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Autore: SwanGrey    18/08/2015    3 recensioni
Due persone diverse. Due vite diverse. Hanno preso strade diverse eppure sono riusciti ad incontrarsi. Saranno stati attratti da forze in collisione? Si sono persi. Si ritroveranno? Per rispondere a tutti questi interrogativi, vi invito ad avventurarvi con me in questa nuova storia.
Chissà cosa accadrà..
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CATCH MY DESEASE

Seduta al tavolino di un piccolo posto chiamato "Ruby's" c'era lei, la ragazza tormentata e scostante che allontanava tutti senza nemmeno provare ad aprirsi. Ha sempre voluto farlo, cercare di provare qualcosa per qualcuno, di rifarsi una vita dato che la sua è andata a rotoli da un bel pezzo. Indossava un paio di shorts in jeans, una magliettina rosa confetto quasi trasparente e un paio di sandali a infradito bianchi che mettevano in mostra quelle sue dita delicate coperte da uno smalto rosa chiaro. Sorseggiava un caffè, bevanda della quale non poteva più fare a meno, e di tanto in tanto prendeva un assaggio dei biscottini offerti dalla proprietaria del bar. Aveva pensieri confusi, non riusciva a mettere a fuoco il problema che l'affliggeva. Si guardava intorno in cerca di una spiegazione. Scorgeva una coppia felice seduta proprio a due passi da lei che si teneva per mano sopra il tavolino, due ragazzi dall'altra parte della strada ridevano a crepapelle perchè uno dei due era inciampato cadendo a terra di fronte a tutti i passanti. Tornò ai suoi pensieri e bevve un altro sorso di caffè, mentre all'interno del bar una piccola signora cercava di non perdere l'equilibrio quando con una mano teneva saldo il bastone e con l'altra cercava qualcosa nella borsetta, ma purtroppo la fortuna non fu dalla sua parte e nel tentativo di rimanere stabile perse il controllo cercando invano di appoggiarsi al bancone. Stava per cadere proprio nel momento in cui un ragazzo entrava il locale e trovandosi davanti quella povera vecchietta indifesa si precipitò subito a sorreggerla. La prese sotto le braccia e la tirò su, lei lo ringraziò una volta tornata in equilibro, lo guardò negli occhi e gli rivolse un sorriso a pieni denti, per quanti ne potesse avere, lui ricambiò pagando il conto della signora e alla fine si salutarono entrambi sorridenti.

Colin si era svegliato male quella mattina, aveva avuto un piccolo litigio e tutto ciò di cui aveva bisogno era una passeggiata ed un caffè perciò approfittò della splendida giornata di sole, prese gli occhiali da sole, le chiavi di casa e uscì subito in strada. Non aveva una meta definita, camminò a lungo prima di accorgersi che si era allontanato almeno dieci isolati da casa sua. Non gli importò della strada che lo aspettava perchè si rese conto che quella camminata lo aiutò a schiarirsi le idee e si sentì subito meglio. Continuò a camminare ancora un pò quando scorse un piccolo locale chiamato "Ruby's" di cui non sapeva nemmeno l'esistenza, affrettò il passo e entrò. Corse immediatamente in aiuto di una signora che stava per cadere e dopo vari ringraziamenti da parte di lei, si salutarono. Colin aveva proprio bisogno di un buon caffè per iniziare la giornata e si da il caso che quello fu il più buon caffè che abbia mai assaporato. Soddisfatto, si allontanò dal bancone salutando la proprietaria e uscì.

Jennifer era rimasta stupita dalla velocità con la quale quel ragazzo è andato in aiuto della vecchietta e rimase lì seduta a guardarsi la scena e a sorridere, felice che esistano ancora persone capaci di preoccuparsi del prossimo. Bevve un altro sorso di caffè mentre con la coda dell'occhio si accorse che la signora era ormai andata via e che quel ragazzo così gentile aveva appena pagato e stava varcando la soglia del locale facendo per andarsene. Non capì nemmeno lei cosa le prese e da un momento all'altro si ritrovò faccia a faccia con quello straniero. -Ehm, scusa.. non volevo bloccarti la strada è solo che.. si beh, è solo che ti ho visto soccorrere quella signora e mi è sembrato un gesto davvero gentile. Non volevo intromettermi, non ti conosco neanche.. Dio, sto facendo un casino -  trattenne una risata nervosa
-Niente ecco, voglio solo dirti che apprezzo quello che hai fatto. Ce ne fossero di più di persone come te. Mi sembra di vivere in un mondo in cui ognuno pensa ai fatti suoi e quando mi capita di vedere scene come questa mi si stringe il cuore e ricomincio ad avere speranza nella razza umana.-

Colin varcò l'uscio della porta e proprio mentre stava per incamminarsi verso casa, una chioma bionda gli si parò davanti con fare impacciato, i movimenti nervosi e quella risatina confusa lo colsero di sorpresa. Biascicando sul fatto che al giorno d'oggi è difficile assistere a gesti d'altruismo, la ragazza sconosciuta gli ripetè quanto lei fosse riconoscente per il fatto che ci siano ancora persone come lui. In realtà Colin cercava di stare al passo con quelle chiacchiere impacciate, confuse e allo stesso tempo sensate, ma gli risultava alquanto arduo il compito dal momento che appena i suoi occhi incontrarono quelli di lei, gli si illuminò il viso di gioia. Cercò a sua volta di dire qualcosa ma tutto ciò che gli uscì fu un semplice "grazie, lo avrebbe fatto chiunque al posto mio". Dopo di ché la superò e si incamminò. Lungo la strada di ritorno pensò incessantemente a quella bellissima donna e a quanto fosse stata stupida la sua risposta. "Grazie, lo avrebbe fatto chiunque al posto mio"? -si disse- "Colin sei un idiota. Avresti potuto dirle mille altre cose e hai scelto una frase banale e scontata. Dio, quanto sei stupido".

Jennifer si accorse che Colin le stava fissando gli occhi. Aveva quasi paura che le perforasse il cervello con quegli occhi blu oceano. Si riprese subito dall'incanto quando anche lui distolse lo sguardo e la scostò andandosene. Si girò a guardarlo mentre si incamminava e ammirò la perfezione del suo corpo. Gambe lunghe e muscolose, impossibile non guardarle, tenute sode da pantaloni neri di pelle che gli marcavano i glutei, un busto a forma di V, spalle larghe e possenti come quelle di un motociclista, non parlando poi di quel viso. Le sue labbra rosee lasciavano spazio all'immaginazione di Jen, un barba appena incolta anche se curata occupava lo spazio della mascella e del mento terminando con dei leggeri baffi che rendevano quel viso ancora più bello. Jennifer ricordò anche le guance morbide e imbarazzate di lui che poco prima si allargarono per far spazio a quel sorriso perfetto. Il naso appena aggrinzito e gli occhi così blu da perdercisi dentro. Si era accorta anche del suo modo di alzare il sopracciglio e di grattarsi dietro l'orecchio nei momenti di imbarazzo, dei suoi capelli così neri e belli, del suo fare disinvolto quando a contatto con una persona. Quell'uomo accese dentro di lei un fuoco che credeva ormai svanito. Non credeva di riuscire a provare di nuovo qualcosa per qualcuno, soprattutto per uno sconosciuto. Non sapeva neanche il suo nome. E poi come le era saltato in mente di alzarsi e pararglisi davanti? "Che disastro Jennifer" -pensò, e tornò a sedersi.
   
 
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