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Autore: Jakrat    12/09/2015    1 recensioni
Ponyville è l'epicentro della felicità e dell'armonia. Il gruppo di pony capeggiato da Princess Twilight Sparkle garantisce l'ordine in città e nel regno, così come l'amicizia.
Ma sarà davvero così?
Genere: Avventura, Azione, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Benvenuti


In mezzo all'oscurità in cui era piombato, Alastor riacquistò i sensi all'improvviso, come se si fosse appena svegliato da un incubo.

Sussultando, aprì gli occhi e cominciò a guardarsi intorno, ansimante.

Si trovava lungo disteso su di un letto decisamente troppo piccolo per lui: le braccia erano a penzoloni fuori dal materasso e le gambe uscivano dai bordi in legno per poggiare i piedi a terra. Era sdraiato prono in una stanza vuota, se non fosse stato per il letto su cui era sdraiato al centro della sala e le poche finestre sparse ai lati.

Diversamente a dove era arrivato non appena superato il portale, questa volta le pareti erano di legno, non di luccicante cristallo, così come tutto il resto dell'arredamento.

Rotolò, cadendo sgraziatamente dal letto, nel tentativo di alzarsi. Quando picchiò a terra, una fantasiosa imprecazione uscì prepotentemente dalle sue labbra, prima che stringesse i denti e cercasse di arrampicarsi al letto per ritornare in piedi.

Entrò nella sua stanza un nuovo cavallo, questa volta giallo dalla criniera rosa elegantemente pettinata da un lato, che lo guardò con un paio di occhi verdi brillanti.

«Oh, perdonami... ti ho sentito urlare, ma non avevo capito se stessi chiedendo aiuto o mi stessi chiamando e perciò...» balbettò lei, poco dopo aver messo le zampe nella stanza.

Alastor aveva fatto appena in tempo a mettersi in ginocchio avanti al letto aggrappandosi disperatamente alle sbarre e al materasso, quando il pony paglierino aveva fatto il suo ingresso. Anche se si stava lentamente riprendendo, ancora sentiva un brutto sapore in bocca, come se stesse ancora digerendo il pranzo di una settimana prima, e poteva giurare di sentire qualche passero cantare intorno alla sua testa.

«E tu chi...» riuscì a mormorare, con un filo di voce

«Oh, perdonami!» esclamò di nuovo, quasi quelle due parole fossero per lei un intercalare «Io mi chiamo Fluttershy, ti trovi a casa mia adesso. Non stavi molto bene e così...»

Mentre il pegaso si rivolgeva a lui, parlando con un filo di voce quasi temesse che lui avrebbe potuto mangiarla in qualsiasi momento, Alastor chiese uno sforzo aggiuntivo alle ginocchia per alzarsi sulle gambe. Una volta in piedi, pur senza mollare la presa sul letto, domandò «Dov'è Aria?»

«Aria?» ripeté Fluttershy, non sapendo evidentemente a chi appartenesse quel nome.

Seccato, Alastor le riservò il suo sguardo più minaccioso possibile, mentre stringeva i denti cercando invano di mantenere l'equilibrio senza appoggiarsi a qualcosa. «La ragazza che è arrivata qui con me. Dove si trova?»

Il pony parve destarsi e, sussultando, si voltò come se potesse trovare cosa poteva dire scritto sulle pareti e rispose «Oh, non so dire cosa sia successo alle tue cose o ai tuoi compagni. Di quello se ne occupava Twilight.»

Per Alastor, udire quel nome fu come uno shock.

Twilight.

Ecco qual era il nome che il drago aveva chiamato. Perciò poteva essere la creatura che Aria non voleva assolutamente incontrare. E adesso, Aria era scomparsa.

Era solo la terza volta che udiva quel nome, eppure già gli donava brutte sensazioni.

L'umano gettò sul pegaso uno sguardo che avrebbe potuto fermare il ticchettio di un orologio e domandò, scandendo accuratamente ogni parola in maniera estremamente minacciosa «Dove si trova questa Twilight?»

«Oh, no! Non puoi andarla a trovare adesso!» esclamò Fluttershy, apparentemente incurante delle minacce, ritornando a guardare l'umano e cominciando a volare verso di lui. Alastor aveva finalmente lasciato la presa sul letto, ma gli sembrava di camminare sospeso a diversi metri dal suolo.

