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Autore: eugeal    13/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Robin Hood fece un sospiro e mise una mano sulla spalla di Gisborne, scuotendolo leggermente e chiamandolo sottovoce per non svegliare il bambino addormentato.
Guy aprì gli occhi e si accorse subito che la ragazza che ancora stringeva tra le braccia era troppo immobile e troppo fredda. Si girò a guardare Robin come per chiedergli aiuto e l'amico gli strinse un po' di più la spalla.
- Mi dispiace, Guy.
Gisborne si alzò dal letto, chinandosi un'ultima volta su Annie per baciarla sulla fronte e guardò Seth: il bambino stringeva ancora in una mano un lembo della camicia da notte della madre e non sembrava essersi accorto di niente.
Guy si sentì sprofondare, addolorato per Annie e spaventato dalla responsabilità di Seth che ora era soltanto sua.
Robin gli rivolse uno sguardo comprensivo.
- Guarda, sta sorridendo. È morta in pace e senza soffrire.
Guy annuì, senza fidarsi di rispondergli a voce. Aveva l'impressione che se lo avesse fatto, avrebbe finito per umiliarsi scoppiando in lacrime.
- È meglio che vada ad avvisare Lady Glasson. - Disse Robin, intuendo lo stato d'animo di Guy.
Una volta solo, Gisborne sedette sul bordo del letto e prese la mano fredda di Annie tra le sue, nell'assurda speranza di sentirla di nuovo calda e forte come un tempo.
- Penserò io a lui. - Sussurrò, guardando il figlio. - Puoi riposare tranquilla, ora.
Rimase accanto a lei, in silenzio, finché Seth non si mosse, svegliandosi. Il bambino si alzò a sedere e si strofinò gli occhi, lanciando uno sguardo perplesso e timoroso a quello sconosciuto vestito di nero seduto accanto a sua madre, poi tirò la camicia da notte di Annie, esigente.
- Mamma! Mamma, svegliati!
Guy lo guardò, pietrificato per un attimo, poi gli mise una mano sulla schiena, cercando di essere più gentile che poteva.
- Seth?
Il bambino lo fissò, sospettoso.
- La mamma ora dorme. Dalle un bacio e andiamo fuori.
- Voglio mamma. Svegliala. - Disse il bambino, ostinato.
Guy lo guardò senza sapere che fare. Ricordava che quando Isabella era piccola e voleva l'attenzione della madre era capace di piangere per ore a meno che non fosse distratta da qualcosa.
Lanciò uno sguardo alla porta, augurandosi che Robin rientrasse nella stanza.
- Hai fame? - Propose, sperando che il bambino fosse abbastanza affamato da essere interessato, poi cercò di rendere la sua offerta più attraente. - Ti piacciono le frittelle? Ti va di andare a vedere se nelle cucine ce ne sono?
Seth lo guardò, come per capire se poteva fidarsi di lui, poi annuì solennemente, piantò un rapido bacio sulla guancia della madre e prese la mano di Guy.

Robin si congedò dalla padrona di casa, dopo che la donna aveva ordinato ai servitori di organizzare il funerale di Annie. Il fuorilegge le aveva garantito che lui e Gisborne avrebbero provveduto a tutte le spese e le aveva chiesto di organizzare una cerimonia dignitosa.
Decise di cercare Guy per riferirgli gli accordi che aveva preso e si stava per dirigere verso gli alloggi della servitù, quando sentì la voce dell'amico provenire dalle cucine.
Robin si affacciò alla porta e vide che Guy era di fronte alla donna che aveva terrorizzato la sera prima, solo che stavolta era lei a guardarlo con ferocia.
Seth era in piedi accanto al padre e guardava la scena con aria imbronciata.
- Fuori dalla mia cucina. Ora. - Disse Jane, alzando un mestolo con aria minacciosa. Gli altri cuochi e gli sguatteri che stavano lavorando lì vicino fissarono Guy, come per intimidirlo. Uno di loro prese ad affilare un coltello da macellaio con gesti lenti e calcolati.
