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Autore: B Rabbit    12/08/2015    1 recensioni
{ Per il sesto giorno della Laven Week }
«Ehi, Allen» si sentì chiamare con un flebile sussurro, e lui rispose allacciando lo sguardo al suo. «Canteresti una ninnananna?».
[È preferibile aver letto la one-shot Papà, prima di cominciare questa]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Laven Week 2015'
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La mia mano nella tua




Nel silenzio e nella calma di quegli attimi leggerissimi precedenti l'alba, quando il dì era ancora troppo giovane e la notte cominciava a muoversi, a raggiungere un nuovo luogo, la figura bianca di un ragazzo sedeva sull'ampio materasso, cinto dalle lenzuola sfatte, candide come le pareti della camera da letto. Dalla finestra aperta, sbuffi d'aria fresca gonfiavano e smuovevano gentilmente le tende immacolate, e i delicati suoni esterni – il fruscio delle foglie, il richiamo di qualche occasionale uccellino – rendevano incantevole quel momento.
Teneva il capo chino, Allen, un tenero sorriso ad ingentilirgli il viso. Guardava il ragazzo steso placidamente vicino a sé con la testa adagiata sulle sue cosce nude, solcando con lievi carezze gli indomiti, ciuffi vermigli sparsi su di lui. A volte gli sfiorava la pelle rosea del viso, strusciando il dorso del mignolo lungo la tempia, la guancia, e quando gli toccata distrattamente le labbra per cogliere i suoi respiri, un bacio gli scaldava la pelle liscia delle dita, ampliando così il sorriso sul viso e la serenità nel suo cuore.
«Resterei qui tutto il giorno...» soffiò Lavi e, volgendo l'iride smeraldina verso l'alto, congiunse i loro sguardi. «Purtroppo c'è il lavoro ad attenderci».
Allen accennò una risata genuina, lieve e delicata come la brezza primaverile. «Beh, ci siamo svegliati presto, oggi... vuoi dormire un altro po'?».
Il rosso mugolò un diniego; allungò la mano in cerca della sua, la strinse dolcemente e l'avvicinò alle labbra, carezzandogli la pelle con un soffice bacio. «Preferisco rimanere così…» dichiarò. Il più giovane posò la mano sulla sua guancia, la dolcezza e l’affetto diluiti perennemente nei suoi occhi perlacei. Lavi sorrise e, alzando il braccio, regalò all’altro la stessa coccola. «Vedo che alla fine ti sei addormentato con la camicia bianca…» notò il fulvo; fece scivolare la mano lungo il suo viso e gli afferrò debolmente la punta del mento fra l’indice e il pollice. Allen capì; chiuse le palpebre e si chinò, accogliendo volentieri le labbra del marito sulle sue.
«Mi ero sdraiato per rilassarmi qualche attimo, ma evidentemente alla fine ho dormito così» spiegò, sollevando appena il capo. Lavi sorrise. «Devo ammettere che sei veramente sexy con la camicia e i boxer» chiocciò allegro, e l’inglese, forse per ripicca o per nascondere il leggero rossore che imporporò le sue gote, gli colpì il naso con uno schiocco di dita. Lui si lamentò, e una perla cristallina affiorò dallo smeraldo. «Mi hai fatto male!».
«Colpa tua» si giustificò. «E poi…» afferrò il lenzuolo e lo tirò, scoprendo il rosso. «Vedo che pure tu hai dormito piuttosto leggero…» sbuffò, riferendosi all’intimo scuro, esaltato dal bianco del letto. «Di nuovo».
«Siamo in luglio, Allen. Come fai a dormire così?» chiese, indicando la camicia leggermente sbottonata.
«Siccome qualcuno butta a terra la coperta, non ho problemi di caldo».
«Davvero? Sei un mistero» e il fulvo sorrise innocentemente. Il ragazzo roteò gli occhi argentati; gettò lo sguardo fuori dalla finestra e sorrise debolmente. Tonalità più chiare striavano il cielo dormiente, sfumando il colore scuro, offuscando le ultime, piccole stelle. E come ogni giorno, l'alba giunse ridendo, splendida come i sorrisi dei fanciulli.
«Ehi, Allen» si sentì chiamare con un flebile sussurro, e lui rispose allacciando lo sguardo al suo.
«Canteresti una ninnananna?».
Sbarrò gli occhi. «Cosa?» gli uscì spontaneamente, e Lavi sorrise.
«Quella che usavi tempo fa con nostro figlio» spiegò. «La canteresti per me, adesso?».
«Neal potrebbe svegliarsi…». Il fulvo scosse la testa, piano, solleticandogli appena le cosce con la chioma disordinata. «Addolciresti solamente i suoi sogni, credimi» rispose lui, facendolo sorridere.
«Stupido…» soffiò. «Va bene». Affondò la mano nei capelli ardenti e, celando le iridi di mercurio dietro le palpebre, schiuse le labbra. Cantò, liberò una lenta e dolce melodia racchiusa nel cuore, la medesima che suo padre operava su di lui come balsamo lenitivo, quando era notte e gli incubi lo tormentavano.
Lavi intrecciò le dita delle loro mani e chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere da quelle note limpide e inspiegabilmente malinconiche.
«Non riesci a dormire, papà?» pigolò una vocina. La ninnananna si dissolse insieme al suo incanto, e Allen si voltò, scorgendo il loro prezioso bambino dietro la porta dischiusa. Gli sorrise, protese il braccio destro verso di lui, invitandolo ad entrare, e la creatura obbedì, zampettando con i piedini nudi verso di loro.
«Papà fa semplicemente i capricci» gli rispose Allen, stringendolo a sé e baciandogli la fronte. «Ti abbiamo svegliato?».
Il piccino negò immediatamente, scuotendo il capo. Il fulvo si sedette sul materasso e abbracciò il figlio alle spalle. «Ti ho preso!» e si abbandonò sul letto, trascinando Neal con sé, che gridò e rise divertito.
Allen li guardò, sorridendo. «Abbiamo ancora un’ora» li informò, sdraiandosi anch’egli sul materasso, supino. «Dormiamo tutti insieme?». Lavi lasciò il bambino, che subito gattonò dall’altro genitore e si sdraiò su di lui come era solito fare, venendo subito cinto dalle braccia paterne. «Buonanotte…» gli augurò Allen, depositandogli un tenero bacio fra le ciocche corvine. Il piccino mugolò in assenso e si accoccolò meglio contro il suo petto, lasciandosi cullare dai rintocchi che sentiva echeggiare sotto di lui. Lavi si distese sul fianco e baciò anch’egli la loro creatura; cinse la sua famiglia con il braccio, quasi a volerla difendere perfino nei sogni, e posò il capo vicino a quello di Allen, abbandonandosi al sonno con un felice sorriso, identico a quello dell’amato.

















Ok, credo di essermi affezionata a Neal. Giusto un po’, eh.
E siamo al penultimo giorno di Laven… wow, come ho fatto a scrivere ogni giorno? Davvero, roba che mi fermerò per un mese xD
La storia è semplice, quindi non credo di dover spiegare alcunché. Forse perché è tornato Neal?

A domani,
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