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Autore: lilyhachi    11/08/2015    4 recensioni
[AU; high school; Alec Lightwood/Magnus Bane]
Alexander Lightwood, titolare della squadra di football del suo liceo, non reggeva bene la pressione…anche se cercava di impegnarsi il più possibile per non darlo a vedere. Per il suo allenatore era un giocatore da cui prendere esempio, per i suoi compagni di squadra era un modello a cui ispirarsi e chiedere consiglio, per i suoi genitori era un orgoglio…mentre per Izzy, Max e Jace era il fratello maggiore sul quale ricadevano troppe responsabilità e troppi macigni. Loro erano le uniche persone in grado di vederlo per come era davvero: stanco e spossato da troppi impegni e pensieri.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Fearless'
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A Marti Lestrange e Helena Kanbara, per tutto il disagio sui Malec in versione high school.
 

“All the roads you took came back to me. So I’m following the map that leads to you 
The map that leads to you. Ain't nothing I can do. The map that leads to you”.



Maps


I

Here with me



 “I stand up just to see of all the faces, you are the one next to me”.


Alec emise un sospiro affranto.
Non sapeva da quanto tempo fosse in quel campo ad allenarsi, ma sapeva quanto le sue gambe stessero implorando pietà per tutti gli sforzi a cui erano state sottoposte.
Alec si piegò sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Sentiva piccole gocce di sudore colargli lungo la fronte e infrangersi contro l’erba umida, mentre un senso di spossatezza invadeva le sue membra stanche.
Si avvicinò alla panca posta a bordo campo e senza rifletterci troppo, si abbandonò ai suoi piedi, lasciando che la schiena aderisse all’erba del campo di football e che il suo corpo si rilassasse. Guardò verso l’alto: il cielo mostrava quella classica sfumatura aranciata che segnava sempre di più l’arrivo dell’imbrunire, e la scuola era praticamente deserta.
Alexander Lightwood, titolare della squadra di football del suo liceo, non reggeva bene la pressione…anche se cercava di impegnarsi il più possibile per non darlo a vedere. Per il suo allenatore era un giocatore da cui prendere esempio, per i suoi compagni di squadra era un modello a cui ispirarsi e chiedere consiglio, per i suoi genitori era un orgoglio.
Mentre per Izzy, Max e Jace era il fratello maggiore sul quale ricadevano troppe responsabilità e troppi macigni. Loro erano le uniche persone in grado di vederlo per come era davvero: stanco e spossato da troppi impegni e pensieri.
La sua vita si alternava tra studio, allenamenti sfiancanti e brevi momenti passati in compagnia della sua famiglia o dei suoi compagni di squadra: conciliare gli obiettivi che si era prefissato con momenti di calma e tranquillità non era facile.
Per Alec ogni giornata era il solito tran tran: nulla di nuovo o entusiasmante che gli permettesse di staccare la spina e respirare. Izzy gli ripeteva continuamente che era troppo stressato e che avrebbe dovuto concedersi un paio di giorni di riposo, ma per Alec quell’ipotesi era inammissibile: se si fosse lasciato andare, sarebbe crollato, lo sapeva.
Continuò a tenere gli occhi chiusi, disteso sul campo in attesa della forza necessaria per alzarsi in piedi e continuare quell’allenamento solitario in vista dell’ultima partita. Se intendeva entrare al college, doveva mettercela tutta.
Non sopportava l’idea di vedere la delusione sul volto dei suoi genitori che avevano compiuto tanti sacrifici per lui. Voleva che fossero fieri, che lo guardassero con ammirazione…voleva che suo padre gli sorridesse dagli spalti, alzando le braccia al cielo e urlando “Quello è mio figlio!”. Sorrise beato a quel pensiero, immaginando uno scenario simile nel quale si sarebbe sentito amato e accettato da tutte le persone a cui voleva bene. Sarebbe bastato…quel sogno sarebbe bastato a farlo sentire meno colpevole per ciò che aveva confessato loro. Cercava di compiacerli fino allo stremo, soltanto per aver deciso di essere sé stesso.
Una melodia non molto lontana lo costrinse ad aprire gli occhi.