Gisborne li guardò e Robin capì che in quel momento Guy si stava trattenendo dal rispondere rabbiosamente a quelle parole solo perché Seth lo stava guardando.
- Andiamo, non vi costa nulla preparare qualche frittella per il bambino. - Disse, invece Guy, cercando di suonare ragionevole e persuasivo.
- Non siete nella posizione di darmi ordini. - Sibilò la donna. - Ora andatevene subito, voi e quel figlio del demonio e non fatevi vedere mai più!
Robin intervenne in fretta e mise una mano sul braccio di Guy, prima che Gisborne potesse pensare di estrarre la spada.
- Calma! Che succede?
Guy lo guardò, rabbioso, frustrato e addolorato.
- Si rifiutano di preparare qualcosa da mangiare per Seth!
Il bambino fissò Robin, serio.
- Lui ha detto che ci sono le frittelle.
Robin lanciò uno sguardo alla cuoca, ma Jane non si lasciò commuovere.
- Poteva pensarci prima di minacciarmi, ieri sera. E ora fuori.
- Lei stava maltrattando Seth! - Sbottò Guy.
- Quel moccioso non ha la minima educazione, un po' di disciplina non può fargli che bene! Anche se ora che vedo chi è il padre credo che non ci siano speranze per lui! - Gridò la cuoca, alzando il mestolo come per lanciarglielo addosso e Robin si affrettò a trattenere Guy prima che potesse reagire.
Prese lui per un braccio e il bambino per mano e trascinò entrambi fuori dalle cucine prima che la situazione degenerasse ulteriormente.
Seth li guardò con le lacrime agli occhi.
- E le frittelle?
Guy guardò Robin e il fuorilegge ebbe l'impressione che anche lui fosse sul punto di avere un crollo nervoso.
Robin si guardò intorno in cerca di un'idea. Prese l'arco e sorrise al bambino.
- Guarda quell'albero laggiù.
Seth osservò il melo indicato da Robin, incerto se scoppiare a piangere oppure no.
Il fuorilegge prese tre frecce e le lanciò una dopo l'altra, colpendo tre frutti e inchiodandoli al tronco dell'albero.
Seth lo osservò a bocca aperta, affascinato e Robin gli sorrise.
- Se la cuoca non vuole farci le frittelle, peggio per lei. Le mele sono più buone. Forza, corri a prenderle e vediamo se sei abbastanza forte da staccare la freccia dal tronco.
Il bambino corse verso l'albero ridendo e Guy si concesse un sospiro.
- Grazie. - Disse in tono abbattuto. - Non sapevo che fare... Voleva Annie... Mi ha chiesto di svegliarla...
Robin gli mise una mano sulla spalla in un gesto di conforto.
- È una fortuna che sia troppo piccolo per capire.
Guy annuì, seguendo con lo sguardo il bambino che cercava di tirare la freccia senza riuscire a staccarla dall'albero. La morte di Annie lo aveva riempito di più dolore di quanto non avesse immaginato, ma avrebbe dovuto cercare di non mostrarlo a Seth.
- Andiamo ad aiutarlo, prima che ricominci a piangere. - Disse Robin, togliendo a Guy il disturbo di rispondere, e i due uomini raggiunsero il bambino.

Guy tenne le redini con una mano e usò l'altra per strofinarsi gli occhi. Aveva dormito profondamente accanto ad Annie, ma ora si sentiva di nuovo esausto dopo quella giornata terribile.
Lady Glasson era riuscita a organizzare un funerale in poco tempo ed Annie era stata sepolta in fretta, ma in modo dignitoso. Il prete che aveva officiato la cerimonia in un primo momento era stato restio perché la ragazza aveva avuto un figlio senza essere sposata, ma la presenza minacciosa di Guy e il sacchetto di monete messogli in mano da Robin avevano messo a tacere in fretta la sua coscienza.
