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Autore: 5inque    08/09/2015    7 recensioni
Louis, 23enne annoiato, conosce in una chat Har, una ragazza dagli occhi verdi. All'inizio i due non si sopportano, ma col tempo cominceranno ad apprezzarsi. Har però è sempre molto vaga e Louis capisce che non è del tutto sincera. Ma su cosa? Non sa niente di lei, non sa nemmeno com'è il suo viso. Sa solo che ha gli occhi più belli che abbia mai visto.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cosa ci faccio in questo posto sconosciuto al mondo?

Ma, soprattutto, perché vago senza meta per le vie di questo paese con una maglia sportiva enorme in mano nella speranza di rivedere quella persona?

Dovevo essere completamente impazzito la sera precedente per decidere di intraprendere quel ‘viaggio’. O forse Liam mi aveva semplicemente drogato di nascosto, non vedevo altra soluzione.

*

“Pizzaaa!” urlai davanti alla porta ancora chiusa della casa di Liam.

Avevo le mani occupate dai cartoni e non potevo suonare il campanello, quindi gridare per farmi notare mi sembrò la soluzione più adatta.

Il mio migliore amico aprì la porta con uno sguardo severo: “Sono le dieci di sera, Tommo, che cavolo ti prende? I vicini si potrebbero svegliare, hanno tutti una certa età...” cominciò a sgridarmi, ma prontamente lo scansai e mi intrufolai nel salotto, ignorando ogni singola parola che stava uscendo dalla sua bocca.

Mi accomodai sul divano più vicino alla televisione e cominciai a mangiare la mia pizza, guardando Liam con un sorriso di sfida. Sapevo che mi voleva troppo bene per arrabbiarsi seriamente con me e, se potevo, ne approfittavo sempre nei modi più diversi. Anche in quel caso mi perdonò subito e sbuffando si accomodò vicino a me portando anche un paio di lattine di birra.

“Sembri di buon umore, oggi” osservò.

Feci finta di niente e continuai a fissare lo schermo della tv, sperando di non ritornare sull'argomento per l’ennesima volta.

Da quando infatti qualche giorno prima, ormai in preda al bisogno di sfogarmi con qualcuno, gli avevo rivelato di Harry Styles, della sua lettera e dei miei - come chiamarli? - sentimenti confusi per lui, non la smetteva un secondo di chiedermi chiarimenti su ogni singola cosa. Per fortuna si era dimostrato la persona saggia e comprensiva che avevo sempre pensato che fosse e quindi alla fine il fatto che avessi una specie di cotta per un altro ragazzo non lo sconvolse, anzi. Mi aveva addirittura confessato che un po’ lo aveva immaginato, dal momento che non avevo mai cercato un legame serio e duraturo con le ragazze, ma solo semplice sesso occasionale senza sentimenti di mezzo. In ogni caso, da allora, non mi trattò diversamente dal solito come invece temevo: era solo preoccupato per me e non voleva che soffrissi. 

Questo ragazzo ha un cuore d’oro, pensai mentre mi sporsi in avanti per prendere la mia lattina di birra sul tavolino di fronte a me.

“Oggi ho fatto leggere la lettera a Sophia, sai?” buttò lì con finta naturalezza Liam, sbirciando con la coda dell’occhio la mia reazione.

Arricciai le labbra e sbuffai un “E quindi?”, evitando il suo sguardo. Avevo dimenticato di avergliela lasciata per fargli studiare le parole di Harry e decidere per me se stesse mentendo o se fosse il caso di dargli una seconda possibilità.

“E quindi mi ha raccontato una cosa, uhm, interessante, non appena ha letto il nomignolo con cui Styles ti chiama… Louis Holmes” disse piano, ma con uno sguardo luminoso.

Mi voltai a fissarlo, spazientito. “Entro l’alba, Payno.”

Rise per la mia reazione e continuò: “Va bene, va bene. Hai presente quando Sophia è andata a quel colloquio di lavoro nel Cheshire, qualche mese fa?”

Annuii, già annoiato dal discorso. Non volevo sentire parlare della sua ragazza e delle sue infinite doti, non in quel momento almeno.

“Bè, mi ha raccontato che per raggiungere quel posto si era persa per stradine di campagna, finendo in un paese che si chiamava... oddio, Louis, sei pronto?” chiese non riuscendo più a trattenere l’entusiasmo.

