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Autore: Rozen Kokoro    30/08/2015    2 recensioni
Le sue gambe erano veloci e agili, degne del miglior corridore del Campo. I suoi passi pesanti solcavano il terreno e l’erbetta che ricopriva il paesaggio, abbracciato dai tenui raggi mattutini del sole. Ansimava, ma non tanto per la fatica, quanto per l’ansia e l’incredulità. Insomma, non era da tutti giorni svegliarsi e avere l’impressione di non trovarsi nel proprio corpo.
[Friendship!Jasico | A tratti OOC | non posso credere di aver scritto questa cosa]
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Jason/Nico, Nico di Angelo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non vorrei mai essere nei tuoi panni
(eppure...)

Capitolo II




Nel bosco che si trovava vicino al Campo Mezzosangue vi era una piccola radura, spesso frequentata dalle ninfe che passavano il loro tempo a giocare insieme ai satiri. Era un posto che si poteva definire surreale, per l’aura di pace e tranquillità che aleggiava fra i viali alberati.
Il sole filtrava fra le fronde dei rami e si andava a posare sull’erbetta morbida che ricopriva il terreno, i piccoli raggi illuminavano con luce tenue il paesaggio e lo rendevano quasi magico. Era un posto poco conosciuto dai semidei, troppo impegnati nella lotta e negli addestramenti. Solo due ragazzi lo frequentavano assiduamente per avere un po’ di privacy e godersi un posto così romantico.
In quel preciso istante, la coppia si trovava seduta sul tronco di un albero, di fronte ad un piccolo ruscello. Tuttavia qualcosa sembrava diverso, come se mancasse un piccolo particolare per rendere quel momento davvero perfetto.
Piper sembrava non demordere. Più Jason  –o meglio Nico – la allontanava e più lei cercava di avvinghiarsi a lui, di costringerlo a ricambiare le sue coccole. Erano ormai passati quindici minuti da quando si trovavano da soli in quel posto.
Dopo essersi risvegliato dal suo stato di trance, dovuto alla lingua ammaliatrice della ragazza, Nico si rese conto di essersi cacciato in un guaio grande quanto un Gigante Centimane. Capì subito le intenzioni di Piper per poter rimediare alla freddezza del Superman Biondo e decise, sebbene dovesse comportarsi come Jason, di non accettare le sue effusioni. Dunque passò quindici minuti buoni ad allontanarla e a cercare una via di fuga, ma era difficile non cedere alla lingua ammaliatrice della ragazza.
“Per favore, Piper…” La pregò, in preda alla disperazione. Inoltre aveva anche un problema più grave… No, non doveva pensare a quello, doveva prima trovare una soluzione per liberarsi di lei senza ferire i suoi sentimenti – il che era impossibile per il Di Angelo.
Forse qualcuno aveva ascoltato le sue preghiere, magari gli dei avevano provato pietà nei suoi confronti, fatto sta che in quel preciso istante giunse a grandi falcate la soluzione a quasi tutti i suoi problemi. Non appena vide se stesso, ovvero Jason, correre verso di loro, si trattenne a stento dal buttarsi ai suoi piedi in segno di grande riconoscenza. “Jas- volevo dire, Nico! Che ci fai qui?” Chiese, guardandolo intensamente negli occhi, chiedendo chiaramente aiuto con l’espressione. Per fortuna, Jason lo capì al volo.
Fissò Piper con un certo dispiacere, sentendosi tremendamente in colpa al posto di Nico per averla trattata male, poi cercò di riprendersi e ostentare un’espressione seria e fredda.
