleto  dell’alicorno, evento questo simboleggiato dalla perdita del tuo corno.
L’amuleto, perso l’appoggio telecinetico, ricadde nella polvere del terreno, finendo ignobilmente schiacciato e rotto in mille pezzi sotto il potente e pesante ferro decorativo di Princess Luna. Spaventata da quell’improvviso cambio d’atteggiamento, Trixie arretrò di qualche passo, intimorita. Poi Luna riprese a parlare, sempre con il suo solito e ormai conosciuto, tono calmo e gentile, mentre spostava con lo zoccolo i cocci dell’amuleto.
-Ora ti porrò una semplice domanda Trixie – L’interpellata inghiottì un groppo di saliva, sperando di avere le conoscenze adatte per rispondere. Respirò lentamente, cercando di abbassare il battito cardiaco.
-Come ti appaiono le persone che ti circondano?
La domanda arrivò inaspettata e lasciò perplessa la maga, che quasi subito dopo, accompagnato da un cenno del capo, chiese chiarimenti con un non proprio elegante “Eh?”, facendo intuire alla consigliera dei sogni che la sognante non aveva ben inteso (un’altra volta) le sue parole. Non era mai facile decriptare i sogni, si diceva, e a quanto pare neanche le sue stesse frasi.
-Devi dirmi – Spiegò pazientemente quindi Princess Luna – Come ti sembrano i pony che hai incontrato nella tua vita, cosa ne pensi di loro.
Trixie deglutì ancora e temette di dover fare una lunga lista dettata. Sperò dunque che anche questa volta la risposta potesse dargliela Luna, come aveva già fatto in precedenza. Guardò dunque imbarazzata e balbettando frasi sconnesse di scuse, Princess Luna, che di tutta risposta, chiuse gli occhi e con un sorrisetto quasi maligno, esclamò lasciando la giovane pony senza obiezioni.
-Eh, no! Stavolta la risposta deve uscire dalla tua bocca.
Trixie andò nel panico: Tante idee le frullavano per la testa, ma nessuna di queste poteva essere collegata fra le altre per creare un unico tessuto di discorso. La maggior parte di essi erano specialmente insulti e non credeva di poterli adoperare durante un dialogo con la principessa che governa Equestria e i sogni di tutti i suoi abitanti.
Per quanto dovesse astenersi dall’influire nelle decisioni di Trixie, Luna preferì darle una zampa ad esprimersi al meglio, e se questo non era possibile, perlomeno spiccicare una parola.
-Parla in generale – le suggerì –E sentiti libera di dire quello che ti passa per la testa, senza preoccuparti di offendermi.
Fu un illuminazione per la giovane pony. Aveva molto da dire che teneva dentro di sé, ma solo perché nessuno glielo aveva mai chiesto. Dunque prese fiato,  sbattè più volte le palpebre, raccolse coraggio ed infine espresse il suo giudizio sull’intera società.
-Penso che tutti i pony siano come capre senza lana – Ripensò alla frase appena detta e la allungò –Senza offesa per le capre, naturalmente!
Attese una reazione di Princess Luna, che stranamente non giunse, quasi, anzi, certo in attesa che continuasse.
-Seguono ed eseguono la prima cosa che viene detta loro, fanno ciò che gli ordina qualcuno che si distingue da loro. Seguono la legge del più forte, sottostando ed obbedendo senza domande a lui. Se il più forte ordina che qualcuno è cattivo, per loro è cattivo e lo perseguiteranno finché vive. Ciò da cui sono accomunati è solo il loro profondo e infinito rancore, che non esitano a rinfacciare in ogni occasione e la totale ignoranza del significato del perdono.
-Ma… - Si intromise Princess Luna, come a voler continuare il lungo e profondamente critico discorso di Trixie, limitandosi però solo a pronunciare quel monosillabo. La giovane  pony ormai ingranata la marcia e recuperata la grinta, si sentì disturbata e irritata che la avesse interrotta anche se era la principessa della Notte e tutto il resto.
