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Autore: SaraLincoln    20/08/2015    5 recensioni
La serenità alla prigione ha vita breve. Una mortale influenza colpisce il gruppo e Daryl si ritrova al fianco di Rick, che è stato contagiato. Parte del gruppo è andato a cercare le medicine. Chi sopravviverà? Leggete e scoprite l'evolversi della storia. ^^
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Rick Grimes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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INTRO: Salve cari lettori. Ho scritto questa One Shot su Rick e Daryl, cercando di interpretare le sensazioni, emozioni e sentimenti dell'arciere nel vedere la vita dell'amico ("fratello") appesa ad un filo teso, pronto a spezzarsi. 
Spero che vi piaccia e mi farebbe tanto piacere leggere opinioni, sia negative che posivite, alla storia.
A presto!
Sara

 

FOREVER WITH YOU




Rick era davanti a me sdraiato su quel letto.
Ero rimasto seduto su uno sgabello nella cella tutta la notte, vedendolo peggiorare di ora in ora.
Immobile, con le braccia stese lungo i fianchi, indossava i pantaloni marroni con qualche strappo qui e là ed una camicia beige impregnata a spazzi del suo sangue.
Gli occhi erano arrossati e lacrimavano liquido rubro, la pelle del viso e delle braccia era sudata e piccole goccioline brillavano tra la peluria bionda che faceva capolino dall'apertura della camicia sul petto. La bocca ansimava piano.
Non ero credente e mai imprecato qualcuno che per me era solo un'invenzione della speranza umana che esistesse qualcosa di più grande e potente di noi... ma in quel momento mi aggrappai a quel qualcosa, pregando di non portarmelo via.
Smontai la balestra dalle spalle e l'appoggiai al muro. Mi inginocchiai a terra davanti al suo letto, percependo il freddo ed il ruvido pavimento. Gli presi la mano e con l'altra gli accarezzai i morbidi capelli, umidi, che si intrecciavano tra le mie dita.
Come aveva potuto Lori odiare tanto quest'uomo, come aveva potuto tradirlo nell'istante dopo di aver saputo, a detta dell'amante, che era morto su quel letto di ospedale attaccato ad una macchina per permettergli di respirare. Forse già era finita molto prima tra loro, o almeno per Lori.
Rick era un uomo straordinario ed in quel momento avevo il timore che quella maledetta influenza potesse spegnere il suo corpo, il suo animo... e così anche me.
C'eravamo avvicinati molto dopo essere stati spalla a spalla per un anno, a coprirci il culo a vicenda. Avevo bisogno di lui come lui aveva bisogno di me, del mio sostegno nelle decisioni difficili, ogni giorno in questa vita che ci aveva riservato il destino. Ne avevamo passate tante insieme ed insieme le avevamo superate tutte.
Con lo sguardo fisso sul suo orologio contavo i minuti passare, sperando che in un momento all'altro la metà del gruppo sarebbe rientrata con le medicine, dei semplicissimi e fottuti antibiotici. Non feci in tempo ad andare con loro perchè già ero al di fuori della prigione, ignaro di quello che stava succedendo tra queste mura di cemento. Ero rimasto fuori nel bosco due giorni a cacciare e, soprattutto, a riflettere sul mio rapporto con lui, di ciò che stava succedendo tra di noi. Mi sentivo preso più che mai ed in quelle ore trascorse tra alberi capii. Il mio amore fraterno era cambiato, era amore e basta. Provavo qualcosa di profondo ed un senso egoista di protezione per lui. Mi importava solo ed esclusivamente della sua vita, della sua incolumità. Solo una volta fummo così vicini da poterci toccare le labbra ed era successo pochi giorni prima che accadesse tutto questo, come un fulmine a ciel sereno. Ero pieno di speranza e desiderio e come un coglione l'avevo lasciato da solo... ed ora eccomi al suo capezzale a pregare che rimanesse in vita. Ma lui era un uomo forte e ce l'avrebbe fatta.
Sentii stringermi leggermente la mano ed udii la sua voce roca che pronunciò in modo quasi impercettibile il mio nome, “Daryl...”. Il cuore mi sobbalzò in gola. Aprì gli occhi. Le ciglia bionde contornavano le iridi blu cielo. “Da quanto tempo sei qui?” chiese preoccupato per me, “Non ha importanza, ti sono vicino, riposa”. Con un piccolo scatto della mano che stringeva la mia fece capire di dovermi avvicinare di più, accostai così il mio volto al suo. Respirava a fatica e non riusciva quasi a tenere gli occhi aperti, ma si sforzava per potermi guardare. Nel vederlo così sofferente sentii il cuore trafitto da mille lame ed una lascrima scivolò veloce dai miei occhi. “No Daryl... ti prego, non piangere” disse tra un colpo di tosse, “non voglio vederti piangere” continuò con voce smorzata dal dolore. Richiuse gli occhi e dopo un respiro più profondo riprese il ritmo di prima.
