-Accio coltello- sussurri, gli occhi spiritati che sembrano uscirti dalle orbite. Sei pienamente consapevole di quanto stai per fare, ma già mentre pronunci l'incantesimo che hai imparato ad eseguire senza bacchetta tanti anni fa-il ricordo di te e James che demolite mezza cucina nel tentativo di riuscire a padroneggiare l'incanto ti ritorna alla mente come ad impedirti di andare avanti-le lacrime si fanno sentire. La Signora Grassa non ti ha lasciato entrare, e ti giochi l'ultima carta: ti avvicini alla tela, fai scorrere la lama di piatto sulla pelle del piccolo rinoceronte accanto a lei. Reprime un brivido di terrore, coraggiosa fino all'ultimo come i membri della Casa di cui protegge l'entrata. -Fammi entrare- dici, ma la tua voce vacilla, non sei sicuro di poterlo fare. Ma quando, per l'ennesima volta, ti risponde con un secco no, non ci vedi più e inizi a colpire furiosamente la tela. Lei scoppia a piangere, e tu senti le lacrime scendere sulle tue guance, mentre ti fermi e la supplichi di lasciarti entrare. Pigola “no” ancora una volta, ma anche tu sei allo stremo, e apri un lungo squarcio sulla tela, sperando disperatamente che si arrenda, perché fa quasi più male a te che a lei quest'ultimo sfregio fatto a quella che è l'unica vera casa di entrambi. E lasci cadere il coltello, mentre corri via, verso il settimo piano, verso quella stanza che è diventata il tuo rifugio all'interno del castello. Mentre ancora il pianto della Signora Grassa risuona nei corridoi vuoti, varchi la porta della Stanza delle Necessità, il cui interno, per ironia del destino, è uguale in ogni dettaglio alla Torre nella quale stanotte hai tentato di entrare con ogni mezzo.