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Autore: Ladyriddle    19/08/2015    15 recensioni
L'amore non è altro che una droga, una dipendenza? È quello che si chiede Lorcan quando è vicino a Louis...
Prima classificata al contest ''Amore o attrazione'' valutato da Himeko Kuroba
Prequel di Vaiolo di Drago Leggibile singolarmente
Pairing: Lorcan Scamander/ Louis Weasley
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Foglie di magnolia e fiori di ciliegio'
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{ Prima classificata al contest ''Amore o attrazione?'' valutata da Himeko Kuroba}


Pairing: Lorcan Scamander/ Louis Weasley

L'avviso Missing Moment è rivolto ai lettori di ''Vaiolo di Drago''
La OS è da considerarsi un Prequel della Long a cui fa riferimento, ma è leggibile singolarmente

 
Profumo di zenzero

 
 
A volte bisogna usare le spezie sbagliate per ottenere l'effetto desiderato. Aggiungere qualcosa di diverso.
Il cumino, come dire... è una spezia forte: ti aggredisce, induce le persone a chiudersi.
Lo zenzero è delicato e pungente, e spinge a guardarsi negli occhi.”
(Vasilis, dal film: Un tocco di zenzero)

 
Ad Alathea, Buon compleanno <3
 
 
Era una mattina calda e soleggiata di inizio luglio, Lorcan inspirò a pieni polmoni l'aria di salsedine mentre i riccioli biondo scuro gli coprivano gli occhi nocciola. 
    Villa Conchiglia, per il fatto che fosse situata su un piccolo pendio, con la sua distesa di grano maturo tutto intorno e il mare a pochi passi, gli aveva sempre dato l'impressione di un luogo romantico e solitario, lontano dal mondo. 
    Eppure, sapeva essere rumorosa e allegra. Per anni, lui e suo fratello, Lysander, avevano trascorso le giornate estive in riva alla spiaggia con i cugini Weasley, che entrambi avevano sempre considerato un po' come dei parenti acquisiti.
    Lorcan, pertanto, associava a Villa Conchiglia l'immagine dell'estate: le cene illuminate da lanterne bianche con lo stridio delle cicale a fare da sottofondo, il chiacchiericcio animato e piacevole che si mischiava alla confusione di quei bambini che, anno dopo anno, diventavano più adulti. 
    Molti ricordi felici, o comunque piacevoli, erano legati a quel luogo di ritrovi programmati o meno: lì, Lorcan aveva prodotto la sua prima magia involontaria; la piccola Lily Potter aveva mosso i primi, incerti, passi sulla sabbia bianca; Charley Weasley gli aveva insegnato a volare quand'era bambino. Ricordava la sensazione fresca delle dita dei piedi che accarezzavano la superficie dell'acqua cristallina, la risata a pieni polmoni a cui si era abbandonato mentre James, Fred e Lysander rincorrevano dal bagnasciuga quel suo primo volo, a cui erano seguiti molti altri. 
    Quella mattina, Lorcan era stato svegliato dal ticchettio di un becco contro la finestra. Il gufo recava un messaggio di James e Dominique che, approfittando dell'assenza dei genitori di quest'ultima, avevano deciso di improvvisare un pic-nic sulla spiaggia. 
    Prima di Smaterializzarsi, sua madre gli aveva messo tra le mani un cestino di vimini che Lorcan aveva passato a Lysander con uno sguardo esasperato, certo che nessuno, a parte Fred e il suo stomaco di ferro, avrebbe toccato gli involtini di Wakame, riso, gamberetti e salmone.
    “Non c'è nessuno” mormorò Lysander dopo aver bussato un paio di volte alla porta. “Forse sono già in spiaggia” ipotizzò, ma in quel momento la porta si aprì.
    “Vi stavamo aspettando!” Lucy, la figlia più giovane di Percy, li salutò con un gran sorriso. Indossava un paio di pantaloncini corti e il pezzo di sopra di un costume, i capelli umidi e legati alla meglio le gocciolavano sulla spalla e sul viso, appena arrossato dal sole, spiccavano alcune piccole efelidi concentrate alla radice del naso all'insù. 
    “La mamma ci ha trattenuto. Cibo per i gatti di Louis” spiegò Lysander in risposta all'occhiata curiosa che la ragazza gli aveva rivolto mentre prendeva tra le mani il piccolo cestino foderato con stoffa rossa e bianca. “Gli altri sono in spiaggia?” chiese poi, guardandola mentre ritraeva la testa dopo aver annusato il contenuto del cestino.
    “Sì” confermò Lucy, facendo loro strada verso la cucina. “Appena vedete Rose non fate commenti sui suoi capelli” li avvertì con un'occhiata sbieca. 
