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Autore: Whatadaph    09/09/2015    6 recensioni
Nel centro di Londra, un clamoroso furto di opere d’arte dal valore inestimabile avviene in circostanze misteriose. Gli Auror brancolano nel buio e Scorpius Malfoy c’è dentro con tutte le scarpe.
Nel frattempo, a Hogwarts, Lizzie Dursley è alle prese con una cotta impossibile e Fred Weasley ne combina una dopo l’altra.
Sono passati sei anni e i nostri eroi si muovono nelle loro nuove vite, tra il Ministero della Magia, l’ospedale San Mungo, il Caffè Nero di Trafalgar Square e un certo castello in Scozia.
Come sempre, se i Potter-Weasley e compagnia non vogliono guai… Sono i guai che li vanno a cercare!
Con la partecipazione straordinaria di quattro squadre di Quidditch, alcune vecchie conoscenze e un grosso gatto peloso.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Hugo Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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PROLOGO
 
14 giugno 2027
Westminster, Londra
Tarda sera
 
Due bustine di zucchero non erano bastate a mascherare il retrogusto amaro del caffè.
Rick Murphy poggiò i gomiti sulla superficie di resina del piccolo tavolo, circondando con le dita il bicchiere di carta nonostante la dicitura Attenzione, scotto impressa a grandi lettere sulla striscia di cartone ondulato che vi correva intorno. Chiuse gli occhi per un istante più di quanto gli sarebbe bastato per sbattere le palpebre, mentre un lieve sbuffo gli sfuggiva suo malgrado tra le labbra.
La filiale di Caffè Nero era ormai vicina all'orario di chiusura, constatò con un'occhiata all'orologio, dunque aveva ancora una mezz'ora di tempo prima di andare al lavoro. Voltò appena la testa verso la vetrata alle sue spalle: le luci di Trafalgar Square e la fontana illuminata sembravano tremolare appena, nella pioggerellina sottile di quell'umida sera di giugno
La cameriera gli passò accanto per andare a sparecchiare il tavolo accanto al suo. Rick rilassò la schiena contro la sedia, allungando le gambe sotto al tavolo mentre la scrutava di sottecchi. Era una ragazza sui vent'anni, con i capelli rossi raccolti in una coda, un viso morbido e grandi occhi castani. Sembrò accorgersi del suo sguardo, perché sollevò la testa dalle tazze che stava raccogliendo e gli gettò un'occhiata a propria volta, accennando un sorriso.
“Serata spenta, Rose?” buttò lì.
Lei scrollò le spalle. “Come al solito, Rick.”
La osservò andare via, buttando giù un ultimo sorso di caffè. Un giorno o l'altro si sarebbe deciso a chiederle di uscire, pensò. Da cliente abituale qual era, non sarebbe stato difficile farle scivolare tra le mani un biglietto con il proprio numero o qualcosa del genere.
Alle ragazze piacciono queste stronzate.
Guardò di nuovo l'orologio. Doveva darsi una mossa.
Si tirò su, recuperando il giaccone nero della divisa dallo schienale della sedia e il cellulare dal tavolo. Come sempre, lasciò tintinnare sul piano di resina qualche spicciolo di mancia per Rose. Dunque la salutò con un cenno – lei sorrise di rimando – e abbandonò il locale, uscendo nell'aria umida e spugnosa della notte, frastagliata di fari e strisce brillanti. Sulla sua testa nuda picchiettava una pioggerellina placida e la città era una gran confusione di macchine e luci, sotto un cielo che sembrava promettere un bel diluvio.
Nottataccia, eh, Rick?
Attraversò la strada dopo aver guardato da una parte e dall'altra, le mani affondate in tasca; con le dita della mano destra giocherellava con la copertina del cellulare, facendo scattare la calamita che la chiudeva. La prospettiva di passare l'ennesima notte rinchiuso nella saletta telecamere del museo quella sera non lo attraeva affatto. Gli sarebbe piaciuto avere un lavoro normale, staccare alle sei e avere tempo per uscire la sera con qualche bella ragazza...
Con Rose, ad esempio.
Glielo chiederò domani, si disse, risoluto. Le chiederò di uscire nella mia serata libera.
Risalì verso il monumentale ingresso affacciato su Trafalgar Square; entrò, timbrò la presenza, salutò con un cenno il guardiano notturno dell'ala Est. Attraversò l'atrio, adorno dei manifesti delle esposizioni in corso alla National Gallery: dopo aver voltato con sicurezza lungo un paio di corridoi si ritrovò davanti all'ascensore giusto. Premette il pulsante del terzo piano, percependo il familiare tonfo allo stomaco mentre iniziava a salire. Nel silenzio vibrante dell'abitacolo si udiva solo lo scatto della calamita del suo cellulare.
Click, clock. Click, clock.
Un suono limpido di campanello precedette le porte che si aprivano con un ronzio, seguito da un leggero tonfo. Ted si incammino per le sale deserte dell'ala Sainsbury1.
Il suono dei suoi passi risuonava nel silenzio. Il museo, anche se vuoto, era come sempre completamente illuminato, dal pavimento di parquet chiaro fino ai quadri di diverse dimensioni appesi alle pareti, ciascuno dotato della sua lampada e del suo cartellino; passando concesse uno sguardo all'autoritratto di Rembrandt2, uno dei suoi preferiti.
Mamma dice che gli somiglio...
E il bello è che lo considera pure un complimento.
Comunque quell'opera gli piaceva lo stesso: dallo sguardo concentrato del pittore – vagamente malinconico, disperso nell'aria – alle sue labbra tese, che parevano sul punto di schiudersi per dire qualcosa.
Chissà cosa, eh, vecchio mio?
Comunque sempre meglio che somigliare agli Ambasciatori di Holbein3...
Con un sospiro passò oltre il Rembrandt, infilandosi nel corridoio che portava alla saletta in cui lavorava. Schiuse la porta e come al solito fu accolto dalla parete ricoperta di monitor, che riprendevano da varie angolazioni le diverse sale dell'ala Sainsbury, nella solita immobilità che quasi dava l'impressione che l'immagine fosse bloccata.
“Ciao, Nick,” si rivolse all'uomo-telecamere del turno pomeridiano.
Quello – un uomo più grande di lui, già sulla quarantina – si passò una mano tra ciocche di capelli biondi, sbadigliando. “Finalmente me ne vado a letto.” Passandogli accanto gli battè una mano sulla spalla. “Notte, Ted.”
“Notte, Nick,” lo riecheggiò.
Attese che la porta si chiudesse alle spalle di Nick prima di grattarsi la testa e lasciarsi cadere sulla comoda sedia girevole che l'altro aveva occupato fino a pochi istanti prima.
È ancora calda, constatò distratto, preparandosi a una nottata di lavoro in compagnia della sempre fedele macchina espresso.
Tre ore e due caffè dopo si stava annoiando da morire. Come al solito, per fortuna, non succedeva un bel niente; staccò per un momento gli occhi dagli schermi per gettare un'occhiata anelante allo zaino. Si portava sempre dietro un libro, quando andava al lavoro, ma mai aveva osato tirarlo fuori in due anni di lavoro come uomo-telecamere notturno alla National Gallery; aveva come la certezza insindacabile che se si fosse messo a leggere sarebbe stato fatale.
Fissò di nuovo gli occhi sulle sale immobili.
Ma quello...
Voltò la testa di scatto verso il monitor alla sua destra, dove con la coda dell'occhio gli era parso di veder muoversi qualcosa. Riprendeva l'ingresso all'ala Sainsbury e appariva tutto immobile. Mi sarò sbagliato, pensò, ma una sensazione di disagio sembrava persistere. Innervosito, fece scattare di nuovo la calamita del cellulare.
Click, clock. Click, clock.
Poi, di punto in bianco, gli schermi si fecero completamente neri.


