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Autore: Izayoi_1    08/09/2015    2 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~“Qualunque cosa ci avesse riservato il destino, mi immaginavo
 sdraiato a letto al suo fianco alla fine della giornata”.
Nicholas Sparks
La fine dell’inverno portò via con sé quella spiacevole parentesi che troppo a lungo e troppo pesantemente aveva accompagnato la vita di Eva e Richard. Ma il cambiamento verso il miglioramento, il ritorno al loro Eden di pace non fu una cosa lenta, qualcosa a cui servì del tempo per riaggiustarsi. Era accaduto che dopo l’ultima furiosa lite che era finita per ritrovarli a fare l’amore sul divano, tutto era cambiato, fu quella la valvola di sfogo, il punto a capo che serviva ad entrambi. Infatti, magicamente, appena avevano aperto gli occhi da quel sonno così profondo e stancante (un sonno che sembrava come averli curati da quelle ferite), i due innamorati erano tornati a stringersi, prima di poter scendere dal letto ci impiegavano anni, perché fermati sempre dai baci dell’uno e dell’altro, e persino il loro colorito, che in quel periodo era stato pallido, quasi grigio, era tornato roseo e salubre. E si sa, dopo aver rischiato di perdere le cose a noi più care, ci si gusta ogni attimo in più, ogni seconda possibilità che ci è stata data.
Eva si trovava in redazione come sempre, tamburellando le dita sulla scrivania e non perdendo mai di vista l’orologio, voleva uscire, correre da lui, si sentiva come una bambina al primo innamoramento ma se quello significava essere perennemente felici e con il sorriso radioso, allora si, era un’adolescente di quattordici anni innamorata del ragazzo più grande di lei con la giacca di pelle e una copia di Cime Tempestose nascosta nello zaino.
“Coraggio Eva ancora tre minuti e poi schizzi fuori dall’ufficio”.
Alzò gli occhi al cielo per l’esasperazione e per ingannare quei centottanta secondi che la dividevano dalla libertà sistemò qualche foglio ribelle che sbucava dai fascicoli sulla sua scrivania.
Aperta la porta dell’uscita respirò l’aria aperta a pieni polmoni, il freddo, l’umidità e quell’odore di pioggia in lontananza in quel giorno le erano veramente mancati e con passo deciso si incamminò alla fermata della metro salutando i suoi colleghi.
Aspettava la metro con pazienza, mentre quasi saltellava sul posto dall’impazienza ma cercava comunque di non farsi prendere per matta dalle persone che le stavano intorno.
“è felice signorina?”, la domanda le arrivò alle orecchie inaspettatamente e la fece voltare automaticamente verso l’uomo che l’aveva pronunciata.

