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Autore: eugeal    08/09/2015    0 recensioni
Questa storia fa parte della serie "From Ashes" e la trama continua dopo gli eventi delle storie "A World That Will Not Turn to Ash" e "The Nightwatchman". Per evitare spoiler, leggete prima le altre due fanfiction.
Il fuoco può ridurre tutto in cenere, ma a volte si può rinascere dalle proprie ceneri e, se si riesce a passare attraverso le fiamme senza bruciare, spesso se ne esce temprati.
Guy di Gisborne lo ha scoperto nel modo più duro ed è sopravvissuto, ma sarà abbastanza forte per affrontare le nuove sfide che lo aspettano?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allan A Dale, Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian finì di riempire il cesto con gli ultimi pezzi di pane e lo coprì con un canovaccio di tela, poi alzò lo sguardo su Guy che era appena entrato in cucina.
Gli sorrise.
- Buongiorno, futuro marito.
Lo sguardo di Guy si illuminò nel sentirsi chiamare così. Si avvicinò alla ragazza per stringerla tra le braccia.
- Mi sembra ancora un sogno.
Marian gli sfiorò le labbra con un bacio.
- Beh, faresti meglio a crederci, allora.
Si guardarono sorridendo, poi Marian si accigliò, osservando meglio il viso di Guy.
- Ti senti bene? Non hai una bella cera.
- Stanotte non ho dormito e ho mal di testa. Ieri sera temo di aver bevuto un po' troppo.
Marian sorrise, divertita.
- Non come Allan, però. Siediti.
Guy obbedì e chiuse gli occhi mentre Marian iniziava a massaggiargli le tempie con delicatezza.
- È ancora vivo? L'ultima volta che l'ho visto ieri sera stava facendo una proposta di matrimonio al mio cavallo…
La ragazza scoppiò a ridere.
- Stamattina lo stalliere ha detto di averlo visto ancora lì, che russava in mezzo al fieno. Immagino che resterà a dormire nella stalla ancora per un bel po'.
- Oggi farò a meno di lui, allora.
Marian lo guardò.
- Pensi di andare da qualche parte? Se non ti senti bene forse faresti meglio a cercare di dormire un po' anche tu.
- Ho promesso a Tuck che sarei andato da lui questa mattina. Sto già un po' meglio, ma se il mal di testa non dovesse passarmi, gli chiederò di darmi qualcosa per il dolore.
Guy non le disse che poco prima aveva preso un po' della medicina di Djaq e che stava già iniziando a fare effetto. Sarebbe stato troppo complicato spiegare a Marian come potesse essersela procurata senza coinvolgere Robin Hood.
- A proposito di dolore, ti fa ancora male la gamba?
- Solo un po'.
Marian lo guardò, improvvisamente seria.
- Ieri sera ho parlato con Archer. Sei un bugiardo, Guy.
Gisborne si sentì gelare, ma cercò di mantenere un'aria indifferente.
- Perché? Che ti ha detto?
- Che non è vero che lo hai disarmato e che è stato lui a vincere.
Guy le rivolse un sorriso imbarazzato per nascondere il sollievo e si ripromise di farla pagare al fratello la prossima volta che lo avesse visto.
Marian scosse la testa con aria rassegnata.
- Lo sai che non mi piacciono queste sfide, Guy, indipendentemente dal risultato. Non è dicendo di aver vinto anche quando non è vero che me le farai sembrare più accettabili.
- Hai ragione, scusa.
La ragazza si chinò a baciarlo sulla fronte.
- Non devi sentirti obbligato a essere il migliore a tutti i costi. Non mi sono innamorata di te perché sei più bravo di Archer o perché hai vinto una gara con lui. Ti amo perché sei tu. Se proprio dovete sfidarvi, non mi importa chi vince, l'unica cosa che mi interessa è che tu non ti faccia male. O almeno non troppo.
- Farò del mio meglio per evitarlo.
Marian gli stava ancora massaggiando le tempie, soffermandosi di tanto in tanto ad accarezzargli i capelli o a giocherellare con una ciocca spettinata e Guy le catturò le mani tra le sue.
Si soffermò a baciarle la pelle morbida all'interno del polso prima di lasciarla andare e alzarsi in piedi.
- Ora è meglio che vada.
- Non vuoi mangiare qualcosa?
- Forse più tardi.
- Allora aspetta che i servitori finiscano di caricare il carro e faremo la strada insieme, sto andando a Kirklees anche io.
- Vai di nuovo all'orfanotrofio?
