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Autore: Delirious Rose    14/08/2015    3 recensioni
Ashley Valondja interpreta la Fanciulla nella Compagnia dell’Astrologiaio: vorrebbe avere il ruolo dell’Eroe (anzi, se potesse farebbe l’eroe e basta), ma l’impellente necessità di denaro della Compagnia lo costringe da mesi ad assumere anche quello della Cortigiana. Fuori scena. Ashley saprà cogliere l’occasione di realizzare il suo sogno e ottenere giustizia quando un mecenate lo inviterà a pranzo?
{questa storia partecipa al contest "Love for a fee" di Yuko-chan}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Nota: Ashley è un nome sia maschile che femminile (devo citare Ashley Wilkes, l’ammoreh di Rossella O’Hara?)
Vernolia, di cui ho già scritto, è uno dei regni più importanti di questo mondo e lo immagino come un incrocio fra la Firenze dei Medici, la Venezia dei Doghi e il Califfato di Cordoba. Per quanto riguarda l’omosessualità in generale, i rapporti saffici sono tollerati se fra concubine di un uomo fintanto che si usa discrezione, mentre è considerato infamante per un uomo giacere con un altro uomo, ragion per cui si tende a invitare a cena un attore che interpreta ruoli femminili (se esposto e l’ospite è un uomo di potere, potrà più facilmente dire di essere stato ingannato proprio dal ruolo in scena).


 

Atto Primo

 

Udite, brava gente, della bella Biancofiore la storia! Di come le sue speranze1 per Deno il Valoroso permise ai Liberi Uomini di Vernolia di riconquistare le mura d’Almeda l’Altera!