“Ehm… Jason, ti cercano al campo. E devi anche sbrigarti.” Disse. Lo afferrò per un braccio e cominciò a trascinarlo via di lì, cosa che non fu difficile, poiché Nico non se lo fece ripetere due volte. Piper aveva un’espressione chiaramente ferita, dal momento che non aveva avuto l’occasione di poter tirare su di morale il suo Jason, ma alla fine accettò la cruda realtà: come le diceva sempre il suo ragazzo, il dovere prima del piacere. “D’accordo, Jason. Mi raccomando: quando hai fatto, vai all’officina di Leo. Mi troverai lì!” Gli sorrise, per poi allontanarsi con passi piuttosto pesanti e lenti e rigirandosi spesso a guardarlo.
I due aspettarono che Piper si allontanasse abbastanza, poi tirarono un sospiro di sollievo all’unisono.
“Per caso hai fatto qualcosa a Piper?” Chiese Jason, con un’espressione visibilmente preoccupata.
“Certo che no! Scusa, ma sai anche te che non ho certi gusti.” Sottolineò Nico, con uno sguardo eloquente. Jason sapeva perfettamente di cosa stesse parlando e non ribatté, ma anzi sorrise con fare quasi fraterno. In realtà Jason aveva dei sentimenti contrastanti nei confronti di Nico: lo trovava attraente ma al tempo stesso si sentiva come un fratello maggiore per lui – sebbene il Di Angelo fosse come minimo di sessant’anni più anziano.
“Senti, io ho un problema grave.” I suoi pensieri furono interrotti da quella frase che Nico disse con un tono parecchio nervoso. Oh no, aveva per caso litigato con qualcuno? Aveva fulminato qualche casa? Se il suo amico era così preoccupato doveva per forza essere successo qualcosa di serio.
“Oh dei, n-non farmi agitare…” Balbettò, mordendosi il labbro come era solito fare nei momenti di maggior tensione.
“Calmati, non ho ucciso nessuno.” Possibile che Jason si agitasse sempre quando c’era qualcosa che riguardava lui? Lo considerava davvero così pericoloso? Beh, forse da un lato aveva ragione, ma non era sempre azzardato come molti credevano. “Ho un problema… personale.” Nico arrossì lievemente, deviando lo sguardo. Accidenti, è tremendamente imbarazzante!
Il figlio di Giove rimase qualche secondo a fissarlo con un’espressione confusa sul volto, dal momento che era inusuale vedere Nico agire in quel modo. “Oh, tranquillo fratello! Puoi dirmi tutto. In fondo, adesso ti trovi nel mio corpo e un tuo problema personale è anche il mio, no?” Gli fece l’occhiolino, splendido come sempre.
Questo suo atteggiamento non migliorò molto la situazione, dal momento che Nico sembrò arrossire ancora di più, al tal punto che dovette nascondersi il viso con una mano. “… Bagno…” Bofonchiò, con una voce appena percettibile. Difatti Jason non afferrò subito cosa volesse dire e gli chiese di ripetere.
Il figlio di Ade strinse forte i pugni, innervosito, dal momento che doveva per forza richiedergli quel favore davvero assurdo. “Mi aiuteresti ad andare in bagno?!” Sbottò. Il suo volto raggiunse diverse tonalità di rosso, cosa che sul volto di Jason non sarebbe stata molto inusuale, ma su quello di Nico sarebbe stato un evento più unico che raro da immortalare con una fotocamera.
Calò il silenzio fra i due, scandito solo dal rumore del vento che muoveva le fronde degli alberi e dallo scorrere del piccolo ruscello. L’espressione di Jason era indecifrabile, un misto fra sgomento e confusione, ma al tempo stesso era anche divertita, dal momento che non aveva mai sentito una richiesta più assurda e paradossale di quella.
“Hai scordato come si usa, amico?” Scoppiò a ridere, ma fu subito interrotto dallo sguardo assassino di Nico che poteva raggelare chiunque anche sul volto di un gigante buono come Jason. “Ok ok, sono serio! Ma… non puoi farlo da solo, scusa?”  Inclinò la testa, cercando ancora di trattenere le risate.
Il Di Angelo voleva sprofondare nel terreno per quanto si sentiva in imbarazzo in quel momento; insomma, oltre a dovergli chiedere quel favore, doveva anche dargli delle spiegazioni! “C-che ti importa! E’ il tuo… gingillo, fallo senza lamentarti.”