Durante il funerale, Seth era rimasto a fianco di Guy e Robin, senza capire cosa stava accadendo. Il bambino aveva guardato la fossa nel terreno con interesse, ma non si era reso conto che la persona chiusa nella bara era sua madre.
Al termine del funerale, Guy si era avvicinato rispettosamente a Lady Glasson e le aveva chiesto di far piantare un cespuglio di rose gialle sulla tomba. L'anziana lady aveva osservato attentamente quel cavaliere vestito di nero, chiedendogli se avrebbe dovuto permettergli di portare via con sé il bambino di Annie.
La somiglianza tra lui e Seth non lasciava dubbi che fosse il padre, ma se non avesse notato il sincero dolore negli occhi di Guy, non avrebbe lasciato il bambino nelle mani di un uomo dall'aspetto tanto pericoloso. Invece quell'uomo sembrava davvero addolorato per la donna che qualche anno prima si era rifugiata lì per nascondersi a lui e poi Robin Hood, l'eroe della gente di Nottingham, garantiva per lui.
Aveva acconsentito alla sua richiesta e gli aveva raccomandato di prendersi cura del bambino, prima di congedarlo.
Poi Guy e Robin avevano radunato le poche cose che appartenevano ad Annie e Seth ed erano partiti subito, prima che il bambino potesse rendersi conto dell'assenza della madre.
Gisborne si sentiva a pezzi. Non riusciva ancora a rendersi conto che la giovane fosse davvero morta, e non avrebbe mai immaginato che raccogliere e mettere via i pochi oggetti che possedeva potesse essere così devastante emotivamente.
Quando aveva aperto un cofanetto e vi aveva trovato i pochi monili che le aveva regalato anni prima, conservati ancora con cura anche se non avevano alcun valore, Guy era stato costretto a richiudere di scatto quel contenitore e a infilarlo in fretta nella borsa che stava riempiendo per non scoppiare a piangere.
Gisborne guardò nella direzione del cavallo di Robin: Seth non aveva voluto saperne di montare in sella con lui, ma aveva preteso di salire a cavallo con il fuorilegge, ancora affascinato dalla sua abilità con l'arco. Il bambino si guardava attorno con curiosità, eccitato per la novità di quei due stranieri arrivati all'improvviso nella sua vita di solito così monotona.
- È quasi il tramonto. - Disse Guy, avvicinandosi a Robin. - Dovremmo cercare una locanda.
Il fuorilegge annuì. All'andata avevano galoppato tutta la notte per arrivare il più velocemente possibile, ma con Seth era fuori discussione.
- Poco più avanti dovrebbe esserci un villaggio, ci fermeremo lì.
Il bambino si voltò a guardare Robin.
- Mamma? Dov'è la mamma? Voglio andare da lei.
Il fuorilegge sentì che Guy aveva trattenuto il respiro con una specie di singhiozzo e gli lanciò uno sguardo preoccupato, poi tornò a guardare Seth, senza sapere cosa dire.
- Ci credi che riesco a colpire quel sasso laggiù con una freccia? - Disse, cercando di cambiare discorso per distrarlo, ma Seth non si lasciò distogliere.
- Mamma! Voglio la mamma! - Ululò, scoppiando a piangere disperatamente.

Quando arrivarono alla locanda, un'ora dopo, Seth stava ancora gridando e scalciando e anche Robin e Guy sembravano essere sul punto di piangere. Non avevano la più pallida idea di come riuscire a calmare il pianto di un bambino che voleva la madre e di certo non potevano dirgli che Annie era morta e che non l'avrebbe più rivista.
Guy scese da cavallo e prese dalle braccia di Robin il figlio urlante, cercando di tenerlo fermo. Seth gli afferrò i capelli con le mani, tirandoglieli dolorosamente, e continuò a gridare che voleva la mamma, ma iniziava a essere stanco e non aveva più la forza di agitarsi come prima. Anche Robin sembrava sfinito: per lui era stato impegnativo evitare che il bambino finisse per cadere da cavallo mentre si agitava in preda al pianto.
