Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: SinisterKid    25/08/2015    0 recensioni
(Sequel di In Silent Screams and Wildest Dreams)
Steve e Peggy hanno finalmente ottenuto il loro lieto fine: matrimonio, figli, la promozione a direttrice di Peggy ... ma con l'insorgere di una nuova minaccia dell'HYDRA e un inaspettato ritorno, la tranquillità dell'ex agente Carter e del Cap potrà durare ancora a lungo?
(Scritta a quattro mani con PieraPi: OCCHIO AGLI EASTER EGG!)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Peggy Carter, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
54644164

Epilogo 

(SinisterKid)

- Non andrete a raccogliere cavi di rame nelle discariche, vero?
- No, cara -  La voce di Edwin Jarvis era l’emblema della tranquillità. - Ci saranno i figli dei Rogers con noi e sai quanto il piccolo James abbia paura dei mostri delle discariche.
- E non andrete nemmeno a raccogliere formiche, vero?
L’apprensione nella voce di Anna, invece, era alquanto palpabile.
- No, cara - ribadì nuovamente Edwin. - Il signor Pym non sarà con noi.
- Per l’amor del Cielo, non mi starai mica mentendo, Edwin?
- No, cara, assolutamente - Edwin le sorrise alla cornetta. - Sarà una semplice passeggiata al parco con il signorino Tony e Bianca e James Rogers: niente cavi di rame, niente scosse elettriche, nessun esperimento e nessuna formica. Che io sia dannato se non sarà così!
Tony Stark, che stava ascoltando la chiamata fin dall’inizio, tirò impazientemente la manica della giacca al suo maggiordomo e lo pregò di andare il prima possibile.
- Jarvis, non possiamo perdere tempo! - strillò strappandogli dalle mani la cornetta. - Signora Jarvis, giuro solennemente di avere buone intenzioni. Lo giuro sul mio onore di Stark!
Edwin scoppiò a ridere e dovette coprirsi la bocca con entrambe le mani per evitare che la moglie lo sentisse. Il piccolo Tony non aveva perfettamente chiaro il concetto di onore nella sua mente, ma quella parola gli suonava abbastanza solenne da fargli credere che avrebbe convinto la signora Jarvis.
Considerati i guai combinati dal padre, Anna non aveva molti motivi per fidarsi della parola della progenie di Howard Stark, eppure quella dolce vocina, a tratti ruffiana, di Tony la fregava ogni volta. L’ultima volta che si era fidata del bambino, suo marito era tornato con uno braccio rotto. - Lo facciamo per la scienza, signora Jarvis!, si era giustificato Tony per nulla mortificato.
- D’accordo, signorino Tony. Mi prometta un’altra cosa, però.
- Certo, signora - rispose il bambino non nascondendo una certa esasperazione.
- Tratti bene Bianca e James, soprattutto lui, capito?