“Ma io non capisco per quale assurdo motiv-“
“E va bene! Mi vergogno a guardare e a toccare una cosa che non è mia, ok?!” Lo interruppe urlandogli in faccia, al limite dell’esasperazione. Ora poteva dire con certezza che quello era uno dei giorni peggiori che avesse mai passato all’interno di quel campo, senza contare il fatto di dover condividere quella disgrazia con Jason Grace, la persona più inopportuna fra tutti i semidei – anche se forse era una fortuna che non gli fosse capitato qualcuno come Percy… oppure Leo! Non voleva neanche pensarci.
Calò di nuovo il silenzio, poi Jason fece un sorrisetto malizioso che fece innervosire ancora di più il suo amico. “Oh… ma ceeerto. Hai paura di trovarlo attraente, ammettilo.” Gli diede qualche gomitata eloquente.
“Ti odio.” Sibilò Nico e mancò poco che lanciasse un fulmine dritto su Jason – l’unica cosa a salvarlo  fu il fatto che si trovasse nel suo corpo, altrimenti sarebbe stato incenerito già da un bel pezzo.
“Anche io ti voglio bene, Nico!” Il tono di voce di Jason era pimpante e allegro come al solito e questo fece andare su tutte le furie il suo compagno. “E adesso andiamo in bagno ~” Canticchiò, cominciando a trascinarlo nella parte del boschetto più fitta e buia. Nico sapeva già che era una pessima idea ma non aveva altre soluzioni, purtroppo.
Si nascosero prontamente dietro un cespuglio per non essere osservati da sguardi indiscreti, sebbene quella foresta fosse apparentemente deserta. Ma meglio prevenire, in fondo sarebbe imbarazzante se qualcuno li avesse sorpresi in quella posizione. Nico rimase fermo, come se aspettasse che Jason facesse qualcosa.
“… Puoi almeno calarti la cerniera, eh.” Alzò un sopracciglio il Grace, per poi sghignazzare leggermente. Questo fece avvampare ancora di più l’altro ragazzo.
“Tsk…” Si tolse la cinta dei pantaloni e calò la cerniera, in modo che Jason potesse poi continuare da solo. Nel frattempo aveva chiuso prontamente gli occhi e aspettava in silenzio, con il cuore a mille; in fondo nessun ragazzo aveva mai toccato un punto così delicato e, sebbene si trovasse in un altro corpo, sapeva che non sarebbe stato facile sopportarlo.
Difatti, non appena sentì le mani di Jason, sobbalzò. “Ah! Fai piano!” Esclamò, rossissimo. Ok, forse era un po’ esagerata una reazione del genere, dal momento che quelle che lo stavano toccando erano le sue mani, ma ormai aveva passato così tanto tempo nei panni di Jason che vi si era abituato, a tal punto da considerare il suo corpo originario quasi come quello di un estraneo.
“Sto facendo piano!” Ribatté l’altro, piuttosto a disagio.
“No, l’hai preso con troppa forza!”
“Secondo te non so come prenderlo?”
“Taci!” Erano così presi a battibeccare che non si accorsero di essere osservati da qualcuno. Difatti si voltarono entrambi verso la propria destra e notarono una figura al loro fianco, intenta a fissarli con occhi e spalancati e guance che raggiungevano la tonalità del bordeaux. Nico sarebbe voluto morire all’istante, sprofondare nell’Ade e restare lì per l’eternità, dopo aver riconosciuto la figura che si trovava di fronte ai suoi occhi. Ed era la persona peggiore che potesse capitare lì in quel momento.
“… Beh ragazzi, capisco che vi piaccia la natura, ma potete fare certe cose anche nella vostra camera.” Disse Leo, grattandosi la nuca, visibilmente a disagio. I due al contrario erano rimasti a fissarlo, completamente pietrificati, incapaci di realizzare cosa potesse essere accaduto. Probabilmente Leo era stato richiamato dalle loro grida e incuriosito si era avvicinato a dare un’occhiata.
