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Autore: Avenal Alec    26/08/2015    2 recensioni
Storia ispirata al mondo di The Walking dead e al personaggio di Daryl Dixon.
Il gruppo ha finalmente trovato un luogo sicuro: la Fortezza. Sopravvivere è ancora l'obiettivo principale. La quotidianità all'interno della Fortezza è fatta di obblighi e responsabilità. Sara, detta Mac, una ragazza che si è unita al gruppo sente la necessità di un po' di solitudine e decide di andare in perlustrazione. Anche Daryl ha bisogno di un po' di spazio e decide di andare con lei.
Cosa succederà a queste due persone che non si sono mai guardate per più di un'istante e che ora hanno la possibilità di lasciare fuori da una porta la morte che permea ogni luogo?
Guardando la serie, durante la seconda stagione, una scena mi ha particolarmente colpito. Questo mi ha spinto a scrivere una Fan Fiction. Sebbene i personaggi femminili della serie mi piacciano, con nessuno di loro è partita la Ship. Ho deciso quindi di inventarne uno nuovo: Mac.
Ecco cosa ne è uscito. Buona lettura!
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3

 
Mac si sentiva piena di energie dopo il più bel bagno della sua vita. Era contenta di essere riuscita a salire al cottage. Si chiese persino se ci fosse la possibilità di mantenere nascosto quel luogo, poi si rese conto che non lo avrebbe potuto fare. Avrebbero preso tutto ciò che serviva e lo avrebbero abbandonato. Gran parte delle cose che si trovavano lì avrebbero avuto più importanza nella fortezza piuttosto che a prendere polvere lassù.
Sapeva ormai che la sua casa era la fortezza, accanto a Daryl e gli altri.
Al pensiero di Daryl sentì uno strano sfarfallio allo stomaco, avrebbe voluto scacciarlo, ma al contrario sentì il viso accalorarsi.
Nei mesi trascorsi insieme prima di trovare un rifugio sicuro per il gruppo erano diventati una squadra di combattenti inossidabile. Grazie a lui era riuscita ad affinare tutto quello che suo padre le aveva insegnato sulla caccia e sulla sopravvivenza. Si erano sempre coperti le spalle e non si erano mai tirati indietro. Erano amici, avevano condiviso troppo per non esserlo, ma non si erano mai cercati ad un livello più intimo, come se fossero due pianeti orbitanti attorno allo stesso sole: la sopravvivenza.
Quando avevano trovato un rifugio sicuro, gli impegni, l’organizzazione, la quotidianità che serviva al gruppo per riprendersi da tutto quello che era avvenuto avevano preso il sopravvento e la distanza fra loro era aumentata. Gli obblighi nei confronti degli altri li avevano spinti verso direzioni diverse. Ora quella distanza era stata spazzata via da un bagno che li aveva messi in contatto come nemmeno vedere il volto della morte era riuscita a fare.
L’acqua di quel bagno aveva sciolto qualcosa che faceva parte di loro e di cui non erano consapevoli.
Mac rifletté su quel pensiero e capì che in quelle ore la vita aveva preso il sopravvento sulla sopravvivenza che intervallava le loro giornate.
Si sorprese a sorridere, con una leggerezza che non provava da quando tutto era cominciato.
Con quella certezza andò nella stanza accanto.
Vide subito Daryl intento a rovistare tra i medicinali e altri prodotti che avevano trovato nell’ultima fattoria che avevano ripulito. Osservò il suo profilo e, sebbene conoscesse a memoria ogni tratto, la profondità dei suoi occhi verdi, la cicatrice sul sopracciglio sinistro, era la prima volta che lo vedeva realmente.
Vedeva le sue spalle e i suoi avambracci forgiati dall’uso della balestra notandone ogni dettaglio, ricordava perfettamente il suo corpo durante il bagno e per la prima volta vide Daryl come un uomo, non più come il suo salvatore o il suo compagno di battaglie.
In quel momento Daryl si accorse di lei, alzò gli occhi e le sorrise. Un sorriso aperto, sincero come se ne erano scambiati in bagno.
 Mac capì quanto erano cambiati entrambi.
Non poté fare a meno di sorridere lei stessa, nella complicità di quello che avevano vissuto.
Durò un istante ma quel gesto disse tutto di loro.
Non ci fu un imbarazzo quando lei si avvicinò a lui, solo la consapevolezza della vita che scorreva nelle loro vene e una conoscenza dalle solide basi.
Mac guardò le medicine “Bel rifornimento, alla fortezza serviranno.” Disse, frugando fra le scatole.
“Sì, è stato un vero colpo di fortuna, ma pensavo di trovare qualcosa per la tua schiena.”
“La mia schiena è ok.” Replicò Mac senza guardarlo. Stava mentalmente inventariando le cose sul tavolo, soddisfatta per alcuni medicinali che avevano trovato. Era difficile ricordare un momento in cui qualche parte del suo corpo non aveva gridato vendetta.