    Né Lorcan né Lysander riuscirono a chiederle altre informazioni perché, arrivati in cucina, c'era proprio Rose intenta a sistemare su un vassoio una caraffa piena di succo d'arancia. 
    “Ragazzi!” li salutò con un largo sorriso. 
    “Merlino, cosa hai combinato ai capelli?” sbottò Lorcan, senza riuscire a trattenersi. 
    Rose sollevò le sopracciglia con aria altezzosa. “Li ho tinti” spiegò, cominciando a giocherellare con le punte dei suoi capelli, una volta di un bel rosso fiamma, in quel momento neri come quelli di Albus.  
    “Ti stanno molto bene” le disse Lysander, stiracchiando un mezzo sorriso mentre Lucy gli lanciava un piccolo cenno di ringraziamento.  
    “Vero?” chiese Rose, sorridendogli radiosa. 
    “No, è che non sa dire le palle” lo contraddisse Lorcan, ignorando l'occhiataccia di Lucy. “Ti stanno da cani, Rose” le disse con il suo tatto da elefante, convinto fino all'ultimo che, sebbene la sincerità non sempre pagasse, fosse necessaria.   
    Lysander, però, pensò lo stesso di punirlo con una pacca dietro la nuca. “Lorc, ma ti sembra il modo? Ignoralo, Rose, sei molto graziosa” le assicurò, bugiardo come mai. 
    “Dov'è Louis?” chiese Lorcan, massaggiandosi la nuca e guardando di traverso il fratello. 
    Rose non rispose, prese il vassoio tra le mani e uscì dalla porta sul retro come se non avesse parlato. 
    “Starà facendo le trecce a Victoire” ironizzò Lucy guardandolo da sopra la spalla. “Dove credi che possa stare? Di sopra, ovvio” gli disse, seguendo la cugina fuori la porta. 
    Ovvio, non sia mai che socializzi un po', pensò Lorcan mentre lanciava uno sguardo eloquente al fratello, prima di ritornare verso l'ingresso e salire le scale che conducevano al piano di sopra. 
    Louis non era in camera e Lorcan si fermò un secondo, guardandosi intorno, inspirando quello strano profumo speziato che sentiva addosso a Louis quando si avvicinava e che gli faceva girare la testa.
    La stanza di Louis era un luogo che invogliava al silenzio e al riposo, rispecchiava alcuni dei tratti più peculiari del suo carattere: essenziale, pratica, senza inutili ninnoli a parte i suoi libri. Una tana, perché Louis ricordava un po' a tutti un lupo: silenzioso, attento, pericoloso e schivo anche con i suoi parenti.
    Louis era incredibilmente riservato, non amava la confusione, preferiva starsene per i fatti suoi, non perché fosse timido, anzi, era tanto sicuro di sé da risultare persino arrogante e tanto indifferente alle opinioni altrui da sembrare distaccato. C'era qualcosa in Louis che teneva la gente lontano, che faceva da barriera tra lui e il resto del mondo e che rendeva particolarmente difficile per gli altri sentirsi a proprio agio in sua compagnia.
   Con lui, però, Louis era sempre stato più espansivo, tanto da aprirgli una finestra in quel suo mondo chiuso e impenetrabile, permettendogli di scoprire quanto fosse sensibile. 
    Lorcan l'aveva visto occuparsi con amorevole cura dei randagi che raccoglieva sul ciglio di qualche marciapiede, allacciando con loro un rapporto che sembrava non riuscisse a stringere con le persone. 
    Posò lo sguardo sulla scrivania, solitamente sgombra da qualsiasi oggetto, catturato da un vaso con una pianta grassa. La pianta sarebbe stata anonima, se non proprio brutta, senza il fiore sulla sommità. Si avvicinò, sfiorando con le dita i petali delicati, di un tenue color giallo.
    “Astrophytum asterias.” La voce di Louis l'avrebbe fatto sobbalzare se non fosse stata così calma e pacata. 
    Lorcan si voltò, sorridendo al ragazzo più giovane prima che questi gli posasse un veloce bacio sulle labbra. 
    “Bella, vero? Credevo che non sarebbe fiorita neanche quest'anno” gli disse, riferendosi alla pianta, ma Lorcan non aveva occhi che per lui. 
    “Una meraviglia” replicò con voce bassa, lanciandogli uno sguardo a metà tra il divertito e il malizioso, segno che non si stesse riferendo alla pianta e che strappò a Louis un piccolo sorriso cortese.
    “Non vai in spiaggia con gli altri?” gli chiese, inclinando appena il capo e osservando la maglietta leggera che aveva messo sopra il colorato costume a pantaloncino che gli copriva mezza coscia.
    “No!” Lorcan sorrise, perché era facile sorridere a Louis. “Preferisco stare con te” gli disse, il desiderio di stare con gli altri e di passare ore al sole come un pigro geco sparito nel momento stesso in cui l'aveva visto. Aveva voglia di stare con Louis, di passare le mani tra i suoi capelli color miele, ammirare i riflessi appena più chiari del solito e ubriacarsi del suo profumo speziato. 
