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Autore: Lely_1324    25/08/2015    12 recensioni
In questi giorni compie un anno una BELLA AMICIZIA! Un'amicizia nata attraverso le righe delle Fanfiction dedicate a Once Upon a Time, in particolare quelle che hanno come protagonisti Emma e Hook. All'inizio parlavamo esclusivamente dei Captain Swan, ma con il passare del tempo ci siamo affiatate e siamo diventate delle “amiche disagiate”. Per festeggiare degnamente abbiamo pensato alla CAPTAINSWANSONG WEEK. One shot o flac fic, ambientate seguendo la trama di OUAT oppure in AU. Scegliete una canzone,date il titolo alla vostra ff e descrivete la vostra storia seguendo il filo rosso della canzone.
Ideato da CS Group (Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate,Pandina e Persefone).
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutte!
Questa nuova iniziativa è nata per festeggiare un'amicizia e la passione condivisa per questa serie, perciò ci farebbe davvero piacere se fossimo in molti a partecipare!
Quella di OUAT è una grande famiglia!
E quale modo migliore se non una canzone? 
Le canzoni sono vive, ci trasmettono qualcosa, ci fanno emozionare.
Condividiamo le nostre canzoni preferite, scopriamone di nuove, riempiendo efp di musica!
Detto questo vorrei dedicare questa storia alle splendide ragazze del Cs group, siete davvero meravigliose! La vostra dolcezza e il vostro buon umore sono davvero un regalo immenso, avete reso quest'anno speciale ♥
Come promesso ho scritto qualcosa di più leggero. Niente drammi. 
 E dopo una lunga discussione sul nome, finita con un'estrazione è nata questa shot!
La canzone che ho scelto è Yellow dei Coldplay.
Ah, dimenticavo, la parte sul passato di Killian l'ho presa dalla scena tagliata! Mi dispiace che non sia stata inserita, credo che sarebbe bello sapere qualcosa di più sulla storia di Hook! 
Adesso la smetto di dilungarmi e vi auguro buona lettura!