Alla fine, aiutato dal pony con lui, venne messo a sedere sul materasso e il mondo smise improvvisamente di girargli intorno alla testa. Neppure la spazzatura travestita da liquore che comprava Susy lo aveva mai messo così fuori gioco.

«Sei ancora troppo debole, devi riprenderti bene prima di spostarti!» esclamò il pony, mentre lo sistemava. Aveva abbandonato il tono basso e timoroso di poco prima, quasi la preoccupazione per le sue condizioni fisiche superasse la naturale paura che lei provava nei suoi confronti.

Tuttavia, Alastor non cambiò espressione o atteggiamento nei confronti dell'inusuale crocerossina. Gli era stato detto che in quel mondo così strano avrebbe incontrato delle minacce e quel pony si stava comportando in maniera anche troppo gentile, nei confronti di un perfetto estraneo, perché potesse darle fiducia.

Non appena finì, il pegaso tornò ad allontanarsi da lui, rivolgendosi all'umano con un sorriso materno sulle labbra.

«Adesso risposati, quando avrai bisogno di me chiamami e sarò da te in men che non si dica!»

Detto questo, senza aggiungere altro, il pegaso lasciò la stanza chiudendo la porta dietro di se. Alastor ebbe l'impressione che avesse anche chiuso la porta a chiave, ma era ancora troppo intontito per esserne certo.


Passò il tempo e presto ne perse la cognizione. In tutto quel periodo nessuno si fece vedere né sentire e oltre l'eco lontano di qualche animale non si udiva altro suono.

Se non altro nel frattempo la testa aveva finalmente smesso di ronzare e l'umano aveva lentamente ritrovato il suo senso dell'equilibrio.

In piedi, percorse più volte la stanza a grandi cerchi fino a quando, spazientito, non cominciò a bussare alla porta. Non provò nemmeno a vedere se era davvero chiusa come pensava o no.

Arrivò in gran carriera la padrona di casa, la quale una volta che vide Alastor in piedi esclamò «Oh, vedo che stai meglio!»

«Quando arriva questa Twilight? Sono passate ore!» rispose in maniera seccata lui, ignorando lo stato d'animo del pegaso e appoggiando i pugni sui fianchi senza spostarsi dalla porta.

«In questo momento Twilight è molto occupata. Ma posso assicurarti io, sei in grande forma!» esclamò lei, felice nonostante l'atteggiamento scontroso di Alastor

«E la mia borsa? Dove accidenti è finita?»

«La sto cercando come te. Forse Twilight ha anche quella, o forse è andata persa... confesso che non so come funziona il viaggio attraverso i mondi.»

Quest'ultimo dettaglio attirò l'attenzione di Alastor «Come sai del viaggio nei mondi?»

«Be', Twilight ha viaggiato nel tuo mondo... un paio di volte, almeno. E poi credo ci sia ancora un altro pony che vive tra voi, ma non ricordo come si chiama.»

Alastor non fu entusiasta di questo nuovo particolare che gli avevano appena confidato. Anzi, il fatto che quei pony fossero già pratici del viaggio attraverso le dimensioni lo preoccupava: quali prove aveva, lui, per pensare che gli sgherri da cui Aria tentava di scappare non fossero proprio quelle creaturine colorate?

E dov'era Aria? Perché non erano stati lasciati insieme?

La sensazione di averla persa, dopo aver promesso di aiutarla, gli pesava nel petto come un macigno.

Fece per uscire, dicendo «Non posso restare qui.»

Fluttershy spiccò il volo e gli si parò davanti «Non credo di potertelo lasciar fare.»

Alastor non reagì. Semplicemente si fermò e la guardò inarcando un sopracciglio «Fluttershy... sai che non è una buona idea.»

Fluttershy, per tutta risposta, spostò lo sguardo dietro di sé per chiamare un certo Angel. Subito dopo entrò nella stanza con l'umano un coniglio bianco, così piccolo che tutto insieme poteva essere grande quanto un piede, il quale una volta arrivato allungò un biglietto verso di lui.