Lo guardai come se fosse impazzito. Ma che gli prendeva?

“Spara” gli dissi, ormai troppo curioso.

“Holmes Chapel! Holmes, capisci? Potrebbe essere la parola chiave!” esclamò euforico.

Oddio.

Presi subito il telefono per controllare che non mi stesse prendendo in giro e che quel paese esistesse sul serio prima di elaborare un pensiero di senso compiuto. Digitai ‘Holmes Chapel’ su google e sì, Liam mi aveva davvero detto la verità.

“E’ a nemmeno a un paio di ore da Doncaster, tanto vale tentare… no?” sussurrò il mio amico vedendo la mia espressione diventare sempre più seria.

Sospirai, fissando lo schermo del telefono come in trance.

“Io… io non so cosa fare, Liam. Mi ha mentito, si è preso gioco di me per tutto questo tempo… Dici che dovrei perdonarlo lo stesso?” chiesi esitante.

“Tommo, quello sta solo a te deciderlo, ma... secondo me almeno un tentativo dovresti farlo. Sembrava sincero nella lettera e, se proprio vuoi non pensarci più e chiuderla qui, il modo migliore è affrontarlo per un’ultima volta” disse appoggiando gentilmente una mano sulla mia spalla.

Tutto sommato aveva ragione. Lo guardai con un mezzo sorriso per ringraziarlo e continuai a mangiare la mia pizza, fissando la televisione senza nemmeno concentrarmi su quello che veniva trasmesso, ormai perso nei miei pensieri.

Nemmeno due ore dopo tornai a casa con la scusa di avere mal di testa: ormai avevo deciso - forse anche complice la troppa birra bevuta - ma dovevo assolutamente fare ricerche per trovare la strada più corta per arrivare a Holmes Chapel.

Holmes Chapel. Sbuffai. Chiamarmi Louis Holmes era stato davvero un pessimo indizio: come pensava che ci potessi arrivare? Era un paese pressoché sconosciuto e circondato dalla campagna, era stato quasi un mezzo miracolo averlo scoperto, sempre ammesso che fosse davvero Holmes la parola chiave.

Stampai la cartina e mi sdraiai sul letto soddisfatto: sarei partito l’indomani e lo avrei cercato dappertutto e, se la fortuna fosse stata dalla mia parte, l’avrei anche trovato. In realtà non sapevo se perdonarlo, se insultarlo o cos'altro fare con lui, ma sentivo il bisogno di rivederlo e chiarirmi una volta per tutte le idee sui miei sentimenti.

Mi addormentai sollevato e allo stesso tempo agitato, forse avrei rivisto Harry Styles e sapevo perfettamente che, in sua presenza, non rispondevo delle mie azioni. Poteva succedere di tutto e non ero mai stato tanto spaventato.

*

Forse stavo sbagliando ogni cosa, forse lui non abitava nemmeno lì, ma in fin dei conti non potevo andarmene proprio in quel momento, non dopo aver fatto due ore di auto ed essermi perso svariate volte.

Dopo un giro panoramico del paese ed un pranzo veloce in un piccolo bar, decisi di chiedere aiuto a qualche passante, sperando di trovarne uno che conoscesse Harry e che sapesse indicarmi la sua casa. Mi guardai intorno, ma non vidi nessun suo coetaneo: quel posto era popolato da vecchi. Per fortuna mi ricordai improvvisamente che la sua famiglia gestiva una panetteria e, date le scarse dimensioni del paese, era probabile che fosse anche l’unica. Adesso trovarlo sarà molto più semplice, mi convinsi facendo un respiro profondo e imponendomi di rimanere calmo. 

Mi avvicinai ad un signore anziano e, dopo avergli chiesto informazioni, mi indicò subito la strada da seguire per arrivare a destinazione. Non ci volle molto per raggiungerla, ma quello che mi stava aspettando non era decisamente a mio favore: una targhetta attaccata alla porta del negozio informava che questo sarebbe rimasto chiuso per tutto il weekend. Dovevo aver sicuramente fatto qualcosa di molto brutto in una vita passata per meritarmi tutta quella sfiga, non c’era altra spiegazione.