I due uomini affidarono i cavalli a un servo ed entrarono per prendere una stanza. Il locandiere fu sul punto di mandarli via perché il pianto del bambino avrebbe disturbato gli altri clienti, ma cambiò idea quando Robin gli fece scivolare in mano un sacchetto pieno di monete.
Seth continuò a piangere ancora per un po', poi crollò addormentato tra le braccia di Guy, piagnucolando nel sonno e il cavaliere lo mise a letto, con un sospiro addolorato. Non poteva consolare il pianto di suo figlio, nessuno avrebbe potuto farlo, e lui sapeva fin troppo bene quanto fosse doloroso perdere una madre.
Gli sistemò le coperte con cura, poi si tolse la giacca e gli stivali gettandoli a terra e si lasciò cadere sul letto accanto, affondando il viso nel cuscino.
Robin entrò in camera un attimo dopo e si rivolse a lui.
- Andiamo a procurarci qualcosa da mangiare? - Propose, ma non ottenne risposta, Guy era già profondamente addormentato.

Robin aprì gli occhi, svegliato da un singhiozzo soffocato e si preoccupò che Seth avesse ricominciato a piangere, ma un attimo dopo si rese conto che il bambino dormiva tranquillo e che quel pianto silenzioso veniva dal letto di Gisborne.
Robin rimase immobile, chiedendosi se avrebbe dovuto dire qualcosa per confortare l'amico oppure no. Se Guy soffocava le lacrime nel cuscino era per non mostrare apertamente il proprio dolore, ma Robin avrebbe voluto poterlo aiutare in qualche modo.
Fu Guy a risolvere quel dubbio.
- Hood, lo so che sei sveglio. - Disse in tono sommesso.
Robin allungò un braccio a toccargli una spalla. La stanza della locanda era piccola e i letti fin troppo vicini e Robin rispose sottovoce per non svegliare Seth.
- Non riesci a dormire?
- Domani piangerà di nuovo perché vuole la madre... Cosa gli dirò? Come posso spiegargli che non vedrà mai più Annie, se nemmeno io riesco a crederlo del tutto?
- Col tempo si abituerà. E almeno adesso ha un padre.
- Ma io non so che fare. - Sospirò Guy.
- Se ti può consolare, nemmeno io. Ma immagino che impareremo. Intanto ti stai preoccupando per lui, è già qualcosa. Lo porterai a Locksley?
- No. Da Adeline. Non ho avuto tempo di chiederle se è disposta a prendersi cura di lui, però...
Robin pensò all'affetto che la donna aveva mostrato nei confronti di Guy quando erano stati a casa sua e pensò che la balia sarebbe stata assolutamente felice di accogliere quel Gisborne in miniatura.
- Sono certo che non ci saranno problemi. - Disse Robin. - Cerchiamo di dormire ora, temo che domani sarà un'altra giornata impegnativa.
Guy annuì e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi. Robin si era già riaddormentato, ma non aveva spostato il braccio che aveva allungato per stringergli la spalla e quel tocco gli era di conforto.

Robin si svegliò di colpo quando Guy si avventò sul suo letto, scuotendolo freneticamente.
- Hood! Svegliati! Dov'è Seth?!
Robin spalancò gli occhi, guardandosi attorno: il bambino non si vedeva da nessuna parte.
Si affrettò a infilare gli stivali e a seguire Guy, che intanto era già corso fuori dalla porta della stanza.
Lo raggiunse al piano inferiore della locanda e lo sentì mentre chiedeva al locandiere se avesse visto un bambino piccolo.
- Ah! Allora quel moccioso pestifero è vostro figlio! - Sbraitò la moglie del locandiere, furiosa, rientrando in quel momento nella locanda e indicò la porta alle sue spalle. - Sta terrorizzando le galline! Fatelo smettere immediatamente oppure lo farò smettere io.
Guy lanciò alla donna un'occhiata feroce, ma non perse tempo a discutere con lei e si precipitò fuori dall'edificio, seguito immediatamente da Robin.
