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Autore: Lyris    04/09/2015    5 recensioni
«Ehi, sembra che tu voglia uccidere qualcuno» fece una voce. Sasuke si guardò intorno ma non vide nessuno. Che fosse uno scherzo di pessimo gusto? Perché quello non era proprio il momento.
«Sono qui» disse di nuovo la voce. Il principe abbassò gli occhi e vide un rospo che sporgeva a pelo d'acqua. Si trattenne dallo storcere il naso, disgustato.
«Perché hai quello sguardo come se volessi uccidere qualcuno?» gracchiò il rospo, visto che Sasuke non si decideva ad aprire bocca.
«Perché dovrei dirlo ad un rospo parlante?» rimbeccò il principe, irritato.
Perché è così che funziona nelle favole, pensò il rospo. Ma invece disse: «Magari potrei aiutarti».
Sasuke alzò un sopracciglio: «Morendo?»
Lyris torna con un'assurda parodia, mescolando la fiaba e il manga: con principi belli e tenebrosi, rospi parlanti e consigli per re-padri su siti alquanto stravaganti, vi lascia una storiella con la speranza di farvi sorridere!
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fugaku Uchiha, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Jiraya/Tsunade, Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Fiabe brevi che finiscono benissimo'
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Il principe ranocchio


Nei tempi antichi, in un regno lontano il cui nome è ormai perso fra le pieghe del tempo, c'era un re, Fugaku, cui la moglie aveva dato due bellissimi bambini: Itachi e Sasuke. Entrambi, crescendo, si erano rivelati essere ciò che più ci si aspetterebbe dai principi, tranne per il fatto che non vestissero mai di azzurro, non avessero i capelli biondi, le iridi dei loro occhi non fossero d'acquamarina, che non avessero interesse nel combattere per conquistare una donna, anzi, che fossero tutt'altro che bendisposti verso qualsiasi altra forma di vita e non cavalcassero nemmeno un destriero candido.

In effetti non avevano proprio nulla di principesco e questo era uno dei motivi per cui il re era caduto in depressione, sconfitto ormai all'idea di avere eredi. Perché, insomma, quale donna avrebbe mai accettato di sposare uno scorbutico, depresso, sociopatico, taciturno, misogino, ombroso ragazzo? Questo pensava, almeno fino a quando tra le giovani fanciulle del regno non era andata di moda la figura dell'uomo bello e impossibile. E Fugaku, nonostante si chiedesse ogni giorno “perché?” Aveva ringraziato la propria buona stella.

Ora, dovete sapere che vicino al castello del re c'era un gran bosco tenebroso e nel bosco, sotto un vecchio tiglio, c'era una fontana: durante il giorno, Sasuke, il più giovane dei figli del re andava nel bosco e sedeva sul bordo, ove passava le ore a rimurginare su cupi pensieri.
“Mio fratello Itachi mi ignora” pensava “non ha più tempo per me. Ovviamente è il preferito di nostro padre, perché è il maggiore ed erediterà il regno. Io mi sforzo tanto di fare una buona impressione e cosa ottengo? Nulla! Non sono mai abbastanza!”

E quando era stanco di deprimersi da solo, senza che nessuno l'ascoltasse, prendeva il kunai che aveva con se e si allenava. Un giorno era più irritato degli altri e mentre si esercitava, un insieme fastidioso di emozioni vorticava dentro, impedendogli di concentrarsi a dovere. La prossima volta, avrebbe dimostrato al padre la sua abilità e forse avrebbe riconosciuto che anche lui... Ma chi voleva prendere in giro?
«Non sarò mai alla sua altezza» sibilò frustrato, mentre lanciava l'arma contro il tronco più vicino. La rabbia gli impedì di prendere bene la mira e il kunai cadde nell'acqua della fontana.
L'acqua della sorgente era profonda, profonda a perdita d'occhio, e non riusciva a vedere il fondale. Il kunai sembrava scomparso. Sasuke quasi urlò per la frustrazione, ma si contenne. In quel momento, un insolito istinto omicida lo pervase.

