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Autore: Ladyriddle    13/08/2015    17 recensioni
Rose Weasley sa che alcuni amori sfidano il tempo e le distanze, lottano per sopravvivere, e per questo sono più belli perché fioriscono lentamente e, anche se a volte sono dolorosi, vale la pena viverli.
Seconda classificata e al contest ''Ad ogni mese una shot'' valutato da S.Elric_
Partecipa al contest ''Le infinite possibilità di una scelta'' di M4rt1
Spin off di Vaiolo di Drago
Spoiler! per i lettori della long, leggibile singolarmente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Foglie di magnolia e fiori di ciliegio'
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{Partecipa al contest Le infinite possibilità di una scelta'' di M4rt1 – pacchetto 12, Nuova generazione, Prompt Occhi verdi;
Seconda classificata al contest Ad ogni mese una shot valutato da S.Elric_ Pacchetto, Agosto, con pg Rose Weasley, Scorpius Malfoy, ossimoro: un silenzio eloquente}

L'avviso Spoiler! è rivolto ai lettori della Long 'Vaiolo di Drago' [ci troviamo nell'estate tra il sesto e il settimo anno di Rose Weasley], ma la OS è leggibile singolarmente.

A metà strada
 

È necessario cogliere negli altri solo quello che di positivo sanno darci e non combattere ciò che è diverso, che è “altro” da noi.
(Nilde Iotti)
 