 
 
L’Ala Sainsbury è quella parte della National Gallery che ospita la collezione di dipinti rinascimentali e si affaccia su Trafalgar Square;
 Per l’autoritratto di Rembrandt: qui;
 Ed ecco gli Ambasciatori di Holbein;
 
Note dell’Autrice
Ebbene, ci siamo. Inizia un’altra avventura.
Come ho scritto un po’ di tempo fa, citando Albus Dumbledore: “Per i nuovi lettori, benvenuti. Per i vecchi, bentornati.” Quello che avete appena letto è il prologo di una long sulla Nuova Generazione, sequel di un’altra intitolata “Sulla tua pelle”.
Ora, per i nuovi lettori: in teoria questa storia potrebbe essere tranquillamente leggibile anche senza aver letto la precedente. Tuttavia devo avvisarvi che se dal punto di vista della trama è autoconclusiva, naturalmente non vale lo stesso per i personaggi, che sono quasi tutti gli stessi della precedente, dunque la lettura potrebbe risultare probabilmente meno godibile perché vi sfuggirebbero alcuni aspetti delle dinamiche tra di loro. Detto questo, io ho cercato di renderla leggibile separatamente anche sotto questo punto di vista, ma non sono certa di esserci riuscita.
Ora, a titolo informativo: ho qualche capitolo già pronto per evitare di restare indietro con gli aggiornamenti, che si terranno a cadenza bisettimanale (con l’eccezione del Capitolo 1 che pubblicherò invece la prossima settimana).
Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità! Ci vediamo tra una settimana con l’aggiornamento, fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacioni, Daph
 
 
 
   
 
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