«Ehi, sembra che tu voglia uccidere qualcuno» fece una voce. Sasuke si guardò intorno ma non vide nessuno. Che fosse uno scherzo di pessimo gusto? Perché quello non era proprio il momento.
«Sono qui» disse di nuovo la voce. Il principe abbassò gli occhi e vide un rospo che sporgeva a pelo d'acqua. Si trattenne dallo storcere il naso, disgustato.
«Perché hai quello sguardo come se volessi uccidere qualcuno?» gracchiò il rospo, visto che Sasuke non si decideva ad aprire bocca.
«Perché dovrei dirlo ad un rospo parlante?» rimbeccò il principe, irritato.
Perché è così che funziona nelle favole, pensò il rospo. Ma invece disse: «Magari potrei aiutarti».
Sasuke alzò un sopracciglio: «Morendo?». L'animale alzò gli occhi al cielo e scosse la grossa testa, sbuffando.
«Il mio kunai è caduto in acqua e non so come recuperarlo» ammise alla fine il ragazzo, sperando che in questo modo il rospo l'avrebbe lasciato in pace.
«Posso recuperarlo» rispose l'animale, dopo averci pensato un po' su «Ma cosa mi darai in cambio?»
«Ma che ne so, quello che vuoi, armi intarsiate di rubini, gioielli reali, le pietanze più deliziose, uno smartphone...»
«Non voglio niente di tutto ciò: se mi permetterai di essere tuo amico e tuo compagno di allenamento, seder con te alla tua tavola, mangiare dal tuo piatto d'oro, bere dal tuo bicchiere, dormire nel tuo letto: se mi prometti questo; mi tufferò e ti riporterò il kunai»
«...»
«Va bene anche solo sposarmi»
«...»
«Allora lo rivuoi il kunai si o no?»
«Non è un po' eccessiva come richiesta?»
«No»
«Vabbè, fai un po' tu. Avrai tutto questo» concluse Sasuke, mentre tra se e se pensava, ma questo se le sogna tutte queste cose, col cacchio che gliele concedo; appena mi porta il kunai lo infilzo e me ne torno a casa.
«Voglio la tua parola»
«Hai la mia parola, adesso va'» Santo cielo quant'è incontentabile e irritante.

Il rospo si tuffò nell'acqua e dopo poco riaffiorò con l'arma nella bocca. La sputò e quella cadde nell'erba. Lesto, Sasuke prese il kunai e cercò di infilzare l'animale, ma quello riuscì ad evitare il colpo balzò da un lato.
«Non mi pare che tra gli accordi ci fosse quello di uccidermi» fece il rospo, tra il rabbioso e il deluso.

Il principe per tutta risposta tornò all'attacco, ma l'animale si era ormai tuffato nell'acqua ed era sparito. Beh, almeno era riuscito a spaventare quella bestia orrenda. Leggermente più di buon umore, il principe tornò a palazzo e si dimenticò l'intera faccenda.

Il giorno dopo, quando si fu seduto a tavola con la famiglia reale e tutta la corte, mentre mangiava dal suo piatto d'oro - plitsch platsch, plitsch platsch - qualcosa salì balzelloni la scala di marmo, e quando fu in cima bussò alla porta e gridò: - Bastardo di un figlio di re, aprimi!
Fugaku gli lanciò un'occhiata a Sasuke e questi si chiese come mai avrebbe dovuto pensare subito a lui come al “bastardo” e non al fratello. Ma lasciò perdere ed andò a vedere chi c'era fuori, ma quando aprì si vide davanti il rospo. Cosa.
Allora chiuse precipitosamente la porta, e sedette di nuovo a tavola, irritato e basito insieme. Itachi si accorse che qualcosa non andava, e disse: «Perché sembra che tu voglia uccidere qualcuno?».
Non che lui non avesse mai questo istinto omicida, anzi, ma Itachi sentiva che stavolta, stranamente, non era diretto verso di lui.
«Non voglio uccidere qualcuno, solo qualcosa. C'è un rospo davanti alla porta»
Itachi alzò un sopracciglio, perplesso. Sasuke parve prendere un po' di calore sulle guance, mentre era fissato da padre, madre e fratello.
«Ieri mentre mi allenavo nel bosco vicino alla fonte è caduto il mio kunai nell'acqua. Un rospo me l'ha ripescata e poiché lo voleva ad ogni costo, gli ho promesso di diventare il mio compagno» qui Sasuke sentì un moto di disgusto «ma non avrei mai pensato che sarebbe uscito fuori dall'acqua. Adesso è qua fuori e vuole venire da me»
«Bastardo, aprimi!» si sentì gracchiare da fuori.
«Appunto»
Sulla tavola calò il silenzio per qualche secondo, poi il re esordì: «Quello che hai promesso devi mantenerlo». La moglie e i figli sbiancarono, guardandolo allibiti.
«Ma, caro...» cominciò Mikoto. Fugaku la zittì con un gesto della mano.
«Un reale mantiene sempre la parola data»
«Ma vi sembra questo il momento di dare insegnamenti?! Da dove avete preso queste citazioni, da ilrepadreperfetto.com?» esclamò Sasuke.
«Non voglio sentire altro» replicò Fugaku e a Mikoto parve che fosse arrossito leggermente. Allora Itachi cercò di far ragionare il padre.
«Forse non è il caso di dare un rospo in sposo a un principe, padre».
«Un Lannister paga sempre i propri debiti»
«Ma noi non siamo nemmeno Lannister! Ma che roba è poi?» si intromise Sasuke.
«Non trovare altre scuse, Sasuke, ti stai arrampicando sugli specchi!» concluse il padre, guardandolo duramente «ora vai ad aprire quella porta».
Quest'uomo è folle, pensò il principe, mentre si alzava da tavola e si dirigeva all'ingresso. Deglutì e aprì la porta.
«Era ora, bastardo» fece il rospo, entrando. Ignorò totalmente gli altri commensali e con un balzo si arrampicò sul bracciolo della sedia del principe. Sasuke esitò, ma quando vide lo sguardo di suo padre ammonirlo, si sedette anch'egli. Itachi guardò il rospo sottecchi. Forse se il mio fratellino lo bacia si trasforma in un principe, pensò. Poi realizzò cos'aveva pensato e si rimproverò.