 
Sand Castle
 


Apri il frigo e ti soffermi più del dovuto, non certo per cercare la caraffa piena di limonata gelida, che è sul ripiano proprio di fronte a te, ma solo per assaporare la frescura che proviene dall’interno e ti fa sospirare di sollievo.
Prendi la caraffa, la poggi sul tavolo e prepari un vassoio e tre bicchieri.
-E’ il momento di una pausa, per noi due, che ci stiamo disidratando e per i due bambini in spiaggia, che ormai saranno arrostiti per bene.-
Esci in veranda con il vassoio, ti guardi intorno, per capire dove si sono cacciati quei due e quando li scorgi, qualche metro più in là, sulla sabbia, scuoti la testa e sorridi, ripensando all’espressione sul  faccino di Elisabeth quando sono usciti.
Prima di andare in spiaggia, armati di secchiello, paletta, formine e braccioli, Killian aveva spalmato la bambina di crema protettiva dalla testa ai piedi, mentre lei lo guardava in cagnesco e con il broncio, perché odiava ‘quella loba civolosa.’
E non si era tranquillizzata per niente, nemmeno quando lui le aveva assicurato che era una cremina anti sabbia.
‘Cot’è una chemina anti tabbia?’
Aveva chiesto lei.
Killian l’aveva presa in braccio,attento a non farle male con l'uncino, si era caricato di tutto l’armamentario ed era uscito diretto in spiaggia, elogiando alla bambina tutte le doti della meravigliosa cremina anti sabbia, che lui personalmente aveva scelto per lei ‘non unge, si asciuga subito e, soprattutto impedisce alla sabbia di attaccarsi addosso’… Forse!
Versi la limonata nei bicchieri, ma indugi a chiamarli e a berla anche tu.
Dal freddo del frigo al caldo fuori, si sono formate dentro la brocca, piccole gemme di ghiaccio…
E’ decisamente troppo fredda!
Una fitta al basso ventre ti costringe a piegarti di poco in avanti, fai un bel respiro e ti siedi sulla poltrona di vimini.
-Lo so che hai tanta sete, ma devi imparare ad essere paziente. Scalciare così per ottenere quello che vuoi, non è una grande idea, potrei anche arrabbiarmi… dovresti sapere che sono suscettibile ultimamente!-
Un altro calcio ti fa sussultare. Pare che lui sia più suscettibile di te. Ti porti la mano sul ventre e lasci delle piccole carezze concentriche.
-Insisti? La limonata è troppo fredda, perciò pazienta ancora un po’, che tra poco ti faccio bere!-
Sorridi e guardi ancora verso la spiaggia.
Sei in maternità da una settimana.
Anzi! Sei in maternità forzata da una settimana.
Esattamente 8 giorni, 7 ore, 45 minuti e, se ti ci metti, potresti conteggiare anche i secondi.
Finchè non ti hanno cacciata dalla centrale , hai continuato ad andarci, anche solo per compilare scartoffie, ma da una settimana, ti hanno proibito di metterci piede. 
Hai sbuffato per un paio di giorni… per il caldo, per l’ozio, per le troppe attenzioni di tutti.
Il fatto che tu sia incinta di quasi otto mesi, che non riesci più a chinarti, che ti siedi a rallentatore e ti alzi ancora più lentamente e che dormi di continuo, l’importante è avere una base di appoggio, non significa che debbano starti tutti attorno e trattarti come fossi in punto di morte.
Tra uno sbuffo e l’altro e soprattutto, Killian ha deciso che era arrivato il momento di lasciare l' afoso caldo di Storybrook  e andare al mare.
Così, eccoti lì, seduta sulla veranda di quella casa al mare, ad oziare in compagnia di una limonata che scongela lentamente e di una leggera brezza, che ti fa sospirare e chiudere gli occhi, lasciando che il sole ti accarezzi il viso.
Ti metti comoda sulla poltrona di vimini, ricoperta da una montagna di morbidi cuscini ‘da mettere dietro la schiena, sotto le gambe e se vuoi, anche sullo stomaco’… parole di Killian, ovviamente!
-Come se non avessi già abbastanza peso sullo stomaco!-
Ti mordi le labbra, continuando ad accarezzare il tuo bambino, scusandoti per la battuta sul peso.
Guardare il tuo profilo allo specchio ti emoziona ancora . 
Continui ad accarezzare il piccolo e ripensi alla strana sensazione che hai provato la prima volta che ti sei resa conto che la tua pancia stava crescendo davvero.
 
Your skin
Oh yeah, your skin and bones
Turn into something beautiful
And you know, you know I love you so
You know I love you so

Ti osservavi allo specchio e lui, appoggiato alla porta, ti guardava incantato, con un dolcissimo sorriso sulle labbra. 
-Che fai, mi spii?!-
Gli avevi chiesto senza spostare lo sguardo dal tuo riflesso e lui, imbarazzato, aveva abbassato gli occhi. Ti eri avvicinata e, prendendolo per mano, lo avevi portato con te, davanti allo specchio.
-Stavo scherzando Killian, puoi spiare quando vuoi!-
Avevi appoggiato la schiena sul suo petto e, insieme, avevate guardato il tuo profilo allo specchio.
-Comincia a vedersi!-
Gli avevi sussurrato, mentre lui ti sfiorava i capelli con le labbra.
-Non volevo spiarti… è solo che… siete così belli Emma…-
Aveva lasciato la frase in sospeso, come se avesse voluto dire di più, ma non trovasse il coraggio. 
Continuando a guardare dentro lo specchio, lo avevi accarezzato sulla nuca.
-Killian, stavo pensando che potremmo chiamarlo Liam..-
Gli avevi preso la mano e l’avevi appoggiata sulla tua pancia.
E in quel momento una lacrima era rotolata lungo la sua guancia.