Il teatro era pieno, nonostante fosse di una cittadina di provincia e il pubblico formato principalmente da mercanti e membri delle famiglie più importanti, nobili e ricche del borgo. Ashley non sapeva cosa fosse peggio: quel pubblico becero e ignorante che gli avrebbe lanciato commenti poco impliciti, oppure quello di una città più grande, fra cui ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe chiesto a Barto l’onore d’intrattenersi in privato con l’Almediana?
Fin da quando aveva compiuto dieci anni, Ashley aveva avuto la parte della Fanciulla e il suo ruolo preferito era proprio l’Almediana, che trascorreva buona parte della tragedia nei panni di Gredia, lo scudiero dell’Eroe Deno. Sospirò, lanciando un’occhiata invidiosa a Tamlor che entrava in scena con indosso l’armatura ornata del valoroso cavaliere.
Io sarei un Deno migliore, pensò vedendo il compagno recitare il suo monologo in modo un po’ piatto e senza sufficiente trasporto per coinvolgere il pubblico. Che dico, perfino Puch sarebbe un Deno migliore. Aggiunse, guardando un gobbo vestito da Giullare provare un numero di equilibrismo.
Ashley avrebbe voluto essere Deno il Valoroso, oppure Fortebraccio da Mailli. No, quello che Ashley avrebbe voluto più di ogni cosa era essere un cavaliere vero, che affrontava vere battaglie e non draghi di cartapesta che sputavano fiamme di seta gialla e rossa. Ma lui era un attore girovago, figlio di una danzatrice e il bastardo di chissà chi: con il suo aspetto delicato e femmineo e i suoi movimenti aggraziati, quale cavaliere lo avrebbe preso come scudiero? 
Sbuffò, portando una mano al collo, libero dall’aggeggio di cuoio e metallo che gli era stato imposto dal suo primo giorno in scena, perché una Fanciulla doveva avere un collo lungo e flessuoso, senza asperità.
Ma almeno Barto non ti ha fatto castrare, gli ricordò la sua coscienza.
Barto lo aveva più volte rassicurato sull’argomento: un eunuco aveva la tendenza a ingrassare, inoltre la mollezza delle carni lo rendevano una caricatura di Fanciulla, per questo motivo preferiva che Ashley portasse quel collare, che si epilasse completamente il corpo – anche le guance – e che si astenesse dal sole e dall’attività fisica. Avrebbe dovuto essergli grato di poter restare un uomo sotto le vesti di seta e broccato, eppure…
Se almeno accettasse di scrivere qualcosa su un’amazzone di Agrirani! Ashley non sapeva più quante volte avesse proposto quell’idea a Barto, ma il Capocomico la bocciava sempre con la scusa che non sapeva quale storia inventarsi su un personaggio simile – e il pubblico si aspettava che una Fanciulla fosse fragile e delicata come un fiore e che i duelli spettassero all’Eroe.
“Ash è pronto?” mormorò Barto dietro le quinte.
“Ho quasi finito,” rispose Malba, impegnata a dipingere sulle spalle di Ashley un drago circondato di fiori simile ai tatuaggi usati dalle donne di Dwerissi.
“Spicciati, perché fra quattro battute deve entrare in scena!” 
“Beh, lo sai che questo trucco prende tempo!” borbottò Malba, soffiando la polvere di mica sulla schiena dell’attore, poi aggiunse, più a se stessa. “Una fanciulla di Dwerissi… ma come diamine gli è saltata in mente quest’idea!”
Ashley prese un respiro profondo, quindi sistemò la veste delicata in modo da sembrare in disordine e, nello stesso istante in cui Tamlor usciva di scena, corse al centro del palco e attaccò il monologo con cui Biancofiore confidava al pubblico la sua passione per Deno, usando la miglior voce di testa di cui fosse capace.
“Tre volte Vaskar3 la rossa ha mostrato il suo volto dal giorno in cui il mio vil genitore ebbe salva la vita in cambio del suo onore e del mio! Ah, trista Biancofiore, costretta a giacere con Naessar, tuo nemico! Ah, infelice Biancofiore, che non puoi impedirti di nutrire le tue speranze per Deno il Valoroso, non ostante le superbe mura di Almeda si ergano fra voi!”  
Ashley continuò il suo monologo, ignorando i commenti volgari che arrivavano dalla platea: i rozzi arricchiti non mancavano in cittadine come quella, e il fatto che fossero loro riservati i posti peggiori, quelli più vicini al palcoscenico, rendeva difficile concentrarsi. Ashley era ormai abituato a quell’atteggiamento, al contrario di Tamlor che più di una volta aveva interrotto lo spettacolo per rispondere con le rime. Aveva dovuto imparare a lasciarsi scivolare addosso i motteggi allusivi, lui, perché la Compagnia dell’Astrologiaio non poteva permettersi che il vero sesso della Fanciulla fosse esposto. 
La rappresentazione, tuttavia, procedette senza gravi intoppi – Tamlor aveva dimenticato le sue battute, costringendo Ashley a improvvisare fino a quando il compagno non le avesse ricordate – e la scena finale in cui Bamni4 Oleante dichiarava Biancofiore prima sposa5 di Deno fu accolta da un applauso e dalle grida d’incitazione. 
Uno a uno, gli attori principali della tragedia andarono al centro del palco e Ashley salutò il pubblico con un inchino così perfetto e aggraziato che perfino una principessa di sangue ne sarebbe stata invidiosa: ripeté il gesto fino a quanto durarono gli applausi, nonostante un giovane ammiccante che s’era arrampicato sul palco per porgergli un mazzo di fiori cui rispose con uno sfarfallio di ciglia e un sorriso timido e malizioso. 
Tornato dietro le quinte, Ashley gettò i fiori disgustato e, borbottando, raggiunse con gli altri il piano superiore dell’edificio, doveva avevano alloggiato durante il loro soggiorno nel borgo. Si cambiarono nella stanza adibita a guardaroba, spogliando i costumi di scena e indossando abiti più comuni e comodi, quindi si spostarono nella stanza comune dove furono accolti dal sorriso tremulo di Arthea, che iniziò a distribuire la zuppa di cereali e carne secca.
“Allora, com’è andata?” chiese, cercando di sollevare l’otre del vino per portarlo a tavola.
Sia Ashley sia Puch si alzarono per aiutarla. “Lascia fare a noi, non strapazzarti,” la rimproverò bonariamente il Giullare.
“È andata bene, non ci resta che aspettare Barto per sapere quanto abbiamo guadagnato questa sera,” rispose Ashley con un sospiro di sollievo.
Tuttavia, quando Barto entrò nella stanza, aveva un’espressione imbarazzata: svuotò il sacchetto di pelle con i proventi della serata e separò le varie monete con l’aiuto di Tamlor e Nillo, mentre Puch contava.
“Ottantatré sparvieri, nove fiori6 e ventuno teste7,” annunciò infine Puch con un sorriso quasi sdentato. “Non male per essere l’ultimo spettacolo in questo buco.”
Tuttavia, l’espressione di Barto non cambiò. Il Capocomico rimestò la sua porzione di zuppa e poi si schiarì la voce. “Naé, Pervinca, siete state invitate a cena,” disse, posando una spilla di peridoti sul tavolo. Poi ripeté il gesto con un sacchetto tintinnante. “Ash, anche tu.”
Ashley deglutì il vuoto, fissando il sacchetto, rifiutandosi di incrociare gli sguardi dei suoi compagni. Inspirò rumorosamente e, raccolta la sua dignità, chiese: “Quanto tempo mi resta?”
“Mezzo pollice di candela, più o meno,” rispose Bardo continuando a rimestare la zuppa, senza mangiare e senza guardarlo.