A Kiry, che m'ha tartassato

 
Rose sventolò il bigliettino d'auguri come se fosse un ventaglio mentre risaliva le scale di marmo che conducevano dal parco al portone d'ingresso di Malfoy Manor. 
    Si era Smaterializzata con Albus e James fuori ai cancelli della villa e solo a metà strada aveva lasciato il braccio del cugino maggiore a cui si era aggrappata perché ancora non si sentiva sicura con la Smaterializzazione: aveva un insana paura di spaccarsi. 
    “Che meraviglia” esalò Rose, guardando incantata le siepi di rose in fiore come se fosse maggio inoltrato, quando invece era l'ultimo giorno d'agosto. 
    Mentre Albus bussava i battenti in ottone, Rose pensò che se tempo prima qualcuno le avesse detto che un giorno si sarebbe recata in una proprietà dei Malfoy, probabilmente non sarebbe riuscita a trattenere una risata, pensando che sarebbe stato soltanto uno scherzo che avrebbe potuto rifilare al padre. Eppure, contrariamente a tutte le aspettative, si stava proprio recando alla festa per il diciassettesimo compleanno di sua grazia, Scorpius Malfoy, le prince. 
    Se suo padre l'avesse saputo probabilmente gli sarebbe venuto un colpo apoplettico, soprattutto perché sembrava essersi convinto che ci fosse del tenero tra lei e il figlio del suo antico rivale, cosa che Rose non aveva negato, più che altro perché adorava fargli arrovellare il cervello. Comunque, anche se Scorpius non fosse stato suo amico, Rose non si sarebbe persa per nulla al mondo lo spettacolo di James, notoriamente estraneo alla vergogna e al pudore, nervoso e impacciato per un intero pomeriggio. 
    Notò con sorpresa che James non aveva nessun pacco tra le mani e dato che nei giorni precedenti lei si era affannata alla ricerca di un regalo per Scorpius che, notoriamente, aveva tutto, era curiosa di sapere cosa avesse scelto il cugino maggiore per il festeggiato.
    “Cosa hai regalato a Scorpius?” gli chiese con tono leggero e casuale.
    “Fatti miei” le rispose scorbutico, occhieggiando ansioso il piccolo elfo che aveva aperto la porta con un sorriso sul brutto viso, invitandoli a entrare in casa con fare ossequioso.  
    Rose non replicò, troppo intenta ad ammirare lo sfarzoso e luminoso ingresso della villa. Sollevò gli occhi per osservare i delicati affreschi sul soffitto, il parato in seta, la scala in marmo bianco che portava ai piani superiori e l'enorme lampadario di cristallo che pendeva sulle loro teste. Si era aspettata qualcosa di più classico, gotico, almeno a giudicare dall'architettura esterna dell'edificio, invece, l'interno era luminoso, fresco, forse per via delle peonie rosa e bianche disposte in grandi vasi di cristallo sparsi un po' ovunque, o dei quadri in cui le ricche cornici dorate erano smorzate da allegri e colorati paesaggi pastorali che davano un'aria rilassante all'ambiente. 
    “Signorino stava aspettando, io porta voi da signorino” squittì l'elfo con aria allegra, scortandoli lungo un ampio corridoio dove gli occhi pallidi di diverse generazioni di Malfoy seguivano i loro passi con sguardo altezzoso. 
    Rose rivolse un'occhiata divertita all'espressione leggermente tesa di James che non era passata inosservata neanche ad Albus che arricciò le labbra in un mezzo sorriso sottile, felino. 
    “Rilassati, James, sembra che tu abbia un palo infilato su per-”
   “Quell'uomo mi – ci,” si corresse James, spostando lo sguardo da lei al fratello, “odia” sussurrò, guardandosi nervosamente intorno mentre seguivano l'elfo che zampettava davanti a loro. Ma quanto era grande quel posto?
    “Draco Malfoy uscirà da uno di quei quadri e ci ucciderà tutti” ironizzò Albus con tono monocorde. 
    Rose gli fece eco, dandogli corda: “Che fine ha fatto il tanto decantato coraggio Grifondoro?” lo prese in giro, osservando divertita il cugino maggiore imbronciarsi appena. 
    “Sono coraggioso, non stupido” replicò James piccato e Rose vide Albus sollevare le sopracciglia con educata perplessità, un'espressione talmente buffa che Rose riuscì a contenersi solo per qualche passo, poi scoppiò in una risata stridula e poco signorile proprio davanti alla madre di Scorpius. 
    Rose aveva intravisto Astoria Malfoy sul binario 9 e ¾, ma solo da vicino la somiglianza tra la donna e il figlio era innegabile: Scorpius aveva ereditato da lei le stesse labbra piene, il naso all'insù e l'ovale morbido del viso. 
    La donna indossava una tunica di cotone leggero che le arrivava appena sopra il ginocchio, dal taglio semplice ma di chiara fattura costosa; portava i capelli scuri legati in un classico chignon e discreti gioielli d'oro giallo le ornavano i lobi e il collo. Era bella ed elegante, tanto che Rose si sentì una sciattona, nonostante avesse impiegato più di un'ora a prepararsi. 
     Se la signora Malfoy trovò inappropriata la sua risata non lo diede a vedere. Il suo viso si aprì in un sorriso compito che avrebbe potuto sembrare semplicemente formale, ma che a Rose parve sincero.
    “Puoi andare, Iggy, grazie.” La donna congedò l'elfo che squittì per poi scomparire con un piccolo 'pop'. “Perdonatemi se non sono venuta a ricevervi personalmente,” disse, inclinando appena il capo come a scusarsi, “ma stavo dando disposizione per il the. Albus, James” il sorriso si fece più ampio mentre lo sguardo si spostò sui fratelli Potter.     
    “Buonasera, Astoria” la salutò Albus tranquillo, segno che avesse familiarità con la madre del compagno di Casa; James, invece, borbottò qualcosa di quasi incomprensibile che la signora Malfoy ebbe il buongusto di registrare come un saluto impacciato. 
    “Tu devi essere Rose” la salutò, rivolgendosi a lei.
    “Sì, signora Malf-”
   “Solo Astoria” concesse la donna con un piccolo cenno. “Venite, vi accompagno io” fece, poggiando una mano sulla spalla di James, guidandolo lungo il corridoio. 
    Astoria li scortò in quella che doveva essere una sala da ballo: era piena di specchi e le porte-finestre affacciavano su un'ampia terrazza da cui, scendendo per una scala in pietra, si accedeva al parco. Un viottolo in mattoni conduceva a un gazebo che spiccava sul prato all'inglese puntellato da piccole margherite bianche che crescevano spontaneamente, ma che erano disposte in maniera così studiata che non poteva essere un caso. 
    Astoria scostò con una mano una delle tende gonfiate dalla lieve brezza estiva che circondavano le aperture del gazebo e che riparavano l'interno dal sole. Dentro c'era un enorme tappeto orientale, morbidi cuscini dall'aria comoda accerchiavano un tavolinetto basso su cui era poggiate porcellane sottili e un ricco vassoio pieno di dolcetti invitanti. 
    Come un principino, Scorpius se ne stava comodamente rannicchiato su un enorme cuscino, la risata che si spezzò sul viso quando li vide, sostituita da un bel sorriso luminoso. 
    “Alla buon'ora!” li apostrofò arricciando appena il naso. 
   