Non potrai mai dimenticare la tenerezza che hai provato in quel momento, davanti alla confessione di pensieri così lontani, ma ancora tanto vivi nei tuoi ricordi.
Senti gli occhi umidi e per un attimo non ti riconosci.
Da quando i ricordi ti fanno commuovere?
Sarà che ti senti una mongolfiera piena di ormoni,  ben lontana dall’essere bellissima, come ti ripete sempre Hook.
Lui è stato magnifico con te.
Ti ha assecondata in ogni tua paranoia… e ne hai avute tante ultimamente, ti ha supportata con un mare di parole, quando pensavi di avere bisogno di silenzio e non era vero, ti è stato vicino con i suoi silenzi, quando dentro di te c’era tanto rumore, ha parlato piano al vostro bambino, quando lui era troppo eccitato per farti dormire, e la cosa strana è che bastano davvero una sua mano poggiata sul pancione e la sua voce, a farlo calmare immediatamente.
-Il tuo papà è meglio di un antidepressivo, dovremmo farlo brevettare…-

Le urla scocciate di una vocina familiare ti fanno guardare ancora nella loro direzione.
-Pappà… attento… mi stai pacendo mangiale la tabbia!!!-
Non puoi fare a meno di sorridere davanti a quella scena.
Vedi Killian buttare all’aria la paletta e girarsi verso Elisabeth preoccupato, cercando di toglierle la sabbia dai capelli e dal faccino imbronciato. Praticamente la sta spolverando.
-Scusami tesoro, non mi sono accorto che fossi dietro di me… anche tu però, perché ti sei accucciata qui dietro, non dovevi finire di sistemare le pietre sulle mura di cinta?-
Liz non gli risponde e continua a fare il broncio.
-Non vuoi proprio perdonarmi paperottola?-
Finisce di ripulirla, le fa un sorriso e china la testa di lato, aspettando la sentenza da parte della bambina. Lei per tutta risposta, si abbassa a recuperare, con una mano il secchiello con dentro qualche pietruzza colorata e con l’altra PufPuf,il suo inseparabile papero di peluche, che Killian si ritrova improvvisamente davanti al naso.
-Pulicci anche lui, per colpa tua ti è poccato tutto! E poi, io non tono una papelottola, tono una bambina!-
Killian prende il papero tra le mani e Liz tutta impettita, si mette alla ricerca di altre pietre, senza dimenticarsi di tenere ancora il broncio. Lui scuote la testa e sospira.
-Sai una cosa PufPuf? Quella bambina mi ricorda troppo qualcuno, anche se è ancora piccola per soffrire di alterazioni ormonali.-
Guardi la scena ridendo di gusto, Elisabeth sta rivelando un bel caratterino.
Pensandoci bene, ti somiglia un po’, specie quando Killian si ostina a chiamarla paperottola, ma quando ti fa gli occhioni dolci, ti guarda con quell’azzurro intenso e sorride arricciando il nasino, non puoi fare a meno di tornare indietro nel tempo, a quel giorno, quando stringendosi al collo di Killian e appoggiando il visino al suo, hai pensato immediatamente che si somigliavano troppo… il destino stava decidendo delle vostre vite.
Mai il destino ha avuto così ragione… nonostante abbia sconvolto le leggi della natura e anche quelle della genetica!

Look at the stars
Look how they shine for you
And everything you do
Yeah they were all yellow


In orfanotrofio tutti i bambini hanno un oggetto speciale.
Uno tutto loro da non condividere con nessuno. Spesso è la sola cosa che gli resta dei loro genitori, della loro famiglia. E in qualche modo li fa sentire meno soli.
Anche per Emma era stato così, aveva sviluppato fin da bambina un attaccamento particolare per la sua copertina. Quella rosa e bianca con sopra ricamato il suo nome.
Per questo aveva subito notato il papero di peluche a terra vicino alla culla di quella bambina. 
Per quanto ne sapeva si chiamava pufpuf. 
Aveva aperto la porta un po’ di più e l'aveva vista. Seduta dritta, con gli occhi fissi sul papero lontano da lei. Qualunque bambino avrebbe urlato e pianto per farsi prendere quel pupazzo, invece lei se ne sta lì, con gli occhi fissi e due scintille che traballano dentro gli occhi pronte a scendere sulle guance e sussurra impercettibilmente mamma.

