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Autore: _ Arya _    31/08/2015    11 recensioni
Killian Jones è un famoso scrittore di gialli in crisi, e dopo l'insuccesso dei suoi ultimi romanzi decide di trasferirsi a New York, in un appartamento dell'Upper East Side di Manatthan, per trarre nuova ispirazione.
La sua vicina di casa è Emma Swan, giovane investigatrice privata molto in gamba, e potrebbe proprio fare a caso suo.
Riuscirà a convincere la ragazza ad essere la sua nuova fonte d'ispirazione?
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[Dal Prologo]
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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PROLOGO







 

EMMA POV

Il miglior modo di trascorrere la domenica mattina? Pitturare la parete intorno alla porta del mio appartamento, avendo rimandato quell'operazione ormai per settimane.
Non che fosse di vitale importanza, ovviamente, ma con la nuova porta a prova di scasso per via della paura della mia coinquilina dopo un furto avvenuto un paio di mesi fa, si era creato un “brutto contrasto tra vecchio e nuovo”, a sua detta.
-Porca miseria!- imprecai, quando l'ennesima pennellata risultò storta, e maledissi mentalmente Ruby per non essersi alzata ad aiutarmi. Era pur vero che lavorando al bar/tavola sotto casa, fosse costretta tutti i giorni ad alzarsi alle sei del mattino, ma il cambio di porta era stato colpa sua, e anche il suggerimento di passare una mano di vernice. Come al solito, però, tutto il lavoro finivo per farlo io! Era semplicemente ingiusto.
Sospirai e intinsi nuovamente il pennello nella miscela color sabbia, ma per un tremore della mano causato dal nervosismo, questo mi scivolò senza che potessi fare nulla per afferrarlo al volo.
-Ahia!
-Oh mio dio, mi dispiace!- esclamai sconvolta per voltarmi subito a vedere chi fosse il malcapitato: se fosse stato l'anziano signore del piano superiore sarei finita nei guai, dato che non era solito perdonare. Già una volta mi aveva fatto una sfuriata solo per aver sbattuto troppo forte la porta di casa mia.
Tuttavia rimasi sorpresa nel trovarmi davanti – o meglio, sotto – un ragazzo, anzi, un uomo, che non avevo mai visto prima. Era alto ed aveva i capelli neri, e nonostante fosse mezzo beige a causa mia, potevo decisamente affermare che fosse davvero un bell'uomo.
Aveva intorno a sé un paio di grosse valigie che davano l'impressione di essere anche piuttosto pesanti, e mi guardava disorientato e con un sopracciglio alzato.
Perfino quel gesto, pensandoci, gli dava un certo fascino.
-Tranquilla, non si preoccupi...- sorrise poi sghembo, raccogliendo il pennello che era finito a terra accanto ai suoi piedi.
-Di solito non sono così maldestra, mi dispiace davvero...- ripetei mortificata, ma non riuscii a fare a meno di rimanere con lo sguardo fisso nei suoi occhi: grandi e azzurri, come il mare più limpido che avessi mai visto.
-Non c'è problema, tanto devo farmi una doccia, sudato come sono... comunque piacere, Killian Jones- sorrise ancora, porgendomi la mano che afferrai e strinsi senza ricordarmi di scendere dalla scala.
-Emma Swan, piacere. Scusi l'indiscrezione, ma non l'ho mai vista qui... chi è lei?
-Suppongo di essere il nuovo vicino, se lei abita qui. Può darmi del tu, comunque.