Buon compleanno!” iniziò Rose con un grande sorriso, cercando di non inciampare mentre si faceva strada verso il festeggiato, intontita dai saluti generali e sentendo distrattamente la voce della signora Malfoy che li invitava a fare come se fossero a casa loro.
    “Siamo gli ultimi?” chiese distrattamente, la voce un po' spezzata mentre si chinava verso Scorpius che intanto cercava di sollevarsi, facendosi forza su di un gomito.
    “Sì,” le rispose Sam e Rose sorrise all'amica da sopra la spalla del Serpeverde biondo. “Io e Louis vi abbiamo anticipato di cinque minuti. Questi due sono qui da stamattina” continuò la ragazza, indicando con un cenno del capo i due ragazzi accanto a lei: Etienne Zabini, composto e impettito come al solito, e Ian Nott, sdraiato languidamente su due cuscini. 
   
Ovvio, cherie, non c'è festa senza di noi” replicò Nott con un sorriso sornione mentre Rose scioglieva Scorpius dall'abbraccio, non prima di avergli scoccato un rumoroso bacio sulla guancia, per permettere ad Albus di salutarlo.
    Rose scavalcò il tavolino e si accomodò accanto a suo cugino Louis, osservò James mentre si sedeva accanto a Scorpius, baciandogli velocemente ma con dolcezza uno zigomo. 
    “Come siete focosi” ironizzò Ian in un sussurro neanche troppo basso che costrinse Louis a dargli una piccola pacca dietro la nuca come a intimargli di non cominciare.  
    “Questo è un pensiero da parte mia e di Albus, Scorpius, spero ti piaccia” intervenne Rose, allungandogli un pacco avvolto da una vivace carta da regalo che Scorpius accettò con un sorriso. “Sono dei prototipi di alcuni scherzi, non ancora in commercio” gli spiegò mentre Scorpius scartava la carta.
    “Li ha scelti Rose” specificò Albus con un tono chiaramente di disapprovazione. 
    “Scommettiamo che tu avresti preferito un programmatore di compiti” ironizzò Sam, dando voce a un pensiero comune che strappò qualche sorriso diffuso.
   
O qualche manuale tipo: 'Dieci metodi per studiare divertendosi'. Sei carta conosciuta, Potter” rincarò Ian con un sorrisetto sornione. 
    “Sono davvero bellissimi” si intromise immediatamente Scorpius, sedando la rispostaccia di Albus sul nascere, rivolgendo loro un'occhiata grata per il dono, abbassando lo sguardo su una confezione di caramelle Mutaforma.
    “Tu cosa gli hai regalato, Potter?” lo stuzzicò Ian mentre dava un piccolo morso a un cupcake.  
   
Nott, perché non ti strozzi con quel coso?” replicò James a muso duro corrucciando le sopracciglia. 
    Per qualche ragione che a Rose sfuggiva, non correva buon sangue tra suo cugino James e il Serpeverde dai capelli scuri. 
   