Lei e Killian avevano deciso di comprare casa a Storybrook e per farlo gli era stato richiesto un certificato di nascita. Perciò avevano optato per quello di Emma, sicuramente più semplice da recuperare rispetto a quello di un pirata di trecento anni nato nella foresta incantata. 
Per questo motivo si erano recati a Boston, all'orfanotrofio dove era cresciuta Emma fino ai dodici anni, cioè prima di entrare nel circuito delle famiglie affidatarie, e lì li avevano fatti aspettare diverse ore in attesa che quelle carte  venissero finalmente restituite alla legittima proprietaria, ora diventata una bellissima donna. 
Eppure tornata tra quelle mura, Emma non si sentiva poi così diversa dalla ragazzina di allora.
Aveva osservato l'ambiente intorno a sè con attenzione: la moquette era stata cambiata, e le pareti ridipinte di un colore più caldo ma l'atmosfera era sempre la stessa.
C'era odore di paura e di solitudine. 
Riusciva a leggerlo negli occhi dei bambini, persino dei più piccoli, che guardavano incuriositi l'uncino di Killian, incerti se provare ammirazione o diffidenza per quell'uomo che le stringeva in maniera rassicurante la mano.
Una bambina in braccio ad una ragazza più grande si erano fermate vicino a lei per recuperare un papero di peluche. Emma aveva sorriso, toccata da quella scena.
"non se ne separa mai. Qualche mese fa, ha mostrato il papero ad una delle nostre tutrici e ha mormorato PufPuf, da quel giorno è il suo nome" l'aveva informata la ragazza, notando il suo sguardo e sorridendole di rimando, per poi sparire oltre la porta.


Mentre dormiva, Pufpuf deve esserle scivolato dalle mani finendo per terra, ed è come se questa cosa le avesse fatto sentire l’improvvisa assenza della madre. Il suo migliore amico la guarda ad un paio di passi da lei, ma non ha nessuna intenzione di tornare tra le sue braccia, proprio come la sua mamma.
Il dolore silenzioso di quella bambina è come una lama dentro l’anima.
Come può capire alla sua età, il peso di quell’enorme macigno che si sta sistemando comodo sul suo cuore… eppure lo capisce.
E’ stata tutto il giorno con gente simpatica, protetta e al sicuro e anche amata, ma ora dentro quella stanza, alla fioca luce rosata della lampada, l’unica cosa che vuole e che non ha, è l’abbraccio caldo della sua mamma.
La piccola si accorge di Emma e mentre sospira stringendo il musetto, quei due luccichini crollano sulle guance e fa segno verso il papero a terra.
Lei si avvicina, prende Pufpuf, lo mette dentro la culla e Liz lo afferra immediatamente stringendoselo sotto il collo.
-Vuoi un pò di compagnia?-
Elisabeth sorride e allunga le braccia. Quando la prende lei le ripete - mamma?
Emma ha gli occhi lucidi, si avvicina alla finestra e guarda il cielo. 
E’ una serata splendida, le stelle luccicano diventando un tutt’uno con lo scintillio delle luci dell’intera città.