Marian annuì.
- Voglio portare ai bambini il cibo avanzato dal banchetto di ieri. Anche se credevo che ne fosse rimasto di più.
Guy arrossì leggermente pensando alle provviste che aveva portato al campo dei fuorilegge.
- Scommetto che dipende da Allan: prima di conoscerlo non pensavo che una persona sola potesse essere capace di mangiare così tanto. - Disse in tono divertito, scusandosi mentalmente con l'amico e pensando che la prossima missione del Guardiano Notturno avrebbe dovuto rifornire la dispensa di quell'orfanotrofio.
Marian ridacchiò.
- Povero Allan, dovresti chiedere a Tuck qualche rimedio per farlo sentire meglio.

Robin si svegliò sentendo le esclamazioni entusiastiche di Much e pensò che l'amico doveva aver trovato il cibo portato da Gisborne.
Si girò sulla schiena, un po' indolenzito, e si rese conto di aver dormito a terra, accanto al fuoco e non sulla sua branda.
Di Guy invece non c'era la minima traccia e la coperta che Robin gli aveva dato quella notte era stata ordinatamente piegata e appoggiata su uno dei tronchi disposti intorno al focolare insieme alla pergamena che avevano rubato allo sceriffo.
Dopo che Guy gli aveva detto che il Thornton presente in quella lista era l'uomo che aveva sposato sua sorella, Gisborne non aveva più parlato ed era rimasto a fissare il fuoco con aria assorta, mentre Robin aveva finito per addormentarsi.
Si alzò da terra stiracchiandosi e raccolse entrambe le coperte e il documento per lasciare sulla branda le prime e mettere al sicuro quest'ultimo. Alla fine si decise a raggiungere i suoi compagni.
- Robin? Da dove arriva questo cibo? - Chiese Little John. Much sottolineò la domanda con una specie di grugnito, troppo impegnato a mangiare per riuscire a parlare.
- Gisborne. Voleva che anche noi potessimo festeggiare il suo fidanzamento.
- Dov'è ora? - Chiese Much, finendo di masticare.
- Credo che sia tornato a Locksley. Quando è arrivato al campo era notte fonda. Dopo un po' mi sono addormentato e quando mi sono svegliato non era più qui.
- Assaggia questo, padrone. È eccellente. - Disse l'amico, porgendogli il piatto dopo essersi servito un'altra porzione.
Little John lo rimproverò con lo sguardo.
- Much, lascia qualcosa anche per Will e Djaq, più tardi andremo a portarglielo.
Robin sorrise nel vedere lo sguardo oltraggiato di Much di fronte al commento di Little John, poi prese un tortino farcito e iniziò a mangiarlo distrattamente.
Era preoccupato per Gisborne, aveva visto quanto fosse stato turbato nel pensare alla sorella.
Isabella di Gisborne…
Robin la ricordava bene dai tempi dell'infanzia. Aveva un paio di anni più di lui e a volte si era unita ai loro giochi, ma di solito non si staccava dal fianco della madre, seguendola come un'ombra.
L'ultima volta che l'aveva vista era stato nel giorno più brutto della sua vita, davanti alle rovine bruciate della casa di Gisborne, quando lei e Guy erano stati cacciati via senza che nessuno facesse niente per impedirlo.
Durante l'incendio Isabella era rimasta immobile accanto al fratello, come pietrificata e anche dopo, quando ogni speranza era andata perduta, non aveva parlato, né pianto e si era lasciata trascinare via dalla mano di Guy come se lei non avesse più una sua volontà.
Gisborne gli aveva detto di averla venduta, di aver concesso la sua mano a un uomo che conosceva a malapena solo perché quel Thornton gli aveva offerto un buon prezzo e Robin si chiese per la prima volta come potesse essere stata la vita di Guy e Isabella dopo essere stati cacciati dalle loro terre.
- A me puoi dire la verità. Ti dispiace, vero?
Robin alzò la testa di scatto. Non si era accorto che Little John si era seduto accanto a lui finché non aveva parlato.
- Cosa?
L'uomo scosse la testa.
- Gisborne e Marian. Tutta questa storia. Lei doveva essere la tua fidanzata, non la sua. È normale che tu sia triste.
Robin lo fissò, stupito.
- No. Non stavo pensando a Marian. Sono contento per loro, davvero.
- Uno davvero felice non sta seduto a fissare nel vuoto, Robin.