*

Bucky Rogers se ne stava sdraiato sull’erba, all’ombra di una quercia secolare, e fissava distrattamente il plumbeo cielo che lo sovrastava. Avrebbe piovuto di lì a poco, il signor Jarvis non smetteva di ripeterlo da circa un’ora affinché persuadesse, prima o poi, sua sorella Bianca e Tony ad andare. A Bucky non importava granché di giocare o di tornare a casa o di qualunque altra cosa: era stanco, angosciato e nessuno poteva immaginare quanto gli costasse sorridere al gentile signor Jarvis quando gli chiedeva se ci fosse qualcosa che non andasse. Bucky rispondeva sempre con un no affatto convincente e si sforzava, con tutte le sue forze, di sorridergli. In realtà, non c’era una sola cosa che andasse bene per lui: certo, era felice che mamma e papà non litigassero più e mamma non avesse più minacciato di gettare papà fuori da casa. Era felice di vederli sorridere, abbracciarsi … era bello che tutto stesse tornando come prima. Ma come poteva dimenticare la visione dello zio Daniel che veniva brutalmente ucciso e, soprattutto, l’eroe delle sue storie che si tramutava nel cattivo? Bucky rifletteva costantemente su ciò che era successo, sperando che nessuno se ne accorgesse. Nessuno, soprattutto mamma. Bucky non voleva più vederla piangere per nessun motivo al mondo, tanto meno per lui.
- Bucky, dai, alzati! Giochiamo a nascondino - lo esortò Bianca, visibilmente preoccupata dalla passività del fratellino. - Mostriamo al futuro uomo di latta che i Rogers sono i migliori!
- Voglio proprio vedere, agente 13!
A Bucky sfuggiva il motivo per cui i due si chiamassero a vicenda in quegli strani modi – parlavano davvero troppo e nessuna persona avrebbe avuto la forza di ascoltare una loro conversazione per intero - ma poco gliene importava. Si alzò svogliatamente e per evitare che Bianca lo sgridasse, corse in cerca di un nascondiglio sicuro.
Corse per una decina di metri, la voce piena di frustrazione del signor Jarvis che lo implorava di tornare indietro, prima di addentrarsi nel posto più oscuro del parco, pieno di cespugli e sporcizia. Era qui che di solito i barboni dormivano e si ubriacano e il fetore che Bucky sentì non fece che confermare la sua credenza.
Il bambino pensò che avrebbe fatto meglio a tornare indietro, ma i gemiti di qualcuno nascosto tra le erbacce e la spazzatura, lo fecero restare. La sua curiosità era pari alla sua timidezza e nemmeno la paura riuscì a bloccarlo. Si fece spazio tra i cespugli, calpestando diversi resti alimentari, sigarette e quant’altro, e scoprì quello che mai avrebbe voluto scoprire. Bucky restò pietrificato e, per un attimo, fu incapace anche di respirare.
Colui che stava piangendo, lurido, puzzolente, abbandonato, era Bucky Barnes, il maledetto assassino che tanto dolore aveva provocato al piccolo Bucky e alla sua famiglia. Il bambino non riuscì a muoversi, i piedi incollati al terreno e i pugni tremanti che non avrebbero mai colpito alcun nemico.
Bucky Barnes adesso piangeva silenziosamente e Bucky Rogers ebbe difficoltà a capire se lo avesse visto o meno. Non gli pareva più l’uomo brutale che aveva visto solamente tre giorni prima e qualcosa nel cuore del piccolo Bucky lo spinse, malgrado tutto, a provare profonda pietà per lui. Lo odiava ancora e anche tanto, eppure non riusciva a godere della sua sofferenza.
- Steve, aiutami - mormorò appena Bucky Barnes.
Il piccolo Bucky sgranò gli occhi e per una manciata di minuti non seppe cosa fare. Udiva in lontananza le voci di sua sorella e di Tony e si domandò se avrebbe dovuto fare ritornare o restare con la persona che più disprezzava al mondo.
- Aiutami - mormorò nuovamente Barnes, la voce morente.
Bucky sospirò e pensò alle parole di suo padre: - Solo gli spacconi vanno combattuti, figliolo. Gli innocenti vanno aiutati. E accidenti se in quel momento Bucky Barnes non sembrasse un innocente agli occhi del figlio di Cap!
Bucky Rogers si sedette a gambe incrociate e iniziò ad accarezzare il viso sofferente e cadaverico del suo omonimo. Gli strinse entrambe le mani e tremò quando toccò quella metallica e mal funzionante. Si disse di non aver paura: gli eroi non devono avere paura.
- Va tutto bene, Buck - lo confortò il bambino. - Resto qui con te per un po’.
Bucky Barnes rafforzò, per quanto gli fosse permesso, la presa e guardò fisso negli occhi di Bucky Rogers. Quest’ultimo tremò ancora, ma questa volta non per lo spavento.
- Grazie, Steve - si sentì dire il piccolo Bucky. - Ti prego, non andare via.
Il bambino gli sorrise, uno dei sorrisi più belli che potesse rivolgergli, il sorriso che tanta gente gli aveva detto simile a quello di suo padre.- Io non vado da nessuna parte, Buck.

 


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: SinisterKid