“Comunque, ehi!, non vi preoccupate.” Si ricompose subito, anzi i suoi atteggiamenti assunsero un certo disinteresse. “Io non sono contro i gay.” Disse, con un piccolo sorriso malizioso stampato sulle labbra, che mostrava una fila di denti bianchi e splendenti.
Quello che seguì furono le urla dei due colti in flagrante. “Ma che stai dicendo, Valdez?! Hai capito male!”
“Non stavamo facendo quello che pensi!!”
“E’ la tua mente perversa che è arrivata a questa conclusione!”
Urlarono all’unisono, tanto che le loro parole diventarono un agglomerato di suoni praticamente incomprensibili per il povero Leo. Difatti questo non li ascoltò minimamente, ma anzi raccolse alcune margherite da terra e le gettò loro addosso, con un sorriso splendente. “Viva l’amore~” Esclamò, allontanandosi sempre più di lì. “Mi raccomando, non tenetelo nascosto a Piper. Poi sapete che si arrabbia!” Concluse con un occhiolino, prima di sparire fra i viali alberati del piccolo boschetto.
Jason e Nico rimasero pietrificati, presi dalla paura e soprattutto dall’imbarazzo. Se Leo avesse parlato a qualcuno di quello che era accaduto… Sarebbe stata davvero la fine. Si guardarono qualche istante a vicenda, poi Nico si allontanò di scatto da lui, tirandosi su la cerniera dei pantaloni; le sue guance avevano raggiunto una tonalità di rosso che sembrava tendere verso il fosforescente.
“E’ colpa tua.” Bofonchiò, guardando Jason con pura rabbia repressa che sarebbe esplosa da un momento all’altro.
“C-colpa mia? Sei tu che hai urlato!”
“Se tu non avessi stretto troppo magari…!” Non ce la faceva più, era davvero al limite dell’esasperazione e sapeva che lo avrebbe portato solo ed unicamente ad un esaurimento nervoso. Così Nico decise di andarsene e di risolvere le cose da solo, come un vero uomo deve fare… un momento. Stava iniziando a pensare come Jason? Era davvero il colmo.
“Dove vai?” Gli urlò dietro il figlio di Giove che, per paura di rimanere indietro, cominciò a camminare. Peccato che il suo amico sembrasse accelerare sempre di più il passo, chiaro segno che non voleva essere seguito. Si andava sempre peggio…
“Dove mi pare. E non mi seguire! Ne ho abbastanza!” Esclamò, nero per la rabbia che lo stava divorando, mentre fissava il terreno. Perché doveva capitare a lui? Cosa aveva fatto di male? Non poteva davvero pensare di restare rinchiuso nel corpo del Grace per tutta la vita: sarebbe di sicuro impazzito. E pensare che erano solo passate poche ore da quando si era svegliato in quelle condizioni…
Improvvisamente sentì il terreno mancargli sotto i piedi e una sensazione di vuoto risucchiarlo verso il basso. Non pensava che la foresta finisse con la scogliera. Sentì Jason urlare dietro di lui e sbiancò, costretto ad abbandonarsi alla caduta verso il mare. Sarebbe persino morto in un corpo che non era il suo. Sembrava davvero la fine… Quand’ecco che la sua caduta si interruppe improvvisamente a pochi centimetri dall’acqua. Nico spalancò gli occhi, visibilmente spaventato. Ciò che era accaduto aveva davvero raggiunto i limiti dell’assurdo.
Stava fluttuando in aria, proprio come faceva Jason. In quel momento era una cosa davvero utile, dal momento che gli aveva evitato una brutta caduta in mezzo al mare, tuttavia sorgeva un unico problema: Nico non era mai stato amante delle altezze e, soprattutto, aveva una tremenda paura nel ritrovarsi in aria.
