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Autore: Euterpe_Urania    27/08/2015    4 recensioni
[...]Si chinò su di lei, costringendola a togliere la mani dal volto e vide che sulle guance della madre scorrevano lacrime di sangue. -Figlio mio-, dalle labbra rosee della donna uscì un leggero sussurro che lo colpì dritto al petto, -Figlio mio, cos'hai fatto?-.
[...]-Albus, un altro incubo?-.
Una figura esile si mosse accanto a lui. L'uomo si voltò verso la donna con cui condivideva quel letto da oltre quarant'anni. Si limitò ad annuire debolmente. Si accorse solo allora di avere le guance rigate di lacrime.
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Ispirata alla canzone Love will come through dei Travis.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Albus Silente, Ariana Silente, Kendra Silente, Minerva McGranitt | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'The song of Phoenix for MMAD'
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Disclaimer: i personaggi e l'ambiente in cui agiscono non mi appartengono. Appartengono a J.K.Rowling e/o a chiunque ne possegga i diritti. Il testo della canzone citata non mi appartiene, appartiene agli autori e/o a chiunque ne possegga i diritti. Questa storia è stata scritta da una fan per i fan, senza alcuno scopo di lucro.

Dedicata a Kleio e a tutto il C.R.E.P.A.



Love will come through.
If I told you a secret
you won't tell a soul.
Will you hold it and keep it alive,
cause it's burning a hole
and I can't get to sleep.
And I can't live alone in this lie.

Ariana avanzava verso di lui con la sua andatura un po' sbilenca, la camicia da notte grigia strappata, un vecchio pupazzo stretto con forza nella mano destra, gli splendidi occhi azzurri vitrei.
Si fermò a pochi passi da lui, scrutandolo con aria accusatrice. Dietro di lui si udì un lieve rumore di passi. Si voltò di scatto, avvertendo un dolore pungente al collo. Kendra era accasciata a terra. Piangeva, premendo con forza sugli occhi con le mani per frenare le lacrime. Si chinò su di lei, costringendola a togliere la mani dal volto e vide che sulle guance della madre scorrevano lacrime di sangue.
-Figlio mio-, dalle labbra rosee della donna uscì un leggero sussurro che lo colpì dritto al petto, -Figlio mio, cos'hai fatto?-.
Albus si alzò spaventato e si sentì afferrare per le spalle. Venne voltato malamente e ricevette un pugno in pieno volto. 
-Abe-, Ariana supplicava, -Abe, fermati!-.
Abeforth era in piedi davanti al fratello, il pugno ancora proteso in avanti.
Ariana si mise a gridare, un urlo che gli fece accapponare la pelle.
-Albus, Albus-.
Sentì la terra tremare e una voce di donna chiamarlo dolcemente.
-Albus, Albus-.

Aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto. Ebbe un attimo di confusione prima di capire che si trovava nel letto delle sue stanze ad Hogwarts. Aveva la fronte madida di sudore, il cuore a mille. Gli girava la testa.

So take me, don't leave me.
Take me, don't leave me.
Baby, love will come through.
 It's just waiting for you.

-Albus, un altro incubo?-.
Una figura esile si mosse accanto a lui. L'uomo si voltò verso la donna con cui condivideva quel letto da oltre quarant'anni. Si limitò ad annuire debolmente. Si accorse solo allora di avere le guance rigate di lacrime.
Minerva spostò le coperte e si mise in ginocchio sul letto. 
-Calma-, mormorò, stringendolo tra le sue braccia e poggiando una mano sul suo capo con fare materno, -Calma-.
Albus inspirò profondamente, mentre il battito rallentava e tutto intorno si faceva più nitido. 
-E' colpa mia, Minerva-.
La donna non rispose, sapendo che qualsiasi frase o discorso sarebbe stato inutile. Perciò si limitò a spostare la mano dalla nuca alla schiena, stringendo forte, attendendo che i singhiozzi dell'uomo terminassero. L'uomo le fece passare le braccia intorno alla vita, facendo aderire il suo corpo al suo, poggiando la testa sulla sua spalla.
A volte succedeva. Albus si svegliava nel cuore della notte urlando, ma Minerva era sempre lì, pronta a sostenerlo, a ricordargli che doveva andare aventi, che avevano ancora bisogno di lui. Non poteva cancellare il suo dolore -anche se avrebbe voluto poterlo fare-, ma poteva aiutare a sopportarlo.
-Grazie-, disse Albus, una volta che si fu calmato, allontanandosi da lei.
-Non ringraziarmi-, si schermì Minerva, voltando lo sguardo verso l'orologio appeso al muro.
Le due e quarantotto del ventisei agosto.
Albus si stese di nuovo sul letto, presto raggiunto da Minerva. La strega gli stampò un bacio sulla guancia.
-Buon compleanno, Albus-.
Il volto dell'uomo si sciolse in un sorriso, per poi incupirsi nuovamente in un'espressione seria, mormorando sottovoce.
Minerva lo osservò preoccupata.
-A cosa pensi?-.
-Ringraziavo il Signore per avermi concesso un altro anno accanto a te, per avermi concesso l'immeritato onore di avere al mio fianco una donna così forte. L'averti confessato i miei sentimenti è l'unica azione da me compiuta di cui non mi sono mai pentito. In tutti i miei 134 anni, il tuo amore resta la cosa migliore che mi sia capitata-.
E le posò un lieve bacio sulle labbra, lasciandola senza fiato. Sentire Albus parlare d'amore era qualcosa di speciale e Minerva lo amava anche per questo.
-Un semplice "ti amo" era troppo scontato per il grande Albus Dumbledore?-, chiese Minerva con tono scherzoso, ma con gli occhi lucidi.
Il mago ridacchiò, stringendola a sè con il braccio, mentre la donna si accoccolava al suo fianco.
-Un semplice "ti amo anch'io" era troppo melenso per la caparbia Minerva McGonagall?-.

  
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