Alastor lo afferrò, leggendo il suo contenuto mentre Fluttershy spiegava cosa volesse dire. Aiuto che non si sentì di rifiutare, poiché poche volte nella vita aveva visto una scrittura peggiore di quella davanti ai suoi occhi. Sembrava scritta tenendo la penna tra i denti!

«Twilight sta dando una grande festa al suo castello, oggi. Per questo, come ti dicevo, è molto impegnata e non ti abbiamo lasciato laggiù. Mi ha chiesto, però, di accompagnarti da lei non appena ti saresti rimesso.»

Alastor abbassò il biglietto rispondendo semplicemente «Andiamo ora.»


L'umano e il pegaso cominciarono a vagare lungo le vie di Ponyville, diretti al castello di Twilight. Mentre Fluttershy avanzava con un intramontabile sorriso sul volto, Alastor non smetteva di guardarsi intorno, cercando nel frattempo di ignorare le occhiate incuriosite dei pony che incrociavano. Evidentemente quelle creature erano tanto colorate quanto curiose.

Ma ancor più che le azioni dei passanti, era l'intera vita intorno a lui ad impressionarlo, talmente aliena rispetto a quello a cui era abituato che era impossibile che non la notasse.

Ponyville sembrava ordinata e colorata così come i suoi abitanti: le case in legno e i tetti di paglia si alzavano dal terreno collinare riempiendo il paesaggio, lasciando tuttavia un aspetto che aveva ben poco di artificiale, anzi si mimetizzava perfettamente tra gli alberi e la vegetazione.

La popolazione, oltre a quelle impegnata a studiare Alastor, camminava, o qualunque fosse la parola esatta per un cavallo, con lo sguardo avanti a se e le labbra piegate in un intramontabile sorriso, come se questo loro comportamento fosse stato imposto in qualche modo. Tuttavia, se così era, non davano a vedere lo sforzo.

La strana coppia arrivò a destinazione dopo pochi minuti. Si trovavano davanti ad un enorme castello simile al tronco di un albero con l'eccezione delle torrette sulla cima e di una grande stella a sei punte scolpita nel tronco. Dai cornicioni dei terrazzi numerose stelle filanti danzavano sospinte dal vento, come se avessero voluto fare compagnia a quei pony sotto e sopra di loro che ballavano seguendo un ritmo proveniente da qualche punto imprecisato dell'edificio.

La musica e il vociare degli invitati alla festa creava una cacofonia di rumori che rendeva difficile, se non impossibile, concentrarsi a fondo. Infatti, passò poco tempo prima che Alastor perdesse Fluttershy tra la folla e si trovasse coinvolto in discussioni con altri pony che lo guardavano e gli parlavano come se fosse stata lui la bestia proveniente da lontano.

La parte brutta di quella situazione era che era proprio così!

Senza però dimenticarsi il motivo per cui si trovava lì, ovvero scoprire la posizione di Aria, Alastor cominciò a chiedere informazioni sulla padrona di casa ogni volta che ne aveva occasione, ottenendo in risposta solo tanti aneddoti.

«Ah, Princess Twilight Sparkle! Pony così ne nascono una volta ogni mille anni!»

«Ho sentito dire che può rivoltare un'intera città come un tappeto, con la sua magia!»

«Cosa ti aspettavi, da una che è stata in grado di affrontare draghi e manticore a muso duro!»

«Per non parlare di tutti gli appoggi che gode, non solo a Ponyville ma per tutto il mondo!»

«Non mi aspetterei diversamente, da qualcuno che ha affrontato e sconfitto colossi come Nightmare Moon, Tirek o Queen Chrysalis!»

Ben presto, Alastor capì che l'aura di meraviglia che si era creata intorno alla figura di Twilight Sparkle era tale che su di lei bisbigliavano meravigliati anche soggetti che avevano ben poco di cui parlare, al mondo. Alla fine, preferì cercarla da solo.

Tra una giravolta per evitare camerieri con calici, uno slalom tra i gruppi fermi a parlare e un aneddoto su cosa Princess Twilight Sparkle avesse fatto o meno nella sua vita, Alastor riuscì finalmente ad arrivare in uno dei terrazzi del castello che davano sulla piazza davanti all'ingresso.