Cominciò a dimenarsi con forza, ma non aveva padronanza dei poteri di Jason e si ritrovò sballottato su e giù, cosa che gli fece venire il mal d’aria, al punto di assumere un colorito verdastro.
“Jason! Dimmi subito come si scende!” Gli ordinò, vedendolo affacciarsi dalla scogliera.
Quest’ultimo sembrava preso dal panico, per paura che Nico potesse andare a sbattere contro uno scoglio. “Cerca di calmarti! Ehm…” Non sapeva come spiegarglielo, in fondo lui l’aveva sempre fatto come se fosse la cosa più naturale del mondo. “P-pensa a qualcosa di pesante! Alla terra, ad una roccia!” Tentò di dire, con una certa titubanza.
“Quando scendo di qui te la tiro io una roccia! Non sei d’aiuto!” Impallidì quando il suo viso si avvicinò pericolosamente ad uno scoglio, ma fortunatamente fu subito sbalzato indietro dai venti. Poi tutt’ad un tratto sentì di nuovo essere risucchiato dal vuoto. Evidentemente il consiglio di Jason aveva aiutato, cosa che invece Nico non si sarebbe mai aspettata.
Finì rovinosamente in acqua. Per fortuna la caduta era durata poco e non c’erano rocce acuminate ad attenderlo alla fine del tuffo. Riemerse dopo qualche secondo, ansimante e completamente zuppo, con un’alga sulla testa come ciliegina sulla torta.
“Tutto ok?” Gli urlò Jason dall’altro, usando le mani come megafono per farsi sentire meglio.
Nico si tolse l’alga dalla testa e lo guardò, al limite dell’esasperazione. Non aveva neanche le forze di rispondergli, voleva solo andare lì e strangolarlo… Ah no, non poteva farlo, trovandosi nel suo corpo.
Iniziò a nuotare verso riva con una certa difficoltà, pur rimanendo a galla.
“Posso consolarmi sapendo che peggio di così non può andare.” Mormorò, deciso a vedere la situazione da un punto di vista forzatamente ottimistico. Poi però vide in lontananza un temporale avvicinarsi, con delle grandi nuvole di un grigio scuro e denso, il tutto accompagnato da un tuono.
“Grazie mille, Zeus.” Bofonchiò e come risposta ricevette un altro tuono.
Sempre molto eloquenti, gli dèi greci.
 
 
E fu così che si concluse quella giornata piovosa al Campo Mezzosangue, dopo aver affrontato mille peripezie, ostacoli e pericoli di ciascun tipo, dopo aver lottato per la propria incolumità e, soprattutto, per difendere il proprio segreto. Le nuvole andavano sempre più lontano, svanivano all’orizzonte e lasciavano spazio al calore del crepuscolo, che con i suoi raggi regalava un caldo abbraccio alle morbide colline del Campo.
Alla notizia del ritorno di Chirone, Jason e Nico tirarono un sospiro di sollievo, dal momento che dentro di loro era rimasto ancora un briciolo di speranza per la loro salvezza. Così si precipitarono immediatamente alla Casa Grande e di certo non erano in condizioni presentabili: passato quel pomeriggio d’inferno, i due erano completamente sporchi di fango, bagnati dalla testa ai piedi e stanchi, molto stanchi. Sembrava quasi che avessero appena finito di lottare con dei Titani.
Chirone rimase a guardarli, confuso. Indossava ancora la maglietta del Party Pony e una coroncina di fiori sulla testa. “Cosa avete fatto voi due?”
Era la domanda che si stavano ponendo tutti in quel momento. Dopo aver scampato una brutta caduta in mare, Nico non era stato in grado di controllare i poteri di Jason e diverse volte si era ritrovato in aria, finendo in mezzo a laghetti, sopra gli alberi, dentro pozzanghere di fango. Una volta iniziato il temporale, non sapeva spiegarsi come, ma era riuscito persino ad attrarre a sé la maggior parte dei fulmini, così buona parte del tempo l’aveva impiegata a schivarli – non sapeva che in realtà non avevano molto effetto su di lui.
