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Autore: F a i r    07/09/2015    1 recensioni
E se la storia che conosciamo, non sia la vera storia? Se ci fossero avvenimenti di cui ignoriamo l'esistenza o se alcune azioni avessero altri moventi?
La storia di Naminé e Roxas forse non è proprio come ce l'hanno raccontata. O forse sono io che ho sempre voluto che fosse così.
"Alzò il capo e disse al suo migliore amico: «Stalle accanto e prenditi cura di lei, d'accordo?»
La sua era quasi una supplica. Dai suoi occhi traspariva una preoccupazione che non sarebbe dovuta esistere in un Nessuno.
Axel rimase sorpreso dal tanto affetto che Roxas aveva per Naminé.
«Sta' tranquillo» promise. «Lo farò»."

PS: Alcune scene che troverete esistono davvero in KHII, mentre altre sono completamente inventate. Enjoy (:
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel, Naminè, Roxas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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Chapter XIX: Atterraggio brusco
Viaggiare con Sora fu davvero divertente.
Aveva quasi dimenticato cosa significasse avere degli amici e passare del tempo con loro; anche se Sora a dire il vero era più di un amico.
Sarebbe stato difficile da spiegare se glielo avessero chiesto, ma si sentiva legato a Sora in maniera indissolubile.
Il loro perenne peregrinare per i mondi era ricominciato e insieme avevano vissuto tante avventure. Quello che Roxas non riusciva a spiegarsi, però, era il motivo per cui non si fossero precipitati al Castello di Xemnas appena avevano saputo da Axel che Naminé e Kairi erano in pericolo.
Gli sembrava come se nessuno avesse davvero compreso la gravità della situazione ma non voleva intromettersi nelle decisioni del gruppo. Insomma, era l'ultimo arrivato!
Avevano appena lasciato uno dei mondi da visitare, quando il ragazzo decise di avvicinarsi a Sora e domandargli cosa avesse in mente.
«Sora, posso parlarti?» chiese avvicinandosi alla zona comandi della gummiship.
Il bruno alzò gli occhi un po' sorpreso da quella richiesta, ma acconsentì con un sorriso. «Dimmi pure». Gli fece segno con la mano di sedersi accanto a lui.
«Vorrei chiederti come mai non ci siamo ancora diretti nel Mondo Che Non Esiste per cercare Nam e Kairi» disse Roxas sedendosi al posto del pilota in seconda.
Sora rimase in silenzio per qualche secondo e Roxas suppose che fosse perché stesse per spiegargli che la situazione era diversa che quella che si era immaginato.
«Ho pensato che seguire l'istinto e cadere nella loro trappola non sarebbe stato saggio» cominciò Sora. «Mentre invece proseguire con il nostro viaggio come se non fosse successo nulla li avrebbe innervositi e attirati fuori dalla loro tana».
Abbastanza ingegnoso ammise Roxas fra sé.
«Vuoi prima eliminarli uno ad uno per trovarti faccia a faccia con Xemnas?» chiese.
«Esatto!» rispose Sora. «E direi che la cosa ha funzionato: abbiamo eliminato Xaldin al Castello della Bestia e poi ci è mancato per eliminare anche Xigbar, non ti pare?»
«Si, sono d'accordo» acconsentì il biondo. «Ma non funzionerà con tutti» ammonì.
«Che intendi?» chiese Sora non comprendendo a pieno il senso delle sue parole.
«Intendo dire che avresti potuto chiedermi che tipi fossero, prima di tentare questo piano, non ti pare?» lo canzonò.
Sora sentendosi ripetere le sue stesse parole, cambiò espressione. Se fino a quel momento si era sentito un grande genio del male, ora osservava Roxas in attesa di nuove informazioni. Gli mise il broncio per qualche secondo per poi chiedere con un rinnovato sorriso: «Beh campione, sentiamo, chi possiamo attirare fuori dalla tana?»