    Era strano perché Lorcan si era sempre sentito attratto solo dalle donne e Louis aveva limpidi occhi celesti enfatizzati da sopracciglia folte che gli conferivano uno sguardo duro, lineamenti eleganti e marcati allo stesso tempo, la pelle dorata che non era morbida né delicata e il suo corpo tonico e robusto non ricordava per niente le morbide rotondità femminili. Era bellissimo, e Lorcan non riusciva proprio a immaginare quanto ancora lo sarebbe stato quando la linea tra adolescenza ed età matura sarebbe definitivamente sbiadita e il suo sguardo si sarebbe fatto più profondo, le spalle ancora più larghe, i muscoli tonici ancora più delineati. 
    Era oggettivamente bello, tanto, che qualsiasi etero non avrebbe faticato ad ammetterlo, ed era stato sempre così anche per Lorcan fino a quando, qualche mese prima, Louis gli si era avvicinato, sorridendogli appena, chiedendogli se gli andava di andare al villaggio con lui. Era stato in quel momento che Lorcan aveva sentito un profumo d'autunno e spezie tanto inebriante che per un momento il centro del suo mondo si era spostato da tutto il resto a Louis. 
    Quel profumo, che era di Louis e solo di lui, doveva essere un'eredità dei suoi geni Veela e spesso Lorcan si chiedeva se non fosse per quello, e solo per quello, che si sentiva così preso dal ragazzo più giovane. Forse c'era un motivo per quell'inspiegabile attrazione, forse…
    “Sicuro?” chiese Louis, interrompendo il mulinello dei suoi pensieri. “Non mi va che ti annoi solo per farmi compagnia. Sai che non mi piace...” agitò una mano, come a dire che preferiva starsene da solo piuttosto che essere travolto dalla baraonda dei suoi cugini. “Ma a te piace stare in spiaggia, perché non vai? Vi raggiungo per il pranzo.”
    Lorcan gli posò una mano dietro la nuca, avvicinando il viso di Louis al proprio. “Pranzo, sì, ho proprio fame, ma adesso” scherzò, sospirando quando sentì le dita di Louis infilarsi sotto la sua maglia. 
    Louis rise e quando rideva sembrava che tutto ciò che c'era intorno a lui cominciasse a vibrare e l'unica cosa importante, l'unica che contava davvero, era quel suono allegro e cristallino che pochi potevano dire di aver sentito. 
    “Fame?” gli chiese Louis retorico, le labbra piegate in un piccolo ghigno malizioso. Si tolse la maglia in un movimento elegante, restando a petto nudo davanti a lui, lasciando che Lorcan si incantasse nell'osservare i piccoli muscoli longilinei che gli sagomavano il busto e la pelle dorata, baciata dal sole. 
    “Sì” gli disse con voce roca, chinandosi a baciarlo ancora, inspirando il profumo della sua pelle, al sapore di zenzero, sicuro che non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
    Louis lo spinse contro il letto, continuando a baciarlo mentre saliva a cavalcioni su di lui e lo aiutava a togliersi la maglia leggera, gli accarezzava il petto con i palmi, facendogli sentire le dita callose, segno che non usasse mai i guanti quando si prendeva cura delle sue piante.
    Lorcan sentì Louis spingere i fianchi contro i propri, i denti che gli mordicchiavano il lobo e che scendevano sul collo, sul mento e ancora sulle spalle, stringendosi poi sulle labbra, facendolo mugolare dal dolore e dal piacere, affondandogli le unghie corte nella schiena dell'altro. 
    “Lorc...'' mormorò Louis, lasciando scivolare le mani sui suoi fianchi, oltre il costume e Lorcan si staccò per riprendere aria perché non era in acqua, ma si sentiva comunque annegare. 
    “Dimmi che mi vuoi” si sentì sussurrare da Louis che intanto lasciava piccoli baci asciutti lungo lo sterno, fino allo stomaco, lento, insopportabilmente lento.
    Lo voleva, certo che lo voleva! Lo voleva con ogni fibra del suo essere, talmente tanto che, sebbene non riuscisse a spiegarselo, non poteva farne a meno. 
    Le dita di Louis gli strinsero il sesso, dettando il ritmo del suo piacere mentre quelle di Lorcan gli cercavano la nuca, i capelli chiari, le unghie che lasciano striature rossastre dalle spalle alla clavicola.
    Si umettò le labbra, piegandole in un sorriso, sentendosi vagamente euforico, smanioso. “Ti voglio” soffiò, lasciandosi andare a un sospiro più sonoro quando Louis gli avvolse il sesso nell'abbraccio scivoloso delle sue labbra. 