Piantatela, voi due” li rimproverò Scorpius bonariamente. “Pensiamo a divertirci, no?” chiese, guardando Ian con aria quasi supplichevole. 
    “Sì, dateci un taglio” chetò Sam allegramente. “Addolciamoci con uno di questi” li invitò, prendendo in mano uno dei vassoi e facendolo girare. 
    Nella confusone di mani che si allungavano e di più voci che si sovrapponevano, Rose notò che le dita pallide e sottili di Scorpius cercarono quelle di James, stringendole discretamente. 


Ian e James misero da parte la reciproca antipatia per non rovinare la festa di Scorpius tant'è che tutti e otto riuscirono a divertirsi, chiacchierando del più e del meno, abbuffandosi dei dolci preparati dagli elfi e godendosi l'ultimo giorno di libertà prima del ritorno a Hogwarts. Riuscirono a rilassarsi persino Albus e Louis, solitamente rigidi e impettiti, e anche James, complice il fatto, forse, che Draco Malfoy non si era fatto vedere. 
    Quando l'aria cominciò a farsi più fresca e il sole cominciò a tramontare, rientrarono nella sala che Scorpius confermò essere la sala in cui venivano organizzate la maggior parte delle feste e Rose immaginò donne dagli abiti eleganti chiacchierare tra loro mentre un'orchestra rallegrava l'atmosfera. 
    Gli elfi sistemarono un tavolo al centro della stanza, proprio sotto uno dei tre lampadari di cristallo che scintillava sulle posate d'argento, disposero sulla tovaglia ricamata alti bicchieri di cristallo tanto sottili che Rose temette potessero rompersi per uno sguardo più insistente. 
    Si sentiva piena fino a scoppiare per via di tutti i pasticcini che aveva mangiato, ma proprio non poteva non assaggiare i canapè al formaggio, le crepe salate e ovviamente la torta, tanto soffice che ringraziò mentalmente Sam per aver chiesto il bis, così che non si imbarazzò per niente a mangiarne un'altra fettina. 
    Dopo cena, Ian chiese a uno degli elfi di portare lì una radio che appoggiò a terra, cominciando poi a rigirare i pomelli mentre gli altri lo prendevano in giro. 
   “Siamo in una sala da ballo: dobbiamo ballare” si difese il ragazzo con un sorriso sornione che ormai Rose aveva imparato ad associare alla sua faccia. 
   “Io non ballo!” chiarì mentre il Serpeverde sembrava aver trovato qualcosa di suo gusto e che somigliava spaventosamente a musica classica.
    “Certo che balli” la riprese Ian alzandosi con un movimento felino e divertito. 
    Rose si divincolò dalla presa della mano del ragazzo moro. “Non sono capace, Ian” rise divertita mentre lui le posava una mano sul fianco. 
    “Che problema c'è? Ti insegno io'' replicò il ragazzo con un sorriso da adulatore. 
    Ian le mostrò la sequenza dei passi, piano e Rose provò a replicarli, guardandosi i piedi per essere sicura di eseguirli bene. 
   