“Ho visto la tua schiena e so quanto quelle cicatrici stiano tirando la tua pelle, niente eroismi, abbiamo una farmacia a disposizione.”
Mac effettivamente si rese conto che la schiena le dava parecchio fastidio.
“Ok, usa questa.” Lanciò un tubetto di crema a Daryl.
Lui la prese al volo e la rigirò tra le mani.
“È crema alla calendula, andrà bene anche per le tue mani.” Aggiunse Mac.
“Le mie mani sono a posto.” Ribatté Daryl guardandola.
“Come la mia schiena.” Rispose la ragazza prima di andare a sedersi sul divano.
Daryl si osservò le mani, effettivamente erano mal messe, tra calli, tagli, screpolature erano molto rovinate.
Si diresse sul divano dove Mac lo stava aspettando.
Si sedette accanto a lei, la crema in mano e un certo impaccio che gli scorreva nelle vene.
“Se ti giri e ti togli la canotta possiamo sistemare anche questa cosa.” Disse con un tono forse un po’ troppo brusco.
Mac lo osservò sorridendo. “Sicuro di non volerlo fare tu?”
Daryl sentì uno strano formicolio scorrergli lungo il corpo, un desiderio fuggevole attraversargli la mente. “Se per te è così difficile da fare lo faccio volentieri io.” E le sorrise di rimando, scoppiando a ridere di gusto allo sguardo sbalordito della ragazza.
“Uno a zero per me, ora togliti la maglietta.” Riuscì poi a dire Daryl.
“Non avrei mai pensato di sentirtelo dire.” si riprese la ragazza mentre si voltava. Poi con attenzione si sfilò la canotta che trattenne fra le mani.
Daryl rimase sconcertato dalle ferite, avevano lunghezze diverse, sembravano vermi violacei appoggiati sulla schiena della ragazza.
Le sfiorò un istante con le dita, un tocco leggero che fece increspare la pelle di Mac. Cos’era successo per ridursi in quel modo?
Sapeva che avrebbe dovuto metterle la crema e chiuderla lì, ma le sue dita non potevano staccarsi da quella pelle frastagliata e raggrinzita, ne seguivano i contorni.
“Cosa ti hanno fatto?” Mormorò.
Mac rimaneva immobile, in silenzio.
Daryl pensò a tutte le sofferenze che aveva dovuto subire e sentì il desiderio di cullarla. Avvicinò le sue labbra alla schiena, la sentì tremare. Credeva di vedere la sua vulnerabilità in quel tremore e fece quello che non aveva mai osato e pensato di fare in tutto quel tempo. L’abbracciò e l’appoggiò a sé. Mac sospirò.
“Mi dispiace” le mormorò. Daryl sentì la giovane irrigidirsi fra le sue braccia, poi si liberò dall'abbraccio. Si girò quanto bastava per prendere le distanze. Lo scrutò un istante.
 “E per cosa? Tutti abbiamo le nostre cicatrici di guerra, io sono fiera delle mie.”
Vide la confusione passare negli occhi dell’uomo.
Abbassò gli occhi impacciata. “Daryl, quelle cicatrici me le sono fatte lottando con dei morti che mi avevano attaccato e messo all’angolo contro un filo spinato. Nella lotta la giacca e la maglia che indossavo si sono lacerate e quello è il risultato.” Si fermò un istante “Io non sono vulnerabile, quelle cicatrici non nascondono alcun segreto. Io amo quelle cicatrici perché, per quanto brutte possano apparire, mi ricordano tutto quello che sono riuscita a fare da sola con le mie forze. Mi ricordano che non ho mai smesso di lottare nemmeno nei momenti più disperati.” Mac lo guardò con fierezza, quasi a sfidarlo a dire il contrario.
Fu quel momento che Daryl si rese conto di amarla.
Amava quella giovane indomita guerriera che non aveva mai ceduto, che aveva combattuto e con la quale aveva riso, che gli aveva mostrato per la prima volta nella sua vita che esistevano anche le cose belle come un piacevole bagno. Di slanciò si avvicinò a lei, le prese il viso fra le mani. I loro sguardi s’incontrarono un istante, poi la baciò. Un lieve contatto delle loro labbra.
Il bacio durò un battito di ciglia poi si allontanò da lei quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi, tenendo sempre il suo viso fra le mani.
La vide inghiottire, rimasta senza parole, presa in contropiede.
“E quello per cos’era?” chiese Mac in un soffio.
“Per dirti che sei una donna straordinaria, Sarah Mackenzie.” Rispose lui con un sorriso ancora più ampio.
Mac rimase in silenzio, lo stava scrutando. Non le diede nemmeno il tempo di ribattere.
“Su adesso girati.” Le disse, poggiando le mani sulle spalle e facendola girare. “Ti devo mettere la crema.”
Daryl si rese conto di essersi esposto, per la prima volta aveva imboccato una strada che non aveva mai esplorato e questo pensiero lo riempiva di elettrizzante attesa.
 