-“Ma” cosa? – Chiese sprezzante Trixie, con una sicurezza da lasciare sbigottiti, mostrata davanti a Princess Luna.
Questa senza scomporsi, quasi ridendo, rispose con certezza nelle proprie parole, avendo infatti già visto situazioni simili.
-Andiamo, frasi così le ho già sentite mille volte! Alla fine c’è sempre un “ma”.
Trixie fu disarmata della sua maschera di odio e menzogne e rassegnata ammise la verità, sospirando a capo chino, riprendendo da dove aveva lasciato.
-Ma in realtà è tutta una grossa panzana! E’ tutto falso! I pony non sono rancorosi come racconto e tantomeno hanno così poca ragione a non fidarsi di me. Ho già messo in pericolo Ponyville ben due volte, perché non potrebbe accadere anche una terza con il mio ritorno? Non sono altro che una vanagloriosa senza speranza carica di scalogna sul groppone. Farei meglio a stare lontano da tutti per evitare di creare altri cataclismi!
Le ultime parole furono spezzate dai singhiozzi di un pianto inesistente poiché aveva finito da tempo l’acqua per le lacrime.
Princess Luna le si avvicinò, con uno sguardo compassionevole, tentando di confortarla.
-Oh, Trixie. Tu non sei come dici di essere.
-E come allora!? – ribadì quasi isterica la pony, senza alzare il capo e con voce rotta –Anche peggio?
Proferì queste ultime parole sussurrate, riuscendo a sollevare il volto tremante, i cui occhi erano profondamente arrossati ed inumiditi.
-No – La rincuorò Princess Luna, avviluppandole il collo con la sua zampa e stringendosela forte al petto, posandole teneramente il muso accanto al suo, sussurrandole nelle orecchie:
-Tu sei la grande e potente Trixie Lulamoon.
Tornò ancora un silenzio tombale intorno a loro, relativamente infinito, ma stavolta si assaporava un’aria di spensieratezza ed ottimismo.
-Bene – Spezzò il dorato silenzio la signora dei sogni, terminando il lungo e caloroso abbraccio –Il mio compito qui è terminato.
-Come? Di già? – Si stupì Trixie, non nascondendo più di tanto un invito a rimanere.
-Non diresti così se sapessi quanto tempo è passato nel mondo reale- Obiettò la monarca onirica –Finirai per farli preoccupare.
-Preoccupare chi? – Chiese incuriosita la pony.
-Perché darti una risposta subito quando puoi avere una sorpresa dopo?
Trixie non si trovò un granché d’accordo su questo ragionamento, ma preferì non sollevare altre questioni, se non una sola.
-Princess Luna- Si affrettò a dire - prima che ve andiate, c’è qualcosa che mi preme chiedervi.
-Di pure – Le permise la signora della notte.
-Qual è il mio destino?
Princess Luna riflettè bene sulla risposta e dopo un breve silenzio, esclamò:
-Non siamo noi a seguire il destino. Bensì siamo noi a crearlo, ogni giorno della nostra vita, nel bene e nel male. Ma se proprio vuoi un consiglio, faresti bene a reintegrarti nella società.
-E come? Non hai detto che la gente serba rancore nei miei confronti?
-Certo – Confermò Luna –Ma hai affermato tu stessa che sono ben meno meschini di quanto sembri e vedrai che ti perdoneranno prima o poi.
Trixie non ebbe altri argomenti di cui trattare, quindi rimase in silenzio attendendo di tornare nel mondo reale.
-Un’ultima nota – aggiunse Princess Luna –Cerca di utilizzare al meglio questa seconda possibilità.
Luna spiegò le grandi ali, senza però spiccare il volo e chiuse gli occhi come per concentrarsi maggiormente nell’azione che avrebbe di lì a poco eseguito. Il suo corno si illuminò e la vista di Trixie s’annerì a poco a poco.
