Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Mai Valentine    09/09/2015    2 recensioni
Se Merida principessa ed erede di DunBronch si inoltrasse nella fitta foresta e seguendo il suo istinto trovasse un anello di ghiaccio? E se Elsa regina di Arendelle sognasse la coraggiosa e ribelle Merida e un regno devastato dalla guerra? Un viaggio oltre il tempo, un legame oltre ogni confine, una regina e una principessa così diverse unite da uno strano scherzo del destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Olaf
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
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DunBroch
 
 
 
 
Il sole sorgeva alto e splendente al di là della grande montagna. I primi raggi dell'astro si riversarono sulla terra, sui fiumi, sulle case degli uomini, riscaldando ogni cosa. Una ragazza cavalcava libera, ribelle e coraggiosa sulla groppa del suo splendido destriero, Angus. Un abito verde le fasciava il corpo agile e scattante. Afferrò con la velocità di un felino l'arco legato alla sua schiena e scoccò una freccia che andò a conficcarsi nel bersaglio scelto. Fu soddisfatta della sua abilità e bravura. Continuò a galoppare e a scoccare frecce fino a quando il suo cavallo non nitrì esausto e fu a quel punto che la cavallerizza smontò dalla sella. Si trovava nel centro di una radura, accogliente. Lasciò libero  Angus di andare dove desiderava e inginocchiandosi sull'erba alta immerse le mani a coppa nell'acqua cristallina portandola alle labbra, sorseggiandola. Si guardò intorno, il silenzio regnava sovrano; solo il vento fischiava tra le foglie degli alberi.  Si sedette sotto la chioma di una quercia poggiando la schiena al grande tronco millenario e con voracità aprì il sacco del pranzo estraendo un abbondante fetta di torta di mele. L'addentò, era davvero morbida e buona.  Non si sentì in colpa per averla rubata dalle cucine, la vecchia cuoca non si era accorta di nulla. E sorrise al pensiero delle grida disperate della donna quando avrebbe scoperto che mancava parte della colazione per la sua famiglia e a un tratto sentì pesante lo stomaco, non sarebbe stato altrettanto divertente quando sua madre lo avrebbe saputo. Già si immaginava le urla di rimprovero. Sospirò. Il danno era stato fatto. Chiamò con un fischio Angus e il cavallo la raggiunse trottando. Gli accarezzò lo splendido manto estraendo dalla cinghia di cuoio legata ai fianchi una spada dall'elsa in argento con sopra inciso il suo nome: Merida. Impugnandola iniziò a combattere contro un nemico immaginario.  Il sole batteva caldo sul suo viso, alzò lo sguardo rimanendo abbagliata da un unico raggio che illuminava   la strada. La principessa si lasciò guidare dal suo istinto e con spada alla mano, l'arco ben fermo dietro la schiena, s'incamminò lungo il percorso. Di tanto in tanto perdeva la via per trovarla subito dopo, oltre la chioma fitta degli alberi. Saltò tronchi caduti, evitò piante colme di rovi e superò un fiume in piena e innanzi ai suoi occhi  si presentò una  maestosa grotta di ghiaccio. Il suo entusiasmo non ebbe freni.
         «Angus che te ne pare? Non trovi sia fantastica?» esultò girandosi verso il suo cavallo che fedelmente, come sempre, l'aveva seguita. Il destriero nitrì scuotendo la folta criniera.
         «Oh avanti non fare il fifone! Secondo me ci porterà da qualche parte» e voltandosi superò l'ingresso di stalattiti inoltrandosi nella strana caverna. Angus rimase fuori ad aspettarla. Seguì le contorte e labirintiche  vie della grotta. A un tratto si trovò a un bivio. Il riflesso della luce riverberò sulla parete ghiacciata e sollevando lo sguardo seguì la strada a destra, salì le scale di un elegante e perfetta scala di puro ghiaccio, giungendo  innanzi a un trono, la luce si rifletteva su di esso indicandole  un minuscolo anello poggiato sullo scarno. Portò una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio e lo ammirò da vicino, non poté fare a meno di toccarlo. Era freddo e gelido. Lo prese nascondendolo nella sacca che portava legata alla cintura. Decise di tornare indietro.
         Senza difficoltà ritrovò la via, qualcosa l'aveva guidata fino a lì e qualcosa l'aveva fatta tornare indietro, come i fuochi fatui qualche anno prima l'avevano condotta alla casa della strega. Angus non appena la vide le andò incontro sbattendo gli zoccoli in terra, felice. La principessa gli accarezzò il muso.
         «Va bene è tempo di tornare indietro. Non vedo l'ora di raccontare ciò che ho visto» e con il sorriso sulle labbra galoppò verso casa, al castello.
         Delle figure avvolte in neri mantelli, nascosti dalle chiome degli alberi, osservarono la principessa di DunBroch.
        