Non seppi più cosa fare, stavo quasi per arrendermi. Mi sedetti sconsolato su una panchina lì vicino e aspettai che mi venisse un’idea geniale su come risolvere quella situazione di stallo, incantandomi a guardare un cartellone pubblicitario. La scritta al suo fianco, chiaramente opera di qualche ragazzino che si riteneva trasgressivo, catturò subito la mia attenzione:

“Il finocchio canterino si esibirà al pub del centro questo sabato pome! Andiamo là in molti e tiriamogli addosso qualke schifezza!”

Il mio cuore perse un battito alla consapevolezza che, forse, il ‘finocchio canterino’ in questione era proprio il mio Harry. Sentii la rabbia crescere sempre di più dentro di me: com'era possibile che esistesse ancora gente tanto limitata mentalmente? Che la loro vittima fosse Styles o un altro ragazzo, non mi importava: sarei andato lì e avrei evitato che succedesse qualcosa di brutto, con le buone o con le cattive. Era una questione di principio.

Cominciai a correre verso il centro di quel minuscolo paese e vidi l’unico pub esistente a pochi metri da me, una voce melodiosa si sentiva a malapena provenire dall'interno del locale. Mi fiondai dentro senza nemmeno pensarci, pregando una qualche divinità di non cacciarmi troppo nei guai.

La luce all'interno era debole e mi guardai intorno cercando di non dare troppo nell'occhio: persone di ogni genere e età erano sedute al bancone o ai tavoli, un palco improvvisato si trovava dall'altra parte della stanza e una persona particolarmente familiare dai capelli lunghi e ricci stava accordando una chitarra e nel frattempo scherzando con una testa bionda di spalle.

Il mio cuore impazzì nel momento esatto in cui capii che era proprio lui: Harry Styles viveva davvero a Holmes Chapel e io l'avevo appena trovato. 

Come l'ultima volta in cui lo vidi alla stazione, mi bloccai, preso dal panico. Non sapevo cosa fare. Dovevo forse raggiungerlo e vedere chi riusciva a parlare per primo? E se mi avesse chiesto del perché mi trovassi lì? Come gli avrei potuto rispondere? La paura prese del tutto il sopravvento e mi nascosi sedendomi ad un tavolino che si trovava in un angolo poco illuminato del locale, ordinando una birra e continuando a sbirciare Harry con la coda dell'occhio. Diventava ogni volta più bello, com'era possibile? Appoggiai distrattamente la maglia che ci eravamo scambiati e che avevo promesso di restituirgli sulla sedia di fianco a me. Nel frattempo il ragazzo aveva ricominciato a cantare già da qualche minuto, ma preso com'ero dai miei pensieri, persi quasi metà canzone.

“Seems like these days I watch you from afar,
just trying to make you understand:
I'll keep my eyes wide open,
I'll keep my arms wide open.”

Dio, che voce meravigliosa, pensai incantato a fissarlo e ad ascoltarlo. Quella canzone aveva una melodia dolcissima ed ero pronto a scommettere tutto che fosse anch'essa una sua creazione.

“Don't let me...
Don't let me...
Don't let me go,
'cause I'm tired of feeling alone.”

Forse era a causa delle mie manie di protagonismo, ma in quel momento ero davvero convinto che quella canzone fosse stata scritta per noi due - mi ricordava troppo alcune parti della lettera che mi aveva scritto - e la consapevolezza mi rese gli occhi lucidi. 

Sul serio, Louis?, mi sgridai mentalmente. Da quando ero diventato così sensibile?

Ero così assorto dalla canzone che solo dopo un po’ mi accorsi del branco di ragazzini rumorosi che era appena entrato nel pub. Li osservai bene e non mi sembrarono particolarmente minacciosi. Forse non sono nemmeno loro i bulletti della scritta sul cartellone, pensai finché non li vidi ridere tra di loro e indicare con uno sguardo di disgusto Harry. Senza nemmeno riflettere, mi alzai per raggiungerli, cercando di rimanere di spalle rispetto al palco per evitare di farmi riconoscere.

“Hey ragazzi, che si dice?” mi rivolsi a loro cercando di sembrare disinvolto.

Mi squadrarono da capo a piedi e assunsero un’espressione di scherno. “E tu che cazzo vuoi? Non ti abbiamo mai visto da queste parti” disse quello che sembrava il più grande del gruppo.

