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Autore: AliceInWonderbook    01/09/2015    4 recensioni
Quando Afrodite è coinvolta in una scommessa è meglio fare tutto ciò che chiede, a volte potrebbe anche rivelarsi un'utile incentivo, quando non si riesce a prendere coraggio.
SOLANGELO * FEM!WILL * 2380 PAROLE * POST BOO * PARTECIPA ALLA DRABBLE WEEK DI WE ARE OUT FOR PROMPT SU FACEBOOK *
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Afrodite, Apollo, Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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WILLAMINA
 
SPAZIO AUTRICE: SALVE! VOLEVO INSERIRE UN'IMMAGINE, MA OGGI EFP HA DECISO DI NON COLLABORARE E NON RIESCO A METTERLA, CREDO CHE SIA A CAUSA DELLO SPAM CHE ULTIMAMENTE SI APRE SU QUESTO SITO. L'ODIO PROFONDO.
COMUNQUE, LA STORIA PARTECIPA ALLA DRABBLE WEEK DEL GRUPPO FACEBOOK WE ARE OUT FOR PROMPT, CHE NON RIESCO A LINKARE, MA SE VI PIACE SCRIVERE DOVRESTE CERCARLO, E' DAVVERO UTILE E HA DELLE BELLE INIZIATIVE.
SPERO CHE LA STORIA VI PIACCIA, FEM!WILL NON E' TOTALMENTE FEM!WILL, LEGGENDO CAPIRETE.
UN BACIO E UN BISCOTTO DELLA FORTUNA,
ALICE IN WONDERBOOK

Quella mattina il Campo Mezzosangue fu svegliato da un urlo così forte, che persino la Signora O’Leary si spaventò e andò a nascondersi dietro un mucchio di munizioni, rimaste lì dall’allenamento del giorno precedente. Leo per poco non diede fuoco al suo letto e le ninfe, dopo essersi accertate che non ci fossero pericoli, tornarono a nascondersi tra gli alberi.
I ragazzi della casa di Apollo saltarono subito in piedi, pronti a curare eventuali feriti, ma quando vennero rassicurati da Mellie, la moglie del coach Hedge, che si era presa la briga di andare di casa in casa ad avvertire i semidei che non c’era nessuna battaglia mortale in corso, si rimisero tutti a dormire. Erano pur sempre le sei di mattina ed era pur sempre una domenica estiva.
Austin, che dormiva nel letto vicino a quello di Will Solace, però, si accorse che il posto dell’amico era vuoto e si alzò, per cercarlo.
Dopo aver fatto il giro dell’intero dormitorio e aver controllato anche i dintorni, decise che Will non era decisamente lì, ma prima di avvertire Chirone, voleva accertarsi che fosse effettivamente scomparso, quindi si avviò di mala voglia verso la casa dove dormiva Nico Di Angelo, pensando che forse lui potesse sapere dove si fosse cacciato.
Trovò Nico seduto sul prato davanti alla casa Tredici, con gli occhi chiusi, concentrato su chissà che cosa, con lui non si poteva mai sapere.
Austin tossicchiò leggermente, per attirare la sua attenzione, non voleva certo essere preso a male parole, solo perché lo aveva distolto dai suoi pensieri, o qualunque cosa stesse facendo.
“Meglio per te che sia una questione di vita o di morte” borbottò Nico, senza nemmeno aprire gli occhi.
“Io… Ehm… Mi chiedevo se per caso Will fosse qui” rispose Austin in imbarazzo.
Nico spalancò gli occhi, solo per poi assottigliarli, guardando il povero figlio di Apollo con uno sguardo duro.
“Perché mai dovrebbe essere qui, alle sei e mezza di domenica mattina?”
Certo, a Nico sarebbe piaciuto che Will fosse lì, così presto di mattina, perché avrebbe potuto significare solo una cosa, ma non era intenzionato ad esternare quei suoi pensieri così emotivi con un ragazzo qualsiasi della casa di Apollo.
“No, niente. Hai ragione, scusa” disse Austin, tutto d’un fiato, facendo dietrofront così velocemente che avrebbe potuto tranquillamente battere qualche record.
Mentre tornava indietro, si rese conto che non aveva guardato nel posto più ovvio di tutti, il bagno. Magari Will era semplicemente al bagno e magari, nel frattempo, era anche tornato a dormire, o forse, non vedendolo si era preoccupato per lui.