Roxas restò per un attimo spiazzato, non credeva che gliel’avrebbe chiesto così su due piedi. «Beh vediamo di fare un po' il quadro della situazione: Xemnas è vivo e suppongo anche che goda di buona salute; Xigbar era alla Terra dei Dragoni giusto perché Xemnas ce lo ha mandato a pedate, altrimenti non uscirebbe mai dal castello; Xaldin è morto, Vexen per fortuna è morto, Lexaeus è morto - peccato era simpatico quando parlava -, Zexion è morto...». Cominciò a contarli sulle dita e si sentì stringere il cuore ripensando ad Axel.
Restò in silenzio una frazione di secondo finché non concluse: «Mancano all'appello: Saix, Luxord, Demyx… Marluxia e Larxene, purtroppo».
Il ragazzo si rabbuiò in volto, rimproverandosi di aver dimenticato due come quelli. Si ritrovò a pensare che Axel doveva essere così esausto anche per colpa loro, ma quando lo sguardo ricadde su Sora non poté fare a meno di sorridere.
Il bruno era rimasto ad osservarlo per qualche secondo con un'espressione non troppo intelligente che sembrava dire: e quindi?
«Quindi credo che la caccia sia finita, visto che quelli rimasti non usciranno dal Castello di Xemnas nemmeno se ci impicchiamo» concluse Roxas notando il volto ebete dell'amico.
«Aww, mi hai rovinato il piano!» esclamò Sora quando capì dov'era andato a parare il discorso. «Allora cosa proponi di f-…? »
D'improvviso si sentirono strattonare e il pannello dei comandi della gummiship prese a lampeggiare e suonare a sirene spiegate.
Sentirono un urlo imprecatorio di Paperino che stava inciampando e Pippo cercava di non cadere come un birillo.  «Gawsh, cosa è successo?» chiese ad alta voce anche se nessuno aveva una risposta.
«Comandi in avaria, comandi in avaria» ripeteva la voce automatica pacata e snervante come sempre. «Stiamo precipitando, impatto previsto fra trenta secondi.»
Sora, che era caduto in avanti, cercò con tutte le sue forze di rimettersi in piedi e riprendere quel poco che restava dei comandi della nave.
Roxas invece era scattato vicino al pannello di controllo per cercare di capire il motivo di tutto quel trambusto. Osservò la serie di spie che lampeggiavano cercando di comprendere il loro significato, finché non fu attirato ad una più grande delle altre che indicava una zona della nave. «Siamo stati colpiti da qualcuno!» esclamò sorpreso. «La zona destra della nave è praticamente sparita!»
«Al momento non mi interessa molto, Rox!» gli rispose Sora con voce forzata. Reggeva il timone con entrambe le mani e con tutto ciò non riusciva a fargli assumere la posizione che voleva. «Vieni a darmi una mano, piuttosto!»
«Dieci, nove, otto...» continuava imperterrita la voce metallica.
Sora forzò ancora il timone finché non gli rimase in mano e fu sbalzato malamente indietro.
«Tre, due, uno».
Un boato riempì l'aria tranquilla di quella che sembrava essere una strana foresta piuttosto colorata.
Quando la polvere sollevata dall'impatto si diradò e il rumore si acquietò, si alzarono lenti mugugni doloranti.
«Aah...» borbottò Roxas che si era ritrovato a gambe all'aria con la schiena incastrata fra due blocchi della gummiship.
«Ragazzi!» sentì esclamare da Sora, che sembrava si trovasse dall'altro capo della nave. «State bene?» chiese. La sua voce rimbombò un po' nel silenzio della foresta, che lentamente stava riacquistando i suoi consueti rumori.
«Dove credi siamo finiti?» chiese invece Roxas che con enorme fatica stava cercando di rimettersi in posizione eretta. Sentì il corpo dolere e ogni muscolo tirare nel tentativo di riprendere la propria attività.
Sora si guardò intorno mentre aveva già aperto la bocca per rispondergli, ma di rese conto solo in quel momento di non aver mai messo piede in quel luogo prima di allora. «Non lo so» fu costretto a rispondere e cominciò a guardarsi intorno attirato dagli strani colori che li circondavano.
