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Autore: Tigre Rossa    17/08/2015    4 recensioni
C’è un ragazzo dagli occhi tristi, inginocchiato sulle rive del lago di Avalon.
Tra le sue braccia esili stringe, come se fosse il suo tesoro più grande, il corpo senza più vita di un altro ragazzo, dai corti capelli chiari e dal cuore senza più battiti.
“Io ti aspetterò, Arthur.” sussurra, sfiorandogli le labbra con le punta delle dita, dolcemente “Ti aspetterò per sempre.”
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“Io ti sto aspettando, Arthur.” sussurra al cielo, mentre tra le dita stringe uno dei pochi ricordi del re di Camelot, quel sigillo materno donato in una notte fredda di una vita ormai perduta “Io ti aspetterò sempre.”.
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Come può, dopo così tanto tempo, il re una volta e re in futuro tornare adesso?
Sono passati secoli, Albion è andata distrutta, tutto ciò che conosceva è stato spazzato via.
Non c’è più nulla a cui tornare.
C’è solo lui.
Eppure, nonostante questo, continua a sperare, a credere, ed ad aspettare.
Perché non può fare altro.
Perché l’ha promesso ad Arthur.
Continua ad aspettare.
Si, lui è ancora qui ad aspettarlo, in silenzio come ha sempre fatto e come sempre farà.
Resterà qui ad aspettarlo, ad aspettare il suo re.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sulle rive di Avalon
 

 



 



























 

Ed io sarò sempre qui ad aspettarti, anche se tu non tornerai mai.
-cit.
 
 
 
C’è un ragazzo dagli occhi tristi, inginocchiato sulle rive del lago di Avalon.
 
Tra le sue braccia esili stringe, come se fosse il suo tesoro più grande, il corpo senza più vita di un altro ragazzo, dai corti capelli chiari e dal cuore senza più battiti.
Piange, il ragazzo inginocchiato.
Stringe con forza quel corpo sempre più freddo e lo bagna con le sue lacrime, le lacrime che ha trattenuto fino a quando non ha visto colui per cui ha tanto sofferto scivolargli tra le dita in un luogo dove non avrebbe mai potuto seguirlo, lacrime di dolore e di perdita, lacrime di sangue e rimpianto.
Grida il nome del ragazzo dai capelli chiari al cielo, lo chiama, la invoca, lo supplica.
 
“Arthur, ti prego, Arthur . . .”
 
Gli sfiora il viso pallido e gli accarezza i capelli sottili, mentre dentro di lui resta solo il vuoto.
C’è disperazione nei suoi occhi limpidi, e dolore, e qualcosa di troppo grande per essere descritto.
Lo stringe tra le braccia, come lui gli ha chiesto di fare prima di andarsene, il suo ultimo ordine, la sua ultima richiesta.
Stringe tra le braccia il suo padrone, colui per il quale si è sacrificato infinite volte, in silenzio, senza mai lamentarsi o chiedere qualcosa in cambio.
Stringe tra le braccia il suo re, il re a cui ha donato la sua magia, la sua vita, il suo cuore.
Stringe tra le braccia l’altra parte della medaglia, l’altra parte di lui, incapace di lasciarla andare per sempre, tra le acque fredde di quel lago che ora è solo un pugno nell’anima.
Stringe tra le braccia il suo amore perduto, colui che ha amato nell’ombra per tutti quegli anni, senza mai mostrarlo al mondo, limitandosi a custodire dentro di sé quel fuoco che l’ha distrutto ma che allo stesso tempo non è mai riuscito a spegnere, né mai ci riuscirà.
 
“Per favore Arthur, non lasciarmi. Resta con me. Ti prego!”
 
Il suo è il grido disumano di una persona spezzata, la supplica di una vita distrutta, la preghiera che non verrà mai esaudita di un amore troppo grande per non ucciderlo dentro.
 
“Ti prego, Arthur . . .”
 
E’ troppo tardi, e lui lo sa bene.
Il suo Arthur non può ascoltarlo, non più. E’ altrove, adesso. In un posto dal quale nemmeno lui, il più potente mago di tutti i tempi, può strapparlo, ormai.
 
“Io ti . . .”
 
