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Autore: LawrenceTwosomeTime    05/02/2009    3 recensioni
Una storia, questa, a cui sono particolarmente affezionato.
Perdetevi nell'antro buio dell'inconscio.
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un filare di luci vegetali spolverava le curve lattiginose di Greta, bambina solitaria in un cimitero di olmi.
Fra i piedi scalzi brulicavano le foglie marce, crepitavano crisalidi e lombrichi.
La cintura di pietra che cingeva maestosa il cuore del bosco accolse la personcina, spogliandola di ogni essenza resinosa, o muschiata, o rocciosa. Gli odori tacquero come musicisti stanchi, come doni superflui ricaddero nelle scanalature squadrate.
Un volto di bimba si sporse dal fondo del pozzo di magma.
"Come vanno le vendite?", disse.
Non bene, disse piano Greta. La radura non trae piacere che da sé stessa, e non conosce altro divertimento che sentir colare le resine, distillare gemme di rugiada e dipingere le ali alle farfalle.
"Ogni creatura che pensa per partito preso sembra fallire, vero", disse la bimba. "E non perché formula pensieri diversi dalle altre, ma per il solo fatto di pensare. Pensare significa cambiare. Significa essere orfani di madre".
Ogni notte io fuggo di casa per abbracciare questo bosco, e tu risali dalle ombre di quel pozzo…Ma né tu né io riusciamo a conquistare i favori della terra.
Un rantolo opaco increspò i capelli della bambina nel pozzo, la voragine oscura parve rubarle il sorriso.
"E allora dimentica l'ingegno!", strillò. "Tutto ciò che ti occorre è qui: sotto i tuoi piedi giace il rigurgito del mondo; altro non aspettano le verdi macchie se non divorarsi a vicenda, ancora e ancora.
Guarda!". Ed estrasse un traballante millepiedi dalle rughe millenarie del pozzo.
"Eccoti quanto basta...per iniziare".
Greta adottò la sussultante cannula setosa dalle mani dell'amica, o almeno, seppe di toccare qualcosa nel buio.
Con un soffocante serrar di dita, il millepiedi espulse la sua essenza dal cranio: una purissima – seppur rivoltante – vescicola oblunga d'avorio avariato.
L'aborto si perse tra gli aghi di pino color incubo, in quella tinta di arancio spettrale.
Qualche cadavere di radice sussultò, scoperchiando vecchie ferite fangose, finché il suolo non rese il corpo mummificato di una martora, i petalici resti pelosi di un ermellino, le unghie scarlatte del tasso ed un procione vestito di funghi.
Le manine di Greta danzarono tra quei relitti munifici, vitali nell'indolenza della morte; ricucirono strappi annodando intestini; incastonarono occhi nei testicoli rotti; limarono tumefazioni esuberanti con le unghie e con i denti.
E quando fu pronta, la bambola aveva un aspetto quasi – come dire – umano.
Quel che, a guardar bene, pareva soltanto uno statico ammasso di gusci, di colpo prese vita e s'agitò contro natura. Ogni pezzo umido, denudato, pulsò del suo colore: la martora squittiva nella pelle, l'ermellino frusciava tra i capelli, il tasso ticchettava tra le ossa ed il procione puzzava silente.
Che questo sia sufficiente, per soddisfare tutti loro?, domandò Greta.
Nel pozzo oscillava una bocca:
"Ogni albero è diverso, eppure uguale agli altri. La natura si esprime di fantasia in fantasia, ma la volontà degli alberi è una, e una soltanto: Quella della Terra".
E poi ancora: "Una basterà".
Greta si protese a guardare il fondo del pozzo, che pareva un tunnel pieno di luci, ma si accorse troppo tardi che oltre il bordo non c'era nessun vuoto, che quelle luci erano il riflesso delle stelle, che il vuoto era dentro di lei. Finì nell'acqua gelida e annegò.
  
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