Si rimisero lentamente in piedi un po' doloranti. «Non siamo mai venuti qui, yuk» notò Pippo mentre si avvicinava ai ragazzi insieme a Paperino.
«Già...» confermò Sora con la sguardo perso. Visitare un nuovo mondo era qualcosa che lo entusiasmava, ma arrivarci così all’improvviso non era di certo una bella esperienza!
«Credo che dovremmo ripartire subito» suggerì Roxas dopo alcuni minuti di silenzio.
Sora sembrò svegliarsi da un trance e ritornare alla realtà senza aver capito una parola.
«Dofremo criparare la nafe!» ricordò Paperino e quella notizia non fu esattamente consolatoria per il povero ragazzo biondo.
«E nel frattempo esploriamo la zona!» esclamò Sora che invece sembrava al culmine della gioia. Aveva già mosso i primi passi, quando si era accorto di non essere seguito dai compagni. «Ehm, ragazzi?»
Decisero che in un posto come quello nessuno avrebbe tentato di rubare una gummiship in quello stato, perciò si addentrarono nella boscaglia.
«Mai vista vegetazione come questa...» commentò Roxas mentre camminavano. Poi notò che Sora si era fermato e si guardava intorno con circospezione.
«Qualcosa non va?»
Sora sibilò di restare in religioso silenzio perché aveva sentito un rumore e anche Roxas si mise in guardia. Non ebbero il tempo di capire cosa stava succedendo che Roxas si ritrovò un enorme peso addosso.
«Ma è fantastico!» esclamava. «Una forma di vita a base di carbonio è venuta a salvarmi, finalmente!»
Roxas non comprese il senso delle sue parole, né perché quell’essere fosse così contento di vederli. Quello, invece, proseguì il suo sfogo di gioia: «io voglio abbracciarti, stritolarti...» e in breve il ragazzo di ritrovò stritolato in un abbraccio che dava di ferraglia.
«Va bene, va bene, fermo» disse con fare spiccio mentre tentava di toglierselo di dosso. «Lasciami andare» proseguì, ma l’essere non ne voleva proprio sapere di ascoltarlo e continuava a blaterare. «Lasciami andare!» disse allora Roxas con più insistenza e finalmente gli parve di essere ascoltato.
Quello, che finalmente Roxas capì essere un robot, si ricompose.
«Scusa, scusa, scusa» disse con più riverenza. «E’ che, vedi, mi hanno abbandonato qui da così tanto tempo che, insomma… la solitudine è anche piacevole - non dico mica di no -, ma per mille megabyte dopo cento anni… ti saltano i circuiti!» urlò cominciando a cambiare voce a più riprese. Nel frattempo si era riavvicinato e si era appoggiato sulla spalla del biondo.
Roxas gli lanciò un’occhiata: forse non aveva capito che non doveva toccarlo?
Il robot non sembrava essersi accorto della presenza degli altri e sobbalzò quando Sora gli rivolse la parola.
«Tu sei… un robot!» esclamò il bruno mentre gli occhi gli brillavano. «Non ci credo, un robot che parla da solo!»
«Ehm, sì, io mi chiamo...» rispose il robot. «Il mio nome è...»
Tutti restarono in attesa un po’ sbalorditi e cominciarono a fissarsi fra loro e rivolgere occhiate al tipo che non sembrava tanto giusto di testa.
«BEN!» esclamò poi, quando tutti ormai avevano perso le speranze. «Ma certo, B.E.N.! Biointelligenza ElettroNumerica, e tu sei?».
Sembrava essersi di nuovo rivolto a Roxas e nessuno riuscì a capirne il motivo.
«Roxas» rispose il ragazzo.
«Oh, che piacere conoscerti, Roxie!»
«Mi chiamo Roxas» puntualizzò il ragazzo.
«Comunque!»
«Senti, andiamo un po’ di fretta, la nostra nave è in frantumi e...»