Adorava quando faceva quell’espressione un po’ persa, in quei momenti perdeva l’aria da ragazza matura e risoluta e sembrava una bambina. L’aveva guardata da lontano dal momento che era arrivata nella metro, non perdendola mai d’occhio e i suoi sorrisi, le sue movenze, gli avevano impedito di stare con la bocca chiusa e alla fine gliela aveva dovuto chiedere. L’espressione smarrita durò la frazione di un attimo, giusto il tempo di individuare la fonte dalla quale proveniva la voce e poi arrivò uno di quei suoi sorrisi per la quale vale la pena attendere. Quei sorrisi spontanei, che mettono in bella mostra tutti i denti e fanno alzare gli zigomi per la loro ampiezza.
Era lui, l’uomo che aveva conosciuto e che ora aveva ritrovato. Bello nei suoi pantaloni aderenti, elegante nel suo cappotto, che lo sapeva, il colletto sarebbe stato impregnato di quell’odore che lei si sentiva sempre addosso, sui capelli, tra le mani, negli angoli più disparati dei vestiti e per la casa.
“Sei qui, mi hai trovata”.
Eva non seppe nemmeno quando il cervello avesse dato il segnale alle sue gambe di muoversi, eppure si ritrovò tra quelle braccia, a guardare quell’uomo dalla barba ben curata e a trenta centimetri di differenza.
“Avevi forse qualche dubbio? Non lo hai ancora capito che ti troverei sempre?”.
Richard le carezzo la guancia fredda e rimase per un lungo momento a guardarla in silenzio, senza smettere di sorridere.
“E comunque, signorina, lei non mi ha ancora risposto. È felice?”.
Eva rise sotto i baffi stando al gioco degli estranei.
“Vorrei risponderle signore ma io non la conosco e non do confidenza agli sconosciuti, in più il mio fidanzato è molto geloso”.
“Una bella ragazza come lei fidanzata? Che spreco, potrebbe avere chiunque voglia. Ci pensi bene.”.
“Beh obiettivamente, ora che mi ci fa pensare non ha torto, potrei conoscere altre persone, frequentarle, uscirci. Credo che seguirò il suo consiglio”.
Mai fu più difficile per Eva trattenere il sorriso, mentre lei si atteggiava a seria e disincantata, Richard sbarrava gli occhi dall’ansia e maledicendosi per l’idea che le aveva messo in testa.
“Non pensarci nemmeno a farti venire questa idea furfante, vuoi che ti chiuda in casa e che io mi ritiri dal lavoro per sorvegliarti?”.
Era troppo forte di lei, la risata uscì forte e cristallina, mentre si perdeva tra le braccia di lui che cercava di cacciare quell’immagine dalla sua testa. Eva gli prese il viso tra le mani e lo fissò seria.
“Richard Armitage, tutti gli uomini del mondo non fanno nemmeno la metà di te. Abbiamo avuto il nostro periodo buio ma penso che ci abbia aiutato a far maturare la storia, a renderla meno imperfetta e più reale, con i nostri giorni si e quelli no, con le nostre paure e gelosie, anche questo mi piace…e in più amo quando sei geloso di me”.
Si baciarono lì davanti a quel vagone che era già partito da un po’, ma infondo cosa importava, erano già nel posto in cui volevano stare.

Richard passava molto tempo immerso tra copioni e prove, del provino che aveva fatto, l’audizione che gli avrebbe potuto cambiare la vita, non si sapeva ancora nulla, il progetto era importante e i tempi per esaminare al meglio tutti gli attori che si erano proposti erano lunghi. Ad Eva non ne aveva fatto parola, voleva farle una sorpresa e non poteva negarlo, lo faceva anche per lei, per poterla strappare da quell’ufficio e portarla in giro per il mondo con lui, darle tutto ciò che lei desiderava. Si trovava ad Oxford Street, ingannando l’ora di pausa al teatro e passeggiare per quelle vie in Primavera gli era sempre piaciuto, i turisti, le ragazze allegre con enormi buste degli acquisti, quella leggerezza che faceva bene all’animo, lontana dai pensieri. Camminava distrattamente, non prestando reale attenzione alle vetrine che lo circondavano ma una l’attirò particolarmente. Richard rimase per lunghi minuti ad osservare quel singolo oggetto che lo aveva attirato, tra la tentazione di entrare o rimanere fuori la porta.
“Lo faccio, oppure lascio stare?”.