***
Le sue palpebre erano chiuse, ma non voleva aprirle. Non sapeva dove si trovava, ma era un posto bellissimo. Era in un comodo e caldo letto, sotto spesse coperte che gli raggiungevano il collo e la sua testa schiacciata contro dei cuscini posizionati dietro la sua nuca.
Non si sentiva così bene da tempo. Percepiva dei respiri però, ai piedi del letto, che doveva essere lungo almeno un paio di metri, giacché erano alquanto distanti. Erano respiri nervosi e qualcuno sembrava anche sbuffare infastidito.
-Non potevamo lasciarla lì quella stupida arrogante? – Chiedeva una voce, che non seppe distinguere se di maschio o di donna, sebbene ricordasse di averla già sentita molto tempo fa.
-Io ne ero tentata – Intervenne quella che riconobbe essere la voce di Applejack –Ma Twilight ha insistito tanto affinché la portassimo qui.
-A me non sembra molto educato parlare di lei in questo modo – Espresse la sua opinione una pony dal tono flebile, quasi gli mancasse l’aria.
-Non mi cancellerà un’altra volta la bocca! – Esclamò fiera una voce dal cui tono sembrava dedursi una sorta di pazza –Mi farò eliminare l’intero sprite d’animazione se necessario!
-Quantomeno non ha più quella mantellina stellata – commentò una voce sollevata – Era veramente ridicola.
-Ragazze! – Le riprese l’inconfondibile voce di Twilight Sparkle –Come potete dire cose del genere ed essere tanto insofferenti?
-Veramente io… - tentò la voce flebile.
-Per me sarebbe andata bene se la aveste lasciata di fronte alla caverna di un qualche orso colossale semitrasparente, non so se mi spiego – La voce maschiaccia coprì le parole del pony di prima.
-Ma vi rendete conto delle conseguenze se non l’avessimo aiutata e fosse morta per qualche belva feroce di passaggio in cerca di prede facili?
-Gioia indescrivibile? – Propose la voce maschiaccia.
-Festeggiamenti e torta a bizzeffe? – Parlò invece quella pazzoide.
-Un pony dal cattivo gusto estetico in meno? – Avanzò quella dolce e teatrale.
-Una tiranna fallita fuori dai piedi? – Azzardò Applejack.
-Tanti sensi di colpa? – Tentò la voce flebile.
-Nessuno di tutti questi! – Gridò Twilight –Cioè, a parte i sensi di colpa. Avete idea di che accadrebbe? Forse una volta venutolo a sapere Princess Celestia si sarebbe potuta infuriare, che dico? Certo che si sarebbe infuriata! Mi avrebbe degradata da Principessa ad aiutante-stagista dell’inserviente dell’ala ovest del suo palazzo, facendomi lucidare e splendere come uno specchio una statua commemorativa di Trixie, anche nei giorni di pioggia. Inoltre non oso immaginare che accadrebbe a voi! Anzi, oso: Raimbow Dash costretta alla leva forzata nell’esercito imperiale; Applejack a lavorare in una piantagione di cotone; Rarity a confezionare vestiti per carcerati; Pinkie Pie rinchiusa in un ospedale psichiatrico ed infine Fluttershy ad addomesticare manticore!
Ora aveva la conferma dei suoi dubbi. Quelle che stavano discutendo erano certamente le rappresentanti degli elementi dell’armonia. Si sentiva a disagio all’apprendere che tutte, eccezion fatta per Twilight, non si sarebbero scomodate ad aiutarla. Gli nacque una crescente rabbia nel suo animo, per poi essere soppiantata di punto in bianco dalla rassegnazione. Non aveva certo dimenticato la morale del suo sogno e se voleva che gli altri intorno a lei cambiassero, prima di tutto doveva cambiare se stessa. Lasciò dunque scorrere quelle parole maligne.
La grande e potente Trixie non poteva certo offendersi per qualche borbottio di un paio d’oche.