Nella sua mente contò gli istanti.
Il silenzio fra loro non si sarebbe prolungato ancora per molto, ma di certo lui non avrebbe fatto nulla per spezzarlo.
Sentì il momento in cui avrebbe detto qualcosa, percepì il respiro che prese prima di parlare.
“Anche tu sei un uomo straordinario Daryl Dixon.” Disse Mac senza girarsi.
Daryl si sentì riempire da quelle parole, ma la parte con cui aveva convissuto per più tempo non era d’accordo. Il senso di colpa lo sommerse nuovamente.
“Magari lo fossi.” mormorò Daryl.
Mac si tese, stava per girarsi e come altri prima di lei gli avrebbe elencato tutto quello che aveva fatto nel corso degli ultimi mesi.
Appoggiò le mani sulle sue spalle e la bloccò, una stretta leggera ma salda. Mac si irrigidì al contatto, tentò di girarsi ma Daryl non glielo permise.
Non voleva guardarla in quel momento. Dopo pochi istanti la giovane si rilassò, ma non disse nulla.
“Ti ricordi la scommessa che fanno sempre alla fortezza i più giovani?” Chiese Daryl spezzando il silenzio.
“Sì, quella di capire cosa facevi prima dell’apocalisse.” Rispose Mac. “Ti posso assicurare che non lo fanno solo i giovani, il tuo passato è un enigma per ognuno di noi.”
“Tu che idea ti sei fatta?”
La ragazza si prese un istante prima di parlare “Francamente nessuna, so che probabilmente eri un cacciatore o una guida, ma, in tutta sincerità, ho smesso di interessarmi a chi eravamo prima molto tempo fa, quando ancora vagavo nei boschi da sola. Il ricordo del passato mi avrebbe solo portato prima alla morte. Delle persone l’unica cosa che mi interessa sono solo le loro capacità. Il resto è passato ed è la che deve rimanere.” Concluse.
“Diresti lo stesso se scoprissi che sono un pluriomicida?” chiese di getto Daryl.
“Lo sei?”
“No!”
“Allora non si pone nemmeno il problema!” poi si liberò dalle sue mani che ancora la trattenevano.
Si girò per poterlo guardare in viso.
“Daryl, io so che tu sei un grande combattente, un uomo leale, forte, sincero, che ha sempre messo il bene del gruppo di fronte a tutti, che non ha mai voluto abbandonare nessuno, che ha sempre avuto il fegato di fare quello che doveva essere fatto per tenerci al sicuro, anche uccidere dei vivi, ma non hai mai perso la tua umanità”
Daryl la osservava, i suoi occhi erano turbati, come se ci fosse ancora un peso dal quale non riusciva a liberarsi.
In quell’istante decise, non c’erano mai state domande dirette sul suo passato fino a quel momento.
Lui aveva sempre tenuto le distanze e lei gli aveva lasciato il suo spazio. Funzionava così fra loro, ma ora sapeva che doveva spingersi oltre. Non per curiosità, ma per lui. Che non riusciva a capire quanto valesse.
“Chi eri Daryl… prima?”
Lo vide inghiottire, il suo sguardo si fissò oltre, sulla parete dietro alle sue spalle.
“Non ero nessuno prima, ero un perdigiorno che passava il tempo a cacciare o in giro per i boschi, senza meta, lasciando che la vita mi scorresse addosso. Alla deriva.”
“Guardami, Daryl.” disse Mac. Vedeva il suo viso rigido, la sua mente bloccata chissà dove. “Parlami per piacere.”
Daryl si alzò di scatto. Si muoveva sul posto, piccoli passi, come faceva sempre prima di agire, di attaccare o prendere una decisione.
“Parlami, Daryl.” ripetè Mac.
L’uomo si girò “Cosa vuoi sapere?” chiese furioso. “Che a differenza di ognuno di voi, la mia vita non è cambiata di una virgola dopo l’apocalisse? Che quello che facevo prima, cacciare, uccidere o seguire le tracce adesso è semplicemente più utile di prima. Che non ho sofferto alcuna perdita, perché la mia vita non esisteva già prima della fine del mondo? Che mi avete affibbiato il ruolo del capo solo perché, a differenza vostra, non sono rimasto confuso o annichilito da ciò che è successo? Che avete letto in me qualcosa che non c’è mai stato? Perché è questo che posso dirti. Che l’apocalisse non mi ha cambiato di una virgola, sopravvivevo prima come sono sopravvissuto dopo. Niente di più niente di meno.” Terminò in un mormorio.
