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Autore: lilyhachi    31/08/2015    4 recensioni
[Spoiler Città del Fuoco Celeste; Clace; Malec; Sizzy]
“Nulla”, dichiarò semplicemente Clary, accarezzando il dito di Jace, sul quale l’anello degli Herondale era in bellissima mostra, perfettamente incastrato come un pezzo di anima andato perduto, poi finalmente recuperato e reso al suo proprietario.
Era vero: non c’era nessun motivo particolare per cui Clary stesse sorridendo, e per un attimo si sentì un po’ stupida, ma era più forte di lei. La notte stellata, il matrimonio di sua madre e Luke, il lago, i suoi amici attorno a lei, le sofferenze che avevano patito, le persone che avevano visto morire, il loro ricordo portato per sempre nel cuore: quello era un quadro perfetto che Clary non avrebbe mai pensato di vedere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '~ Fearless'
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A Marti Lestrange, per avermi fatta appassionare a questa saga e per aver supervisionato alcune pazze creazioni.
 
 
 
"Serviamo liberamente
perchè amiamo liberamente,
giacchè dipende dalla nostra volontà
amare o meno; da essa dipende se stiamo in piedi o cadiamo"
 
 
The beauty of a thousand stars
 
 
“Cause you’re a sky, cause you’re a sky full of stars. I’m gonna give you my heart.
Cause you’re a sky, cause you’re a sky full of stars. Cause you light up the path”.

 
 
Clary si sistemò meglio contro il petto di Jace, adagiando la testa sulla sua spalla e inspirando a fondo l’aria di quella notte così diversa dalle altre. Il cielo blu sopra di loro era pulito e più Clary lo guardava più si rendeva conto che il giorno dopo non ci sarebbe stata alcuna nuvola ad oscurarlo. Sarebbe stato limpido, come se un temporale fosse appena passato…e lei non riuscì ad evitare di sorridere.
“Cosa ridi?”, domandò Jace, avvicinando le labbra al suo viso.
La sua voce era curiosa, come se racchiudesse l’innocenza tipica dei bambini dinanzi a qualcosa che ha stuzzicato il loro interesse, spingendoli a far domande.
“Nulla”, dichiarò semplicemente Clary, accarezzando l’anulare di Jace, sul quale l’anello degli Herondale era in bellissima mostra, perfettamente incastrato come un pezzo di anima andato perduto,  poi finalmente recuperato e reso al suo proprietario.
Era vero: non c’era nessun motivo particolare per cui Clary stesse sorridendo, e per un attimo si sentì un po’ stupida, ma era più forte di lei.
La notte stellata, il matrimonio di sua madre e Luke, il lago, i suoi amici attorno a lei, le sofferenze che avevano patito, le persone che avevano visto morire, il loro ricordo portato per sempre nel cuore: quello era un quadro perfetto che Clary non avrebbe mai pensato di vedere. Forse esisteva in una dimensione parallela nella quale Clary Fray era semplicemente una ragazza con la passione per il disegno e che non aveva mai scoperto il mondo dei Cacciatori e dei demoni. In realtà, Clary proprio non riusciva a vedersi diversamente.
Era lì, con Jace, Simon, Izzy, Alec e Magnus. Fu strano per lei pensare che avrebbe potuto rischiare di non conoscerli e di non vedere quel cielo così pieno di stelle.
Chiuse gli occhi, mentre Jace le baciava dolcemente la fronte e le stelle che soggiornavano in cielo sembravano più splendenti del solito, come il volto di Jace.
Alzò gli occhi stanchi verso di lui, così da assorbire tutti i dettagli del suo volto e perdendosi in essi, sapendo per certo di non poterli mai dimenticare: il suo sorriso finalmente sereno, la forma spigolosa del suo viso, le labbra piene e morbide. Era quello il suo Jace, il ragazzo che tante volte avrebbe voluto ritrarre, così da riportare quelle forme armoniose su tela.
Allungò una mano a sfiorargli lo zigomo, ammirando gli occhi di lui che si chiudevano, come se si stesse abbandonando alla dolcezza del suo tocco. Non avrebbe potuto chiedere di più: era quello il suo Jace, con la bellezza di mille stelle.
 