Prese infine la decisione di aprire gli occhi ed una volta dischiusi fu presa da un colpo di vertigini, emettendo un verso soffocato. Si accorse solo dopo pochi attimi che ciò che si trovava davanti era solo il soffitto e non poté fare a meno di constatare in silenzio l’altezza considerevole della stanza. Il suo risveglio fu notato dalle pony presenti, cui la maggior parte non si risparmiò una smorfia.
-Ehi crocerossina, la tua paziente si è svegliata – Rise Raimbow Dash.
-Oh, piantala! – Esclamò spazientita Twilight, per poi assumere il più smagliante e per questo forzato, sorriso che gli riuscisse.
-Buongiorno Trixie! Bentornata fra noi!
L’unicorno si guardò intorno spaesata, stropicciandosi gli occhi. Non si trovava alla biblioteca Golden Oak, né tantomeno nella casa di una delle cinque amiche di Twilight. Le pareti, il pavimento ed il soffitto erano interamente cristallizzati, e la stanza quasi vuota, fatta esclusione del letto su cui aveva dormito, di un comodino al fianco di questo, su cui poggiava un vassoio con un piatto di zuppa caldo, pane e bevande ed infine un grosso armadio in legno all’altro capo della camera.
Che forse era all’interno del castello che aveva menzionato Twilight sparkle nel loro recente incontro? Aveva le idee molto confuse su dove si trovasse e non molto chiare su come si fosse ferita. Optò quindi di chiedere spiegazioni.
-Buongiorno anche a voi… ehm –Si sentiva profondamente in imbarazzo, non aveva mai sopportato gli sguardi acidi o dubbiosi. E in quel momento ne aveva ben cinque puntati addosso –Qualcuno può spiegarmi che è successo?
L’alicorno, prevedendo che nessuna delle sue amiche si sarebbe sforzata di risponderle, prese ancora lei parola.
-Niente di grave, tranquilla – La rassicurò Twilight –Solo che quando ti sei allontanata abbiamo deciso di cercarti…
-Ha deciso di cercarti – puntualizzò Applejack.
-Abbiamo deciso di cercarti, trovandoti con un bel bernoccolo sulla fronte. C’era anche qualche goccia di sangue, ma niente di cui preoccuparsi!
In realtà Trixie si preoccupò della situazione. Per quanto si ricordava i fatti erano andati giusto un po’ differentemente, con ben più di semplici goccioline di sangue.
-Quindi ti abbiamo portato nel… uhm… ecco… - Twilight doveva formulare questa frase senza apparire vanitosa, l’utima cosa che voleva –Nostro castello!
all’unicorno dal manto azzurro però premeva di più avere dei chiarimenti. Quindi dopo una frettolosa risposta, chiese:
-Quando mi avete trovata avevo il corno spezzato?
Twilight rimase perplessa, per poi rispondere con fare ovvio.
-No, non mi risulta – Si esibì in una risatina nervosa e riprese con serietà e tono razionale –Nessun unicorno può sopravvivere senza il suo corno, scusa il gioco di parole. La sua rottura causerebbe una grave emorragia interna che non gli lascerebbe scampo per più di qualche minuto. Solo un potere magico immenso come quello di una principessa potrebbe salvare un pony da fine certa – Poi facendo cenno con il capo, invitò le sue amiche ad uscire. Tutte e sei si diressero verso la porta e Twilight, prima di varcare la soglia, diede ultime disposizioni a Trixie.
-Il tuo pranzo è sul comodino e se ti serve aiuto devi solo chiamare. A dopo! – E chiuse la porta della stanza dietro di sé.
Rimasta sola, Trixie volse il suo sguardo verso l’ampia finestra, da cui si intravedeva la magica e appariscente capitale di Canterlot. Sapeva che lì da qualche parte, qualcuno le aveva appena salvato la vita.
“Cerca di utilizzare al meglio questa seconda possibilità.”
Ora sapeva davvero cosa significava.
-Grazie Princess Luna…
   
 
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