No, nessuno si preoccupava mai per Austin, nessuno si ricordava mai di lui. Scosse la testa ed entrò nel dormitorio, diretto verso il bagno, dove bussò delicatamente alla porta.
“Will, sei lì?”
“Vattene via, non voglio che nessuno entri al bagno!” urlò lui, in tutta risposta, una risposta molto poco alla Will, che generalmente era educato e paziente con tutti.
“Ok, scusa, me ne vado” disse, risentito Austin, tornandosene nel suo letto.
All’interno del bagno, accuratamente chiuso a chiave, Will guardava disperato nello specchio, il suo riflesso.
O meglio, il riflesso che sarebbe dovuto essere il suo. Invece, lo specchio rimandava l’immagine di una ragazza bionda, con gli occhi azzurri e la pelle abbronzata, coperta di efelidi. Era lui, ma allo stesso tempo non lo era. Era come sarebbe stato, se fosse nato ragazza.
Si abbassò i pantaloni e per poco non svenne.
Era una ragazza in tutto e per tutto.
Si sedette sul water chiuso, tenendosi la testa fra le mani, con i capelli stranamente lunghi che gli finivano in bocca.
“Perché, perché, perché?” sussurrò tra sé e sé.
Se fosse successo in un qualsiasi altro giorno, sarebbe stato tragico, si, ma non tanto come quel giorno. Il giorno in cui sarebbe uscito con Nico da solo per la prima volta.
Si trovò ad invocare il padre, in silenzio, in preda alla disperazione, non sapendo cosa fare.
Non si aspettava certo che Apollo si sedesse sullo sgabello accanto al lavandino e lo guardasse con aria colpevole, invece fu proprio ciò che accadde.
Apollo non aveva mai fatto visita a suo figlio, non che lui sapesse e trovarselo davanti all’improvviso, gli provocò il terzo quasi svenimento della mattinata ed erano solo le sette di mattina. Fantastico.
“P-papà” balbettò Will.
Era assurdo vedere tuo padre davanti alla tua versione femminile, chiusi in un bagno, soprattutto se tuo padre si presenta sotto le spoglie di un adolescente. Con la camicia hawaiana e i pantaloni beige al ginocchio, dimostrava l’età del figlio, non aveva nemmeno la barba.
“Ascoltami Will…” iniziò Apollo “Sono qui per scusarmi. La tua… ehm, condizione è colpa mia”.
“Colpa tua?”
“Si e, davvero, mi dispiace”.
La situazione era sempre più assurda, suo padre, in versione teenager, si stava scusando con lui, perché aveva l’aspetto di una ragazza.
“So che questa giornata era importante per te, l’uscita con Nico e tutto…” continuò, lasciando Will sempre più stupito.
Quante altre cose su di lui sapeva il padre? Sapeva anche quanto aveva faticato per trovare il coraggio di chiedere a Nico di uscire?
“Come lo sai?”
“Ora viene la parte difficile da ammettere, ma alla fine non è tutta colpa mia… Afrodite sa essere convincente. Ero ad un concerto dei Maroon 5 quando l’ho incontrata e abbiamo iniziato a parlare di te e Nico, sai fate molto scalpore, su nell’Olimpo. Comunque, abbiamo fatto una scommessa, se io fossi riuscito ad ingannare nuovamente Efesto, lei sarebbe uscita con me, altrimenti ti avrebbe trasformato in una bella ragazza, nel giorno più importante per te, io ho perso e lei ti ha trasformato ed  evidentemente il tuo gran giorno è questo”.
Scrollò le spalle, guardando Will in attesa di una reazione.
Il viso di suo figlio, o sarebbe stato più appropriato dire sua figlia, data la situazione?, aveva assunto uno strano colorito verdastro e tremava, i pugni serrati, come se stesse per esplodere.
Prima che potesse iniziare a sbraitare, una terza persona apparve nella stanza. Non l’aveva mai vista prima, ma Will poteva affermare senza alcun dubbio che si trattasse di Afrodite.