Izzy aveva preso a giocare distrattamente con il suo ciondolo, senza accorgersi dello sguardo di Simon fisso su di lei, come se stesse vedendo una stella cadente per la prima volta.
Quando gli occhi scuri di lei si posarono su Simon, lo trovarono a sorridere e per un attimo le si strinse il cuore, nel vedere quel ragazzo: era Simon, anche se non del tutto.
La riconosceva, ma di questo Izzy sembrava ancora dubitarne.
Simon stava osservando il ciondolo di lei con espressione rapita, come se fosse un ricordo perduto che stava tentando disperatamente di riafferrare ma senza molti risultati.
Izzy seguì il suo sguardo, osservando quella pietra rosso sangue dal bagliore ormai smorzato e rammentando il giorno in cui gliel’aveva donata, prima di partire per Idris.
“E’ ipnotico, scusa”, disse lui, spostandosi il ciuffo di capelli dalla fronte e scoprendo quella porzione di pelle dove un tempo c’era stato il Marchio di Caino. “Ricordo qualcosa di quel ciondolo, ma…forse è soltanto una mia impressione”.
Gli occhi di Simon racchiudevano una tristezza particolare.
Era il dispiacere che si prova dopo aver raggiunto qualcosa di importante, per poi perderlo improvvisamente: Simon aveva lo stesso sguardo…come un angelo caduto in preda all’angoscia, dopo aver visto il volto di Dio e sapendo che non lo avrebbe più rivisto. (1)
Simon sapeva di aver visto Isabelle, di aver condiviso qualcosa con lei ma non riusciva a ricordare…erano frammenti sparsi che non era in grado di riordinare, non da solo.
“No, non lo è”, rispose improvvisamente Izzy, togliendosi il ciondolo dal collo mentre Simon la osservava curioso, con il volto illuminato dalla luce del fuoco. “Era un prestito. Ti avevo lasciato questa collana…per proteggerti anche mentre ero via”.
Le parve di sentire il suo cuore spezzarsi mentre pronunciava quelle parole, mentre Simon la guardava, forse chiedendosi cosa diamine stesse blaterando.
Simon afferrò la mano di lei, che stringeva spasmodicamente il ciondolo come se fosse qualcosa a cui aggrapparsi per non cadere. Lui le sorrise. Era un sorriso pieno, come se le stesse dicendo che era felice di non essersi sbagliato e che ricordava, lo sentiva nel calore rassicurante della sua mano, ormai non più fredda come il ghiaccio.
Per un attimo, quel sorriso richiamò alla mente di Izzy il cielo stellato di quella notte: racchiudeva la bellezza di mille stelle.
 