Mac rimase spiazzata da quello sfogo, sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Non riusciva a credere che un uomo con le sue qualità, la sua forza, il suo spirito si sentisse così.
Si alzò, andò verso di lui, la maglia cadde ai suoi piedi ma non le interessava. Gli toccò un istante il braccio nudo, lui non si mosse, non si allontanò. Rimaneva lì fermo, immobile, gli occhi bassi, imprigionato in chissà quale ricordo.
Lo abbracciò, un abbraccio a cui lui non rispose.
Sperava che il suo calore gli desse conforto.
“Daryl,” gli mormorò “tu credi di essere quell’uomo ma, non lo sei mai stato. Forse ti sei lasciato sfuggire la vita una volta, ma la seconda hai mostrato il tuo valore. Io non sarei qui in questo istante se non fosse stato per te. Tu dici di non essere niente, eppure quel niente è stato ciò che ci ha permesso di sopravvivere. Io ringrazio il tuo passato...” Sentì Daryl irrigidirsi fra le sue braccia “...perché è stato il tuo passato che ti ha forgiato e ti ha permesso di salvarci tutti. Sei stato il nostro collante, la nostra guida e sicurezza.” Mac lasciò la presa, si spostò fino a mettersi di fronte a Daryl.
Lo guardò finché l’uomo non si sentì obbligato ad alzare gli occhi.
“Tu non sei niente? Tu sei un uomo straordinario e, se non lo pensi, te lo dirò ogni giorno che passerò su questa terra finché non ti entrerà in quella tua zucca vuota.” Concluse con un sorriso sincero.
Un istante e poi si sentì avvolgere da un abbraccio che la riempì di calore, sentì un sussurro vicino alle sue orecchie “Come farei senza di te?”
Mac non rispose, lo abbracciò a sua volta con tutta l’intensità che aveva in corpo.
Rimasero in silenzio legati da quell’abbraccio che aveva detto tanto di loro, fino a quando non cominciarono entrambi a percepire fisicamente la presenza dell’altro. Un’elettricità di un altro genere stava cominciando a prendere il sopravvento.
“Credo che dovrei rimettermi la maglia ora”. Mormorò Mac che cominciava a sentirsi imbarazzata.
“È quello che vuoi?” Sussurrò lui sciogliendo l’abbraccio per poterle accarezzare lentamente la schiena, un tocco delicato che scese ai suoi fianchi nudi.
Il cervello di Mac impiegò alcuni istanti per percepire le parole, intenta a godersi il fremito che quella carezza provocava sul suo corpo.
Quando Mac sentì la stretta delle sue mani sul bacino, che fece aderire i loro corpi, sospirò. Si lasciò andare a quel contatto più intimo, allungando il corpo contro quello del compagno.
Percepì l’attimo in cui le labbra di Daryl sfiorarono il suo collo, una carezza lieve che le fece venire la pelle d’oca e che accese in lei un desiderio fisico rimasto assopito da quando tutto era cominciato. Le loro labbra si cercarono fino a incontrarsi in un bacio che si fece subito intenso, vorace e febbricitante di desiderio.
La smania li travolse, i movimenti divennero febbrili, entrambi volevano un contatto più intimo, più intenso.
Mac sentì dietro di sé il bordo del tavolo nello stesso istante in cui Daryl sciolse la cintura dei suoi pantaloni. Lei fece altrettanto, il desiderio aveva preso il sopravvento, un desiderio che avevano trattenuto per lungo tempo.
Si unirono in un singolo slancio che li fece gridare per la tensione fino ad allora trattenuta. A pochi istanti l’uno dall’altro entrambi furono travolti dalla tempesta che li trascinò verso picchi inesplorati da tempo, poi tutto si acquietò. Entrambi si ritrovarono accaldati, il respiro ancora affannoso, ma la mente e il corpo abbracciati in una bolla di serenità.
 