Ashley si alzò con un movimento fluido dal tavolo, ma Arthea gli afferrò il polso per trattenerlo: lei lo guardò colpevole e mosse le labbra in un silenzioso non devi farlo. Ashley le sorrise e si chinò per baciarle la guancia e accarezzarle il ventre tondo con la mano libera. 
“È stata anche colpa mia, quindi è giusto che faccia la mia parte,” le bisbigliò. Si raddrizzò e guardò Malba. “Potresti aiutarmi a prepararmi?”
Tornarono nella stanza adibita a guardaroba e, mentre Malba sceglieva un abito, Ashley si spogliò e si piazzò davanti al grande specchio, accendendo le lampade a olio che lo circondavano. I suoi lungi capelli, di un biondo così pallido da sembrare quasi bianchi, erano ancora raccolti in modo da sembrare tagliati esponendo l’orecchio destro, ornato da un orecchino formato da cerchi e catenine pendenti, e con delle languide onde cadenti sul lato sinistro della testa . Anche il suo volto aveva un rimasuglio di polvere di riso e di mica, che ritoccò con un piumino, e sulle spalle il drago e i fiori erano ancora visibili ma sbaffati dal sudore e dallo sfregamento con le vesti. Ashley aprì un cofanetto e, preso un bastoncino di legno di rosa, lo carbonizzò delicatamente sulla fiamma di una lampada e disegnò la linea delle palpebre superiori. Ripeté l’operazione sulle palpebre inferiori con un pennellino intinto di rosso Pompei, per rendere più evidente il pallore del suo incarnato e il grigio delle iridi, poi si sfiorò le labbra tumide per posarvi un’idea di rossetto. 
Malba lo aiutò a indossare l’abito, una sottana in un tessuto semitrasparente e chiusa sul petto e sul collo da bottoni in filigrana di bronzo dorato, e da una veste di broccato lavanda. Sistemarono le imbottiture per i seni in modo che sembrassero naturali, e Malba riacconciò i capelli dell’attore in uno stile più consono a una fanciulla. 
Una volta pronto, Ashley rimase immobile davanti allo specchio, guardando senza vedere il proprio riflesso. Anche se erano trascorse otto lune da quando aveva iniziato ad accettare gli inviti a cena di ammiratori facoltosi e nonostante lo facesse di sua spontanea volontà, Ashley aveva ancora delle difficoltà ad accettare il ruolo della Prostituta – anche se Naé e Pervinca lo avevano istruito su come comportarsi con i clienti, anche se Rinejo l’Eunuco lo aveva preparato mentalmente e fisicamente a quello che avrebbe dovuto fare.
È un ruolo come un altro, si disse incrociando il proprio sguardo. Lo fai per Arthea e il suo bambino, per ripagare il sangue che hai versato per proteggerla.
“Ash, sei pronta? Sono venuti a prenderti,” disse Bardo, affacciandosi alla porta.
“Sì, a--” Ashley si bloccò, avendo inavvertitamente usato la sua voce naturale, quindi tossì e riprese con quella riservata alla scena. “Arrivo.”
Sul retro del teatro lo aspettava un valletto e una portantina sorretta da due schiavi nerboruti: era un oggetto di prezioso legno intagliato, chiuso da veli di seta rosso vino e ricamati in fili dorati e false gemme e al cui interno erano posati diversi cuscini di piume. Ashley si sistemò nella portantina e non fece neanche in tempo a richiudere le tende che i due schiavi la sollevarono, facendo cadere indietro l’attore.
“Fate attenzione alla signora!” udì il valletto ringhiare. 
Ashley strinse i pugni nel riconoscere la sottile vena di derisione serpeggiare nella sua voce: era sempre così, poiché la gente comune ignorava il significato del minuscolo simbolo8 che precedeva la E di eunuco che, sulle locandine, accompagnava il suo nome. Il simbolo con cui gridava al mondo il suo essere uomo con tutte le sue parti: Ashley aveva chiesto a Barto se esistesse, quel simbolo, e gli aveva chiesto di aggiungerlo poiché non voleva chiedergli ogni volta almeno sa che sono un uomo? 
Sorrise, ricordando una giovane donna che lo aveva invitato a cena, circa quattro lune prima, credendo che lui fosse davvero una donna cui chiedere consiglio su come riacquistare il favore del proprio marito. Quando la donna aveva saputo che Ashley era un uomo, l’aveva guardato inorridita e terrorizzata, ma lui l’aveva rassicurata: le aveva detto che non voleva fare la fine di Lethoi Majed, sorpreso a giacere con la figlia di un signore e accusato di stupro. Aveva provato ugualmente pietà per quella giovane e aveva condiviso con lei quello che aveva imparato da Naé e Pervinca in quelle poche lune.
“Eccoci, signora.”
La portantina fu posata a terra con un tonfo brusco e Ashley scese con un saltello aggraziato. Era nella corte interna di un palazzotto, illuminata dalla luce di Barskar9 e delle stelle; le finestre erano tutte nere, tranne una al primo piano. Il valletto guidò Ashley all’interno, fino alle stanze private del suo padrone: era un uomo di mezz’età e ancora piacente, non troppo appesantito dagli anni e dagli eccessi. Tutto, dalla sua persona all’arredamento della stanza, parlava di ricchezza ostentata, tanto che Ashley non si sarebbe sorpreso dal vedere la corte interna lastricata di sparvieri.
“Siate la benvenuta nella mia umile dimora, mia signora,” disse il padrone di casa, probabilmente un mercante o un figlio di mercante. “La vostra interpretazione di questa sera è stata suberba.”
Ashley s’inchinò come per salutare un pubblico immaginario, ma mantenne il capo chino. “Il mio signore mi lusinga con tali parole,” rispose con la voce riservata al palcoscenico.
“Le meritate e spero che gradiate la carne di drago che ho fatto preparare tanto quant’io ho apprezzato L’Almediana,” rispose, prendendolo per mano e conducendolo verso il divano, davanti al quale era stato imbandito un tavolo basso con le pietanze più raffinate che la stagione offrisse e che l’oro potesse comprare.
Ashley riempì con grazia i calici dorati con vino speziato, accettò con ben simulata timidezza i bocconi che il suo ospite gli porgeva e solo dopo una certa insistenza ricambiò il gesto; rise ai motti salaci dell’uomo e mostrò indignazione alle prime battute volgari. Respinse le prime avances forse con più fermezza del necessario – lui era un attore, non una puttana di strada che apriva le gambe a chiunque le lanciasse qualche testa – ma lasciò che la veste si allentasse pian piano, lasciando intravedere sempre più la pelle glabra del petto e quella dipinta delle spalle.
Quando l’uomo fece scivolare la veste di broccato lungo le braccia, Ashley si volse altrove con pudicizia, stringendo le braccia come a voler nascondere la sua futura nudità. “Il mio signore dimentica che sono una Fanciulla,” lo rimproverò con candore.
Lui lo tirò nuovamente a sé. “Una Fanciulla, sì…” mormorò con voce roca, disegnando con la lingua una linea lungo il collo e il lobo dell’orecchio, mentre con una mano frugava fra le pieghe della sottana. “Una fanciulla che ha una spina invece di un bocciolo di rosa.”
Per un istante, Ashley s’irrigidì nel sentire le sue dita unte e appiccicose di cibo distringersi attorno al proprio membro, inturgidito dal vino e dagli afrodisiaci con cui era stata speziata la cena.
Quello della Prostituta è un ruolo come un altro, pensò inspirando lentamente.  
Si girò verso l’uomo, rivolgendogli un sorriso provocante e malizioso: Ashley si protese verso di lui, accarezzandogli la guancia ispida con il dorso della mano, le labbra a un soffio dalle labbra.
“Il mio signore sa come compiacermi,” mormorò con la sua voce naturale. 

