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Autore: Alohomora    03/02/2009    16 recensioni
"Sì Hermione, credo che ormai l'avrai capito, Sirius era mio marito e il padre di mio figlio, ma lascia che ti racconti tutto dall'inizio..."
Vincitrice del primo turno dell'HP FINAL CONTEST per le seguenti categorie: Miglior FF Primo Turno - Miglior FF What If - Miglior Personaggio Maschile (Sirius Black) - Miglior Coppia (Sirius/Rebecca) - Miglior Scena Relativa al Tema Proposto - Miglior Scena in Assoluto
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 1 - La ragazza col cane nero


                                                                                                           
Rebecca e Felpato" - Disegno di Elisa/Mirwen



La ragazza col cane nero


La ragazza col cane nero”.

Era così che gli abitanti di Castleblack chiamavano la loro concittadina Rebecca Scott, una giovane infermiera di 25 anni che viveva in una piccola casa con giardino insieme a Felpato, il suo grosso cane dal folto pelo nero e dagli occhi chiari.
Felpato con la sua mole attirava gli sguardi di tutti, soprattutto dei bambini, e stuzzicava la curiosità di Miss Swayne, la vicina di casa, che riteneva che il rapporto di Rebecca con il suo animale domestico non fosse normale.
Spesso Miss Swayne, affacciandosi alla finestra, vedeva Felpato accucciato nel prato accanto a Rebecca che, sdraiata sull’erba, teneva la testa appoggiata al corpo del suo cane, quasi fosse un cuscino.
Poteva vedere chiaramente Rebecca parlare con il suo cane, e anche se non riusciva a sentire cosa gli dicesse era logico che parlava con lui, e sembrava che lui la capisse e che, in qualche modo, le rispondesse.
Certo non era l’unica persona al mondo a comportarsi in modo affettuoso con il proprio animale domestico, ma c’era qualcosa di diverso nel rapporto tra Rebecca e Felpato, qualcosa di strano… qualcosa di…magico…
E poi spesso quello strano cane spariva.
Dove andava era un mistero, però tornava sempre.
E c’erano anche i gufi, comparsi all’improvviso e senza una ragione, che sembravano avere fatto il nido sul tetto della casa di Rebecca e che andavano e venivano a loro piacimento.
Quando poi Rebecca era rimasta incinta la curiosità di Miss Swayne era salita alle stelle, anche perché Rebecca e il suo compagno non vivevano insieme stabilmente.
Rebecca le aveva raccontato che il padre di suo figlio viveva e lavorava a Londra e che spesso si recava in America per affari, e Miss Swayne l'aveva intravisto soltanto un paio di volte, perchè era sempre Rebecca che si recava a Londra da lui.
Era un giovane alto, con lunghi capelli neri... Miss Swayne intuiva che doveva esserci sotto qualcosa, forse quel tipo era un poco di buono, oppure era un uomo sposato, e per quel motivo Rebecca non viveva con lui alla luce del sole.
Un giorno Miss Swayne incrociò Rebecca, in avanzato stato di gravidanza, con la borsa della spesa in mano e l’inseparabile Felpato al suo fianco che le girava intorno piuttosto ansioso ed irrequieto.
Stai tranquillo, non è pesante ce la faccio!” gli diceva Rebecca divertita.
“Ma come si preoccupa il suo cane per il suo stato! Sembra quasi che sia lui il padre del bambino!” aveva ironizzato Miss Swayne, beccandosi come risposta un ringhio minaccioso da parte di Felpato che l'aveva spaventata a morte spingendola a rifugiarsi in fretta e furia in casa sua, mentre Rebecca era scoppiata a ridere.
Dai, amore, andiamo a casa!”
Amore?
Ma aveva sentito bene?
No, quella ragazza aveva decisamente tutte le rotelle fuori posto!
E poi quel cane era troppo pericoloso, un giorno o l'altro avrebbe finito col ferire seriamente qualcuno!
Alla fine di giugno Rebecca ebbe un bambino e, dopo nemmeno un mese, lasciò Castleblack per andare a vivere a Londra con il suo compagno.
Miss Swayne si era ormai convinta che non l'avrebbe più rivista e invece, subito dopo Natale, Rebecca tornò a casa insieme a suo figlio dicendo che suo marito era rimasto a Londra per finire di sbrigare alcuni affari e che presto l'avrebbe raggiunta.
Miss Swayne era sempre più convinta che Rebecca fosse la classica ragazza sedotta e abbandonata che mentiva per salvare le apparenze, e alla storia del marito non credeva neanche un po'.
E poi un giorno Miss Swayne la vide seduta in giardino con accanto il suo bambino che giocava, e si spaventò.
Rebecca era magra, pallida, spenta, senza vita... Solo quando guardava il suo bambino sul suo volto appariva l’ombra di un sorriso, ma per il resto aveva l’aspetto di una persona che si obbligava a vivere perché non aveva altra scelta.
Qualcosa di molto grave doveva essere successo, era evidente, e così Miss Swayne si recò da lei, decisa a saperne di più.
Buongiorno Rebecca, come sta? Ma com’è cresciuto il suo bambino! Le somiglia!” disse Miss Swyane che, oltre ad essere come al solito incuriosita, era anche sinceramente preoccupata per lei.
Rebecca le rivolse un sorriso triste e si girò a guardare suo figlio, un bellissimo bambino di un anno, coi i capelli biondi come quelli della madre e con due bellissimi occhi grigi, tutto concentrato nello sforzo di alzarsi in piedi e muovere i primi passi.
Non assomiglia a me... è come suo padre...” rispose Rebecca con voce spezzata da un dolore troppo grande da sopportare.
Miss Swyane provò una grande compassione per Rebecca e per quello che le era successo... era così ovvio!
Quel disgraziato l'aveva piantata in asso con un figlio da mantenere, e quella sciocca ne era ancora innamorata!
E il suo cane che fine ha fatto?" chiese Miss Swayne intenzionata a prendere il discorso alla lontana per arrivare, infine, a scopire qualcosa di più sul padre del bambino.
Rebecca iniziò a piangere, la guardò con il volto rigato di lacrime e disperata rispose: “È morto il mio Felpato!”, poi prese in braccio suo figlio ed entrò in casa.
Miss Swayne scosse la testa.
Quella ragazza era proprio svitata, non c’erano dubbi.
Era convinta che fosse preoccupata per il suo futuro e per suo figlio e invece... Ma era il caso di mettersi a piangere così?
Gli era affezionata, e su questo non c'erano dubbi, ma… caspita!
Dopotutto… era solo un cane!

   
 
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