 
Mac lentamente tornò in sé, sentiva il viso di Daryl premuto sul suo collo, il caldo respiro sulla pelle nuda. Le braccia dell’uomo ora avvolgevano la sua schiena stingendola forte a sé. La giovane lasciò lentamente la presa dal collo di Daryl, insicura, si ricordava come si era aggrappata a lui durante quell’intenso amplesso. Lentamente accarezzò le sue braccia muscolose, sciolse le gambe ancora avvinghiate a lui. Quell’intimità sembrava troppo profonda per essere sopportata ancora.
Respirò lentamente, profondamente. Serrò gli occhi, sentì due lacrime solitarie, incastrate fino ad allora fra le ciglia, scenderle lungo le gote. Simbolo di quella tensione deflagrata in pochi istanti e che aveva lasciato dietro di sé una scia di fragilità a cui non era più abituata. Si irrigidì al pensiero che avessero appena distrutto qualcosa di prezioso, sopraffatti dal desiderio fisico.
Daryl dovette accorgersi che qualcosa era cambiato, si spostò quel tanto che bastava per poterla guardare negli occhi e Mac, come in uno specchio, vi lesse la sua stessa vulnerabilità.
Daryl alzò la mano ad asciugare quelle lacrime, inghiottì “Scusa...” Mormorò senza smettere di concentrare il suo sguardo sulla sua guancia. In quell’istante Mac capì la bellezza di ciò che era avvenuto fra di loro.
Gli prese la mano, baciò il palmo poi inclinò la testa quanto bastava per poterlo guardare negli occhi “Grazie.” Rispose in un sussurro prima di sorridergli, abbracciarlo e cercare nuovamente le sue labbra e baciarlo.
Fu un bacio intimo, una carezza. Un sigillo per qualcosa che era appena cominciato.
Quando si staccarono si osservarono rapiti, incapaci di focalizzare i loro pensieri. Un sorriso increspava le loro labbra, la serenità permeava il loro spirito.
Con una sicurezza che credeva non gli appartenesse, Mac scese lentamente dal tavolo su cui era ormai seduta, prese la mano di Daryl e, senza mai voltarsi dietro lo portò con sé in camera da letto. 
La stanza dalle pareti in legno era piccola, lo spazio solo per un letto matrimoniale a due piazze, un armadio e un paio di sedie.
Mac si lasciò cadere sul letto, le braccia poggiate poco dietro di sé, un invito, mostrando il suo corpo quasi nudo.
Daryl di fronte a lei.
Avrebbe voluto togliere lei stessa la sua maglia, baciare ogni parte del suo corpo mentre lentamente lo spogliava, ma sapeva che non doveva farlo, ci sarebbe stato tempo per quello, sorrise al pensiero, ora voleva solo che Daryl levasse quell’ultima maschera. Quella che lo aveva sempre tenuto lontano da tutti durante l’apocalisse, che lo aveva probabilmente spinto prima ad amplessi frettolosi in qualche bagno di un bar o in una stanza di motel.
Desiderava che lui si aprisse completamente all’intimità che avrebbero condiviso. Attese, sicura per la prima volta della sua nudità e della sua femminilità. Non era un gioco a cui era abituata, eppure mai come in quell’occasione si sentì bella. Eccitata dalla pelle d’oca che increspava la sua pelle, dallo sguardo turbato di Daryl che non si staccava dal suo viso. Una sorta di pudore che la faceva fremere di desiderio.
 