Era stato perfetto, come ogni volta che Louis gli entrava dentro. All'inizio era stato strano – innaturale, per lui – ma non aveva mai potuto sottrarsi a quella meravigliosa tortura: la presa di Louis sui suoi fianchi era ferrea, i suoi denti mordevano, le unghie scavavano la pelle e tutto era incredibilmente esaltante.
    Non era come fare l'amore con una donna, per certi versi era più faticoso – doloroso. Eppure, quel ruvido appartenersi sapeva anche essere dolce.
     Louis gli scostava i capelli dalla fronte, sussurrandogli parole all'orecchio che non sempre capiva: c'era solo Louis e il suo odore narcotico, totalizzante, e il farsi più vicino, ancora, più veloce... 
    Mentre il respiro di entrambi si regolarizzava, il sudore si asciugava sulla pelle e il cuore tachicardico si riposizionava dalla gola alla cassa toracica, Lorcan lasciò che Louis poggiasse la testa sulla sua spalla. Iniziò a giocherellare con i suoi capelli, lo sguardo perso sulle ciocche appena schiarite dal sole dell'altro.
    “Sabato esci con James e Fred?” domandò Louis a un certo punto, forse solo per riempire il silenzio.  
    “Uhm,” appoggiò la testa tra i suoi capelli, godendo appieno di quel momento perché raramente Louis si lasciava coccolare, “penso di sì. Vieni anche tu?” gli chiese accarezzandogli distrattamente la spalla con due dita. 
    “Assolutamente no” borbottò Louis, ritornando scorbutico come suo solito. 
    “Dai, vieni” lo spronò. “Una volta soltanto” propose. Non gli piaceva restare lontano da Louis, non perché fosse geloso o non si fidasse di lui – probabilmente Louis era la persona più affidabile che conoscesse –, ma non si sentiva tranquillo. Di se stesso.  
    Quando analizzava i momenti passati insieme a mente fredda, senza l'odore di Louis sui propri vestiti e sulla propria pelle, sentiva qualcosa di diverso nei suoi confronti, come se a baciarlo, ad accarezzargli la schiena e a scompigliargli i capelli non fosse lui, ma qualcun altro. Era come vedersi in un sogno e non riconoscere le proprie azioni, non comprenderle, e gli sembrava che tutto ciò che credeva di provare per lui fosse qualcosa di illusorio, irreale.
    In sua compagnia, invece, si sentiva felice, leggero, inebriato, non pensava ad altri che a Louis, la sua droga. 
    Il timore segreto di Lorcan era che Louis non fosse nient'altro che quello: una dipendenza da cui non riusciva a staccarsi, ma poi pensava a quanto quel ragazzo introverso e apparentemente scontroso fosse meraviglioso. 
    Louis era il tipo di persona che comprava solo libri usati, in modo che lui potesse dar loro una nuova vita, che si prendeva cura di piante che fiorivano solo per pochi giorni all'anno e che costruiva nidi artificiali per gli uccellini. Era chiuso e solitario, parlava poco e sorrideva ancora meno; eppure quando lo faceva non diceva mai nulla di scontato o superficiale e il suo sorriso sarebbe bastato a illuminare la stanza. 
    Non era solo bello e quel meraviglioso profumo che sentiva sulla sua pelle e che gli inebriava i sensi non poteva essere semplicemente il tratto più apprezzabile della sua personalità.
    Louis gli posò un lieve bacio sul petto prima di staccarsi dall'abbraccio e stendersi al suo fianco, continuando però ad accarezzargli il polpaccio con un piede. “Temi che possa scappare?” lo prese in giro con un sorriso sghembo. 
    Lorcan sentì una piccola contrazione allo stomaco. “Dai, vieni” gli chiese con sguardo supplichevole, vedendolo sollevare gli occhi al soffitto. 
    ''Va bene'' concesse Louis, sfiorandogli le labbra con le proprie. “Ma è una tortura insopportabile per me, dovrai far in modo che ne valga la pena.”
    Lorcan rise, lasciando che Louis gli baciasse la fronte. “Non voglio che sia una tortura per te.”
    “Non lo è, se fa piacere a te” replicò Louis con una dolcezza insolita che avrebbe stupito chiunque lo conoscesse, ma a cui Lorcan si era abituato. 
    Si sentì quasi emozionato per quello sguardo affettuoso e intenso che si intravedeva dalla lunga frangia bionda. Gli scostò i capelli con la punta delle dita osservando i suoi occhi: un azzurro così intenso che avrebbe potuto specchiarsi, così trasparenti che non nascondevano nulla, neanche ciò che provava per lui. Non avrebbe potuto essere più fortunato neanche se l'avesse sperato.
    Sorrise, accarezzandogli la mascella con il dorso delle dita, osservando l'espressione dell'altro addolcirsi e, prima che Louis si chinasse a baciarlo ancora, due parole gli sfuggirono dalle labbra, delicate e forse figlie di quell'attimo condiviso: ''Ti amo.''