-La mamma è diventata una stella- le dice facendo segno verso il cielo- una bellissima stella che ti proteggerà sempre!-
E’ consapevole del fatto che la bambina non può capirlo, ma come avrebbe potuto? Qualunque cosa le avesse detto, non avrebbe capito. E’ già difficile capirlo da adulti, ma alla sua età!
Liz allunga il dito verso il cielo, -mamma?-
No, il senso di sicuro non l’ha capito, ma il vuoto che avrà d’ora in poi dentro l’anima, lo ha capito eccome!
-Eccola, è lì. La vedi? Quella è la mamma. Guarda come brilla, è felice e ti sta mandando una bacio.-
La piccola si porta la manina alle labbra, stampa un bacio e poi ci soffia sopra e, compiaciuta, la guarda.
- le è arrivato sicuramente. Anche lei ti sta dando la buona notte.-
Elisabeth appoggia la testa sulla sua spalla. E’ incredibile come capisca ogni parola e ora le sta dicendo che vuole ascoltare ciò che ha da dirle.
Emma la stringe a sé, chiude gli occhi e comincia a cullarla…
-comincerai una nuova vita, piccolina. Non ti devi preoccupare, devi solo fare uno dei tuoi meravigliosi sorrisi e chiunque si innamorerà di te. Sarebbe impossibile  non innamorarsi di te!-
Sente un fruscio e quando si volta Killian è accanto alla porta, gli occhi lucidi, Liz si è addormentata stringendo nella manina il suo Pufpuf.
Si avvina a lei e le bacia una tempia, poi sospira.
- Che tu ci creda o no sono stato un bambino anche io-
- Circa un milione di anni fa?-
-Diciamo duecento!- il suo sorriso si spegne,insieme al guizzo di divertimento nei suoi occhi, sostituito da un'espressione seria -Mio padre ha abbandonato me e mio fratello quando eravamo bambini. Viaggiavamo tutti e tre su una nave. Una mattina io e Liam ci siamo svegliati e lui non c'era, non era più nella cabina. Se n'era andato.-
-Ti ha lasciato su una barca nel bel mezzo dell'oceano?-
-Si. Restammo sulla nave ma ricordo di essermi sentito come se fossi stato  gettato fuori bordo. Era come se fossi in acqua e cercassi di rimanere a galla, ma qualcosa mi trascinava verso il fondo: è stato come morire. Fortunatamente avevo Liam accanto. Lui è sempre stato lì per me. Non sarei mai sopravvissuto senza di lui.
Tu invece Emma, non hai avuto nessuno. Posso solo immaginare quanto sia stata dura.
Chi meglio di te può capire cosa sta passando questa bambina?
I bambini sono esseri superiori, reagiscono a pelle. Capiscono più di quanto dovrebbero, in maniera  amplificata. E lo dimostrano con gli occhi, con le manine, con le lacrime, con il silenzio. Sappiamo entrambi cosa voglia dire essere soli al mondo. Per questo credo che dovremmo chiedere l'affidamento, Emma.-
Si sente un a casa stando accanto a lei, vicino a quella donna bellissima.
Emma Swan è davvero capace di essere la casa di qualcuno, un porto sicuro per un povero marinaio naufragato nei suoi occhi.
Forse avrebbe potuto essere la casa di quella bambina. Loro avrebbero potuto esserlo.