Era bella, in un modo così abbagliante, che anche lui fu costretto a pensarlo. Indossava una tunica bianca, greca che le ricadeva morbida addosso, come se tutte le tuniche del mondo fossero state create a partire da quella, che era nata addosso a lei. Aveva la pelle così chiara da sembrare di porcellana, con un accenno di colorito sulle guance. Gli occhi verdi lanciavano lampi che facevano capire chi fosse a comandare, in quel momento. I capelli neri le incorniciavano perfettamente il viso, muovendosi, nonostante non ci fosse vento e lei fosse in piedi immobile. Non era magra, non aveva il fisico delle modelle che vedeva sui giornalini delle ragazze della sua casa, ma aveva un fisico più simile a quello di Marilyn Monroe, cosa che fece sorridere Will. Se addirittura la dea più bella dell’Olimpo non era magra come le Victoria’s Angels, voleva dire che un po’ di buon senso era rimasto al mondo.
“Ciao, Will” disse, con voce cristallina, accennando una risata “O forse dovrei dire Willamina”.
Il figlio di Apollo guardò verso il padre, in cerca di sostegno, ma si rese conto che Apollo, in presenza di Afrodite, aveva la stessa faccia che lui aveva quando guardava Nico di nascosto. Un misto di adorazione, stupidità e complesso di inferiorità, che per un dio poteva essere alquanto imbarazzante.
“Salve, ehm, Signora?” disse con tono interrogativo.
Lei rise di nuovo e la risata entrò nel cervello di Will, quasi convincendolo che quella fosse una situazione divertente. Doveva essere la lingua ammaliatrice, quella che aveva anche Piper, ma in formato XXL, trattandosi di Afrodite.
“Non chiamarmi signora, mi fai sentire vecchia, Willamina” sorrise, per fargli capire che scherzava.
Will, era comunque arrabbiato, era tutta colpa sua se era in quelle condizioni, ma si guardò bene dal farle notare che era effettivamente vecchia, visto che era venuta al mondo giusto qualche millennio prima.
“Comunque, quando Apollo chiuderà quella bocca da pesce lesso e si deciderà a lasciarci da soli, ti proporrò un patto” disse, lanciando un’occhiata eloquente al dio del Sole, che borbottando qualcosa che Will non afferrò, probabilmente qualche insulto in greco antico, sparì, tanto velocemente quanto era apparso.
Afrodite si accomodò sulla sedia fissando Will negli occhi, che, inspiegabilmente riuscì a sostenere il suo sguardo. Era assai raro che un semidio riuscisse a fissare un dio. Anche la dea dovette essere colpita, perché si profuse in un altro sorriso e gli sistemò i capelli dietro le orecchie.
“Non sei male, Willamina, ma immagino che tu non voglia presentarti così al figlio di Ade” sorrise di nuovo.
Sorrideva davvero tanto, sorrisi capaci di illuminare una città in stato di black out generale.
“Già, per essere una dea è davvero perspicace” sibilò Will.
“E tu per essere un semidio privato dei suoi attributi e trasformato sei davvero esasperante e coraggioso” rispose Afrodite.
Will si limitò a socchiudere gli occhi fissandola, un’espressione che aveva imparato da Nico.
“Ma ora, veniamo agli affari, figlio di Apollo. Posso ridarti la tua forma originale, ma in cambio voglio qualcosa”.
Ovvio, gli dei non danno mai nulla per nulla, a meno che non sia una buona dose di guai,quelli sono gratuiti.
“Cosa?” chiese cauto Will.
Afrodite si accarezzò una ciocca di capelli, con un sorriso che non aveva niente a che vedere con quelli precedenti, quello era un sorriso malizioso, di qualcuno che sta architettando un piano e sa che riuscirà a portarlo a termine.
“Oh, non è difficile, una cosuccia che sono certa che non ti creerà alcun problema. In fondo so bene che è da un bel po’ che vorresti farlo, ma non trovi il coraggio”.
Le gote di Will diventarono sempre più rosse, man a mano che la dea parlava, perché aveva capito dove volesse andare a parare.
“Devi sapere, che noi dei ultimamente ci annoiamo e ho convinto tutti… beh, quasi, Atena continua a rifiutarsi, a seguire le vostre storie d’amore mortali, è così bello. Tu e Nico siete quelli che hanno più fan, pensa che addirittura Ade fa il tifo per voi, capisci? Eravamo ad un funerale di una bellissima donna e abbiamo avuto occasione di parlarne”.
“Vieni al punto, per favore” Will aggiunse il per favore, solo perché aveva paura che lei potesse cambiare idea.