Daryl stava ammirando la bellissima giovane donna di fronte a sé, non poteva smettere di guardare i suoi occhi vividi, pieni di passione che aspettavano solo lui, sentiva il suo corpo fremere di fronte alle forme invitanti della sua compagna.
Si erano già visti nudi durante il corso di quella strana giornata eppure tutto in quel momento, in quel luogo era diverso.
Prese fra le mani i bordi della maglia di cotone che portava e la sfilò lentamente, i loro sguardi ancora incatenati. Lanciò il capo sulla sedia poco distante poi passò ai pantaloni fino a quando non fu libero da ogni indumento. Mac continuava a non staccare lo sguardo dal suo viso facendolo sentire desiderato come nessuna donna aveva mai fatto prima.
Fece alcuni passi fino a raggiungere il letto dove la ragazza era seduta, si piegò verso di lei, poggiò le sue braccia ai lati della giovane sfiorando solamente le sue gambe. Avvicinò il suo volto a quello di lei poi la baciò, un bacio lieve, ma che fece sentire alla ragazza tutto il suo peso.
Senza toccarla, se non per quel bacio che sigillava il contatto fra di loro, Daryl spinse lentamente Mac verso il letto.
La giovane cedette fino a quando non sentì sotto la sua schiena il morbido copriletto.
Daryl la sovrastava con il suo corpo, sentiva la sua vicinanza e il suo calore.  Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Godendosi quella tenera intimità.
In quel momento, per lei, il centro di ogni cosa era quel lieve tocco, non alzò le braccia per stringerlo e portarlo a sé, non voleva farsi travolgere dalla passione. Voleva sentirsi alla mercé delle sensazioni che lui avrebbe innescato.
Venne assalita da un’immediata stilettata di piacere quando sentì i denti di Daryl morderle il labbro inferiore, strattonarlo leggermente obbligandola a socchiudere la bocca.
Tentò di controllare il suo respiro quando si sentì invadere dalla sua lingua.
Lo lasciò fare, godendosi quell’intima invasione.
Si sentì privata di qualcosa quando dopo alcuni istanti Daryl si allontanò da lei, in un motto improvviso il suo corpo si tese verso l’alto verso di lui, la schiena inarcata alla ricerca di qualcosa.
Fu solo un attimo poi sentì nuovamente la presenza di Daryl, sempre le sue labbra che le baciavano la linea della mascella, un tocco indefinibile, leggero che accese linee di fuoco a ogni passaggio.
Mac cercava di controllare il proprio corpo, ma sentiva che stava perdendo la battaglia, sentiva i fremiti che la percorrevano, la propria pelle, il bacino strusciare sul copriletto, in attesa.
Quella lenta tortura la stava portando al limite, voleva sentire il corpo di Daryl sul suo, allungò le braccia per abbracciarlo e trarlo a sé. Fu questione di un istante e si sentì sollevare e spostare quel tanto che bastava affinché i loro corpi fossero interamente distesi sul letto.
Mac aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono quelli di Daryl, turbati dalla passione.
Gli accarezzò lentamente il viso “Ti amo.” si lasciò sfuggire, prima di baciarlo nuovamente e lasciarsi andare alla vita che finalmente aveva nuovamente cominciato a scorrere dentro di loro.
 