- Sono solo preoccupato per i piani dello sceriffo. Deve avere in mente qualcosa, ma non so cosa ci aspetti, non ha nulla a che vedere con Guy, te lo assicuro.
Little John lo guardò, poco convinto.
- Ricordati che in ogni caso noi siamo qui per te.
Robin annuì e gli sorrise.

Guy teneva le redini del carro con una mano e aveva l'altro braccio stretto intorno alla vita di Marian con aria orgogliosa e possessiva. Il suo stallone nero era legato dietro al carro perché Gisborne aveva deciso di non montarlo per viaggiare accanto alla ragazza.
I viandanti che incontravano sulla strada lanciavano loro sguardi curiosi e sia Guy che Marian sapevano che non avrebbero perso l'occasione di sparlare alle loro spalle e di gridare allo scandalo nel vederli viaggiare insieme, da soli e così vicini.
Guy sogghignò notando da lontano un gruppo di contadine intente a spettegolare e che si giravano a guardarli di tanto in tanto. Quando il carro passò vicino alle donne, Guy tirò le redini per far fermare il cavallo e fissò intensamente il gruppo di contadine.
Le comari lo guardarono sgomente, troppo terrorizzate dal timore di qualche rappresaglia per poter pensare di sottrarsi all'attenzione di Guy.
Marian gli lanciò uno sguardo curioso, chiedendosi che intenzioni avesse. Da oltre un anno molte persone la consideravano l'amante di Gisborne e la trattavano come una sgualdrina e lei sapeva che Guy non sopportava quella situazione. Da un lato Marian si augurava che Gisborne desse una lezione a quelle pettegole maligne, ma dall'altro aveva paura che potesse esagerare.
Guy fece cenno alle donne di avvicinarsi, serio, e quelle si fecero avanti tremando e lanciando occhiate preoccupate alla spada del cavaliere come se temessero che Gisborne potesse usarla per trafiggerle da un momento all'altro.
Guy invece prese la mano di Marian tra le sue per mostrare l'anello alle contadine e sorrise nel modo più amabile di cui era capace.
- Signore, ho l'onore di presentarvi la futura lady Gisborne. So che siete sempre molto interessate agli affari altrui, perciò ho pensato che vi avrebbe fatto piacere sapere che lady Marian ha accettato di sposarmi.
Le pettegole balbettarono qualche parola di auguri e, non appena Guy fece ripartire il carro, si sparpagliarono terrorizzate, tornando di corsa alle loro case.
Marian le guardò scappare, divertita dalla loro confusione, poi i suoi occhi incrociarono quelli di Guy ed entrambi scoppiarono a ridere.
Allan aveva ragione, pensò Guy. La gente non era abituata a vederlo sorridere e si spaventava quando lo faceva, ma non importava, prima o poi avrebbero dimenticato il suo passato e non lo avrebbero più considerato soltanto come il cane feroce dello sceriffo.
Nel frattempo lui avrebbe cercato di vivere una vita felice al fianco di Marian e alla fine vedere un suo sorriso non sarebbe sembrato più così strano.
Tenne stretta la ragazza e Marian gli appoggiò la testa sulla spalla, ridacchiando ancora.
Guy le baciò i capelli e sospirò soddisfatto.
Aveva l'impressione che piano piano tutti i frammenti della sua vita stessero tornando al loro posto, rendendolo sempre più forte, sempre più intero.
Il ricordo della lista di nomi scritti sulla pergamena rubata gli attraversò la mente all'improvviso, rattristandolo.
Isabella…
Sua sorella era ancora uno dei pezzi mancanti.
Se davvero Thornton stava per arrivare a Nottingham, forse quella sarebbe stata l'occasione giusta per ritrovare Isabella e chiederle perdono per non essere stato capace di prendersi cura di lei.
Gisborne decise che avrebbe fatto del suo meglio per cercare di sistemare le cose.
Sapeva che era tardi per farlo, che avrebbe dovuto cercare sua sorella molti anni prima.
Spero solo che non sia troppo tardi.
Guardò Marian e la ragazza gli sorrise, radiosa, allontanando da lui quei pensieri malinconici.
Marian lo amava e aveva accettato di diventare sua moglie. Guy faticava ancora a crederci, ma se quello non era un sogno, allora poteva anche credere che al mondo non esisteva nulla di davvero impossibile.
La prese tra le braccia e la trascinò in un bacio appassionato, incurante degli sguardi scandalizzati dei passanti.
Sei la mia promessa sposa e voglio che lo sappiano tutti .
   
 
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