Ritorni al presente, ti alzi e ti appoggi al balcone della veranda, per guardare meglio i tuoi due bambini che lavorano frenetici. Stanno costruendo un castello di sabbia.
Il piccolo ricomincia a scalciare, ha sete… e anche tu.
Tocchi con la mano la caraffa appannata e gocciolante e capisci che la temperatura può andare bene, versi un po’ di limonata nel bicchiere e ne bevi un paio di sorsi avidamente, poi, sempre con il bicchiere tra le mani, torni alla balaustra e scuoti la testa, perché ti rendi conto che quei due stanno costruendo un castello enorme.
-devo ammettere che è davvero un bel castello, è alto quasi quanto Liz!-
Dici a voce alta, sempre rivolta al tuo piccolino.
Si vede che ci hanno lavorato parecchio.
Ha la base rettangolare e 4 torri. Le due davanti, accanto a quello che dovrebbe diventare il portone, sono alte quasi quanto Elisabeth, le due dietro, sono poco più basse, mentre le mura di cinta, aspettano che la piccola costruttrice, finisca di ricoprirle con le pietruzze colorate.
Killian sta ancora ripulendo PufPuf.
-Liz, non è meglio lasciarlo in casa quando veniamo in spiaggia?-
-No pappà! Lo tai che lui non vuole tale da tolo… me lo devo pottare temple dietlo!-
Esclama la bambina, tutta concentrata a dividere le pietre secondo il colore.
-Lo so che lui non vuole separarsi da te, ma qui in spiaggia, con la sabbia… per quanto cerchi di pulirlo, resta sempre sporco, poi dobbiamo lavarlo ogni volta che torniamo a casa.-
La bambina corruccia la fronte.
-E allola?-
-Come… e allora! Se lo laviamo ogni giorno, si sciupa!-
Elisabeth si acciglia, mostrando un’espressione di rimprovero.
-Anche io mi lavo tutti gionni e non tono mica ciupata!-
Esclama con nonchalance la bambina, tornando a fare il suo lavoro di ‘divisione/colore/pietre’  scatenando un’altra risata a te e un leggero imbarazzo a Killian, che inizia a balbettare, non sapendo come risponderle.
-In effetti la teoria non fa una piega!-
Dici ancora ridendo al piccolo dentro di te, che continua a muoversi imperterrito.
-Beh… ecco… non è la stessa cosa, tesoro. Tu sei una bambina, PufPuf no… lui è…-
Liz si gira a guardarlo di colpo, lo sguardo interrogativo e lui si zittisce all’istante.
-Lui è… cota pappà?-
Avrebbe voluto dirle che è un papero di peluche, che è solo un pupazzo e che lavarlo ogni giorno potrebbe fargli perdere il suo bel piumaggio, ma ne sarebbe seguita una discussione lunga ed infinita, con il risultato di lui, sconfitto da una bambina logorroica e un papero silenzioso.
Finisce di scuotere il peluche e lo ridà alla bambina.
-Niente tesoro! Lui è il tuo migliore amico e, come tale, deve sempre stare attaccato a te.-
Risponde lui sconsolato, rimettendosi al lavoro.
Liz si avvicina a Killian e gli poggia la mano sulla spalla.
-E’ un cattello enomme pappà… è bellittimo!-
Lui sorride.
-Si, sta venendo proprio bene, le mura sono perfette, con le pietre che hai scelto così attentamente.-
La bambina sorride soddisfatta e si china a dare un bacino sulla guancia al suo papà, che si scioglie completamente, mostrandosi anche lui soddisfatto da quel gesto spontaneo.
Noti Hook  guardarsi intorno e ti chiedi cosa stia cercando con tanta attenzione, cosa che fa anche Elisabeth.
-Che tai ceccando pappà!?-
-Un pezzo di legno abbastanza grande, da potere fare il ponte levatoio.-
La piccola corruccia la fronte.
-Che cot’è un... ponte levatolio?’-
-Non levatolio, Liz, levatoio. E’ un grande portone che si apre dall’alto, scende piano verso terra e diventa un ponte sul fossato pieno di acqua, così da consentire al principe e ai cavalieri, di entrare ed uscire dal  castello!-
Elisabeth guarda il castello con attenzione e all’improvviso le si accende una lampadina.
-Allola quetto lo dobbiamo liempile di acqua?!-
Gli chiede, sgranando gli occhi e puntando il ditino verso il fossato.
-Esattamente paperottola.-
Risponde lui sorridendo e la bambina sospira.
-Ioooo non toooonooo una papelottooolaaaaaaa…-
-Si lo so, sei una bambina! Una bambina paperottola…-
Finisce Killian, prendendola in braccio e facendole il solletico.
La piccola si dimena ridendo a crepapelle e tu fai lo stesso. Quelle risate sono proprio contagiose e ti dispiace un po’ di essere così appesantita, da non poter giocare con loro.
Abbassi lo sguardo sul tuo pancione, sorridi e accarezzi ancora il tuo bambino, che dopo aver bevuto la limonata, si è calmato e ti sta dando un po’ di tregua.