Mi stavano già dando sui nervi, con quel loro atteggiamento da immaturi. “Infatti non vivo qua. Sono solo venuto a trovare Harry, è un mio caro amico. Voi invece che ci fate in un pub? Non dovrebbe essere vietato far entrare i bambini?” dissi serio, fissandoli uno per uno negli occhi.

Si guardarono tra di loro, per poi scoppiare in una risata canzonatoria. “Omioddio, non ci credo, un altro frocio come lui! Non pensavo ce ne fossero così tanti al mondo, è un’invasione!” disse sempre il solito, avvicinandosi sempre di più a me con l'intenzione di intimidirmi. Come se mi potessi spaventare di fronte ad un ragazzino.

Lo spinsi lontano, non con troppa forza, ma con abbastanza da fargli capire che non era il caso di scherzare con me.

“Adesso uscite e ve ne andate a casa vostra a prendere la poppata del pomeriggio. Quando sarete cresciuti fatemelo sapere” dissi a metà tra il sarcastico e il severo.

“Altrimenti che ci fai, finocchio? Ci tiri addosso dei coriandoli arcobaleno? Sai che paura…” rise un altro alzando la mano per ricevere il cinque dai suoi compari, convinto di aver appena fatto la battuta del secolo.

Contai mentalmente fino a dieci per calmarmi ed evitare di prenderli a pugni in faccia, non era il caso di abbassarmi al loro livello: non volevano altro che una rissa e non li avrei di certo accontentati. Decisi anzi di prenderli in giro: se volevano usare i soliti stupidi luoghi comuni sui gay, allora perché non assecondarli?

“No, meglio ancora” dissi assumendo una posa e un tono leggermente effeminati. “Siete davvero molto carini e il vostro culo è così invitante, ragazzi” affermai gesticolando in maniera esagerata e sorridendo nel vedere i loro sguardi diventare sempre più terrorizzati, “e giuro che se osate fare qualcosa di brutto o anche solo parlare male di Harry Styles ve la dovrete vedere con me e guardarvi alle spalle. Letteralmente” aggiunsi con malizia per poi terminare vittorioso con “Ma non temete, forse vi piacerà anche.”

Risi tra me e me perché tra un “Che depravato!” e un “Che schifo!” uscirono tutti di corsa per poi scappare lontano dal pub: li avevo cacciati via senza nemmeno sfiorarli, non poteva andarmi meglio di così.

“Bella mossa, Louis! Non li ho mai visti così spaventati” si congratulò con me una voce allegra alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e mi rilassai non appena vidi Horan davanti a me, con un’espressione meravigliata stampata sul volto.

Capitano” lo salutai scherzosamente, dandogli un leggero pugno sul braccio.

Mi sorrise con fare complice e cominciò a tempestarmi di domande. “Vedo che alla fine hai scoperto dove abita! Dio, era ora. Sono troppo contento! L’hai perdonato, vero? Non sai che sorpresa, quando ti ho riconosciuto! Harry lo sa che sei qua?”

Lo interruppi prima che potesse dirmi qualcos'altro. “Ehi, ehi, calma, prendi fiato. No, non lo sa che sono qua e vorrei che, una volta tanto, tu tenessi la bocca chiusa” lo minacciai fulminandolo con gli occhi, sapendo ormai che razza di pettegolo fosse.

“Ma perché? Non sai quanto sarebbe felice di vederti, non fa altro che parlare di te, scrivere canzoni su di te, è ossessionato! Fa quasi paura!” disse guardandomi fisso con occhi sgranati.

Gli risi in faccia, aveva un’espressione troppo comica. “Tu fai quasi paura, Horan! Prenditi una camomilla e rilassati. Sono già in ansia per conto mio e non mi stai aiutando a farmela passare” scherzai, andando a sedermi di nuovo al mio tavolino.

Mi raggiunse di corsa, sedendosi di fronte a me e ostacolando la mia visuale di Harry. “Se non sei qua per perdonarlo, allora che sei venuto a fare?”

Presi un respiro profondo, decidendo le parole più adatte da usare. “Senti, Niall, non lo so nemmeno io, okay? Non è semplice per me ammettere quello che provo per lui come se niente fosse, ma non pretendo che tu mi capisca. Ti chiedo solo di non fare la spia e di lasciarmi il mio tempo. Sono qui, è già qualcosa. Adesso è il mio turno, sta a me fare la seconda mossa e se ricevo pressioni - come ora, con te che mi guardi con quegli occhi imploranti - non se ne fa niente.”