-Altrettanto.- sorrisi anch'io -Comunque sì, abito qui! Giuro che non starò tutte le domeniche mattina a infastidirti, è solo che dovevo fare questa cosa...
-Oh non ti preoccupare, tesoro. E poi, questo piccolo incidente è davvero valso la pena... la visuale non è affatto male- continuò a sorridere, stavolta malizioso, accennando al mio fondoschiena.
Sentii le guance andarmi a fuoco, ed ebbi l'irrefrenabile impulso di lanciargli in testa tutto il contenuto del secchio! Come si permetteva di fare un'affermazione del genere come se niente fosse?! Mi aveva appena conosciuta!
-Sei un maniaco! Ritiro le scuse, la pennellata è stata pure troppo poco!
-Oh scusa, non pensavo fossi una persona timida...- fece poggiandosi contro la porta della sua nuova casa, e incrociò le braccia per continuare a guardarmi con fare provocatorio.
-Non sono timida! Tu però sei un pervertito! Sei appena arrivato e già mi stai antipatico! Complimenti, hai segnato un record!
Tuttavia, più io mi arrabbiavo e lo guardavo minacciosa, più lui sembrava divertito dalla situazione: dimenticai quindi che fosse estremamente bello, perché era così irritante che il suo aspetto fisico passava decisamente in secondo piano. E magari anche in terzo, dopo l'antipatia.
-Posso chiederti perché te ne stai in mezzo al pianerottolo in pantaloncini e canottiera? Saremo anche a Luglio, ma fuori c'è una tempesta e fa decisamente freddo.
-Perché- iniziai, puntandogli un dito contro -Se non l'hai notato, hanno acceso i termosifoni e fa un caldo bestiale. Non muoio dalla voglia di lavorare sudata, è già abbastanza scocciante dover dipingere questo stupido muro. Ora te ne vai? Vorrei finire e andarmi a fare una doccia, grazie.
-Già, anch'io... sai, dato che mi hai sporcato tutto. Ciao Emma, ci si vede!- esclamò ancora in tono divertito, e girò la chiave nella toppa per poi aprire la porta, calciarvi dentro le valigie e richiuderla dietro di sé.
Io sbuffai irritata, chiedendomi perché tra tutte le persone che sarebbero potute essere mie vicine di casa, doveva capitarmi il più antipatico, insolente e pervertito. Forse a Ruby sarebbe piaciuto però, erano proprio gli uomini con quelle caratteristiche a farle perdere la testa, di solito: motivo per cui non le avevo mai permesso di portarne a casa. Quando proprio doveva farlo, invece, aveva imparato ad avvertirmi prima in modo che potessi prendere le mie cose e andare a dormire da Mary Margaret, la mia amica che abitava a pochi isolati da noi.
Beh, ora se avesse deciso di flirtare anche con lui, non avrebbe avuto scuse dato che abitava di fronte e avrebbero potuto utilizzare la sua, di casa.
Cercando di calmarmi, ripresi il pennello per tornare a finire il lavoro, e fortunatamente mancava poco: non vedevo l'ora di farmi una bella doccia tiepida e poi ordinare dei pancake e mangiarmeli davanti alla tv con una tazza di cioccolata calda con panna e cannella. Nulla sarebbe stato meglio di quello per una fredda giornata di Luglio.
Mi ero svegliata aspettandomi un bel sole, invece aperta la finestra ero stata investita da un vento gelido e grossi cubetti di grandine. Da un lato era stato meglio così, almeno non avevo rimpianto di non essere andata al mare con Mary Margaret e Belle – che tra l'altro avrei dovuto chiamare dato che sicuramente avevano annullato.


