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Autore: Tigre Rossa    23/08/2015    1 recensioni
Arthur si era sempre fatto odiare dai suoi servitori, fin da quando era bambino.
Poi, il giorno in cui aveva incontrato Merlin, tutto era cambiato.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Manservant
 
 
 
 
 
Arthur si era sempre fatto odiare dai suoi servitori, fin da quando era bambino.
 
La balie, tutte espertissime e con ottime referenze, chiedevano al re di poter lasciare l’incarico dopo un mese o anche meno, e trovarne di nuove diventava di volta in volta più difficile.
“Un bambino terribile!” dicevano le povere donne, scuotendo sconfortate la testa o coprendosi il volto con le mani “Terribile! Non sta fermo un minuto, distrugge tutto quello che tocca, e con quella sua maledetta spada di legno si diverte ad infilzare chiunque incontri! Per non parlare degli scherzi che organizza con la sorellastra! Non metterò mai più piede in quel castello, nemmeno se il re dovesse ricoprirmi d’oro!”.
Il principino, com’è ovvio, adorava quella situazione, e più balie riusciva a mandare via, più era contento. Anzi, col tempo prese a fare a gara con Morgana per vedere chi riusciva a farne scappare di più nell’arco dello stesso mese.
Per il re Uther fu un sollievo quando l’adorabile figlioletto raggiunse l’età adatta per poter rinunciare alle balie e passare ai servi, più facili da trovare e da tenere, o almeno così immaginava.
 
Inutile dire che si sbagliava.
 
Arthur decimava i servi con un’incuranza esemplare.
 
Da ragazzino li costringeva a fare i compiti che il suo istruttore gli dava e li trascinava nei suoi diabolici giochi solo per vedere quanto avrebbe aspettato prima di mettersi ad urlare. Pian piano, col trascorrere degli anni, aveva iniziato a evitare questi mezzucci disdicevoli, ma non per questo i poveri servitori avevano vita facile. Li sommergeva di lavoro, si rivolgeva a loro in modo arrogante e strafottente, li umiliava in pubblico, non era mai contento di come svolgevano i propri compiti, li trascinava a caccia per giorni interi o li utilizzava come bersagli per i suoi eterni allenamenti. La fantasia certo non gli mancava, e i malcapitati ben presto scappavano via come lepri di fronte a un predatore. Nelle stanze nella servitù il suo nome era temuto peggio della peste, e l’essere destinati al suo servizio era considerata una punizione terribile e la più grande delle disgrazie.
 
Il principe questo lo sapeva, e lo divertiva enormemente. Dopotutto, cosa c’era di male? Erano solo servi, in fondo. Non contavano nulla, no?
 
Poi, il giorno in cui aveva incontrato Merlin, tutto era cambiato.
 
Cioè, tutto era iniziato nel più banale dei modi.
Stava proprio torturando una nuova cavia, quando un giovane dal sorriso luminoso e dai grandi occhi azzurri si era messo in mezzo, tentando di fermarlo e tenendogli testa, permettendosi anche di insultarlo. La cosa gli aveva fatto girare un po’ le regali scatole e così, dopo averlo affettuosamente umiliato in pubblico, l’aveva mandato in prigione a chiarirsi le idee, perché si, andiamo, nessuno può permettersi di trattare così il futuro re!
Il giorno dopo l’aveva incrociato per strada, e qualcosa dentro di lui, la stessa arroganza maturata in quei anni probabilmente, l’aveva spinto a stuzzicarlo, e subito Merlin aveva reagito, la stessa luce del giorno prima che gli brillava nello sguardo. Avevano combattuto per strada, di fronte a una folla divertita ed esultante, e gli aveva dato un bella lezione alla fine. Anzi, in un’altra occasione avrebbe fatto anche di più, ma di fronte alla decisione e al coraggio di quello strano ragazzo dagli occhi luminosi non ne aveva avuto .. la forza? Il coraggio? La cattiveria? Non la sapeva.
Fatto sta che, appena poche ore dopo, durante l’esibizione di quella cantante fasulla che si era rivelata essere una megera con intenzioni omicide, era stato proprio lui, quell’idiota dalle orecchie grandi, a salvargli la vita.
Si, per quanto gli dolesse ammetterlo, era così. Gli era praticamente saltato addosso, allontanandolo dalla traiettoria di un dannato pugnale diretto al suo cervello. E suo padre, ovviamente, aveva avuto la geniale idea di ripagarlo concedendogli un grande onore – a suo parere, certo-: essere il suo servitore.
 
Dire che la cosa non era piaciuta a nessuno dei due era un eufemismo.
Merlin, il suo servitore? No, manco morti.
 
Avevano cercato di protestare, ma invano. Il re non aveva voluto sentire ragioni, e quindi ora lui si era ritrovato legato al più grande idiota della città, a cui per di più doveva la vita. Una situazione insopportabile, insomma.
 
Così, Arthur si era limitato a stringere i denti ed ad adottare la sua tecnica preferita: torturare il nuovo valletto fino a quando non sarebbe fuggito via piangendo come tutti gli altri. E si era messo d’impegno, eh. Tra i preparativi del torneo, l’armatura da lucidare, gli allenamenti, i normali servizi e altri extra aggiunti solo per divertirsi poteva dire di avergli riservato un benvenuto con i fiocchi. Eppure quello stramaledetto Merlin, seppur piagnucolando tra sé e sé e lamentandosi a non finire, non si era tirato indietro, anzi. Aveva tenuto duro ed ignorato tutte le sue battutacce e i suoi tiri mancini, portando a termine i suoi compiti nonostante la sua incredibile goffaggine e quella sua incapacità cronica.
 