EPILOGO
 
Il mattino seguente
 
Daryl osservò un istante Mac dall’altra parte del tavolo in legno.
“Pensi ci sarebbe mai stato qualcosa fra noi prima?”
Mac lo guardò, gli sorrise. “Tu che dici?”
Non rispose, ma ciò che pensava lo si leggeva nei suoi occhi. Molte cose cambiavano, ma non tutte. 
Mac allungò una mano fino a sfiorare quelle rovinate dalle intemperie dell’uomo.
“Daryl, non conta cosa eravamo ma ciò che siamo diventati.” Disse con una ferma dolcezza.
La giovane si sentì sfiorare dai suoi occhi ora limpidi, i fantasmi ricacciati nel luogo dove dovevano stare: il passato.
“Dovremo rimetterci in marcia per tornare dagli altri.” Disse l’uomo, prima di sospirare.
Mac arricciò il naso infastidita.
“Concediamoci ancora un giorno, un solo giorno e poi torneremo. Ho bisogno di tempo.”
Daryl osservò la giovane donna di fronte, ricordava il loro primo incontro un anno prima, ne aveva subito riconosciute le qualità, ma all’epoca non avrebbe mai immaginato quanto spesso quella donna gli avrebbe salvato e riempito la vita.
Si lasciò andare, ammirando colei che fino al giorno prima non aveva mai guardato più di un paio di istanti.
“Ok, un altro giorno.”
Mac non se lo fece ripetere due volte e balzò in piedi. “Vado a mettere sul fuoco l’acqua per un altro bagno.”
L’uomo si divertì a guardarla mentre era intenta a preparare ogni cosa, crogiolandosi in quel sereno momento di tranquillità, in un mondo in cui l’unica legge era quella della sopravvivenza.
“Ti piace proprio quella tazza rossa” disse Mac indicando con un cenno del mento la tazza poggiata sul tavolo di ciliegio.
Daryl osservò la tazza, ora piena di caffè istantaneo che Mac aveva pescato chissà dove.
Si rese conto che una tazza blu gli aveva insegnato a sopravvivere ora, quella tazza rossa, gli stava ricordando cosa significava vivere e cosa c’era di buono nella sua vita.
Alzò lo sguardo e guardò la ragazza.
“Mac, vieni qua!”
Lei sorrise e si diresse verso di lui.
Quando fu abbastanza vicina allungò una mano e le afferrò il braccio trascinandola verso di sé e facendola sedere in grembo.
Le scostò una ciocca dal visto, le sorrise.
“Ti amo anch’io.” Le disse, prima di avvicinare il suo viso a quello della giovane e baciarla.
Si coccolarono, si sfiorarono e godettero di quell’intimità fino a quando il rumore dell’acqua che bolliva sul focolare non li disturbò.
Mac si staccò un istante. “L’acqua è pronta.”
“Allora direi che è il caso di riempire la vasca! Non ho mai provato a fare un bagno con un’altra persona.” Rispose guardandola, un sorriso malizioso fra le labbra.
Mac rise deliziata dall’idea, “Vado.” Rispose prima di alzarsi.
Anche Daryl la raggiunse poco dopo vicino al focolare e l’abbracciò da dietro, sfiorandole con un bacio il collo.
“Torneremo qui, vero?” Le chiese in un sussurro.
Lei si girò, lo guardò un istante, negli occhi una promessa.
“Sì, ogni volta che prenderemo una vacanza dall’apocalisse.” Rispose, prima di baciarlo.

 

 

 

NOTA: eccoci alla fine di questa storia....spero vi sia piaciuta :). Ringrazio tutti voi lettori che avete scelto di metterla fra i preferiti, che l'avete recensita, seguita.
Sebbene, come avrete potuto notare, questa FF è nata per essere letta anche da chi non conosce TWD e i suoi personaggi, ho deciso di farvi, farmi un piccolo regalino...raccontarvi in poche righe come si sono conosciuti Daryl e Mac. È cominciato tutto guardando la puntata 2x04 - Cherokee Rose...Daryl entra in una casa in cerca di Sophia, vede a terra delle scatolette vuote a terra e un nascondiglio. Esce sul retro della casa, l'inquadratura si sposta e si vede fra il fogliame la rosa bianca, bene...in quel momento ho pensato: chissà se Daryl sta osservando la pista lasciata da chi è scappato dalla casa. È Sophia o un altro sopravvissuto?...ecco gli sceneggiatori hanno scelto un'altra strada. A me rimaneva il pallino del what if...se quella fosse stata una pista chi avrebbe incontrato?...non contenta dei personaggi femminili della serie ho deciso di inventare Mac...come è stato il loro primo incontro?...
Daryl decide di seguire le tracce, comincia a sentire i rumori di erranti, tra la boscaglia vede un gruppo di putrefatti che stanno graffiando e tentano di salire su un albero dove una ragazza, Mac, a cavalcioni di un ramo tenta di farne fuori il più possibile con il suo arco. Daryl comincia a farne fuori altrettanti con la balestra ma viene individuato e Mac comincia a colpire quelli che lo stanno attaccando. Quando non ne rimangono più Daryl si avvicina alla ragazza, aspettando che scenda. Lei invece comincia a barcollare, scivola giù dal ramo e cade addosso a Daryl che, accortosi della situazione riesce ad evitare che cada a capofitto. Quando l'aiuta a rialzarsi Mac lo ringrazia ma poi gli vomita sugli stivali e sviene. Daryl la porta al campo. Mac è disidratata, denutrita e con la febbre a causa dell'intossicazione. Alla fattoria si prendono cura di lei e quando la fattoria viene attaccata anche lei li aiuta, a quel punto decide di rimanere con loro. Ecco come Mac e Daryl si sono incontrati la prima volta. Spero che questa nota vi sia piaciuta. Grazie di avermi seguito e alla prossima ;)
 
 

  
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