Guarda me'' le ricordò lui dopo un po'. “Merlino, è vergognoso che lei sappia ballare e tu no” esalò Ian esasperato, facendo un piccolo cenno verso Sam che, pochi passi più in là, ballava sorprendentemente bene un valzer con Etienne.  “E io che pensavo avessi due piedi destri, Sam” le disse Ian, beccandosi una linguaccia dalla ragazza che non era certo conosciuta per la propria femminilità. 
    “Mi ha insegnato mio padre” lo informò Sam, facendo mulinare i lunghi capelli rossi. “Quando ero piccola gli salivo suoi piedi...” spiegò, salendo con i piedi sulle scarpe lucide di Etienne che rise divertito, stringendosi contro la sorella. 
    Louis e Albus li stavano guardando come gli asociali che erano, tanto che Rose intuì cosa stesse passando per la testa bacata di Ian Nott e gli rivolse uno sguardo complice. 
    “Credi che sopravvivrei ai tuoi cugini se gli facessi un gavettone?” le sussurrò piano, la voce divertita e allegra mentre le faceva fare una piroetta. 
    Rose trattenne a stento una risatina. “Ad Albus no, ma se corri veloce puoi salvarti dall'ira di Louis” gli disse. “Forse” aggiunse ricambiando con un sorriso l'occhiolino che il ragazzo le rivolse. 
    Nei mesi precedenti aveva imparato che Ian Nott non era solo un casinista convinto, ma anche un aspirante suicida. Se così non fosse stato, Nott non si sarebbe avvicinato al tavolo e non avrebbe preso dal secchiello col ghiaccio una bottiglia di champagne. 
    Rose attese il momento adatto, poi fuggì fuori la porta finestra, con le orecchie piene delle urla disumane dei suoi cugini e quelle divertite di Sam che poi prese a urlare, segno che Nott non avesse risparmiato neanche lei.
    Rise divertita e affannata per la corsa e, mentre all'interno stava scoppiando la terza guerra Magica, fece qualche passo sulla terrazza, apprezzando l'aria fresca di fine estate. Si avvicinò alla ringhiera e poggiò i gomiti sulla pietra. 
    C'era una bella luna piena e le stelle illuminavano il parco insieme alle piccole fiaccole sparse sull'erba folta ma perfettamente tagliata, in un sentiero delineato fino al gazebo in cui avevano passato qualche ora quel pomeriggio. 
    A nessuno era sfuggito che James e Scorpius si erano allontanati poco prima, ma tutti, anche Ian, avevano fatto finta di nulla per farli stare un po' da soli. 
    James si era diplomato quell'estate e non li avrebbe raggiunti l'indomani alla stazione o meglio, l'avrebbe fatto, ma solo per salutare Albus e Lily. Non era più uno studente e questo significava che non avrebbe rivisto Scorpius fino alla prossima visita al villaggio, probabilmente a fine ottobre. 
    Rose posò lo sguardo sulle due figure appoggiate alla colonna del gazebo: James abbracciava Scorpius, baciandogli i capelli, accarezzandogli piano la nuca e la schiena mentre il biondo si stringeva a lui, nascondendo il viso nelle pieghe della sua camicia sottile. Un'immagine tenera e romantica che le strappò un sorriso affettuoso. 
    James era il tipo di ragazzo che chiunque avrebbe definito egocentrico, borioso e superficiale, in realtà era protettivo e affettuoso, soprattutto, si prendeva cura delle persone a cui voleva bene, e James voleva bene a Scorpius. Nonostante l'aspetto da ragazzone, Rose era sicura che di lì a qualche minuto, James si sarebbe messo a piagnucolare molto poco virilmente sulla spalla di Scorpius. 
    Rose li invidiò perché nonostante fossero diversi, nonostante le difficoltà affrontate e quelle che ancora dovevano venire, ogni giorno si sceglievano. Avrebbe voluto vivere anche lei un amore così: un amore che sfida il tempo e le distanze, che lotta e sopravvive. 
   
Le colombe stanno tubando?” La voce di Etienne era calma e bassa, le aveva sempre dato la sensazione del velluto sulla pelle.
     Si voltò, osservando gli occhi a cui aveva provato a sfuggire per tutto il pomeriggio. Lo sguardo di Etienne non era dolce: la forma allungata degli occhi gli conferiva un'aria furba e riflessiva, il colore aveva la stessa sfumatura pericolosa e affascinante dell'assenzio. La camicia del Serpeverde era umida sulle braccia e bagnata sul busto, tanto che la stoffa gli si era attaccata addosso seguendo le linee toniche del corpo.
   
Colombe?” chiese con un sorriso noncurante. 
    “Abitudine presa da Ian” spiegò, sposando lo sguardo da lei al parco dove Scorpius si stava divincolando dall'abbraccio di James che intanto gli teneva i polsi e rideva, almeno da quanto potevano vedere da lassù. “Un nomignolo azzeccato, direi” replicò il ragazzo con un mezzo sorriso.
    