Finito il pasto, ognuno si diresse verso le proprie camere. Sasuke procedette verso la propria e fu costretto ad aspettare il rospo, che con un balzò salì sulla sedia del suo scrittoio.
«Ti odio» cominciò il principe.
«Mi sa che siamo partiti con il piede sbagliato» fece il rospo, guardandosi intorno. A Sasuke sembrò intravedere della nostalgia negli occhi sporgenti dell'animale. La rabbia si accese nell'animo del principe.
«Certo che la tensione tra la vostra famiglia si taglia con un coltello. Dopotutto non parlate. Ma siete tutti sempre così taciturni?» ridacchiò il rospo «Io non riuscirei a stare zitto troppo a lungo perché ho molte cose interessanti da dire e c'è da dire che tu e tuo fratello non ve la passate male dovreste chiacchierare un po' di più sembrereste semplicemente più umani siete sempre così pallidi poi è strano non avevo mai visto pelle così bianca questa casa è fantastica tra parantesi alla fine non basterebbe così tanto forse prendere un po' di sole non farebbe male e poi parlare aiuta a creare rapporti umani ma gli unici rapporti che sembra che tu voglia costruire sono assassino brutale-vittima» l'animale continuava a blaterare. Allora Sasuke perse la pazienza, prese il rospo e lo lanciò contro la parete: «Adesso starai zitto, stupido rospo!».

Ma quando cadde a terra, non era più un rospo: era un bellissimo ragazzo, dai capelli color grano e gli occhi cielo. Sasuke rimase pietrificato.

«Dattebajo» sbottò il ragazzo, mentre si rialzava e Sasuke notò che era alto quanto lui «Non c'era bisogno tutta quella foga». Vedendo però che Sasuke continuava a guardarlo basito, il ragazzo si affrettò a spiegare.

Si chiamava Naruto e gli raccontò che un tempo era il principe di un regno lì vicino e i suoi genitori gli avevano assegnato come maestro un certo Jiraya. Ora, costui era un vecchio eremita molto saggio, ma perverso come pochi, tant'è che si era macchiato della terribile colpa di spiare la maga Tsunade mentre essa faceva il bagno, facendosi accompagnare dal suo ingenuo e innocentissimo allievo. La donna, accortasi della spia, era uscita dalla stanza e aveva scagliato la sua maledizione verso il vecchio guardone.
«Poiché sei un terribile pervertito,
io ti scaglio contro questo maleficio:
in un animale maledetto io ti trasformo,
affinché tu non ti guardi più intorno,
che sia un rospo la forma che assumi, perché... perché... agh, una rima con assumi... vabbè, TRASFORMATI!» e aveva lanciato l'incantesimo. Tale maleficio però non aveva colpito il giusto bersaglio perché Jiraya aveva pensato bene di farsi scudo con il corpo dell'allievo.
«Questa storia è assurda» lo interruppe Sasuke. Naruto lo guardò e poi scoppiò a ridere.
«Non dirlo a me» sussurrò e continuò a raccontare.
Tsunade l'aveva guardato atterrito e subito aveva tentato di cambiare la situazione, invano. Aveva lanciato allora un altro incantesimo.
«Affinché tu possa finalmente tornare umano,
devi concedere a qualcuno di darti una mano
perché l'incanto venga totalmente spezzato...
ehm... contro il muro dal tuo sposo devi essere lanciato!»
Jiraya e Naruto l'avevano guardata allibiti.
«Ma sei impazzita?! Non potevi cercare qualcosa di più semplice?! Devo essere lanciato contro un muro dal mio sposo, ma ti sembra normale?» aveva strillato Naruto. Tsunade aveva fatto spallucce.
«Non trovavo una rima migliore. Oramai il danno è fatto» aveva glissato così la questione e se n'era andata, lasciandosi dietro un Jiraya divertito e un Naruto disperato.