Sbuffò e annuì in silenzio, voltandosi a guardare il suo amico. Dopo qualche secondo, però, ricominciò a parlare: “Anche questa canzone l’ha scritta pensando a te, sai?”

Lo ignorai e prestai attenzione al testo, imponendomi di non commuovermi come avevo fatto prima.

“My heart, your heart,
sit tight like book ends.
Pages between us
written with no end.
So many words we’re not saying.
Don’t wanna wait till it’s gone,
you make me strong.”

Che esagerato, pensai mentre un sorriso mi si stava involontariamente formando sul volto.

“I’m sorry if I say, I need you,
but I don’t care, I’m not scared of love.
‘Cause when I’m not with you I’m weaker,
is that so wrong? Is it so wrong?
That you make me strong.”

Finì in quell'istante di cantare, comunicando al ‘pubblico’ che la sua esibizione era finita e che era il turno di un altro esordiente. Io e le poche persone all'interno del locale gli applaudimmo sinceramente: era stato davvero bravo e con quell'ultima strofa mi aveva fatto diventare gli occhi lucidi, di nuovo. Io, Louis Tomlinson, lo rendevo forte.

Lo vidi alzarsi dalla sua postazione e cercare con lo sguardo il suo amico.

Merda.

Presi il biondo per la manica del suo maglione e lo trascinai con me fuori dal pub, obbligandolo a coprirmi per quel breve tragitto.

“Che stai facendo, sei impazzito?” mi chiese una volta fuori, notando il panico che si era impossessato di me.

“Me ne devo andare. Non dirgli niente, per favore” lo supplicai prima di allontanarmi verso una stradina secondaria e lasciarmi quel posto alle spalle.

Mi fermai all'improvviso, sentendo una voce - la sua voce - che chiamava preoccupata Niall. Ritornai velocemente sui miei passi, sbirciando da lontano quel meraviglioso ragazzo. Mi sembrava ancora impossibile che uno come lui si fosse preso una cotta per uno come me. Che senso aveva? Non ero particolarmente bello, né affascinante e non riuscivo proprio a capire cosa ci trovasse di interessante in me.

Dell’irlandese, comunque, nessuna traccia. Sembrava sparito. Ma dov’è andato?, mi domandai seguendo Harry di nascosto. Era il mio turno, questa volta sarei stato io a pedinarlo. Lo vidi scrivere distrattamente un messaggio e continuare per la sua strada, guardando a destra e a sinistra in cerca del suo amico, quando sentii qualcuno afferrarmi il polso.

Mi voltai e mi resi conto che era Niall. “Si può sapere che stai facendo? L’hai lasciato da solo, ti sta cercando!” lo sgridai.

“Hai dimenticato la sua maglietta dentro! Tieni” disse porgendomela.

Rimasi fermo, notando il suo sguardo diventare sempre più spazientito. “Non capisci proprio niente, Louis. Cosa ci fai ancora qua? Vai a parlarci!” disse spintonandomi in avanti.

Lo guardai male, non riusciva proprio a farsi gli affari propri. Dopo tutto, però, forse aveva ragione. Cosa stavo facendo? Mi stavo nascondendo e stavo pedinando una persona come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Dovevo comportarmi da adulto, una volta tanto. Mandai via Horan, pregandolo di lasciarci soli e lui ubbidì contento, salutandomi con un sorriso a trentadue denti.

Ora o mai più, pensai mentre mi avvicinavo sempre di più a Harry.

Gli passai di fianco, prendendoci incontro e dandogli una spallata così forte da fargli quasi perdere l’equilibrio. Si voltò spaventato, per poi diventare sorpreso e incredulo non appena si rese conto di chi gli si trovava di fronte.

“Oops” dissi fingendomi dispiaciuto, fissandolo bene negli occhi per la prima volta. 

Ah, quegli occhi, avrei potuto perdermici dentro.

Si rilassò leggermente, sussurrando un impercettibile e timido “Ciao”, mentre nel frattempo continuava a passarsi la mano tra i capelli e ad abbassare lo sguardo a terra.

“Ovviamente non ho fatto apposta, credo sia stato il destino a farmi sbattere contro di te” lo presi in giro, ricordando che lui aveva proprio parlato di ‘destino’ una delle volte precedenti in cui ci eravamo scontrati.