 
____________________________
Specchietto dei personaggi
  • Lorcan Scamander è figlio di Luna Lovegood e Rolf Scamander, ha un fratello gemello, Lysander. Non abbiamo informazioni canon su questo personaggio, ma nella mia immaginazione è smistato a Grifondoro molto amico di James Potter e Fred Weasley, suoi compagni di Casa, sta per frequentare il settimo anno a Hogwarts.
  • Louis Weasley è il figlio di Bill Weasley e Fleur Delacour, è il terzo figlio della coppia. La Rowling, in un'intervista ha dichiarato che Louis è l'unico maschio con sangue Veela di cui si abbia notizia. Le Veela, infatti, sono una razza di umanoidi che ricordano le sirene della mitologia greca. Sono bellissime ed è risaputo che i loro sguardi e soprattutto la loro danza è seducente a quasi tutti gli esseri di sesso maschile che li induce a compiere azioni estreme per ottenere la loro attenzione. bella. Quando si arrabbiano e perdono il controllo, però, si trasformano in creature orrenda, con la testa d’uccello dal becco feroce e delle ali squamose. (CRF Calice di fuoco) per questo possono essere creature pericolose.
    Ogni persona ha un odore peculiare (vedi Amortentia) e ho immaginato che Louis profumasse di qualcosa che ricordasse la foresta (le Veela sono conosciute anche come ''streghe dei boschi'') e di spezie.
    Louis è sinceramente innamorato di Lorcan, ma quest'ultimo, benché gli sia affezionato, è semplicemente attratto da lui e soprattutto dal suo profumo che gli solletica i sensi come una pozione d'amore.

Note al testo:
  • Wakame: alga giapponese. Il piatto è invenzione di Luna, la immagino creativa ai fornelli.
  • Le piante grasse hanno una crescita molto lenta e bisogna pazientare molto affinché fioriscano, la fioritura può variare da pianta a pianta e dura un solo giorno al massimo due.'
  • Lo Zenzero, o Zingiber officiale, è sulla lista delle sostanze "genericamente considerate salubri" è largamente utilizzato in cucina, eppure non tutti sanno che dall'antichità al Medioevo lo zenzero era considerata una vera e propria droga: “la droga dell'amore'”
    Simboleggia il fascino ed è un potente afrodisiaco, infatti, nell'antica cultura orientale venivano preparati decotti per curare l'impotenza.
 
 
   
 
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