-'Giorno Emma!- esordì la mora cogliendomi di sorpresa e facendomi fare un salto quando uscii dal bagno: lei ovviamente era ancora in pigiama.
-'Giorno Ruby. Dormito bene?- ironizzai alzando un sopracciglio, e aspettando che finisse di sbadigliare.
-Oh sì... adoro alzarmi alle 11!
-Ah non dirlo a me... ah no aspetta. Mi sono alzata alle 8, per verniciare un dannato muro.
-Scusa... prometto che mi farò perdonare. Anzi, facciamo così: sushi e cinese a domicilio a volontà per pranzo, e offro io.- propose, ben sapendo che il cibo fosse il mio punto debole.
-D'accordo, ci sto!- accettai infatti entusiasta, maledicendo la mia golosità; però fu più forte di me, solo immaginare la casa profumata di pollo al curry mi fece salire l'acquolina in bocca.
Lasciai andare la ragazza a lavarsi e tornai in camera, ad asciugarmi meglio e cambiarmi: indossai un pantalone della tuta e una canottiera di Starbucks. Ne avevo in quantità industriale praticamente, durante il mese in cui Ruby vi aveva lavorato aveva fatto scorta di canottiere, t-shirt e perfino un paio di felpe, che ci eravamo divise.
Mi pettinai e decisi di lasciare che i capelli si asciugassero da soli, quindi raggiunsi la cucina e mi sedetti sul divano, decisa a prendermi 5 minuti di pausa prima di ordinare i miei pancake.
-Emma, sto facendo il caffè! Ne vuoi anche tu?
-No, per me cioccolata grazie!
-D'accordo. Ah, e ho appena chiamato Henry per farci portare i pancake su!
-Oh grande! Ti amo!- esclamai, felice di potermi rilassare senza più dovermi alzare in piedi per almeno un'altra ora. Ero decisamente allegra ora, e avrei probabilmente dato una bella mancia a Henry una volta arrivato: era un ragazzino di 14 anni, che per guadagnarsi qualche soldo lavorava al bar sotto casa nei week-end, ed era davvero simpatico. Quando faceva i doppi turni al sabato, lo invitavamo sempre a pranzo da noi, in modo che non fosse costretto a tornare a casa per un'ora scarsa, o spendere i soldi appena guadagnati in pasti.
Accesi la TV per distrarmi, e quando suonò il campanello, lanciai il portafoglio alla mia amica raccomandandomi di lasciare 10 dollari al ragazzino: in fondo se li meritava, andava a scuola tutti i giorni, e nei week end invece di rimanere a dormire fino a tardi si dava da fare nel migliore dei modi.
Probabilmente era più serio di me, che nonostante avessi un lavoro piuttosto serio e spesso stressante, capitava raramente che avessi orari fiscali; ero investigatore privato da ormai 4 anni, e da due collaboravo piuttosto spesso anche con la polizia – con la squadra omicidi, rapimenti e furti.
Essendo cresciuta in orfanotrofio, avevo sempre voluto scoprire chi fossero i miei genitori biologici, ed era ciò che mi aveva spinto a intraprendere tale carriera: ovviamente non ero riuscita a rintracciarli e avevo abbandonato le ricerche da un pezzo, ma in compenso avevo aiutato tante altre persone a ritrovarsi. In più, essendo amante dell'adrenalina, quando la polizia mi aveva proposto una collaborazione non avevo esitato un attimo prima di accettare; mi ero spesso trovata in situazioni anche critiche e pericolose, ma non avevo paura... mi piaceva! Il brivido del rischio era sempre stata una delle mie sensazioni preferite, ma purtroppo con l'inizio della stagione estiva sembrava che anche i criminali fossero andati in vacanza, e ultimamente i miei compiti erano stati piuttosto noiosi: seguire i ragazzi di fidanzate gelose, per scoprire se le tradissero.