Riuscii a strappargli una risata e finalmente ritornò a guardarmi negli occhi, ma ancora niente: nessuna parola uscì dalla sua bocca.

Non mi stava facilitando le cose. Voleva che fossi io a parlare, voleva sapere il motivo per cui mi trovavo lì, di fronte a lui e con la sua maglietta sportiva in mano. Gliela porsi, facendo finta che non fosse importante. “Avevo promesso che te l’avrei restituita un giorno o l’altro, quindi… eccola qui. Io mantengo sempre le mie promesse.”

La prese piano, guardandola con una strana luce degli occhi e poi indossandola, con un accenno di sorriso, sopra al maglione. Era adorabile, buffo, ma adorabile. Però perché continuava a non parlarmi? Avevo bisogno di sapere a quello che stava pensando: era felice di vedermi? Voleva che restassi con lui ancora qualche minuto, o qualche ora, o anche tutto il giorno o voleva che me ne andassi?

All'improvviso mi venne in mente quello che mi aveva detto tempo prima, ovvero la famosa frase enigmatica “Non ti dirò oggi il mio nome, ma quando sarai pronto. Sempre che quel giorno tu lo voglia ancora sapere da me” e decisi di giocare al suo gioco.

“Come ti chiami?” dissi, soddisfatto nel vedere la sua reazione. Era confuso.

“Come, scusa?” mi chiese finalmente. Ero riuscito a farlo parlare, era già qualcosa.

“Io ho mantenuto la mia parola, ora tocca a te. Mi avevi promesso che mi avresti detto il tuo nome, e io adesso lo voglio sapere ufficialmente da te... Lo voglio sentir dire da te” precisai, "Sono pronto" dissi infine notando il cambio d’espressione sul suo viso. Aveva capito a cosa mi stavo riferendo.

Sorrise, facendo spuntare le sue bellissime fossette, e arrossì leggermente. “Perché sei qui, Louis?” mi domandò a sua volta, senza rispondermi.

Sbuffai. “Ma come? Non lo hai capito? Pensavo che quello sveglio e intelligente della coppia fossi tu, Styles, o sbaglio?” lo presi ulteriormente in giro alludendo alla sua mania di chiamarmi ‘stupido’.

Strabuzzò gli occhi, incredulo. Non capii subito il perché di quella reazione, ma poi me ne resi conto: avevo parlato di coppia riferendomi a noi due. Oh no.

Andai nel panico per l’ennesima volta: non volevo fraintendimenti, non volevo accelerare i tempi. Era tutto così nuovo per me. Forse arrossii prepotentemente, perché mi guardò con dolcezza e cambiò subito argomento.

“Harry. Mi chiamo Harry. Piacere” disse infine allungando la sua mano verso di me.

La strinsi alla mia e gli sorrisi. “Piacere mio, Harry.”

Rimanemmo in quella posizione per alcuni secondi - o forse minuti? - perdendo del tutto la cognizione del tempo, fermi a fissarci a vicenda come se fosse la prima volta, le mani ancora strette in una solida presa.

“Oh! Baciami, stupido!” sbottò improvvisamente, tirandomi verso di sé.

Rimasi un attimo sconcertato, ma mi lasciai comunque trasportare dall'istinto, sapendo che, sotto sotto, in realtà lo desideravo anch'io più di ogni altra cosa al mondo, anche se facevo ancora un po’ fatica ad ammetterlo e ad accettarlo.

Affondai le mani tra i suoi capelli e afferrai qualche riccio per avvicinare il suo viso al mio, sorridendo involontariamente nel vederlo sorpreso e allo stesso tempo affascinato dalla mia reazione positiva.

Mi prese titubante i fianchi, come chiedendomi il permesso, e io non potei sentirmi più a mio agio di così: eravamo fatti per combaciare perfettamente l’uno all'altro. Posai le mie labbra sulle sue, dopo quelli che sembrarono secoli ma che in realtà furono solo pochi secondi, e mi abbandonai completamente alle sensazioni, non capendo più quello che stava accadendo. Ignorai anche il fatto che ci trovavamo in mezzo alla strada e che chiunque poteva vederci. 