Note

  1. Speranze: termine che nei costumi di Vernolia indica l’amore romantico.
  2. Sparviero (moneta): d’oro puro, il cui conio riporta lo stemma della famiglia reale, uno sparviero coronato afferrante un serpente. Uno sparviero equivale a dodici fiori d’argento.
  3. Vaskar: una delle tre lune di Teija, di colore rosso. Compie una rotazione in circa 28 giorni la quale rappresenta un mese.
  4. Bamni: titolo nobiliare Vernoliano, paragonabile ai nostri conte e duca.
  5. Prima sposa: vigente a Venolia la poligamia, i costumi considerano come sposa legittima la concubina che per prima partorisce un figlio maschio, tuttavia un’autorità può decidere altrimenti se lo ritiene opportuno.
  6. Fiore (moneta): in argento massiccio, riportante sul verso un fiore di mirto stilizzato. Un fiore equivale a ventiquattro teste.
  7. Testa (moneta): di bronzo, riportante sulle facce rispettivamente una testa di schiavo e un teschio. Una testa equivale a novantasei spiccioli di rame, moneta di basso valore riportante un buco al centro.
  8. Simbolo ( ΅ ): stilizzazione degli organi genitali maschili, quando accompagna la E indica che l’attore è un falso eunuco. Quando la E è accompagnata dal simbolo ´, significa che l’eunuco è stato evirato dopo la pubertà.
  9. Barskar: una delle tre lune di Teija, di colore giallo dorato. Compie una rotazione in circa 115 giorni, coprendo una stagione.

Come detto nell'introduzione, questa storia partecipa al contest "Love for a fee" di Yuko chan. Inoltre è il mio primo serio tentativo di slash, per cui siate clementi se non è riuscito u.u

 
   
 
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