Lui non era scappato come tutti gli altri.
Lui era rimasto.
 
E poi, quando aveva scoperto che Valiant utilizzava la magia per vincere e che probabilmente l’avrebbe usata per ucciderlo durante il torneo non aveva esitata a dirglielo, nonostante sapesse i rischi che correva nel fare un’accusa simile. Arthur aveva visto i suoi occhi, sinceramente preoccupati, e per la prima volta aveva deciso di fare una cosa che mai, in vita sua, aveva fatto.
 
Fidarsi.
 
D’accordo, all’inizio le prove erano venute a mancare, e avevano fatto entrambi la figura degli stupidi. E, ovviamente, lui se l’era presa con quell’idiota patentato, e l’aveva licenziato in tronco, ignorando le sue proteste e il suo sguardo ferito.
Come aveva potuto fidarsi di un servo, dopotutto?
Ma poi, quando aveva visto quei serpenti uscire dallo scudo, aveva capito.
E si era sentito un verme.
 
Così quella sera, durante la festa organizzata per celebrare la sua vittoria, gli si era avvicinato e gli aveva chiesto scusa. Cioè, non gli aveva proprio chiesto scusa-scusa, insomma, lui era un principe, e non esiste che un principe si scusi con qualcuno, men che meno con un semplice servo, ma avete capito, andiamo.
E anche lui aveva capito.
 
E Arthur non avrebbe mai dimenticato il sorriso che aveva fatto quando aveva compreso che sarebbe stato il suo servo di nuovo, per mesi, anzi, per anni.
 
 
Da allora, Merlin era rimasto il suo servitore, nonostante tutti gli alti e bassi di quegli anni, e il resto della servitù aveva tirato un sospiro di sollievo.
 
Certo, la vita al servizio del giovane e capriccioso principe non era semplice.
 
Nonostante l’enorme debito di gratitudine che Arthur aveva nei suoi confronti, non trovava difficoltà a mandarlo alla gogna un giorno si e l’altro pure, lanciargli oggetti addosso, trascinarlo in tour intensivi di esplorazione dei boschi alias caccia senza limiti né utilità, usarlo come bersaglio per gli allenamenti suoi e dei suoi cavalieri, malmenarlo ripetutamente, renderlo lo zimbello dell’intera Camelot, trascinarlo in missioni suicide altamente superiori alle sue capacità e fargli patire le più varie pene dell’inferno 24 ore su 24.
Certo, c’erano giorni in cui Arthur giurava che gli avrebbe fatto pagare tutte quelle libertà che si prendeva gratuitamente e quelle mille dimenticanze e errori che gli facevano strappare tutti i regali capelli dalla regale testa, e giorni in cui aveva meditato seriamente di buttarlo fuori e di sostituirlo con un altro servo.
Ma alla fine si ritrovava sempre a ringhiare contro chiunque si avvicinasse anche solo d’un passo al suo idiota personale, a coprirli le spalle quando si infilava nei guai –cioè almeno 394 volte a giorno-, a fidarsi di lui qualsiasi cosa dicesse, a seguirlo con lo sguardo e a proteggerlo da qualsiasi cosa potesse fargli del male.
 
E per quanto molti lo trovassero strano, soprattutto da una persona che prima di allora non aveva mai avuto la minima considerazione di quella larga fascia di popolazione chiamata ‘servitù’, per lui non era così.
 
Perché lui sapeva che, anche se a volte Merlin avrebbe semplicemente voluto dire ‘Basta’, chiudere bottega e tornarsene in santa pace da dove era venuto, alla fine era sempre lì, al suo fianco, contro il resto del mondo.
Perché sapeva che avrebbe dato la sua vita per proteggere la sua, nonostante tutto e tutti.
Perché sapeva che se tutti gli altri avrebbero potuto tradirlo, lui non l’avrebbe mai fatto.
Perché sapeva che poteva sempre fare affidamento su di lui per qualsiasi cosa, e che lui avrebbe fatto di tutto per aiutarlo in qualsiasi occasione.
Perché sapeva che, prima di essere una testa di fagiolo codarda, impacciata e smemorata, era suo amico, l’amico più leale ed onesto che avesse mai avuto, anzi era di più, molto di più.
Perché sapeva che, in qualche strano e malsano modo, era l'unica persona di cui non poteva fare a meno, l'unico a cui avrebbe dato tutto sé stesso, come se fosse stato un'altra parte di lui. Un'altra faccia della stessa medaglia.
 
Perché era il suo servitore, e questo bastava ed avanzava.
 
 
 
 
La tana dell’autrice
 
E niente, questa è una cosina leggera e un po’ stupida che mi è venuta in mente rivedendo i primi mitici episodio di Merlin. Ossia, una rivalutazione del primo pensiero che ho avuto quando ho visto il nostro principe per la prima volta: ‘Ma che grandissimo s***o!’.
Si, perché diciamolo, servire questo asino reale deve essere tutt’altro che facile. E credo che Merlin abbia avuto varie volte l’istinto di soffocare quella benedetta testa di fagiolo in un cuscino! Ma il destino è il destino, dopotutto.
Dopo questa, posso esiliarmi su Marte.
Tigre Rossa fa ciao ciao
 
P.s. Ho scritto questo obbrobrio con in sottofondo questo video, anche se alla fine forse non centra molto. https://www.youtube.com/watch?v=pj9gmcLYmNo – dateci un’occhiata, è carinissimo ed io sono morta dalle risate!
  
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