“Dunque, come dicevo, ho fatto una scommessa anche con mio marito e lui dice che non avrai mai il coraggio di baciare Nico al vostro primo appuntamento, io dicevo di sì, anche se non ero proprio sicura, e così mi sono prodigata per avere un piccolo incentivo che ti convincesse. Ti trasformo di nuovo in te stesso, se giuri sullo Stige di baciare Nico oggi” concluse Afrodite, con un sorriso raggiante, sapendo di aver vinto.
Infatti Will, cercando di fermare il tremolio della sua voce sigillò il patto.
“Giuro sullo Stige che bacierò Nico Di Angelo, oggi”.
Afrodite battè le mani e scomparve, in un turbinio di fiori, che si posarono sul lavandino.
Quando Will si guardò allo specchio, tirò un sospiro di sollievo nel vedere la sua faccia a posto come prima. Controllò che tutto fosse in ordine, poi uscì dal bagno.
Quando si sedette sul bordo del letto osservò attentamente Austin, che aprì gli occhi e lo fissò.
“Scusa per prima, non hai idea di cosa fosse successo” e raccontò tutto al suo amico.
*
Subito dopo pranzo, il figlio di Apollo, si precipitò nella cabina Sette e si preparò. Non voleva esagerare quindi indossò una maglietta del Campo pulita e un paio di pantaloni chiari. Si sistemò i capelli, con il solo risultato di scompigliarli ancora più del solito.
Sospirò e uscì, diretto verso la cabina tredici, dove trovò Nico ad aspettarlo, seduto sul prato, intento a disegnare qualcosa, che nascose dietro la schiena, non appena lo vide.
“Ehy!” salutò Will.
“Ciao” mormorò Nico, arrossendo, senza un motivo apparente.
Will si sedette accanto a lui, facendo sfiorare le loro ginocchia. Non avevano deciso dove andare e a lui andava bene anche rimanere lì con Nico, senza fare nulla di importante.
Nico sembrò leggerlo nel pensiero.
“Sai, non dobbiamo per forza andare da qualche parte, possiamo anche restare qui” disse, inclinando appena la testa.
“Per me va bene, basta che stiamo insieme”.
Will si pentì di quelle parole appena le pronunciò, erano così scontate, sdolcinate e lo avevano esposto più di quanto volesse.
Nico si girò a guardarlo, Will temeva che se ne andasse, invece, contro ogni aspettativa, il figlio di Ade sorrise e lui si ritrovò a pensare che quello era meglio di cento sorrisi di Afrodite.
“Davvero?”
Will annuì e si avvicinò un po’ di più all’altro.
“Posso vedere cosa stavi disegnando, prima che arrivassi?”
Nico arrossì nuovamente e si nascose il viso tra le mani. Will prese le mani di Nico e le spostò dalla sua faccia, scostandogli poi un ciuffo scuro da davanti agli occhi, con dolcezza.
“Tranquillo, Di Angelo, non devi per forza farmelo vedere” lo rassicurò.
I loro visi erano a pochissimi centimetri di distanza.
Adesso o mai più, Solace.
Senza smettere di guardarlo negli occhi, Will si avvicinò a Nico e lo fece alzare in piedi.
“Will… Ma cos-”.
Non gli lasciò il tempo di finire, perché lo strinse a sé e lo baciò delicatamente, aspettando che Nico lo scostasse o che scappasse via.
Non successe. Il figlio di Ade si rilassò e strinse a sua volta il suo amico (baciamico? Ragazzo?) ricambiando il bacio.
Quando si staccarono avano entrambi un sorriso da un’orecchio all’altro, mille volte migliore di quello di Afrodite, perché erano sorrisi da innamorati, che nel frattempo li osservava felice.
Aveva vinto la scommessa, ma cosa più importante, ora avrebbe potuto tormentare una nuova coppia di innamorati, o forse no. Del resto erano così carini, quei due insieme.
“Era un tuo ritratto, comunque” disse Nico, di punto in bianco.
“Cosa?”
“Il disegno, è un tuo ritratto”.
Nico porse un foglio stropicciato a Will, in cui era disegnato un grande cuore e al suo interno un suo ritratto, con indosso però una delle magliette con i teschi di Nico.
“Dovresti prestarmi una di queste magliette, una volta o l’altra” sussurrò Will, prendendo Nico per mano, facendolo arrossire ancora di più di quanto non fosse già rosso.
“Adoro quando arrossisci”.
  
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