«Ora che ci penso non siete i primi con una nave in frantumi da queste parti. Una volta… Oh, cielo! Mi avevano mandato a cercare aiuto perché avevano visto che stavate arrivando!» esclamò il robot.
«Chi?!» chiese Sora spalancando gli occhi.
«Venite, presto!»
B.E.N. non sembrò molto intenzionato a dare spiegazioni e cominciò a correre in modo sconnesso per quello strano bosco.
«Andiamo, potrebbe cacciarsi nei guai» suggerì Roxas e tutti furono d’accordo.

Seguirono in lungo e in largo il robot finché non raggiunsero una strana caverna piena di cianfrusaglie e B.E.N. parve cadere nello sconforto.
«Non ci sono più! Mi hanno abbandonato!» si stava disperando.
«Non prenderla male» disse Sora tentando di consolarlo. «Avranno avuto un imprevisto e non hanno potuto avvisarti!»
«E’ impossibile» spiegò B.E.N. «Il capitano era ferito, non avrebbero potuto muoversi...»
«Non avevi detto che avevano bisogno di aiuto?» chiese allora Pippo.
Roxas era rimasto in silenzio ad ascoltare la conversazione, mentre analizzava la zona circostante. La caverna era dotata di una grande apertura che permetteva di osservare l’esterno. A qualche centinaio di metri sopra le loro teste era sospesa una grande nave e il ragazzo di domandò come facesse a restare sospesa a mezz’aria.
«Wow, ma quella è una nave pirata!» esclamò sbalordito.
«Oh, pirati! Non parliamo di pirati, per carità, non mi piacciono!» partì B.E.N. dimenticando in apparenza la domanda di Pippo. «Mi ricordo il capitano Flint, aveva un carattere pessimo!»
«Chi è il capitano Flint?» chiesero Sora e Roxas all’unisono. La storia cominciava a farsi interessante.
«Per quanto mi riguarda soffriva di turbe caratteriali» proseguì il robot ignorando di nuovo le domande. «Io non sono uno psicanalista, per carità, ma SE FACCIO DISCORSI SCONNESSI DITEMELO!»
I ragazzi si scambiarono un’occhiata perplessa: il robot continuava a non rispondere alle loro domande e, da quel che ne avevano potuto capire, c’era qualcuno in difficoltà.
«Quindi… cosa ci fanno dei pirati qui?» ritentò Sora.
«Pirati… qui…» balbettò B.E.N. e sui suoi occhi si dipinse un’espressione di estrema concentrazione che poi lasciò spazio al terrore. «I miei amici sono stati rapiti dai pirati! Cercano un tesoro enorme, i-i-io ricordo... ».
Cominciò di nuovo a balbettare e i fili che pendevano dalla sua testa mandavano leggere scariche elettriche, forse alla ricerca di informazioni che non c’erano più.
Roxas, per la prima volta da quando aveva un cuore, si sentì inquietato e dovette sforzarsi molto per mantenere la calma.
«Il baricen-wsjkn del meccanis-hmn… e poi c’era una porta, grande… che si apriva e si chiudeva e ne passavano delle bruttissime creature… che aggredivano chiunque incontrassero e Flint…»
Di ciò che disse dopo, il gruppo non riuscì a capire più nulla e B.E.N. cominciò ad agitarsi in preda ad un conflitto di informazioni.
Appena sentite nominare le bruttissime creature, Roxas si sentì invadere da un brutto presentimento. Gli Heartless sono qui pensò.
«Sono dati INACCESSIBILI! ERRORE, ERRORE!» aveva preso ad urlare il robot nel frattempo e Roxas, non riuscendo a controllare bene la tempesta di emozioni che aveva cominciato ad invaderlo, lo colpì con uno schiaffo senza quasi accorgersene.
Sora gli rivolse uno sguardo sorpreso, ma quando tornò a guardare il robot poté constatare che avesse funzionato.
Per Roxas quel gesto si rivelò liberatorio e fu sufficiente a scaricare la tensione che quelle notizie gli avevano procurato.