-Tu cecca il ponte levatolio pappà, io plendo l’acqua!-
Segui Liz mentre fa un paio di viaggi, dal mare alla spiaggia, con il secchiello quasi pieno e la lingua tra i denti per darsi la forza necessaria a sostenere il peso… è adorabile!
Killian nel frattempo, ha trovato quello che cercava, un pezzo di legno rettangolare che, a detta sua, è perfetto per essere sistemato come ponte.
E’ fermo in ginocchio davanti al castello, pensando forse a come poterlo montare e Liz sta facendo ritorno con un altro secchiello pieno di acqua. Ad un tratto si ferma, posa il secchiello sulla sabbia guardando il castello in uno strano modo, poi di colpo la vedi correre e saltarci sopra, distruggendone almeno metà.
E’ stato un attimo.
-Opps!-
Riesci a sussurrare tu, con la bocca spalancata, mentre Killian rimane come congelato sul posto.
Liz sta ridendo a crepapelle, battendo le mani.
E’ stata così veloce, che Killian non si è reso conto di quello che stava succedendo, se non quando si è ritrovato davanti le macerie del suo meraviglioso castello.
La bambina si mette seduta, tutta imbrattata di sabbia, un sorriso birichino sulla faccia e guarda suo padre.
-L’hai… distrutto?!-
Sussurra Killian, ancora in ginocchio, ancora immobile e ancora con il ‘ponte levatoio’ tra le mani.
Elisabeth  risponde affermativamente, scuotendo la testa e arricciando il nasino.
-Perché?!-
Killian sembra distrutto, proprio come il suo castello.
-I cattelli di tabbia, tono fatti per ettere dittrutti!-
Risponde la bambina, sollevando le manine, come se la risposta fosse ovvia.
-E questa cosa stupida chi te l’avrebbe detta?-
Le chiede, sempre più sconsolato.
-Tu pappà… pecchè tennò dove tà il divettimento!-
-D’accordo! Ma avremmo almeno potuto finirlo prima! Non ho potuto montare nemmeno il ponte!-
Solleva il pezzo di legno con una mano e con l’uncino recupera un po’ delle macerie della torre principale e le guarda sconsolato.
-Che attore! Se non lo conoscessi, potrei anche pensare che sia serio.-
Ma è quello che sta pensando Liz, che improvvisamente perde il sorriso e guarda seria il suo papà, preoccupata. Si alza, scavalca il cumulo di sabbia bagnata su cui si è gettata, si avvicina a Killian e gli mette la manina sulla spalla.
-Era tolo un cattello di tabbia pappà…-
Lui scuote la testa sempre più triste e la bambina si abbassa vicinissima a lui, sposta la manina dalla spalla alla sua faccia.
-Non ettele tlitte pappà… lo cottruiamo di nuovo, ne pacciamo uno più bello, ti aiuto io… lo pacciamo tubito tubito… davvelo pappà, per pavole!!!-
Ti stringe il cuore a vedere Liz preoccuparsi così.
-Cusa pappà, chedevo che ti poteva dittruggele… non ettere tlitte!-
Ad un tratto Killian, la prende tra le braccia e si getta sul resto del castello, rimasto ancora in piedi, urlando a squarciagola. Elisabeth di rimando, comincia ad urlare insieme a lui, forse spaventata perché presa alla sprovvista, perfino tu sussulti un attimo, per poi metterti a ridere… quell’uomo è proprio un bambino.
Restano a dimenarsi sulle rovine per qualche minuto, Killian le fa il solletico e lei urla felice, fino a quando la solleva verso di sé e si siedono sulla sabbia bagnata.
-Mi hai pleso in gilo pappà… !-
Lo rimprovera Liz, puntando il ditino contro al suo naso.
Lui le riempie il visino di baci.
-I castelli di sabbia sono fatti per essere distrutti, sennò dove sta il divertimento?!-
Le dice lui, accarezzandole il nasino con le dita. Lei ha il faccino imbronciato, non le è andata giù di essere presa in giro e in tutto quel pandemonio, PufPuf, è di nuovo completamente insabbiato.
-Ola lo dobbiamo lavale!-
Dice mostrandolo al padre.
-E allora? Mica si sciupa! Adesso vi metto in lavatrice tutti e due…-
La prende in braccio, continuando a farle il solletico e si dirige verso la veranda, mentre Liz si dimena e continua a ridere e gridare.
Si ferma ad un paio di passi dalle scale, non si era accorto che eri lì a guardarli. Cerca di ricomporsi un attimo e di ricomporre Elisabeth, che nel frattempo si è ritrovata a testa in giù, tra le sue braccia.
Solleva le spalle, come a dire che non è successo niente… e poi si avvicina a te.
-Siamo un pochino sporchi!-
Ti dice e tu sollevi un sopracciglio.
-Un pochino!?-
Ripeti, squadrandoli dall’alto in basso.
-Mamma, pappà vuole mettemmi dentlo la lavatlice!-
Ti dice Liz ridendo.
Gli lanci uno sguardo truce,  fingendoti arrabbiata, lui si avvicina e ti da un bacio sulle labbra.
-Non preoccuparti tesoro. Faccio la lavatrice, passo l’aspirapolvere, stiro e lucido Elisabeth. Prima di pranzo sarà tutto pulito e noi saremo splendenti. Tu resta qui a bere la limonata.-
Ti bacia ancora e sparisce dentro casa.
Prendi un altro sorso di limonata, posi il bicchiere sul tavolo e ti avvicini ancora alla balaustra.
Guardi sorridendo le macerie di quel castello. Le formine, il secchiello e la paletta sono rimaste lì, come armi abbandonate dopo una battaglia. Risenti nelle orecchie l’eco delle risate di tuo marito e di tua figlia e ripensi a quanto silenziosa fosse la tua vita prima di loro.
Ti guardi ancora il pancione.
Non vedi l’ora di tenerlo tra le braccia, non vedi l’ora di vedere i suoi occhi, il suo musetto, le sue manine. Non vedi l’ora di sapere, in quale parte di lui, vedrai te stessa o Killian.
So then I took my turn
Oh what a thing to have done
And it was all yellow

