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Autore: Ookami_Kirai    23/08/2015    0 recensioni
“Vi fu un tempo in cui tenebre e luce, per la prima volta, combatterono fianco a fianco.
Furono tempi dolorosi. Tempi vuoti. Tempi bui. Un' epoca in cui l'amore stesso riuscì a distruggere tutto."
Questa è la storia di Araag Bran, un ragazzo che sarà costretto a riscoprire storie di un passato misterioso. Assillato dagli incubi, da una presenza oscura nei suoi sogni, cercherà cosi di scoprire chi è veramente.
Non date per scontato che questo sia la classica storia fantasy, perchè le vicende che Araag dovrà affrontare andranno ben oltre la semplice ricerca della verità. Chi lo minaccia veramente? Quest'oscura presenza è parte solo del suo vissuto o coinvolgerà le intere Terre di Morwen?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Eviscerazione di un abbandono

- parte 2 -

 

“Findo!” - gridava Isneth all'interno delle scuderie - “Findo, è successa una cosa terribile! Dove ti sei cacciato?”. Fra il puzzo di letame e fieno, Isneth cercava Findo all'interno delle scuderie.
Non era alle stalle, ma ben presto lo trovò nel suo studiolo. “Findo! Findo, caro, meno male che sei qui!”

“Isneth, ma cosa ti è successo?” - proruppe sorpreso il vecchio.

La donna non se n'era accorta, ma dopo la gran corsa fatta da casa sua alla periferia della città, aveva i capelli in completo disordine; spettinati e bagnati di sudore le ricadevano sul viso in un gran ciuffo che le rimaneva incollato sulla guancia. La verde blusa che indossava come di consueto era anch'essa logora di sudore, come gli altri suoi capi.

“Findo” - continuò - “non immagineresti mai. Ti prego, dimmi che è con te. Findo dimmi che è qui!”

“Isneth, dolcezza, si può sapere di chi parli? Cosa stai farneticando? Dai, saliamo in casa. Ti preparo una tazza di thè.”

La donna, preso un bel respiro, si avviò nell'appartamento del vecchio amico. Il suo salotto profumava di buono, un odore accogliente di fiori che risaliva dal frutteto nel retro del casolare. Era incredibile la differenza che si poteva sentire fra le stalle ed il suo salotto. Grazie a quella fragranza Isneth si rilassò quanto bastava per poter parlare.

“Ecco il tuo thè, siediti ti prego e racconta. Cosa è successo?”

“Findo, amico mio, io non so davvero come spiegarlo. Credevo di essere stata chiara con lui, lo speravo. Invece lui non c'è più… Findo se n'è andato! Possibile che tu non ti sia accorto di nulla?!”

“Isneth, tesoro calmati, te ne prego. Parli di Araag? Sarà al fiume, come di consueto. Non vedo perché dovresti preoccupartene. Questa mattina all'alba è passato e ha portato con sé Galvorn. Non vedo quale sia il problema, nemmeno fosse la prima volta.”

“Tu non capisci! Araag… Araag se n'è andato.”

“Se n'è andato, è scappato, è fuggito. Isneth, trovo che tu stia esagerando. Posso prestarti un cavallo per raggiungerlo al fiume se sei davvero così preoccupata. Ma non ne vedo il motivo. E' forse successo altro?” - chiese Findo con quanta più gentilezza possibile, porgendo alla donna un fazzoletto si stoffa, poiché ella era già in lacrime.

“No Findo, non ho bisogno di nessun dannatissimo cavallo! Lui… lui ci ha sentito discutere l'altra sera, nel mio salotto. Sa tutto. Lo capisci?!”

Findo che fino a quel momento credeva si trattasse di una stupida paranoia dell'amica, ora era impietrito. Per qualche minuto restò in silenzio. La tazza di thè nelle sue mani si andava man mano raffreddando. Impossibile, pensava, no, no, no! Questo è un incubo! Non può essere fuggito. Lui! No, non Araag.

“Non temere, andrò a cercarlo.” - disse infine all'amica, cercando di apparire il più calmo possibile. “Tu aspetta qui. Andrò da solo, non hai bisogno di altre preoccupazioni” - continuò il vecchio prendendo soprabito e cappello dall'appendi abiti.

“No aspetta!” - lo rimbeccò Isneth - “Io… io temo sia troppo tardi. Guarda, mi ha lasciato questa.”

Findo vide nella mani della donna la lettera. Non poteva credere ai suoi occhi. Quel blocco di carta consunto era un messaggio d'addio. Deluso e malinconico Findo lo raccolse.

“Io… io non ce l'ho fatta a leggerlo tutto. Ti prego, fallo per me.”

L'anziano dispiegò i vari fogli riposti uno sull'altro e lesse.

 

 

 

Cara madre, sono ben consapevole del bene che mi vuoi.

Perdonami, ho bisogno di stare solo. Non seguirmi, non cercarmi. Non potresti trovarmi tanto. Nessuno saprà dove sono.

Io ti ringrazio, non potrei desiderare madre amica

migliore di te.

Mi fai arrabbiare, mi chiedi sempre aiuto anche quando vorrei occuparmi dei miei affari, anche quando vorrei solo starmene a leggere un buon libro.

Mai ti ho rimproverato di trattarmi come non vorrei.

Io ti voglio bene, ma non posso continuare così.

Ho deciso di andarmene per sempre finché non avrò scoperto tutto ciò che in questi anni mi hai tenuto nascosto.

Prenderò Galvorn con me e insieme ce ne andremo dove nessuno potrà più mentirci.

Sono stanco delle bugie, stanco di dover dar retta a chi non segue i miei consigli a chi

fa finta di rendermi partecipe della sua vita, quando invece non è così.

Ti chiedo un ultimo favore: saluta Findo da parte mia, non credo ci rivedremo più.

 

Il vecchio omone si accasciò sul divano. Gli abiti che aveva appena preso si accasciarono con lui, sgualcendosi. Vi furono attimi di interminabile silenzio. L'uomo non si mosse, guardò il vuoto cercando di comprendere il perché di quel terribile gesto. Isneth, invece, accucciata dal lato opposto, crollò, nuovamente sconvolta e furiosa. Si strappava i capelli, piangeva, sbraitava.

“Perchè?! Perchè sono stata così stupida. E tu che me lo dicevi sempre. <> Ma come potevo Findo? Come potevo?! Il mio bambino… il mio bambino se n'è andato.” Il silenzio si fece sentire di nuovo, questa volta molto più forte. Piombò nella stanza come un uragano, distruggendo ogni felicità. Il loro rapporto di amicizia che negli anni era proseguito nel ricordo di quella terribile notte di tempesta, ora non bastava più. C'era un vuoto nel cuore del vecchio, una voragine nel petto di Isneth. Eviscerati fino al midollo non avevano più parole. Nulla che potesse cancellare quel terribile sbaglio.

 
   
 
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