Arendelle
 
         L'inverno era arrivato, come ogni anno, portando con sé il freddo. Il regno di Arendelle era coperto da una soffice e candida neve che ricopriva ogni cosa dai tetti delle case, alle strade. I tiepidi raggi del sole risplendevano sulla superficie ghiacciata creando magnifici giochi di luce. I bambini entusiasti della prima nevicata si riversarono tra le vie del centro, ammirando da vicino i fiocchi di neve che scendevano giù dal cielo.  Nel castello che sorgeva sulla piazza principale del regno, dal quale si poteva vedere il fiordo, la principessa Anna correva lungo i corridoi saltellando ovunque, la neve era tornata ad Arendelle. Certo per lei non era una novità, in fondo era la sorella della regina che poteva creare con un solo schioccare delle dita un intero castello di ghiaccio, ma per lei ogni buon motivo era fonte d'entusiasmo e allegria. Saltellando giunse di fronte alla stanza di Elsa, portandosi una ciocca dietro ai capelli, bussò. La porta si aprì.
         «Elsa, posso?» domandò entrando piano nella stanza della sorella, non voleva disturbarla, sapeva bene quanto la regina amasse i suoi spazi, non voleva essere troppo invadente.
         «Vieni avanti».
         Anna si inoltrò nella camera semibuia, solo da uno spicchio di tenda aperta il sole filtrava. Piano poggiò una mano sulla spalla della regina, la pelle candida era fredda, come il ghiaccio.
         «Elsa tutto bene?» domandò con apprensione. La regina si voltò verso la principessa, sorridendo.
         «Si, Anna. Ero solo pensierosa» strinse la mano della più giovane tra le sue baciandole le dita.
         «Meno male, mi ero preoccupata. Sai quando ho visto la stanza semibuia e ghiaccio sul lampadario ho pensato che non stessi bene, che ti avessi fatto qualcosa o che Kristoff ti avesse offeso in qualche modo...». Elsa la zittì premendo un dito sulle labbra.
         «Non è niente, sono solo un po' agitata. Ho fatto uno strano sogno questa notte».
         «Davvero? E cosa avresti sognato?» domandò Anna sedendosi sul letto, giocando con un pupazzo di stoffa poggiato sul cuscino; vi era impresso il profumo della regina, probabilmente ci dormiva da quando era piccola, forse era stato un regalo dei loro genitori per  rassicurala  durante le lunghe notte e proteggerla dagli incubi.
         «Sicuramente è una sciocchezza — Anna la guardò con attenzione crescente—. Va bene te lo racconto. Ho sognato una ragazza dai capelli rossi come il fuoco, fiera e combattiva  proveniente da luogo e tempo molto lontano e portava un anello di ghiaccio al dito e mi chiedeva aiuto per salvare il suo regno... Ed era tutto avvolto dalle fiamme e dal ghiaccio». Si portò una mano alla testa, dubbiosa. 
        « Allora che cosa ne pensi?» chiese consiglio alla sorella.
         «Da come ne parli mi sembri quasi innamorata » rise divertita.
         «Anna!» la rimproverò Elsa, le guancie si tinsero di un rosso cremisi.
         «Dalla tua reazione direi proprio di si. La regina di Arendelle innamorata di una fanciulla di un sogno... Aspetta una ragazza?  Avevo capito ragazzo! Oh, beh, è uguale».
         «Anna, per piacere, ti sto chiedendo aiuto» strinse le mani guardandola con aria supplichevole. La principessa si ricompose, smettendo di ridere. Alzandosi in piedi abbracciò la regina, scostandole la treccia dal collo.
         «Oh Elsa, i sogni possono mostrarci la via del nostro destino,  così possono essere solo sogni. Non crucciarti per  tutto» le sfiorò una guancia. Elsa annuì ringraziandola. Allontanò per un attimo le sue paure. Le ombre del passato non l'avevano ancora abbandonata del tutto e anche un semplice sogno poteva agitarla. Respirò tornando a concentrarsi sulla sorella.
         «Allora cosa volevi dirmi? Se venuta fino a qui per questo, no?» le fece l'occhiolino.
         «Oh, si, certo. Ecco oggi io e Kristoff volevamo fare una passeggiata, cioè ha detto che deve dirmi qualcosa d'importante e voleva che fossimo soli, ovviamente con  Sven e credo Olaf, però insomma non so e quindi volevo...»
         «Vai e divertiti, hai la mia benedizione. In fondo oggi ti annoieresti al Castello, sono piena d'udienze» sorrise. Anna l'abbracciò di nuovo.
         «Grazie, Elsa sei fantastica. Ti porterò un magnifico regalo. Ti voglio bene!» urlò uscendo dalla stanza quasi inciampando per terra. Elsa scosse il capo, la sua piccola e magnifica sorella non sarebbe mai cambiata ed era grata per questo.
         Una volta sola con una soffiata di vento chiuse la porta e tornò a volgere il suo sguardo al di là delle montagne. Portò una mano sul cuore e sussurrò il nome della ragazza del sogno.
         «Merida».
   
 
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