Alec pensava di averla immaginata, di essersi appisolato un attimo al punto di udire della musica nella sua testa…ma più si metteva sull’attenti, più si rendeva conto che quella musica non era affatto frutto della sua immaginazione.
Si mise a sedere, piegando le ginocchia e appoggiandovi i gomiti mentre voltava il capo verso gli spalti alla sua sinistra, notando come la musica provenisse da lì. Seduto su una delle file centrali, c’era qualcuno con una chitarra tra le mani.
Il ragazzo era estremamente concentrato e Alec non ebbe bisogno di sporgersi o alzarsi in piedi per capire di chi si trattasse.
Era Magnus Bane, uno degli studenti più eccentrici di tutta la scuola…ed il suo ragazzo. Alec sorrise, passandosi una mano tra i capelli. Magnus trascorreva gran parte del suo tempo nell’aula di musica, e Alec, prima di conoscerlo, ricordava di averlo visto spesso accanto ad Izzy, dato che Simon Lewis, il suo ragazzo, aveva una band dal nome strano e spesso aveva suonato volentieri insieme a Magnus. A scuola lo adoravano tutti e Alec non poteva certo biasimarli.
Magnus era bravissimo, muoveva le dita sulle corde della sua chitarra con una delicatezza ipnotica, riuscendo a comporre suoni quasi magici: alle volte, credeva di vedere scintille azzurre muoversi tra le sue dita. Alec non era un gran patito di musica, ma ogni volta che si ritrovava ad ascoltare Magnus Bane, sentiva di potersi abbandonare come non aveva mai fatto in vita sua. La loro storia era nata quasi per caso, senza che nessuno dei due se ne rendesse realmente conto, fin quando le cose non avevano preso una piega particolarmente seria. Alec aveva tenuto nascosta la sua omosessualità per tutto il periodo del liceo, mentre Magnus, a differenza sua, non aveva mai cercato di mascherarla.
Gli aveva raccontato di come inizialmente fosse il bersaglio preferito dei ragazzi più grandi, i classici giocatori della squadra di football che se ne andavano in giro per i corridoi come se fossero i padroni.
Il cuore di Alec si era stretto, al pensiero di come lui adesso fosse uno di loro…ma le cose erano diverse, e Magnus lo sapeva bene. 
Magnus Bane non era più sulla bocca di tutti, e ormai a nessuno importava nulla dell’orientamento sessuale dei propri compagni di scuola: non era più una novità o uno scandalo. Tuttavia, era stato difficile da accettare per i genitori di Alec.
Izzy e Jace lo avevano sempre saputo, aspettando che Alec prendesse coraggio per dire loro la verità…e quando lo aveva fatto, i suoi fratelli lo avevano stretto in un goffo e dolce abbraccio. Mentre suo padre Robert lo aveva guardato come se avesse visto un criminale e non quel figlio di cui andava tanto fiero: il suo sguardo era paragonabile ad una lama tenuta tra le fiamme e poi premuta contro le sue scapole. Sua madre Maryse, invece, aveva accettato silenziosamente la cosa, ma senza intervenire per riaggiustare quella situazione.
A scuola, la questione non era di pubblico dominio, ma le voci giravano…e tutti notavano quanto tempo Alec passasse insieme a Magnus. Qualche membro della sua squadra gli aveva lanciato frecciatine colorite, umiliandolo, ma Alec aveva cercato di non darci peso…senza mai trovare il coraggio di urlare al mondo quanto fosse felice.
Magnus gli era stato vicino, senza avanzare troppe pretese e dandogli il tempo necessario per abituarsi a quella strana e nuova situazione. La loro storia rimaneva ugualmente clandestina, poiché Alec non se la sentiva di lanciare un’altra bomba che avrebbe sicuramente minato ancora di più la serenità della sua famiglia.
Tuttavia, Alec sentiva quanto Magnus fosse stanco quanto lui…impaziente di portare quella storia alla luce del sole, bramoso dei suoi baci e del tocco lieve delle sue dita non solo quando erano a casa ma anche nei corridoi della scuola. Voleva avvicinarsi a lui in mensa, senza dover trovare una scusa, stare in sua compagnia senza subire passivamente anche quella di Jace, Clary, Izzy e Simon allo stesso tavolo. Amava stare insieme a loro ma Alec sapeva quanto Magnus desiderasse restare solo con lui, senza dargli preoccupazioni.
Alec rimase in quella posizione, ascoltando con espressione rapita la canzone che Magnus stava suonando con tale trasporto da trasmettergli una sensazione strana e intensa.