Un paio di settimane fa, c'era stato un caso che era sembrato promettere bene, trattandosi di un quadro di valore rubato a una famiglia privata durante una festa: inutile dire che alla fine si era rivelato che l'avesse preso il figlio per pagarsi marijuana e alcol.
Lunedì avevo due appuntamenti per due nuovi casi, ma ormai avevo perso le speranze a pensare che avrebbero potuto essere interessanti; meglio di niente comunque, essendo piuttosto conosciuta e stimata nel giro, mi permettevo facilmente di andare avanti e pagarmi le bollette, e perfino mettere da parte qualche extra. Per il mese di Agosto, infatti, avevo prenotato insieme a Ruby, Mary Margaret, Belle ed Elsa una vacanza di due settimane a Rio, e non vedevo l'ora! Il mio attuale ragazzo, Walsh, non era stato molto felice a riguardo, dato che l'avevo escluso, ma poco me ne importava: avevamo deciso di fare una vacanza tra donne, e non avevo la benché minima intenzione di portarmelo dietro! Tra l'altro la nostra storia ormai era poco più che sesso: ovvero sesso, e qualche cena fuori un paio di volte a settimana, che comunque sfociava nel sesso... era probabile che presto l'avrei mollato, dato che non mi dava molte soddisfazioni neanche a letto.
-Emma! Ci sei?- fece Ruby, sventolandomi una mano davanti alla faccia, pur sapendo che lo detestassi.
-Sì, scusa, togli quella mano! Stavo pensando... niente di importante comunque. Colazione pronta?
-Ci puoi scommettere! Henry ci ha procurato dei pancake appena sfornati, e io ti ho preparato un'ottima cioccolata!
-Grazie!- esclamai contenta, afferrando subito la tazza fumante, che emanava un profumo assolutamente fantastico.
-Figurati, devo pur farmi perdonare! Ah, tra l'altro, quando ho aperto la porta ho sentito strani rumori dall'appartamento qua di fronte... ne sai qualcosa?
-Ah! Scusa, volevo dirtelo. È arrivato il nuovo vicino stamattina.- le spiegai corrugando la fronte, al ricordo di quello sbruffone da quattro soldi.
-L'hai incontrato? Com'è?
-Diciamo che gli ho dato una pennellata in testa.
-Cosa?! Emma, sei sempre la solita!
-E' stato un incidente!- ribattei, con la bocca piena di pancake -Poi però mi sono rimangiata le scuse, perché è un antipatico e un pervertito! Faceva apprezzamenti sul mio fondoschiena, sogghignando come un... come uno stronzo maniaco! Sarà abituato alle ragazze che cadono ai suoi piedi probabilmente.
-Quindi è un bel tipo...
-Mh, abbastanza. Ma chi se ne frega, mi stai ascoltando? È uno stronzo pervertito!
-Ma dai Emma, che c'è di male in un apprezzamento? Soprattutto se viene da un bel tipo...- sorrise alzando le sopracciglia, io invece alzai gli occhi al cielo: era sempre la solita.
Decisi quindi di ignorarla e tornai a rivolgere l'attenzione alla colazione e a una puntata di “The Big Bang Theory”, una delle migliori sit-com per rallegrarmi la giornata.
Al diavolo Killian Jones e tutto il resto, non avrei permesso a nessuno di rovinarmi una domenica all'insegna dell'ozio.
Eppure, a pensarci bene mi sembrava di averlo visto da qualche parte, e forse anche sentito – cercai però di scacciare subito quel pensiero inutile: era probabile che l'avessi riconosciuto da una foto su qualche rivista, vanitoso come sembrava era possibile che facesse il modello o qualcosa del genere.
Sì, era decisamente meglio tornare a The Big Bang Theory, dove gli uomini erano fisicamente meno dotati, ma senz'altro più simpatici e interessanti. Quasi quasi mi dispiaceva non essere mai stata con un nerd, sarebbe potuta essere un'esperienza piuttosto interessante.