Magnus non aveva lasciato la mano di Alec da quando si erano incamminati verso il lago.
Le dita dello stregone erano rimaste intrecciate alle sue, anche mentre Magnus aveva acceso il fuoco e lo erano tutt’ora, mentre se ne stavano seduti spalla contro spalla.
“A cosa pensi?”, chiese Alec, notando i suoi occhi da gatto che si perdevano tra le fiamme.
Magnus sembrò ridestarsi, voltando il capo verso di lui e donandogli un sorriso.
Alec lo guardò, pensando che sarebbe rimasto immutato nel corso degli anni che gli rimanevano da trascorrere insieme, e stranamente il pensiero non lo ferì.
Prima di Camille, prima di Sebastian…l’immagine di lui un po’ più vecchio accanto ad un Magnus sempre giovane e bellissimo con i suoi occhi dorati, i capelli impeccabili e l’eccentrico modo di vestire, lo rendeva inquieto e infelice. Adesso, invece, c’era qualcosa di diverso in quel pensiero…come una consapevolezza. In lui era finalmente sbocciata la certezza di non voler vivere per sempre, né di voler costringere Magnus a rinunciare alla sua immortalità, alla sua unicità…perché senza essa non sarebbe stato più Magnus Bane, il Sommo Stregone di Brooklyn, ma forse solo un tipo strano e pieno di glitter.
Alexander Lightwood sarebbe invecchiato, e il pensiero di Magnus che assisteva alla sua morte gli spezzava il cuore già allora. Poteva scegliere una vita normale e senza drammi, ma Alec aveva fatto un salto nel nulla, scegliendo Magnus con tutta la meraviglia e l’amore di ogni suo singolo gesto. Avrebbe compiuto quel salto cento volte…perché voleva stare insieme a lui, fino a quando non avrebbe esalato il suo ultimo respiro.
“A te”, rispose Magnus, scrutando gli occhi dell’altro. “E a cosa faremo domani”.
Alec rise, trovando quasi assurdo il fatto che adesso non avessero questioni riguardanti morte e distruzione del mondo di cui preoccuparsi. Quasi non gli sembrava vero.
“Cos’hai da ridere?”, domandò lo Stregone, mentre Alec adagiava il capo sulla sua spalla e portava la mano sinistra a stringere il braccio di lui, mentre l’altra rimaneva ancorata a quella di Magnus, senza alcuna intenzione di mollare la presa.
“E’ strano”, dichiarò Alec, senza rifletterci troppo. “Adesso dovremmo occupare le nostre giornate anche con cose normali…tipo cosa cucinare a pranzo e cena”.
“Cucinare?”, ripetè Magnus con tono indignato. “Perché cucinare quando posso schioccare le dita e far apparire i piatti più prelibati sulla nostra tavola”.
“Nostra tavola?”, gli fece notare Alec, alzando gli occhi verso di lui e trovando lo sguardo magnetico dello Stregone su di sé, mentre un dolce sorriso gli dipingeva il volto.
“Già”, esclamò semplicemente l’altro, baciandogli la punta del naso. “La mia casa è anche tua…altrimenti non ti avrei dato quella chiave che hai continuato a custodire”.
Alec arrossì, sentendo di essere stato colto in flagrante.
Non aveva mai messo via la chiave del loft, e aveva più volte pensato di utilizzarla, solo per entrare in casa di Magnus e ricordarne i particolari, prima che scomparissero.
Lo avrebbe fatto per riabituarsi alla presenza dei vestiti dai colori improponibili sparsi per la camera, inspirare l’odore di sandalo di cui tutto l’appartamento era intriso, come un segno distintivo e lasciarsi cadere su quel letto che avevano condiviso, beandosi della morbidezza.
Temeva di dimenticare ogni cosa, così aveva deciso di conservare quella chiave, sperando che un giorno – presto o tardi – avrebbe potuto riutilizzarla.
“Se proprio ci tieni”, cominciò Magnus con voce arrendevole. “Posso limitare i miei poteri in fatto di cibo…ma giusto per movimentare un po’ la nostra vita di coppia”.
Alec dovette trattenersi dal ridere nell’immaginare Magnus con indosso un grembiule – probabilmente glitterato con la scritta “Kiss the cook” – mentre era intento a cucinare.
“Sei proprio un fidanzato perfetto, eh?”, scherzò Alec, col viso a pochi centimetri dal suo.
“Oh, non ne hai idea…e ho molto tempo per dimostrartelo”.
Alec lo baciò di slancio, e prima che i suoi occhi dorati si chiudessero per abbandonarsi alla morbidezza delle sue labbra, avrebbe giurato di vedervi una miriade di stelle riflesse nei suoi occhi: gli occhi di Magnus avevano la bellezza di mille stelle.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
  • Il titolo è preso dall’epilogo di Città del Fuoco Celeste: “La bellezza di mille stelle”;
  • La frase a inizio capitolo è tratta sempre dall’epilogo di Città del Fuoco Celeste;
  • Il verso in inglese è preso dalla canzone “A sky full of stars” dei Coldplay;
  • (1) rimaneggiamento di una citazione tratta da Città degli Angeli Caduti: “Si ricordò di quando suo padre diceva che, nel momento in cui gli angeli cadono, lo fanno in preda all’angoscia, perché hanno visto il volto di Dio ma sanno che non lo rivedranno mai più. Ora, pensò, capiva come dovessero sentirsi”.
 
Come volevasi dimostrare, torno ad invadere ancora questo fandom con le mie shot.
Sono un caso perso, ormai…e volevo astenermi dal pubblicare qualcosa sul finale, perché pensavo di aver fatto già abbastanza con le storie su Alec e Magnus. Invece, eccomi ancora qui ma con qualcosa di diverso. Questa storia non è nulla di che, solo uno sclero post-finale a cui stavo lavorando da un po’ di tempo ma ho voluto controllarla più volte prima di postarla. Ho deciso di concentrarmi non solo sulla mia coppia preferita ma anche sugli altri personaggi, che ho amato tutti ma l’idea di scrivere anche su Clary, Jace, Simon e Izzy non mi ha mai sfiorata, quindi spero di averli resi bene. Dopo la fine di Città del Fuoco Celeste, però, non sono riuscita ad evitare di scrivere almeno qualcosina. Comunque, smetto di ciarlare e spero questa shot vi piaccia. In caso contrario, vi faccio presente che siete sempre liberissimi di lanciarmi pomodori e ortaggi. Lasciatemi una recensione, se vi va! Pareri positivi e negativi sono sempre ben accetti. Grazie di cuore a chi mi sostiene ogni volta che intendo scrivere su questi bimbi ♥
Alla prossima,
Lily.
   
 
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