Eravamo solo noi due, intrecciati e vicini come non mai, il resto non esisteva. I nostri due cuori battevano velocemente e all'unisono, i nostri corpi fremevano ogni volta che si avvicinavano di più. Le nostre bocche si cercarono e si scambiarono un lungo e desiderato bacio, prima dolce, innocente e timido, poi sempre più intenso, violento e passionale. Quando ci staccammo per riprendere fiato, ci guardammo felici negli occhi, sorridendo come due sciocchi. 

Dio, non mi ero mai sentito così bene e così completo prima di allora. Non avevo mai sentito le farfalle nello stomaco con le mie precedenti ragazze; non ero mai stato tanto coinvolto - anche emotivamente e non solo fisicamente - da loro. Non sapevo cosa sarebbe successo con Harry, non sapevo se ci sarebbe stato un futuro per noi due, ma in quel momento, mentre lo guardavo negli occhi e mi ci perdevo sempre di più dentro, ebbi la consapevolezza che era lui quello con cui volevo stare, che non mi importava del giudizio della gente, che volevo provarci sul serio ed essere felice con lui.

“Mi piaci, Harry. Ricominciamo da capo, io e te. Ci stai?” gli sussurrai, arrossendo.

Non mi rispose - non era di molte parole quel giorno - ma mi riservò uno dei sorrisi più dolci ed entusiasti del mondo, per poi ricominciare a baciarmi subito dopo. Lo presi come un sì.

__

Amore.

Alcune persone non capiscono il potere di queste cinque lettere disposte a formare una semplice parola.

A volte è perché sono rimaste scottate e, dopo aver provato così tanto dolore, sono incapaci di credere che la felicità esista ancora.

A volte, invece, è perché non l’hanno sperimentato in prima persona, oppure perché gli è stato insegnato che l’amore deve adattarsi ad un certo stampo, rispettare certe regole e, quando le loro certezze vengono meno, non riescono ad accettarlo.

Persone come il sottoscritto, incapaci di ammettere i propri sentimenti persino di fronte all'evidenza solo perché per la società non è ancora del tutto normale.

Ma poi ci sono i sognatori, coloro che ci credono ancora.

Sono persone che hanno visto fiorire l'amore e che non possono rinunciarci. Non vogliono rinunciarci.

Sono persone che credono nelle favole, che vedono il colore nel mondo quando la maggior parte vede solo in bianco e nero. 

Sono persone che credono nella magia anche se gli è stato detto che esiste solo nei libri di storie per bambini.

Queste sono le persone che mantengono in vita l’amore, coloro che rendono bello il mondo senza nemmeno accorgersene.

Queste sono le persone che fanno cambiare idea agli altri, ai timorosi e agli scettici come me.

E una di queste persone è Harry Styles, il mio Har94.

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****

Ed eccoci qua, alla fine della storia. Sembra incredibile, vero? Questa è stata la mia prima ff in assoluto e, quando l'ho iniziata, non avrei mai e poi mai pensato che sarei arrivata fino a questo punto o che qualcuno la potesse seguire con così tanto interesse. 
Quindi GRAZIE MILLE. Grazie ad ognuno di voi: ai lettori silenziosi, a chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate, e un grazie speciale a chi ha recensito riempendomi di belle parole. Siete fantastici e se sono andata avanti con questa storia è stato solo grazie a voi.
Okaay, perdonate questo momento di dolcezza, io di solito non sono così, davvero. Sono tipo il Louis della ff, immune ai sentimentalismi, ma... voi siete il mio Harry e con voi non riesco a trattenermi. Che posso farci? 

Adesso avrò più tempo per dedicarmi alle altre mie storie Larry (si chiamano Spoiler, sweetie e Exploring Canada, se volete darci un'occhiata, mi farebbe mooolto piacere, anche se sono di un genere decisamente diverso!) quindi spero davvero di risentirvi, ma in ogni caso grazie per aver seguito e letto Har94. Spero di non avervi deluso con il finale, ma nella mia testa doveva finire così da sempre.
Ah, ultimissima cosa: alcune mi hanno chiesto un sequel e, sinceramente, non so se lo scriverò. Sono legata a questa storia e in fondo mi piacerebbe scriverne un seguito, ma prima deve venirmi un'idea originale (non voglio che sia uguale a tutte le altre storie!).
Abbraccione virtuale a tutti! Ciaooo.
-Greta

 

   
 
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