Una volta che il ragazzo terminò il racconto, un silenzio non troppo imbarazzato calò su di loro. Sasuke lo guardò: sembrava proprio un principe, con gli occhi azzurri, i capelli biondi e quel maledetto sorriso che gli illuminava il viso. Sasuke sentì gli angoli delle proprie labbra arricciarsi, ma si trattenne. Mantenne stoicamente la famosa faccia da poker stile Uchiha e decise che avrebbe dovuto avvertire qualcuno della faccenda.
«Ti accompagno da mio padre» disse infine. Naruto strabuzzò gli occhi.
«Non sarà un po' presto per presentarmi ai tuoi? Insomma, ci siamo appena conosciuti» disse.
Sasuke digrignò i denti, altro che principe, quello era solo un idiota.

Non fecero in tempo a uscire dalla stanza che Fugaku comparve davanti a loro. Guardò Naruto, poi Sasuke, poi di nuovo Naruto. Per evitare fraintendimenti, il principe mise le mani avanti: «Padre, questo era il rospo che...»
Gli occhi di Fugaku Uchiha si illuminarono.
«Eccolo, finalmente! Il figlio che ho sempre desiderato! Un principe azzurro degno di questo nome!» disse entusiasta il re «Vi do la mia benedizione. Ora vado» concluse lapidario.

Sasuke vide il padre sparire svoltando in fondo al corridoio. Lui e Naruto rimasero sulla soglia della porta a fissare il vuoto che aveva lasciato il re.
«Tipo strano tuo padre, eh?» tossicchiò Naruto. Sasuke sospirò e annuì: «Ma non come il mio maestro, quello era fissato con i serpenti» ricordò, facendo una smorfia.
«Tsunade con le lumache» disse l'altro rientrando nella stanza e sedendosi sulla sedia. Sasuke soffiò qualcosa che avrebbe dovuto somigliare a una risata e si sedette sul letto, poco distante dall'altro ragazzo.
«E questo l'hai imparato spiandola dal bagno?»
«No, affatto, sono un galantuomo io» rise Naruto.
«Tranne per quanto riguarda riportare i kunai smarriti nelle fontane» rimproverò Sasuke, con tono leggero e scherzoso.
«Che ci vuoi fare, i principi belli e dannati sono il mio punto debole»

Quando Itachi decise di terminare le sue letture, si stiracchiò e uscì dalla sua stanza. Attraversò il corridoio e si risolse di andare a trovare il fratellino, sperando di consolarlo vista la tremenda situazione in cui si era cacciato. Arrivò davanti alla stanza di Sasuke ed esitò un attimo, poi socchiuse la porta. Itachi sgranò gli occhi. Davanti a lui uno spettacolo impensabile: il suo fratellino che sorrideva, sorrideva!, e chiacchierava con un completo sconosciuto che sembrava essere uscito da una fiaba. I due non si erano accorti di lui, così chiuse la porta, prese un bel respiro e ritornò in camera. Poi realizzò: non c'era traccia del rospo nella stanza. Questo significava che... Itachi scosse la testa, allibito e disgustato. Quella sera, il suo fratellino avrebbe dovuto raccontargli parecchie cose.


 

Fine.

Ah, no, non è vero.


Tsunade e Jiraya sospirarono sollevati all'unisono.
«Per fortuna, certo che ha avuto culo» disse la donna, continuando a guardare dentro la sua sfera di cristallo i due ragazzi che parlavano.
«Avresti potuto inventarti qualcos'altro e risparmiarci tutta la fatica» ribatté l'uomo.
«Tranquillo, era tutto calcolato» rispose Tsunade, piccata e inspettita. Jiraya la guardò.
«Si, certo, come no. E io non ho sbirciato mai nel bagno delle donne». Tsunade arrossì.


 

Fine. Stavolta lo è, lo giuro!


 

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Fugaku Uchiha si concesse un sorriso e chiuse il computer.

 

Fine.
E vissero tutti felici e contenti.

 

Note di Lyris:
Aiuto. Spero che la storiella ti abbia fatto divertire, scriverla lo è stato per me. Se hai avuto la straordinaria voglia di leggerla, mi piacerebbe che tu lasciassi un commentino! Alla prossima ;)

 
  
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