Dal suo canto Jason era costretto a tenerlo costantemente d’occhio, molto spesso rischiando di metterci la pelle. Senza contare che anche lui aveva vissuto una brutta esperienza con i poteri di Nico: difatti si era ritrovato spesso di fronte a fantasmi, scheletri parlanti e all’enorme segugio infernale, Mrs. O’Leary. La bestia, capendo subito di non trovarsi di fronte a Nico, aveva tentato di attaccarlo.
Insomma, non era stato un pomeriggio rose e fiori.
“Ehm… troppo lungo da spiegare.” Jason si grattò la nuca, visibilmente a disagio.
Si affrettarono a raccontare a Chirone che si erano risvegliati l’uno nel corpo dell’altro e che non riuscivano a spiegarsi il motivo. Questo lasciò visibilmente sbigottito il centauro, che in un primo momento non seppe darsi una spiegazione. Insomma, non era mai accaduta una cosa del genere al Campo, da quel che ricordava. Cominciò a camminare intorno al tavolo, riflettendo sulla causa e sulla possibile soluzione al problema.
“Avete fatto arrabbiare gli dei, per caso?” Domandò, ricevendo tuttavia risposta negativa. In fondo avevano sempre compiuto delle bravate che avevano infastidito diverse divinità, ma non avevano mai ricevuto una punizione del genere.
Ad un tratto però un angolo della stanza si illuminò, al punto che i presenti dovettero coprirsi gli occhi da quella luce abbagliante. Afrodite amava gli ingressi trionfali come quelli. La sua bellezza doveva accecare tutti, letteralmente.
Posò delicatamente i suoi tacchi sul pavimento di legno e rimase a guardarli, scostandosi da davanti il viso un boccolo di capelli color grano. Era bellissima come sempre, ma sul suo volto era dipinto un sorriso di pura malizia, che tentò di nascondere ai loro occhi con il ventaglio.
“Oh, salve… Miei piccoli semidei.” Disse con voce morbida, avvicinandosi a loro. Chirone fece un piccolo inchino per accoglierla, riverente di fronte alla divinità. Non fu imitato da Jason e Nico, visto che erano fin troppo confusi dalla comparsa imprevista della dea.
“Scusate, miei cari… Il mio era stato solo un semplice scherzetto.” Disse, fingendosi mortificata. “Ma potrà consolarvi il fatto che mi avete reso il pomeriggio meno noioso.” Ridacchiò con fare civettuolo.
Nico rimase allibito di fronte a quelle parole. Quindi era stata lei a macchinare tutto? Era stata lei a rovinare la sua giornata e a mettere a rischio di continuo la sua vita? E tutto questo solo per del divertimento personale. Si sentì ribollire di rabbia, tanto che il suo volto diventò scarlatto. Più giorni passavano, più odiava il mondo dei semidei.
“Tu--!” Fu prontamente bloccato da Jason, anche se ebbe qualche difficoltà nel corpo di Nico.
Decise di intervenire Chirone al riguardo, anche lui piuttosto scosso dalla notizia. “Quindi… Lei sta dicendo che ha creato tutto questo caos solo per del divertimento personale?”
La dea non fece una piega, anzi strinse le spalle con fare noncurante. “Beh, sì! Anche voi umani lo fate, no? Per esempio i miei dolci figlioli spesso fanno degli scherzi telefonici molto simpatici.” E’ sempre stata orgogliosa dei suoi bambini.
Nico stava per ribattere, quando improvvisamente si sentì mancare nel momento esatto in cui la dea scoccò le dita. Fu costretto ad appoggiarsi al muro per non cadere a terra. Si stava sentendo male? Al pensiero entrò nel panico, ma dopo un breve giramento di testa sembrò tornare tutto alla normalità. Letteralmente.