Il bambino aveva smesso di inseguire i polli e si era avventurato nella grande pozza di fango che si era formata nel cortile. Seduto a terra, si divertiva a sguazzare nella melma, battendo le mani sul fango per schizzare fango ovunque.
Guy lo raggiunse di corsa e si chinò su di lui, ansiosamente, e il bambino lo guardò, atterrito.
Ricordava di essere stato sgridato o sculacciato per essersi rotolato nel fango in passato e fissò il cavaliere nero a occhi sgranati, aspettandosi una punizione.
Gisborne capì di aver spaventato il figlio, correndogli incontro in quel modo, e si affrettò a rassicurarlo prima che si mettesse a piangere.
- Cosa fai? - Chiese, nel tono più gentile di cui era capace. - Ti piace giocare col fango?
Seth lo fissò, preoccupato, ma Guy si era inginocchiato a terra accanto a lui e non sembrava avere la minima intenzione di picchiarlo o punirlo.
Annuì timidamente e Gisborne gli sorrise poi si chinò a sussurrargli qualcosa all'orecchio e gli indicò Robin che li stava guardando a pochi metri di distanza.
Il bambino lo guardò per un attimo, come per assicurarsi di aver capito bene e, quando Guy annuì, Seth prese una manciata di fango e la scagliò addosso a Robin, scoppiando a ridere.
Il fuorilegge sobbalzò, sorpreso, poi lanciò uno sguardo a Gisborne che stava sogghignando, evidentemente molto soddisfatto di se stesso, e si chinò a raccogliere anche lui una manciata di fango per restituire il favore al cavaliere nero.

Adeline prese un lenzuolo dal cesto dei panni e lo stese al sole, sul filo. Notò dei cavalli che si stavano avvicinando lungo la strada e si affrettò a tornare verso casa per vedere di chi si trattasse.
Si stupì di riconoscere Guy di Gisborne e Robin Hood e ancora di più per le condizioni in cui si trovavano: entrambi gli uomini erano coperti di fango dalla testa ai piedi e Robin teneva davanti a sé sulla sella un bambino altrettanto sporco.
- Guy! Robin! Non mi aspettavo una vostra visita... Cosa vi è successo?
Gisborne scese da cavallo e le andò incontro, fermandosi a pochi passi da lei.
- Ho bisogno del tuo aiuto, Adeline.
La donna vide il dolore e la paura nel suo sguardo e colmò la distanza tra loro per abbracciarlo.
- E lo avrai, piccolo mio. Puoi contare sempre su di me, lo sai.
Guy si appoggiò a lei per qualche secondo, poi si staccò da lei e la guardò, dispiaciuto.
- Ti ho sporcato il vestito, scusa.
- È solo un po' di terriccio, cosa vuoi che sia? Venite in casa e raccontami tutto.
Due ragazzi uscirono di casa: uno era Thomas, il figlio di Adeline, ma Gisborne guardò il più alto dei due, stupito.
- Cedric? Che ci fai qui?
Il giovane gli sorrise.
- Sir Guy! Ora vivo qui.
Adeline sorrise al ragazzo.
- Qualche tempo fa gli hai chiesto di riaccompagnare a casa Thomas. Lui aveva bisogno di lavorare e noi avevamo bisogno di un aiuto e così è rimasto a vivere con noi. La sua presenza è davvero preziosa, sai?
- Sono contento per te, Cedric.
Adeline guardò i due giovani.
- Ragazzi, andate a scaldare l'acqua per il bagno, poi preparate una stanza per Guy e Robin. Direi che ne avete bisogno. E anche tu, piccolo. - La donna guardò meglio il bambino che era aggrappato alla mano di Robin e si voltò a guardare Guy, stupita. Non lo aveva notato prima a causa del fango che aveva sul viso, ma quel bambino era identico a Gisborne quando aveva la stessa età.
- Lui è Seth. - Disse Guy. - Mio figlio.

   
 
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