«Chi sei tu?» chiese il robot fissandolo con sguardo indagatore.
«Buono, buono, che dicevi delle orrende creature?» chiese Sora concitato.
«Io dico che sei Larry» sentenziò B.E.N.
«I-il baricentro del meccanismo, il capitano...» suggerì Roxas.
«Sc-cusate, ma la m-mia memoria non è più quella di una volta» rivelò. «Io ho perso una rotella, eh sì, ho proprio perso una rotella! Non è che l’avete trovato voi, vero?»
Cominciò a tastare nelle felpe di entrambi nella speranza di trovare qualcosa. Poi indicò il retro della sua testa, da dove pendevano i fili scollegati. «Il mio pezzo mancante, il mio circuito primario di memoria?»
«Senti B.E.N…» riprese Roxas. «Dobbiamo salvare i tuoi amici, ricordi?»
Il robot restò per un attimo sovrappensiero. «Certo, andiamo!» concluse. «Venite, sono sicuro di sapere dove li hanno portati!»
Il gruppo si scambiò ancora sguardi perplessi e Sora fece spallucce prima di incitare tutti a seguirlo.

Camminarono abbastanza da perdere il senso del tempo.
A lungo andare il paesaggio risultò ripetitivo e B.E.N. non sembrava avere la minima intenzione di stare un momento zitto.
Qualche Heartless di tanto in tanto si frapponeva lungo il loro cammino, ma il lavoro di squadra di Sora e Roxas non dava loro vita lunga e presto non se ne diedero più pensiero.
Anche la voce del robot cominciò a mischiarsi con i rumori d’ambiente e ben presto Roxas si ritrovò a pensare a tutt’altro.
Il suo pensiero tornava costantemente ad Axel, alla sua sorte e a Naminé imprigionata nelle grinfie del loro peggiore nemico.
«Hai una vaga idea di dove stiamo andando?» chiese quando cominciò a sentire i piedi doloranti.
Il robot non parve sentirlo ma interruppe la sua andatura e ammutolì.
Gli occhi del gruppo furono presto puntati verso una compagnia abbastanza numerosa che si guardava intorno sul limitare di un precipizio. Dall’abbigliamento e dai modi impiegarono poco a capire che si trattava dei pirati.
«Jim è vivo!» esclamò B.E.N. ma Paperino provvide subito a zittirlo.
Quel robot ci farà morire tutti pensò Roxas fra sè.
Dai componenti cominciarono a sollevarsi mugugni di disapprovazione quando, con sorpresa di tutti, comparve un portale oscuro e ne emerse un uomo incappucciato con un soprabito nero.
Roxas sobbalzò e sentì un moto d’ira che controllò a stento.
Chi poteva essere uscito dalla tana?
Non ne era sicuro, ma i movimenti e la corporatura cominciarono a far convergere i sospetti su un solo componente.
Bastò un altro secondo di osservazione per esserne certo: ecco una carta che si muoveva veloce e apriva un grande portale triangolare.
«E’ Luxord» sibilò e la cosa non lo rincuorò affatto.
Aveva sperato per un istante che si trattasse di Demyx così da poterla sbrigare in fretta, ma le sue speranze non erano cresciute più di tanto: Demyx non era tagliato per quel tipo di lavoro.
«C’è da preoccuparsi?» chiese Sora voltandosi a guardarlo.
«Dipende da quanto non sopporti giochi di prestigio» rispose Roxas senza distrarsi. I pirati superarono il portale e subito si sentirono grida di gioia: dovevano aver trovato il tesoro. «E’ un illusionista e non fa altro che scappare per farti finire in trappola» continuò il biondo. «Io lo trovo insopportabile».
~ • ~
 
Salve a tutti! Perdonate la lunga attesa, ma spero che dopo questo capitolo sia ripagata ^^"
Vi esorto a farmi sapere cosa ne pensate della storia e soprattutto informarvi su cosa non vi piace.
A presto :3
   
 
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