“I made decisions some right and some wrong and I let some love go I wish wasn't gone.
These things and more I wish I had not done but I can't go back.
And I don't want to, cause all my mistakes they brought me to you”.

Sul viso di Alec nacque un sorriso, debole come un tenue raggio di sole che cercava di farsi largo tra le nuvole durante un giorno particolarmente ombroso. Quello era l’effetto che Magnus aveva su di lui: era in grado di scacciare via le nuvole e riportare un po’ di luce nella sua vita con gesti singolari e per nulla plateali.
“Ho pensato volessi un po’ di incoraggiamento”, gli urlò Magnus, riponendo la chitarra sugli spalti e alzandosi per tentare di raggiungerlo. Si mise le mani nelle tasche con disinvoltura, e ad ogni suo passo, Alec udiva il tintinnio dei ciondoli che aveva al collo.
Magnus Bane, da eccentrico musicista quale era, esibiva uno stile altrettanto eccentrico e bizzarro ma così alla moda da attirare ogni tipo di occhiata nei corridoi. Non erano soltanto le ragazze a lanciargli sguardi sognanti, ad osservarlo come una di quelle rockstar amate da orde di sedicenni in preda agli ormoni…e Alec avrebbe voluto attirarlo a sé solo per ribadire un concetto chiaro ad entrambi: Magnus era suo e di nessun altro. Tuttavia non poteva fare nulla di simile, perché la paura di uscire allo scoperto era ancora lì a gravare su di lui, come la più terrificante delle ombre.
“Grazie”, esclamò Alec, restando seduto mentre la figura di Magnus troneggiava sulla sua.
“Fiorellino”, cominciò l’altro, piegando le gambe per portare il viso alla sua altezza. “Sai che dovresti riposare? Domani c’è la partita”.
“Lo so”, gli rispose Alec con tono afflitto. “Ma forse non sono pronto”.
L’espressione di Magnus divenne così seria da intimorirlo. Restava sempre sorpreso dal modo in cui Magnus passasse con estrema facilità da un’emozione all’altra, senza scomporsi come capitava a lui. Era capace di ridere a crepapelle e poi sfoggiare uno sguardo lapidario nell’arco di pochi secondi. All’inizio, Alec aveva scambiato quel suo controllo per falsità…credendo che lo stesse prendendo in giro. Invece, Magnus sembrava racchiudere semplicemente una maturità e una saggezza che poco si poteva associare al suo aspetto.
“Alexander”, lo chiamò il ragazzo, facendogli storcere il naso perché quando usava il suo nome completo non era mai un buon segno. “Certo che lo sei. Ti stai allenando da sempre per questa partita e domani sarà il tuo giorno. Giocherai e vincerai, perché il ragazzo di cui sono innamorato è un gran vincente, anche se ancora non se ne rende conto”.
Alec rimase interdetto a guardarlo, chiedendosi se Magnus si fosse reso conto delle sue parole.
Da quando stavano insieme non aveva mai detto di amarlo. Gli aveva affibbiato i nomignoli più assurdi, aveva elargito complimenti capaci di farlo arrossire fino alla punta dei piedi, lo aveva abbracciato con dolcezza, lo aveva cullato nei momenti di sconforto…ma mai aveva pronunciato quelle parole capaci di stringergli piacevolmente il cuore.
“Tu…mi ami?”, domandò Alec, strabuzzando quegli occhi azzurri in cui Magnus adorava perdersi, come fossero un oceano colmo di aspettative nel quale immergere le mani, lasciando che l’acqua limpida e fresca lo accarezzasse.
Magnus piegò il capo, quasi stupito da ciò che aveva effettivamente detto. Sapeva da così tanto tempo di amare Alec che quelle parole avevano lasciato le sue labbra in maniera naturale, forse stanche di essere tenute prigioniere e desiderose di vedere la luce.
Il ragazzo aprì la bocca per dire qualcosa ma Alec fu più veloce, baciandolo.
Magnus sorrise nel bacio, portando le mani attorno al suo viso, mentre Alec lo tirava sempre di più a sé, fregandosene del fatto che fossero in mezzo al campo…e stranamente il pensiero che qualcuno potesse vederli non lo scosse nemmeno lontanamente.
Alec si allontanò, poggiando la fronte sulla sua e sorridendo.
“Quando sei con me, sento di poter affrontare tutto…lo sai?”.
“Come quando si assumono steroidi?”, domandò Magnus con un ghigno.
Alec gli rifilò un pizzicotto sul fianco. “Stupido”.
“Se mi cataloghi come una droga, a me va bene”, esclamò l’altro, senza smettere di sorridere. “In fin dei conti, non riesci proprio a fare a meno di me”.
Ed era vero: Alec Lightwood non poteva alzarsi dal letto la mattina senza la consapevolezza che quel giorno – e molti altri giorni a seguire – Magnus Bane sarebbe stato con lui.



Angolo dell’autrice

-    (1) Il titolo e il primo verso sono tratti da “Maps” dei Maroon 5;
-    (2) il secondo verso è tratto da “If I lose myself” degli One Republic:
-    (3) la canzone cantata da Magnus è “All my mistakes” dei The Avett Brothers, lascio il link per chi non la conoscesse http://www.youtube.com/watch?v=lDQc6SMNwgY

Non mi soffermo sull’odio che sto provando per me stessa in questo preciso istante, perché probabilmente risulterei noiosa. Comunque, sono di nuovi qui…sorpresi? Anche questa volta il mio autocontrollo NON ha avuto la meglio, così mi ritrovata a scrivere (ancora!) su questi due e a pubblicare una cosa che non sia una shot e basta, poiché ho deciso di dare inizio ad una raccolta (non molto lunga, penso si aggirerà sui 4-5 capitoli, non di più e le shot non seguiranno una linea temporale precisa). L’idea della coppia in versione “high school” mi ronzava in testa da parecchio e dopo un bel po’ di disagio, ecco il risultato. Non ho molte precisazioni di fare, spero soltanto di averli resi in maniera accettabile anche in questa versione e che non siano troppo OOC: inizialmente, volevo renderli entrambi giocatori della squadra del liceo ma Magnus lo vedo più come musicista, se devo essere onesta. Nelle prossime shot, darò spazio anche altri personaggi. Purtroppo, non so dire con certezza quando arriverà il prossimo capitolo, ma cercherò di aggiornare una volta a settimana (salvo imprevisti). Intanto, spero che questo inizio vi sia piaciuto e, se vi va, fatemi sapere cosa ve ne pare :)
Grazie di cuore a quelle personcine che mi appoggiano ogni volta che voglio scrivere su questi due bimbi ♥
Alla prossima,
Lily.
   
 
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