La sua voce si spezza, troppo provata per riuscire a continuare.
Quella frase, tante volte imprigionata nella sua gola, costretta al silenzio dal fuoco della realtà, ora non ha più senso che venga pronunciata.
Sarebbe solo un sigillo sull’ultimo capitolo di questa tragica storia, e lui non vuole, non può lasciare che tutto finisca così.
Lentamente, le sue labbra si posano, lievi come farfalle, su quelle ancora calde del giovane sovrano, in un bacio a lungo negato ma allo stesso tempo tanto desiderato.
E’ un bacio che sa di tristezza, di cose perdute, di amore bruciato.
Un bacio che sa di addio.
Un battito di cuore, e poi il ragazzo allontana appena le labbra dalle sue e poggia la fronte su quella di lui, ad occhi chiusi.
Per un attimo, gli sembra che lui sia ancora lì, vivo, tra le sue braccia, solamente addormentato, e che tra qualche secondo si sveglierà, lo guarderà negli occhi e gli sorriderà, dandogli dell’idiota e della ragazzina, come sempre.
E’ solo una fragile illusione, l’illusione di chi non vuole arrendersi alla cruda realtà, ma in qualche modo gli fa tornare in mente le ultime parole di colui che gli ha indicato il suo destino anni prima, e qualcosa dentro di lui per qualche impercettibile momento si risveglia.
Ricorda la promessa fattagli dal drago, ricorda le sue parole, la profezia di una futura felicità, di una seconda possibilità.
‘Quando Albion ne avrà più bisogno, Arthur rinascerà.’
Era questo quello che il dragone aveva sussurrato prima di lasciarlo al suo lutto, e forse è solo una flebile, irreale speranza, mormorata per alleviare lo strazio della sua anima, ma in questo momento ci si aggrappa con tutto sé stesso, con disperazione e decisione.
In quel momento, prende la sua decisione.
 
“Io ti aspetterò, Arthur.” sussurra, sfiorandogli le labbra con le punta delle dita, dolcemente “Ti aspetterò per sempre.”
 
E dentro di sé, sa che sarà così.
Sa che lo aspetterà per tutta la sua vita, per sempre, con la stessa maledetta disperazione che lo attanaglia in questo momento, con lo stesso ardente amore che lo distrugge dentro, con la stessa terribile fedeltà che l’ha portato a questo.
Se c’è anche solo una fragile, lontana possibilità di riabbracciarlo di nuovo, lui aspetterà, servo fedele di quell’amore più forte di una prigione.
Lo aspetterà per sempre, se è questo che deve fare.
In fondo, cos’altro gli resta, senza di lui?
 
 
C’è un giovane uomo dagli occhi di un vecchio, inginocchiato sulle rive del lago di Avalon.
 
Sono passati anni da quando, su quelle stesse rive, ha detto addio al suo cuore, eppure il dolore che si legge nel suo volto è lo stesso di quel giorno lontano.
Il ragazzo è diventato un uomo, eppure nel suo sguardo si può scorgere il peso di molti più anni di quanto ne abbia vissuti, di molte più responsabilità di quante le sue spalle ne possano reggere, di molta più sofferenza di quanto ne meritasse.
Ha visto Camelot risorgere, la magia riversarsi nelle sue strade, la moglie del re dare vita a quel regno da loro tanto a lungo sognato.
Ha visto l’inaspettata figlia del suo amore perduto venire alla luce, la pelle scura come quella della madre, ma gli occhi chiari e luminosi come quelli del suo re mai dimenticato.
L’ha vista crescere e l’ha guidata nei suoi primi passi, custodendola come aveva custodito lui, perché è l’unica parte rimasta di lui a cui aggrapparsi, e sa che continuerà a farlo fino a quando il tempo non ghermirà nelle sue spire anche lei.
Ha visto morire nemici ed amici, ha visto gioia e dolore, ore di luce e di ombra.
Ha visto la guerra e il pericolo oscurare il cielo del regno da lui costruito con il sangue e le lacrime, e ha lottato con tutte le sue forze per allontanarle e per non rendere vano il sacrificio che è stato costretto a fare.
Ha vissuto, il giovane uomo dagli occhi da vecchio.
Ha vissuto una vita piena, ricca e viva, e la sta vivendo ancora adesso, con i suoi poteri e le sue energie al culmine della loro forza.
Eppure è come se non fosse così.
Dentro di sé non sente le gioie portate da una vita vissuta. Sente solo il rimpianto di quello che ha perso e di quello che non è riuscito a cambiare.
E’ come se tutto gli scorresse addosso, è come se il tempo, la vita stessa non facessero più parte di lui.
Ha tentato, eccome se ha tentato, di andare avanti, ma la sua vita è rimasta lì, a quel giorno lontano in cui, mentre guardava il suo re morire, la sua anima lo accompagnava nel regno dell’aldilà.
I suoi occhi sono fissi sulle acque cristalline, eppure non le vedono.
Lui continua ancora a vedere quel lontano e maledetto giorno in cui la vita del suo signore si è spezzata tra le sue braccia, e continua imperterrito ad aspettare il giorno in cui quello strappo verrà ricucito e lui potrà di nuovo vedere gli occhi chiari del suo Arthur, stringerlo di nuovo tra le sue braccia, e sussurrargli quella frase celata da tempo immemore nel suo cuore stanco.
 
