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Autore: meuccio23    02/09/2015    1 recensioni
Gertrude è una donna ambiziosa, riuscirà a realizzare il suo sogno di fama?
Genere: Comico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gertrude era una donna arcigna, dalle sottili sopracciglia che si inarcavano fino a congiungersi sulla fronte perennemente corrugata. Vestiva in modo ricercato e nel suo guardaroba non c’era nessun capo che non fosse firmato: voleva distinguersi dalla mediocrità della massa. La sua figura filiforme spiccava anche in mezzo ad una folla e ogni mattina si ammirava allo specchio, compiaciuta della propria magrezza. Per restare in forma sottoponeva il suo esile corpo ad estenuanti digiuni e aveva eliminato i carboidrati dalla sua dieta. Gertrude amava indossare scarpe con i tacchi che la facevano sembrare ancora più alta nonostante non sapesse camminarci e barcollasse salendo i gradini all’ingresso della scuola. Più di una volta aveva perso l’equilibrio e se non fosse stato per il pronto intervento degli studenti sarebbe ruzzolata per le scale.

Il suo sogno era diventare una professoressa universitaria; era stanca degli studenti del liceo classico, erano solo dei damerini buffoni che ostentavano la posizione sociale dei propri genitori. Talvolta Gertrude faceva il suo ingresso nell’edificio fatiscente fantasticando di trovarsi di fronte a un pubblico colto e di insegnare loro i misteri della matematica, la perfezione dei numeri primi, il significato di ogni singola cifra. Trattava con disprezzo quei plebei ignoranti dei suoi alunni. All’inizio della sua carriera aveva provato a plasmarli a sua immagine e somiglianza ma quei ragazzini erano troppo superficiali per comprendere l’importanza della sua materia e la deridevano, dandole dell’esaltata. Una volta Gertrude, assalita dall’esasperazione, era scoppiata in lacrime davanti ai suoi studenti perché la ignoravano e trascorrevano le lezioni chiacchierando e scambiandosi messaggi con il telefonino.

Il preside l’aveva convocata, esprimendo il suo disappunto per quella reazione esagerata. Le aveva proposto di prendersi un periodo di riflessione ma Gertrude aveva declinato l’offerta sdegnata: lei avrebbe lottato per realizzare i suoi sogni. Anche se si era laureata con il minimo ed era stata bocciata diverse volte al liceo lei non era assolutamente una mediocre, anzi spiccava tra i colleghi per acume e ingegno. Il preside aveva soffocato a stento le risate e le aveva ribadito che c’erano state diverse lamentele da parte dei genitori dei suoi alunni a causa delle sue risposte brusche e per il numero di insufficienze che aveva dato in pagella. Gertrude si era difesa affermando che lei voleva solo il meglio per i suoi studenti. La conversazione era stata interrotta dall’arrivo di un bidello e la professoressa era rientrata in classe irritata. Come si permetteva quel presuntuoso del preside di offendere la sua intelligenza e mettere in dubbio il suo metodo d’insegnamento?

La mattina dopo, appena svegliata, Gertrude aveva aperto la sua casella di posta elettronica per controllare le e-mail e le era capitata una sorpresa inaspettata: un’università aveva risposto alla sua richiesta di assunzione. Aveva aperto il messaggio con dita tremanti, non poteva tollerare un ennesimo rifiuto. Aveva allegato il suo curriculum e l’aveva inviato a tutte le università della regione ma ben poche avevano risposto e tutte negativamente: era troppo giovane, non avevano cattedre disponibili, cercavano qualcuno con maggiore esperienza etc.. Ma questa volta era diverso.

Illustre rettore, le allego il mio curriculum e le chiedo gentilmente se c’è un posto disponibile adeguato alle mie competenze.

R.E. Egregia signora Gertrude Testa, abbiamo accolto la sua domanda di assunzione e la aspettiamo domani mattina alle 08:00 in sede centrare per il colloquio.

Gertrude era balzata in piedi per la gioia e aveva trattenuto a stento un urlo di esaltazione: il suo sogno stava per diventare realtà. Aveva scritto in fretta e in furia una lettera di dimissioni al preside del liceo: ora finalmente sarebbero finite le umiliazioni e le frustrazioni dell’insegnamento alle superiori. Le si prospettava un futuro brillante: avrebbe insegnato all’università. Si immaginava già a scrivere le pubblicazioni e a predicare in un’aula universitaria, con decine di studenti che pendevano dalle sue labbra e prendevano appunti. Si sarebbe occupata anche degli esami e nessuno si sarebbe mai permesso di contestare i suoi voti.

Gertrude trascorse la giornata nell’ansia e nell’eccitazione, pensando al giorno successivo. Avrebbe dovuto parlare con il rettore dell’università, sicuramente una persona alla sua altezza e dalla straordinaria intelligenza. Presto sarebbe stato un suo pari e lo avrebbe chiamato per nome: si sarebbe circondata di persone capaci che l’avrebbero capita e avrebbero saputo apprezzare il suo talento e le sue eccellenti capacità logiche. Già si figurava la sua nuova cerchia di amicizie colte costituita dai suoi futuri colleghi. Quel pensiero non la fece dormire, anche se era certa che il colloquio sarebbe andato benissimo, il rettore avrebbe di sicuro notato la sua preparazione e l’avrebbe assunta senza pensarci due volte.

La mattina dopo si presentò all’università alle 08:00 in punto. Era un edificio imponente che dominava l’area circostante e c’era un flusso ininterrotto di studenti che entrava con i quaderni sotto braccio. La struttura all’interno era ben diversa dal decadente liceo classico: era evidente la scrupolosa pulizia e i pavimenti luccicavano. Un uomo in giacca e cravatta le si avvicinò.

-Lei è la signora Gertrude?

-Si- rispose la professoressa con il cuore che le martellava in petto.

-E’ pronta per il nuovo lavoro? Michele le mostrerà tutto – disse indicando un uomo dietro una scrivania.

-Mi segua – disse questo.

L’uomo la condusse in un lungo corridoio e le indicò un mocio dall’aria malconcia e un secchio.

-Inizieremo da questa aula. Ha bisogno di aiuto?

Gertrude tirò un calcio al secchio, rovesciando l’acqua sul pavimento. 
   
 
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