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Autore: ThorinOakenshield    07/09/2015    5 recensioni
La Compagnia di Thorin Scudodiquercia si ferma un attimo per far riposare i pony. Nel frattempo, Bilbo si addentra in un boschetto e...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Bofur, Gandalf, Thorin Scudodiquercia
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Salve salvino! ^_^
Era da tempo che volevo scrivere questa one shot, solo che ho trovato la voglia – e il coraggio – appena adesso.
Vi avverto che l’ho scritta con l'unico scopo di far scappare un sorriso o una risata al lettore ed è completamente senza senso.
Spero che vi piaccia. Non ho messo l’avvertimento OOC, nel caso dovessi inserirlo, ditemelo pure ^^.
Un bacio!
Lucri :)
 
Magical berries
 
Le avventure, tutto sommato, non sono poi così male. Questo aveva erroneamente pensato Bilbo prima che si fossero inoltrati nelle Terre Solitarie.
Certo, non sono poi così male… se il sole splende nel cielo, si canta, si raccontano storie e non piove a dirotto! Pensò lo hobbit con fastidio, mentre le gocce di pioggia cadevano fitte sul suo capo, inzuppandogli il cappuccio verde che gli aveva prestato Dwalin.
I nani erano di pessimo umore e avevano sì e no degnato lo scassinatore di uno sguardo. L’unico che parlava tutto il tempo era Gandalf. Bilbo non poté fare a meno di domandarsi come facesse ad essere sempre così di buonumore.
Il pony del signor Baggins era stanco, infatti inciampava ogni due per tre sui sassi.
Insomma: peggio di così non poteva andare. Almeno aveva all’improvviso smesso di piovere.
“Ci accampiamo momentaneamente qui per far riposare i pony.” La voce di Thorin Scudodiquercia distrasse Bilbo dai suoi pensieri.
Bombur saltò allegramente giù dal suo pony. “Ottimo! Non vedevo l’ora di mettere le mani su un bel prosciutt… ahia!”
Il capo della Compagnia aveva chiuso il baule sulle mani del grasso nano. “Abbiamo poche provviste, devono bastarci per i prossimi giorni. Nessuno tocchi il cibo: o vi abbuffate inutilmente adesso, o morite di fame l’indomani. Scegliete voi.” Il tono di Thorin era velenoso: il brutto tempo l’aveva messo decisamente di cattivo umore; non che con il sole fosse la persona più gentile e simpatica della Terra di Mezzo, per carità!
Inutile dire che lo hobbit si sentì sprofondare nel terreno e maledisse Scudodiquercia almeno mille volte nella sua testa, anche se comprendeva le sue ragioni. Dopo aver sbuffato sonoramente, Bilbo si accomodò su un masso, pensando per l’ennesima volta al suo comodo buco-hobbit.
“Una sala piena d’oro, ti dico!” Dwalin stava parlando con Fili, gesticolando tutto il tempo. Sembrava che volesse aggredirlo, mentre voleva semplicemente scambiare serenamente quattro chiacchiere con il giovane nano. “Peccato che quella bestia se ne sia impossessata!”
“Ma davvero il drago è così grande come ci ha sempre raccontato zio Thorin?” Kili si intromise nel discorso. I suoi occhi brillavano di eccitazione, come se non avesse visto l’ora di affrontare Smaug.
Dwalin lo guardò per un attimo in silenzio, per creare un po’ di suspense. “Molto di più, ragazzo!” rispose a bruciapelo, digrignando i denti e fingendo di avere gli artigli. Ritornò con la mente a quando Fili e Kili erano piccoli e lui li raccontava dell’arrivo del drago; finiva sempre che i due bambini si mettevano a piangere, spaventati a morte… e Dwalin si beccava il consueto mestolo sulla testa da parte di Dis per aver spaventato i suoi pupilli.
In ogni caso, Bilbo non ce la faceva più di ascoltare la descrizione del drago. Cosa mi è passato per la testa quando sono partito per quest’avventura? Quindi si alzò e si diresse verso un boschetto lì vicino.
 