Sono carini, romantici” replicò Rose accigliata. 
    “Romantici, sì” confermò Etienne, osservando ancora la scena. “Temo di non saper riuscire ad apprezzare in pieno: non sono un tipo romantico” le disse con un sorriso. 
    'Me n'ero accorta' pensò Rose tra sé e sé, ammirando intanto il contrasto della chiostra di denti bianchi sulla pelle scura, esotica, del ragazzo. Come i suoi occhi, anche il sorriso di Etienne era troppo sottile per essere sincero, anche se non l'avrebbe banalmente definito falso; era, piuttosto, calcolato. 
    “Non sei per niente un tipo spontaneo” gli disse Rose con una piccola punta di amarezza nella voce.
    Etienne inclinò il capo.
Le mie scuse'' concesse, quasi come se fosse una colpa, la sua.
    Erano mesi che a Rose piaceva Etienne ed erano mesi che Etienne faceva finta di ignorarlo. L'istinto le diceva che era meglio così: non era una stupida, avvertiva una sorta di tensione quando era in sua compagnia, non come se si sentisse in pericolo, ma come se sapesse che il ragazzo non fosse completamente affidabile. Eppure, per le stesse ragioni per cui avrebbe dovuto restargli lontana, per il fatto che fosse sfuggente e un po' misterioso, le piaceva, e molto anche. 
    “Per cosa ti stai scusando, Etienne?” gli chiese Rose, guardandolo attraverso le ciglia. “Per essere poco spontaneo in generale o perché lo sei con me in particolare?”
    Le labbra di Etienne si affusolarono in un sorriso felino. Rimase in silenzio, rivolgendole uno sguardo eloquente che Rose sostenne perché sapeva che Etienne avrebbe potuto girare intono alla domanda all'infinito. 
    
Lo sono in generale, quindi anche con te'' sviò, come aveva previsto. 
    Dalla sala provenivano ancora gli schiamazzi di Louis, Ian, Albus e Sam; dal parco, invece, non si sentiva nessun rumore, segno che James e Scorpius non avessero bisogno di alzare la voce per capirsi; forse, a loro, non servivano neanche le parole. 
    Lei ed Etienne erano a metà strada tra l'essere conoscenti e amici, amici e amanti, amanti e nemici. A metà strada per l'essere tutto o niente. Perché Etienne non voleva impegnarsi neanche dal volersi disimpegnare. Restava nella sua zona di sicurezza senza dire o fare qualcosa in più o qualcosa in meno, lasciando solo spazio a fraintendimenti, tra i mezzi sorrisi cortesi e parole misurate. 
    “Capisco” disse Rose, freddamente, perché era stanca persino di chiedersi se stessero giocando al gatto e al topo o se era tutto il frutto della sua immaginazione. Fece per andarsene, ma Etienne le bloccò gentilmente il polso.
    “Sono forse stato scortese?” le chiese, stringendo appena appena. “Perché se fossi stato scortese dovrei scusarmi.”
    Ecco, adesso la stava prendendo in giro. “No, non sei stato scortese” rispose, sfilando la mano dalla presa. “Non sei stato nulla” specificò gentilmente, perché non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di mostrarsi acida, ma convinta che il messaggio dovesse arrivare. 
    “Allora, suppongo di dovermi scusare lo stesso” disse Etienne, sfilando dalla tasca dei pantaloni la bacchetta. Agitò il polso con un movimento fluido e dalla punta ne estrasse un singolo fiore, che afferrò tra l'indice e il pollice, allungandoglielo con un piccolo sorriso misurato. 
   