 


***

 


KILLIAN POV

L'appartamento era decisamente spazioso, troppo per una persona sola, ma in fondo non era niente male. Era arredato come l'avevo visto in foto, e avevo sistemato in armadi e scaffali le cose che avevo portato con me a mano, poi avevo dato una rinfrescata all'ambiente; in più, la vista dal tredicesimo piano sulla bella Upper East Side di Manatthan era decisamente un bello spettacolo.
Non che Los Angeles non mi piacesse più, ma era davvero arrivata l'ora di cambiare aria, e non ero affatto pentito. Fin da piccolo avevo sognato di vivere a New York, quindi avevo colto al volo la prima occasione che mi era capitata.
New York sarebbe inoltre stata un'ottima fonte d'ispirazione per i miei nuovi romanzi, e magari mi sarei risollevato dopo il fiasco degli ultimi due libri.
Avevo pubblicato il mio primo giallo all'età di 15 anni, e mai mi sarei aspettato di vendere 300.000 copie in un anno; da lì, quindi, era arrivato il successo.
Avevo firmato un contratto per cinque libri con il mio attuale editore, e dopo aver venduto circa un milione di copie di ognuno, si era protratto a tempo indeterminato. Negli ultimi 14 anni, quindi, avevo vissuto di libri, e anche piuttosto bene: oltre ad una vita agiata, i guadagni mi avevano permesso di studiare all'università di Standford, comprarmi una bella villa a Los Angeles, una macchina e una moto. Alla fine, il nerd che era in me e che da bambino aveva avuto il sopravvento su tutto il resto, era stato decisamente utile.
Nonostante tutto, però, non mi ero mai montato la testa... o almeno non troppo. Mi piaceva divertirmi, certo, ma non avevo mai esagerato, né mi ero dato alla droga. Piuttosto avevo preferito fare esperienze formative per trovare ispirazione per i miei nuovi romanzi, e le occasioni non erano mancate: la polizia mi aveva permesso di seguire un paio di casi di omicidio a Hollywood, e avevo passato un intero anno a bordo di una nave da crociera, esperienza grazie alla quale era nata la mia trilogia di maggior successo: The Jolly Roger's Mysteries. Anche il thriller sempre basato su quell'esperienza aveva avuto un buon successo.
Negli ultimi tre anni, però, non avevo venduto che 20.000 copie totali circa per due libri; io stesso mi rendevo conto che la qualità e l'originalità erano calate, ma mi mancavano nuovi spunti per scrivere qualcosa di fresco e innovativo. Da qui, l'idea di cambiare aria e trasferirmi a New York: inizialmente avevo optato per il Bronx, quartiere piuttosto famoso per l'alto tasso di criminalità, ma mio fratello Liam mi aveva convinto che farmi ammazzare non sarebbe servito a farmi vendere di più. Non gli avevo creduto, dato che molti famosissimi artisti avevano avuto il boom di successo solo dopo la morte, ma mi ero ugualmente convinto a scegliere un bel quartiere: nulla mi impediva di spostarmi verso gli altri, in fondo. Magari però avrei dovuto acquistare una nuova macchina, una più semplice che non desse troppo nell'occhio: magari perfino un'auto usata.
Distrattamente alzai lo sguardo sull'orologio che avevo appeso sopra la porta nel grosso salone ingresso, e mi resi conto che era ormai mezzogiorno inoltrato: avrei dovuto iniziare a pensare a dove prendere qualcosa da mangiare.
La giornata era passata piuttosto in fretta, fin dall'incidente con la bionda dagli occhi verdi al mio arrivo: mi ci era voluto un bel po' di shampoo e vari risciacqui per rimuovere la vernice dai capelli, ma in fondo non ero arrabbiato.
La mia nuova vicina mi era sembrata davvero un bel tipo, sia esteticamente che caratterialmente. Doveva essere una giovane donna molto alla mano, con un carattere deciso, oltre che un corpo perfetto che non ero davvero riuscito a non notare – e farglielo notare.
Sorrisi ripensando a come se l'era presa per la mia battuta, ma non ero riuscito a farne a meno; e poi, di solito, le ragazze amavano i complimenti! Lei invece sembrava aver avuto un'insana voglia di gettarmi addosso tutta la vernice che le era rimasta.
Saremmo sicuramente diventati ottimi amici, ne ero certo.
Proprio quando feci per andare in camera a cambiarmi per uscire a mangiare, suonò il campanello e corsi ad aprire dimenticandomi di avere solo un asciugamano legato in vita.
Rimasi un attimo disorientato quando mi ritrovai davanti la bionda, ma non potei non sorridere dinnanzi al rossore che si era fatto largo sul suo volto.
-Ciao tesoro. Già ti mancavo?- la provocai, mentre quella alzava lo sguardo imbarazzata.
-Per niente. Sei sempre nudo quando devi aprire la porta alla gente?
-Uh nudo, non esageriamo... le parti che ti interessano sono coperte, mi sembra!- le feci l'occhiolino, e quella contrasse la mascella irritata: così era ancora più carina.
-Sono venuta a invitarti a pranzo. Solo perché mi ha costretta la mia coinquilina, ci tengo a precisare. Dice che dobbiamo essere ospitali coi nuovi vicini, anche con quelli antipatici.- mi spiegò, incrociando le braccia al petto -Ovviamente non sei costretto ad accettare. Le dirò che hai da fare, ciao! E ti consiglio di vestirti.
Quella fece per voltarsi e tornare indietro, ma le afferrai il braccio prima che potesse farlo, e fu costretta a voltarsi di nuovo a guardarmi, con quei bellissimi occhi color smeraldo, che trovavo stupendi abbinati ai capelli dorati e la pelle candida.
-Stavo proprio per scendere a cercare da mangiare, quindi accetto volentieri il vostro invito.- dissi con un sorriso a trentadue denti, felice di vederla ancora più scocciata.
-Il suo invito, io sicuramente non ti avrei invitato. Mangi cinese?
-Certo, adoro il cinese.
-Bene.- fece soltanto, squadrandomi ancora una volta: soltanto allora si fermò con lo sguardo sul mio braccio sinistro, che sembrava aver notato solo in quel momento.
-Non hai la mano.- sussurrò, continuando a guardare.
-Ottima osservazione. È un problema?
-Usi le bacchette con la sinistra?- mi domandò riscuotendosi, e tornando al suo fare da dura.
-No, decisamente no.
-Allora non vedo come possa essere un problema. Ci vediamo tra un quarto d'ora, e spero ti metterai qualcosa addosso.
-Non riesci a sostenere tanta perfezione, eh?- mi divertii ancora, sarei andato avanti a provocarla per ore!
-Ho visto di meglio.- sentenziò corrugando la fronte -A dopo Jones.
-A dopo Swan! 






