“Io ti sto aspettando, Arthur.” sussurra al cielo, mentre tra le dita stringe uno dei pochi ricordi del re di Camelot, quel sigillo materno donato in una notte fredda di una vita ormai perduta “Io ti aspetterò sempre.”.
 
 
 
C’è un vecchio dagli occhi di un'anima spezzata, inginocchiato sulle rive del lago di Avalon.
 
E’ lì da tanto, troppo tempo.
Sono trascorsi i giorni, gli anni, i secoli, eppure lui è ancora lì, su quelle rive maledette, lo sguardo perso nel vuoto, in eterna attesa.
Il suo volto è il volto di chi ha visto, vissuto e sofferto troppo.
Le sue rughe profonde sono i segni di quella terribile battaglia che sta combattendo da tanto, troppo tempo, e le sue labbra non sorridono più da così tanto tempo che egli stesso lo ha dimenticato.
Il suo corpo è fragile e stanco, delicato come il vetro ma allo stesso tempo resistente come il ferro, deciso a resistere in quel suo personale giuramento.
Ma i suoi occhi . . . oh, i suoi occhi sono gli occhi di un innamorato in eterna attesa.
In essi brilla ancora, nel buio portato da una vita tanto lunga da pesare sull’anima, quel fuoco vivo che è il suo amore per il re che riposa in quelle acque.
I suoi occhi sono gli occhi di chi attende, leale e fedele fino all’ultimo, di chi non si arrende di fronte alla sconfitta, di chi continua a sperare, nonostante tutto.
Ha perso tutto, il vecchio dagli occhi spezzati.
Ha visto cadere Camelot, ha visto scomparire Albion, ha visto morire il suo mondo senza poter fare niente per impedirlo.
Ha seppellito le poche persone che in quei anni lunghissimi gli hanno illuminato la vita, e ha osservato la terra attorno a lui cambiare in fretta, eppure troppo lentamente.
Ha girato e girato, cercando di guarire quel mondo malato con la sua magia, impedendo centinaia di guerre, salvando migliaia di vite.
Ha smarrito la sua vera identità tempo addietro, cambiando nome e vita di volta in volta, un eterno carnevale fatto per ingannare la straziante attesa.
Ha lottato e lottato, deciso a dare uno scopo a quella vita lunghissima che non ne vuole sapere di spezzarsi, ma alla fine si è arreso, stanco, troppo stanco per continuare a fingere.
E’ tornato qui, sulle rive di Albion, e si è costruito una piccola casa, dove ha racchiuso tutto ciò che gli resta di una vita lunghissima passata ad aspettare. Una vita eterna trascorsa come se avesse sempre la stessa età di quando ha visto morire il suo signore tra le sue braccia.
Ed ora è qui, su queste rive bagnate di sangue, lo sguardo perso nel vuoto, ad aspettare.
 
Ormai ha iniziato a dubitare, il vecchio dagli occhi spezzati.

Come può, dopo così tanto tempo, il re una volta e re in futuro tornare adesso?
Sono passati secoli, Albion è andata distrutta, tutto ciò che conosceva è stato spazzato via.
Non c’è più nulla a cui tornare.
C’è solo lui.
E lui non vale tanto, ormai lo sa bene.
Non è mai stato importante quanto lui, in fondo.
 
Eppure, nonostante questo, continua a sperare, a credere, ed ad aspettare.
 
Perché non può fare altro.
Perché l’ha promesso ad Arthur.
Ha promesso che l’avrebbe aspettato, e così continua a fare, il cuore stanco per tutto quel dolore, l’anima straziata, gli occhi spezzati, ma continua a farlo.
Continua ad aspettare.
Si, lui è ancora qui ad aspettarlo, in silenzio come ha sempre fatto e come sempre farà.
Resterà qui ad aspettarlo, ad aspettare il suo re.

Perché l’ha promesso.
Perché loro sono le due facce della medaglia, e due facce della stessa medaglia non posso stare separate per sempre.
Perché loro sono Arthur e Merlin, semplicemente Arthur e Merlin.

E lui resterà lì ad aspettarlo, anche se forse non tornerà mai, anche se forse sarà lui a raggiungerlo, alla fine, quando il suo corpo ormai allo stremo cederà.

Resterà lì, ad aspettarlo, fino a quando non potranno finalmente stringersi di nuovo l’uno tra le braccia dell’altro, fino a quando non potrà rivedere i suoi occhi, fino a quando non potrà sfiorare di nuovo quelle labbra dove ha lasciato la sua anima, fino a quando non potrà sussurrare quella frase a lungo custodita nel suo cuore ancora follemente innamorato.
 
 
“Io ti amo, Arthur.”
 
 
“Anche io ti amo, Merlin.”



 
  
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