Un fiore?” chiese confusa. 
    Gli occhi verde pallido di Zabini mandarono un lampo divertito.
Dicono che sia un gesto galante. Qualcuno azzarderebbe persino spontaneo.”
    Rose sorrise, accarezzando lo stelo con la punta delle dita. “Qualcuno, ma non tu” puntualizzò, sentendosi arrossire nonostante tutto. “Perché un tulipano?” chiese, cercando di ignorare la piccola capriola allo stomaco. “Cioè, siamo circondati da roseti e tu mi regali un tulipano” aggiunse in fretta, in risposta alla silenziosa occhiata curiosa che le aveva rivolto Etienne. 
    Etienne sorrise, passandosi la lingua sulle labbra. “Non sono né romantico né spontaneo, Rose, e non sono neanche banale. Le rose sono banali” spiegò lentamente.
   
I tulipani no?” 
    
Tutti i fiori sono banali, Rosie.”
    Lo stava rifacendo, di nuovo: sviava, come un serpente che sguscia dal nascondiglio per attaccare la preda. “E allora perché me ne hai regalato uno?”
   
Cortesia, presu-”
    “Ehi!” lo interruppe Rose indignata, collegando improvvisamente. “Ti stavi riferendo a me?!” chiese, facendolo scoppiare a ridere.
   
Sei uno-”
    Fu il turno di Etienne di zittirla. La afferrò di nuovo per i polsi, attirandola a sé, tanto che Rose sentì la stoffa della camicia ancora umida del ragazzo contro palmo. 
    “Scherzavo, Rose
le assicurò con un mezzo sorriso. 
    Rose strinse il tulipano nel pugno e si sentì arrossire fino alla cima dei capelli un tempo rossi, in quel momento di un indefinito castano ramato. Si sentì sfiorare le labbra da quelle di Etienne, morbide e piene, e il cuore di Rose accelerò la corsa. 
    'Stupido, scemo' pensò interponendo due dita tra loro, sfiorando le labbra di Etienne e mettendo tra loro una piccola distanza, lasciando che Etienne la guardasse giusto un po' sorpreso. 
   
Hai detto di non essere né banale né romantico,” gli disse Rose cercando i suoi occhi, apprezzandone le sfumature verdi anche al buio, “ma i baci al chiaro di luna sono banalmente romantici” gli fece notare slacciandosi dal mezzo abbraccio e facendo per rientrare sicura che, alle sue spalle, Etienne stesse sorridendo divertito. 
    Rose ebbe l'impressione di aver superato una linea di confine: non sapeva dove l'avrebbe portata, ma quella sera stava giungendo al termine, spazzando via l'estate. 
    Il giorno dopo avrebbe preso il treno che l'avrebbe condotta a Hogwarts per l'ultima volta, sarebbe stata una nuova partenza, come quel leggero sfiorarsi di cui poteva sentire la consistenza sulle labbra.
    Quel bacio aveva il sapore di una promessa.

Un tulipano non combatte per impressionare nessuno. Non combatte per essere diverso da una rosa. Non ne ha bisogno. Perché è diverso. E c'è spazio nel giardino per ogni fiore.
(Marianne Williamson)
 
  • ''A metà strada'', il titolo che ho scelto per la OS, vuole dare un'immagine simbolica e concisa: tutti siamo sempre a metà strada verso qualcosa, che sia un progetto o un sogno, un amore, un inizio.
     
  • In pochi sanno che il fiore che rappresenta il vero amore è il Tulipano; è il fiore perfetto per esprimere un’autentica dichiarazione d'amore. Una leggenda popolare, infatti, racconta che questo fiore sia nato dal sangue di un giovane che si suicidò per una delusione d’amore. Un’altra interpretazione in netta contrapposizione con altre credenze, vedrebbero il Tulipano incarnare sentimenti freddi e scontrosi.

Note finali:
Semplice, delicata, adatta a questo periodo caldo.
I lettori di VdD avranno riconosciuto alcune dinamiche interessanti e spero che questo piccola OS  su Rose (che nella Long non ha avuto grande spazio), sia gradito e che venga apprezzato anche anche il minuscolo focus su una coppietta a me tanto amata (<3). 
Se avete gradito, o meno, fatemi sapere sapere. Consigli suggerimenti e critiche sono sempre utili. 
La prossima settimana una OS su Louis <3

 
   
 
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