Non ce l'avrei fatta da solo, se lo dovessi perdere non sopravviverei, inutile vivere senza averlo accanto a me. Lo abbracciai ma senza opprimerlo, appoggiando leggero il capo sul suo petto. Volevo sentire il battito, era lento. Strinsi i riccioli tra le dita e sfiorai le sue labbra, diventate violacee, con le mie. Osservai il suo volto d'angelo, senza perdermi nessun particolare. I capelli castani erano cresciuti formando dei boccoli, la pella chiara, le labbra carnose a forma di cuore. Gli occhi chiusi permettevano di osservare le lunghe ciglia bionde.
Avrei voluto essere io al suo posto pur di non vederlo in quelle condizioni.
Dio se esisti... prendi me.
Non me lo sarei mai perdonato. Il mio posto era al suo fianco ed invece non c'ero stato quando aveva avuto bisogno di me.
“Hey, Daryl come stai? Dovresti dormire un po'...” riecheggiò la voce di Maggie nella cella, “se vuoi resto io con lui nel frattempo” continuò. Frettoloso mi asciugai la guancia umida col posino della camicia. “No... grazie Maggie”. Accennò col capo e rammaricata tentò di rassicurarmi “Non preoccuparti, torneranno presto”, ma io non mi sentivo affatto rassicurato. Si allontanò.
Scattai all'in piedi con l'intenzione di raggiungere gli altri ed accellerare il loro ritorno, ma Rick percepì il mio movimento e mi strinse la mano tenendomi giù. “Non ti allontanare, resta con me”, proferì lo sceriffo con tono basso. “Rick...” mi si strinse il cuore. Mi accucciai di nuovo al suo fianco. “Daryl... noi...”, un colpo di tosse lo interruppe, facendogli sputare del sangue, “...noi non siamo fratelli... io...”, “Rick non sforzati” dissi appoggiandogli la mano sul petto. “Daryl vieni qui, accanto a me”. Mi stesi piano al suo fianco, gli asciugai gli occhi e le labbra. La sua carnagione diventò pallida, quasi trasparente e negli occhi iniettati di sangue spiccava quel blu, nel quale mi perdevo ogni volta. Accarezzai le sopracciglia bionde, lo zigomo, il mento ispido. Unii di nuovo le mie labbra alle sue e lui rispose al bacio. Fu intenso e questa volta furono i suoi occhi a liberare una lacrima. “Se non ce la farò non dimenticarti di me... Daryl, abbi cura dei miei figli... io resterò sempre con te”. Sentii risucchiare l'aria dai polmoni come se qualcuno mi avesse dato un pugno in pieno stomaco. “Non azzardare a dire certe cose Rick! Ce la farai ed io resterò accanto a te, ce la faremo insieme come sempre!”, gli strinsi la mano e poi “Rick... Ti amo” soffiarono le mie labbra al suo orecchio. Accennò un debole sorriso “Idem” rispose.
Il petto si gonfiò in un lungo respiro ma poi... il suo volto perse espressione, rilassando i muscoli. Gli occhi mi guardavano fissi persi nel vuoto. “No... Rick, Rick!”. Lo scossi con tutta la forza che avevo dentro. Il suo corpo rimase immobile, il suo respiro si era fermato e così anche il suo cuore aveva smesso di battere. Mi misi subito cavalcioni su di lui ed iniziai il masaggio cardiaco. “Maggie presto!”. La ragazza si affacciò nella cella e corse a prendere la pompetta dell'ossigeno, “Eccomi” ritornò e gliel'appoggiò sul volto. Spingevo forte tra rabbia e disperazione. Provammo e riprovammo ma... se n'era andato. Mi sentii morire insieme a lui. “Ti prego, lasciami da solo con lui” mormorai tra le lacrime, la ragazza si allontanò singhiozzando. Sentii la voce di Hershel e quella di Beth, che piangeva.
Mi sdraiai di nuovo accanto a lui, dopo aver chiuso a chiave la cella. Dovevo farlo io al suo risveglio, era compito mio.
Gli chiusi gli occhi con un leggero tocco delle dita. Lo abbracciai stringendolo forte a me e respirai il suo profumo, tra i capelli. Desideravo morire così, con lui. Era diventato mio e nello stesso istante l'avevo perduto. Avrei voluto accompagnarlo in quel sogno senza fine, ma non potevo, aveva affidato la vita dei suoi figli nelle mie mani e non mi sarei tirato indietro. L'avrei fatto per lui anche se la mia esistenza, la mia forza, il mio animo se ne erano andati con lui. Non avevo più una mia ragione per andare avanti.
Addio amore mio.
Rimasi così, col suo corpo senza vita tra le braccia, aspettando che riaprisse gli occhi e farla finita, per sempre.

   
 
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