 
Angolo dell'autrice;
Ciao a tutti! Alla fine ho deciso di pubblicare il prologo, dato che volevo pubblicare l'altra ma non è pronta... e arriverà domani o dopodomani, non so.
Comunque, questa è la mia nuova idea... ho preso spunto dalla serie TV "Castle", non so se qualcuno lo segue, dove i protagonisti sono uno scrittore di gialli, e una detective della squadra omicidi. Comunque non riprenderò trame o casi da lì, quindi è diverso rispetto alla ff OUAT-Grey's Anatomy. 
Ho lasciato lui scrittore di gialli, ma Emma l'ho preferita come investigatrice privata... alla fine è quello che più somiglia al suo lavoro come cacciatrice di taglie! 
Nel prologo ho un po' introdotto i due protagonisti e la coinquilina di Emma (anche se più avanti ci saranno altri personaggi importanti), e il loro primo incontro-scontro. Diciamo che lui la adora, ma lei un po' meno xD Ma sono vicini, e saranno costretti a vedersi spesso...
Per il rating ero insicura se metterlo arancione o rosso, perché forse sarà un po' diversa rispetto alle altre, ma per ora lo tengo così... (e poi non ho ben capito quali sono i limiti tra l'arancione e il rosso, non è che sia spiegato benissimo! Ci penserò più avanti xD)
E vabbé, se l'idea piace, una volta finita l'altra ff mi dedicherò a questa e al sequel di On Adventure With The Pirate.
Buonanotte! :)
 
   
 
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