-Si sieda Killian e firmi questi moduli. Farò in modo che il giudice minorile li abbia sulla sua scrivania in settimana, il tempo di redigere le mie osservazioni su voi due, accompagnate dalle mie personali raccomandazioni, così da bloccare qualunque altra richiesta.-
Si guardano perplessi, mentre Elisabeth si è accoccolata al collo di Killian, appoggiando il visino sulla sua spalla.
-Non capisco, ha detto che non ci avrebbe raccomandato, che non rientriamo nei canoni…-
Janet, l'assistente sociale, la interrompe.
-Emma, il mio compito è il bene dei bambini, sempre e comunque. Quando permetti l’adozione di un bambino, non sai mai come andrà a finire, anche le famiglie perfette possono rivelarsi disastrose. E’ un’incognita. Come il matrimonio. Ci si innamora, si pensa che sia per sempre, ma la maggior parte delle volte non è vero. Però ci sono anche quelli che durano per una vita intera. Ci si guarda negli occhi e senza bisogno del consenso di nessuno, sappiamo che sarà per sempre. Per i  rapporti tra i bambini e gli adulti è uguale. Quando si crea una famiglia senza un perché, solo a pelle, solo perché ti brillano gli occhi dall’emozione e sorridi senza motivo, è stupido dire di no! E’ raro che bambini e futuri genitori entrino in simbiosi immediatamente.-
Continuano a guardarla in silenzio, senza riuscire ancora a capire perché sembra avere cambiato idea.
-Davvero non riuscite a seguirmi? Non siete voi che volete adottare Elisabeth… è lei che ha scelto voi! Vi ha scelti, subito. Quando è scomparsa sua madre, in mezzo a tante persone ha deciso di tendere le braccia verso di  lei ,Emma.
Per questo ho voluto che vi vedesse prima, mentre venivamo qui nel mio ufficio, per  studiare la sua reazione a distanza qualche giorno. E’ contenta, no… di più, è  e-m-o-z-i-o-n-a-t-a. Si è alzata in piedi e vi corsa incontro sulle sue gambe incerte, sicura che l’avreste afferrata se fosse caduta. Si fida di voi, per usare una sua frase Killian, si sente a casa! E’  lei che vi ha scelto, e non sarò certo io a dire se è giusto o sbagliato.-
I swam across
I jumped across for you
oh what a thing to do
’cause you were all “Yellow”
I drew a line
I drew a line for you
oh what a thing to do
and it was all “Yellow”

Le risate di padre e figlia si diffondono per tutta la casa, arrivano fino alle tue orecchie e ti costringono a raggiungerli. Liz e PufPuf sono a mollo dentro la vasca da bagno e ad un mare di schiuma, mentre Killian cerca di lavarli tutti e due, senza molto successo. Elisabeth ti vede e sollevando le braccine verso di te, sorride felice.
Ti avvicini, ti siedi lentamente sulla vasca e Killian ti guarda sorridendo.  
Poi torna ad insaponare il paperottolo di peluche con cura, per non sciuparlo più del dovuto e ringrazi il cielo mentalmente.
Prima di lui la tua vita era come quel castello di sabbia, pronta a cadere giù al primo soffio di vento.
Quelluomo, invece, è la tua fortezza.
Resisterà al vento, alla pioggia, alle intemperie, ai problemi, alle lacrime, alle paure…
E, per quanto sarà in tuo potere, non permetterai mai a niente e nessuno di distruggerlo… mai!


 
  
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