Aprile era arrivato di volata, cacciando prepotentemente Marzo e spingendo la natura a riprendere il suo posto. Eva si trovava immersa tra le coperte, la sera prima lei e Richard avevano fatto tardi insieme a degli amici e ringraziò ogni divinità presente sulla terra per la creazione del weekend. Si trovava in quella fase dove si ha un minimo di veglia ma che se si viene un po’ cullati ci si riaddormenta all’istante. Il profumo di Richard era presente in ogni angolo della stanza, accompagnato però da un leggero odore di birra, versata sul pantalone di lui a causa della sua sbadataggine patentata. Ripensò sorridendo leggermente alla serata passata, ai baci dati davanti gli amici di lui, alle carezze, al braccio intorno le spalle, tutto, anche una battuta o uno sguardo, per indicare che lei era sua. Così Eva ripiombò tra le braccia di Morfeo che fu più che lieto di accoglierla.
Richard preparava tutto con mani tremanti e movimenti silenziosi, era uscito di casa molto presto sperando che la fidanzata non si svegliasse. Nonostante fosse un uomo grande e grosso, l’equilibrio non era la sua dote migliore e ci impiegò molto tempo, molte attenzioni ma ci guadagnò un infarto scampato, per salire una rampa di scale. Aveva lasciato tatticamente la porta socchiusa, così da non dover fare rumore e incappare in spiacevoli risvegli e spiegazioni. Filò tutto liscio e quando aprì la porta il minuto corpo della giovane si muoveva tranquillamente. Richard sospirò profondamente.
Eva si svegliò, qualcosa l’aveva disturbata, un movimento l’aveva mossa e le aveva fatto aprire gli occhi. Richard le apparve seduto al margine del letto, con un sorriso pacato e un po’ tirato sulle labbra e vestito di tutto punto. Eva si mise seduta stropicciandosi gli occhi e cercando di capire il perché lui era vestito e non l’aveva svegliata.
Nel vederla stropicciarsi gli occhi si rilassò, amava quel suo lato da bambina che veniva fuori nei gesti più semplici.
Osservando bene il letto, Eva notò un vassoio tra i due.
“Thè alla menta, succo d’arancio, marmellata, cosa devi farti perdonare Armitage?”.
Improvvisamente la ragazza si ritrovò affamata e l’unico suo desiderio era aprire la delicata scatolina di carta rosa che confezionava i suoi muffin preferiti.
“Diciamo che ho molto da farmi perdonare ma non lo sto facendo per questo, lo sto facendo per dirti grazie, per dirti quanto tu sia fondamentale per me e di come io faccia tutto non per me ma in funzione tua”.
La voce dell’uomo era seria, bassa e roca e i suoi occhi erano fissi su un punto non preciso della stanza, perso in chissà quale pensiero che non le stava rivelando ma che riguardava lei.
Eva sorrise, improvvisamente imbarazzata e improvvisamente priva di parole, come le capitava sempre in quelle situazioni. Così per dimostrargli la sua gratitudine prese la scatolina contenente il muffin e si concentrò sulla sua apertura.
Il cuore di Richard batteva forte, tanto forte da fargli male, tanto forte da temere che gli uscisse dal petto.
Eva armeggiò con quell’aperura che aveva sempre odiato, pregustando già il sapore agre del limone del dolce sulla lingua, di certo quella era la sorpresa più bella della sua vita. Ma quando aprì la scatola qualcosa le fece spalancare gli occhi e ritirare la mano, qualcosa le fece sparire ogni pensiero dalla mente e lasciarla allibita. Le ci volle un lungo momento per riacquistare un minimo di battito cardiaco e con mani tremanti prendere il dolcetto tra le mani, facendo attenzione a non farlo cadere. Lo guardò e lo riguardò, sentendo le lacrime scenderle calde e rigarle le guance. Infatti, incastonato tra la pasta del muffin spuntava un elegante anello d’oro bianco con un diamante centrale. Eva si toccò gli occhi bagnati e tra le lacrime vide Richard per aspettava impaziente un suo cenno.
“Riuscirai mai a non farmi piangere?”.
Eva rise tra il pianto, un po’ impacciata. L’uomo tolse il gioiello dal dolce e con delicatezza le prese la mano, gliela guardò un momento e infine le mise l’anello all’anulare della mano sinistra, le baciò delicatamente la mano e le asciugò le lacrime.
“Se sono lacrime di gioia, beh, allora voglio vedertele ogni mattina”.


ANGOLETTO DELL’AUTRICE
Strano ma vero sono riuscita ad aggiornare così presto ma volevo spiegare un po’ di cose. Richard ha attraversato un momento difficile dopo la verità nascosta di Eva, si sentiva tradito dalla persona a lui più cara e nonostante la volesse a tutti i costi con lui voleva fargliela pagare un pochino, ripagarla con la stessa moneta, diciamo. Mentre Eva aveva questo atteggiamento remissivo perché sapeva che la colpa di tutta quella situazione era stata lei, anche se non lo aveva fatto di proposito.
Adesso i nostri cari protagonisti si stanno riappropriando della loro storia insieme e stanno anche acquisendo maggiore confidenza, quindi la lite ha avuto un piccolo risvolto positivo, farli uscire da quella fase di timidezza presente in tutte le storie e li ha messi sui binari della realtà.
Spero che vi sia piaciuto e grazie molte a chi legge e chi commenta.

 

   
 
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