In un primo istante non se ne rese conto, ma non appena vide Jason o, meglio, il corpo di Jason a fianco a sé, si trattene da lanciare un grido di gioia. Finalmente era finito tutto, non doveva più aver a che fare con la fidanzatina rompiscatole, con fulmini, con nulla che riguardasse Jason. Ed era la sensazione più bella che avesse mai provato in questi ultimi tempi.
Afrodite, vedendo i due giovani sorridenti e sollevati, decise che fosse meglio battere in ritirata, prima che quella gioia si trasformasse in furia. “Bene! Ora ho degli impegni urgenti all’Olimpo. E tu, Jason, tratta bene la mia amata figliola!” Li salutò con un cenno della mano e i due fecero appena in tempo a coprirsi gli occhi prima che lei sparisse nel nulla.
Ci fu un momento di silenzio in seguito alla scomparsa della dea, ma qualche istante dopo fu sostituito dalle urla di gioia dei sue semidei.
“Oh, grazie agli dei!” Esclamò Jason, mettendo le mani fra i capelli finalmente suoi.
“No, non ringraziarli, è colpa loro se siamo finiti in questa situazione.” Borbottò Nico. Era visibilmente provato, difatti dovette sedersi su una sedia per poter riprendere le forze. Nel corpo di Jason era decisamente più resistente…
Chirone, che fino a quel momento era rimasto a guardarli in silenzio, si lasciò sfuggire una risatina. “Beh, magari è stata una fortuna, la vostra! Avete avuto occasione di conoscervi meglio. Dovete fare tesoro di questa esperienza.”
Nico alzò un sopracciglio, visibilmente scettico. In realtà lui non vedeva l’ora di dimenticarsi tutto, ma in fondo sapeva di concordare con Chirone. Spesso si vergognava ad ammetterlo, ma gli piaceva trovarsi in compagnia di Jason, dal momento che sembrava essere l’unico a trattarlo come se fosse stato un semidio come tutti gli altri. Nascose un piccolo sorriso, pensando che forse da quel momento il suo rapporto con Jason sarebbe stato un po’ più solido di prima.
“Concordo, Chirone! Infatti non pensavo che Nico potesse avere un culetto così spettacolare! E senza pantaloni e mutande è ancora meglio!” Esclamò Jason, facendogli l’occhiolino.
Il figlio di Ade si pietrificò e decise di rimangiarsi tutto quello che aveva pensato su di lui. Arrivò alla conclusione che era giunto il momento di strangolarlo. “Tu… hai fatto cosa?” Sibilò, avvicinandosi pericolosamente a lui. Aveva decisamente un aspetto inquietante, se non fosse stato per le guance rossissime per l’imbarazzo.
“Ecco… Mi sono ricordato di un impegno…” Mormorò Jason, rabbrividendo. Ok, dire quella cosa di fronte a Nico era stata decisamente una pessima idea.
“Bravo, comincia a scappare.”
E la giornata si concluse nel migliore dei modi, con un Jason spaventato che scappava via verso il crepuscolo, inseguito da un Nico nero di rabbia.

      Ma in fondo, sapevano che non si sarebbero mai stancati l’uno dell’altro.
 

N.A: .... Ehm, sì insomma... eccola qui. E' super random e super scema come vi avevo già detto nel capitolo precedente, ma qui sono arrivata davvero ai limiti dell'assurdo. Comunque! Ormai l'ho scritta e mi dispiaceva non pubblicarla. Mi sono divertita troppo a scrivere la parte di Leo, perché ammettiamolo, tutte noi, fan di questa coppia, avremmo fatto lo stesso al posto suo lol *getta rose sui gay(?)*.
Non aggiungo altro, se non un ringraziamento a tutti quelli che l'hanno letta e recensita e messa fra le seguite! Mi ha fatto davvero piacere che l'abbiate apprezzata <3
Ci si vede alla prossima Jasico demente! (e forse lemon....) ~
Koh~

 
   
 
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