Draghi sputafuoco grandi come montagne? No, non fanno per me. Ancora angosciato dal racconto di Dwalin, Bilbo Baggins camminò in mezzo agli alberi, rilassato da quell’improvviso silenzio.
Il morale dello hobbit tornò leggermente su quando egli posò gli occhi su delle bacche rosse attaccate a un albero. Se non ricordava male, quelle erano le stesse bacche che trovava nella Contea, andava spesso a raccoglierle perché avevano un sapore delizioso. Non ci pensò due volte e ne mangiò una. Il sapore era leggermente diverso da quelle che mangiava lui di solito, ma non erano meno buone, anzi.
Lo hobbit decise di raccoglierne un po’ anche per i suoi amici, almeno si sarebbe reso utile, visto che erano tutti affamati ma non potevano neanche sfiorare le provviste. Fatto ciò, Bilbo divorò avidamente altre bacche.
“Mastro Baggins, sei qui?”
Riconoscendo quella voce severa, il signor Baggins sgranò gli occhi e, quando il grande Thorin Scudodiquercia lo sorprese con la bocca sporca di rosso, si sentì come un bambino colto mentre sta combinando qualcosa di grave.
Il nano teneva entrambe le mani sui fianchi e sembrava che stesse lanciando fiammate con gli occhi, in quel momento ridotti a due fessure.
Perché mi guarda così? Si chiese terrorizzato Bilbo. Che ho fatto di male? Non le ho neanche toccate le provviste!
“Dobbiamo ripartire, mastro scassinatore.” Finalmente Thorin si decise ad aprire bocca, infatti il piccoletto stava cominciando ad avere ansia, visto che lo stava fissando senza dire niente. “Avete poltrito abbastanza.”
“P… perdonami Thorin, è c… che stavo raccogliendo queste bacche.” Con la mano tremante, il signor Baggins mostrò al nano le bacche che teneva sul palmo.
Scudodiquercia le guardò con sufficienza.
“Sono molto buone,” continuò impacciato Bilbo, “ho pensato che sarebbe stato carino raccoglierle per tutti voi, visto che molti hanno fame.”
“Dammi!” ruggì il nano afferrando ciò che lo scassinatore gli stava mostrando.
Lo hobbit aveva preso un colpo, infatti aveva trattenuto a stento un gridolino di terrore e per poco non era caduto a terra.
In realtà anche Thorin aveva fame, quindi non aveva esitato di fronte a quei frutti dal colore invitante. Il re in esilio masticò il cibo con aria critica, mentre Bilbo lo osservava interdetto: quel nano sarebbe stato capace di prendersela con lui solo perché le bacche non erano di suo gradimento.
Alla fine il nano fece un’espressione soddisfatta e il cuore del piccoletto si fece più leggero.
Il leader dei nani non perse tempo in chiacchiere e si avviò verso la Compagnia, senza aggiungere parola. Bilbo Baggins lo seguì e si sentì inaspettatamente strano; dentro di sé avvertiva il bisogno di dirgliene quattro a Thorin per come lo aveva trattato, ma non ne sapeva il motivo.
Dall’altra parte, il nano si stava pentendo per il comportamento brusco che aveva tenuto con lo scassinatore del gruppo.
 
I nani e lo stregone erano già pronti per ripartire. I pony avevano riposato abbastanza, a parere di Thorin.
I nostri eroi stavano chiacchierando tranquillamente fra di loro, quando ognuno di essi si concentrò sullo hobbit e sul re: il primo aveva l’aria offesa e furibonda, mentre l’altro sembrava misteriosamente mortificato.
Bofur non ci fece molto caso e si avvicinò sorridente a Bilbo. “Ehi, Bilbo!” esclamò. “Mentre eri andato chissà dove ho composto una nuova melodia col clarinetto, vuoi sentirl…”
“Ho fame e sono stanco. Per me, il tuo clarinetto, puoi anche infilartelo in quel posto” lo interruppe scorbutico lo scassinatore, facendo restare tutti a bocca aperta: solitamente era sempre educato e gentile con tutti.
Bofur sgranò gli occhi più volte, allibito, mentre Gandalf si riprese subito dallo stupore, visto che aveva cose ben più importanti a cui pensare. “Thorin,” disse lo stregone, “riterrei saggio andare dagli elfi. Abbiamo una mappa che non riusciamo a leggere, Elrond potrebbe aiutarci.”
I nani si tapparono le orecchie: era vietato, anzi, vietatissimo pronunciare la parola elfi dinanzi al Re sotto la Montagna. Presto l’avrebbero sentito gridare.
Con grande sorpresa dei suoi amici, Scudodiquercia sorrise e rispose con garbo: “Ma certo.”
I vari membri della Compagnia levarono le dita dalle orecchie e si scambiarono un’occhiata confusa: era il loro capo quello che avevano davanti? Persino Gandalf era rimasto senza parole!
“Mi fido del tuo giudizio, io sono solo un povero nano senza patria. Sicuramente tu sei molto più saggio di me” disse con modestia Thorin, cosa molto strana da parte sua.
Lo stregone aveva ancora la bocca leggermente aperta, stava guardando il nano come se fosse stato un miraggio. Qualcosa non quadrava, anche l’atteggiamento di Bilbo non lo convinceva. Spostò lo sguardo sullo hobbit: stava litigando col pony perché gli causava allergia. Notò una goccia rossa accanto alle sue labbra. Senza dare una sola parola di spiegazione, Gandalf il Grigio raggiunse il signor Baggins e gli prese il mento tra le mani.
Bilbo lo guardò indignato. “Che stai facendo?” scattò cercando di liberare il suo viso dalle mani di quel vecchio. “Cosa sono tutte queste confidenze? Io sono Bilbo, figlio di Bungo, Re sotto la Collina!”
Re sotto la Collina? Che stava blaterando quel matto di uno hobbit?
Dopo aver esaminato con cura la goccia che Bilbo aveva sulla faccia, lo stregone gli mollò il mento e sbuffò guardando il terreno. “Proprio come sospettavo…” disse a voce non abbastanza bassa da non essere udito dai nani, i quali lo circondarono e gli chiesero a cosa si stesse riferendo. Gandalf guardò ognuno di loro negli occhi. “Bilbo e Thorin hanno mangiato delle bacche con delle singolari proprietà magiche; in poche parole: chi le mangia assumerà il carattere della prima persona che vedrà dopo il pasto.”
“E quanto dura l’effetto?” chiese curioso Oin. Non aveva mai sentito parlare di queste particolari bacche ed, essendo un medico, gli interessavano questi argomenti.
“Dieci ore.”
Fili e Kili si scambiarono un’occhiata furba. “Ma va benissimo!” disse quest’ultimo. “A me e a Fili va di lusso: avere lo zio buono e tranquillo per dieci ore è un sogno che diventa realtà!”
“Parlate per voi!” brontolò Bofur, attirando tutte le attenzioni su di sé. Dopodiché indicò lo hobbit e disse: “Io devo sopportare per dieci ore questo qui!”

   
 
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