I tavoli disposti in ordine quasi maniacale sembravano nascondersi nella mischia di pony, grandi come puntini a quell'altezza; bevande e lustrini colorati sfilavano sotto di lui, mentre la musica non cessava di farsi sentire, sempre e rigorosamente con lo stesso tono, come se fosse stata appesa da qualche parte vicino alle orecchie.

«Allora? Festa divertente, non è vero?» domandò, ad un certo punto, una voce dietro di lui.

Alastor si voltò verso la fonte, ammettendo seccamente «Sì, è impressionante. Dai cibo gratis e di sicuro verranno a decine. Ma non sono qui per festeggiare.»

Sulla terrazza c'era un grande viavai di pony e la musica continuava a farsi sentire, costringendo l'umano e il pony ad alzare la voce per parlare tra di loro. Alastor mostrò il biglietto tirandolo fuori dal gilet e cominciò ad allontanarsi dal pony, spiegando «Ho avuto un invito, mi chiedo quanti qua sotto ce l'abbiano. Non ho mai visto questa Twilight Sparkle, ma tutti ne parlano come se fosse la cugina del diavolo! Riuscirò a trovarla, presto o tardi!»

Fu quando si trovò a pochi passi dalla porta che la musica cessò improvvisamente, assieme al vociare degli invitati: tutto scorreva esattamente come prima, ma nemmeno un sussurro arrivava alle loro orecchie.

La meraviglia dell'improvviso silenzio sorprese Alastor, il quale si fermò e si voltò verso il pony lilla con cui stava parlando.

«Forse non sono stata una buona padrona di casa. Perché vedi, Alastor Sullivan...» disse la giumenta, voltandosi sorridente verso l'umano «Sono io Twilight Sparkle.»


Alastor e la principessa si ritirarono da parte nel castello per parlare lontani da occhi e orecchie indiscrete. Durante il tragitto, l'umano scoprì che l'improvviso silenzio, così come la musica che si poteva udire dovunque, era merito della padrona di casa e delle sue incredibili doti magiche. Apparentemente la magia era una forza molto comune in quel mondo e chiunque possedesse un corno sulla fronte, gli unicorni, era in grado di usarla.

Quando la coppia trovò una stanza isolata dove parlare tranquillamente, Alastor cominciò senza fare troppi giri di parole «Ho bisogno di alcune risposte e le voglio ora

«E allora fai le domande.» ribatté Twilight guardando l'umano negli occhi senza battere ciglio.

«Dov'è Aria Blaze?»

Per una frazione di secondo, l'espressione sul volto di Twilight si incupì. Fu una sensazione molto passeggera, ma grazie alla preoccupazione che Alastor provava per la sua compagna scomparsa, divenne evidente come un fulmine a ciel sereno

«Aria Blaze?» ripeté la principessa, senza aggiungere altro.

«Sì. Aria Blaze. È alta, capelli scuri lunghi, raccolti in due code. Occhi viola... bella. Indiscutibilmente bella e...»

«So perfettamente chi sono Aria Blaze, Sonata Dusk e Adagio Dazzle.» ribatté Twilight, interrompendo Alastor con un tono molto più duro di quanto lei volesse pronunciare. Pareva quasi che provasse un certo astio per quel trio che non riusciva nascondere «Quello che mi preoccupa è come tu le stia cercando.»

«E tu come...»

«Se credi di sapere chi sono loro tre... sei solo un illuso.» concluse la principessa, prima di alzarsi in volo e guardare Alastor direttamente negli occhi «Le tre sirene, o le Dazzling, come a loro piace farsi chiamare, sono infinitamente più pericolose di quanto possano sembrare. Io ho visto di cosa sono capaci. E non posso non preoccuparmi per te, vedendo come chiami una di loro per nome

«È per questo che, come siamo arrivati, ci avete colpito alle spalle?»

Twilight inarcò un sopracciglio «Colpiti?»

«Sì, colpiti!» esclamò Alastor, alzando le braccia al cielo «Eravamo arrivati in questo castello, riconosco le pareti, da nemmeno cinque minuti, abbiamo incontrato due dei tuoi e qualcosa ci ha colpito entrambi alle spalle. Non siete voi il motivo per cui siamo qui, perché ci dovreste attaccare?»

«Quando vi ho visto, avevate intorno a voi Spike, Applejack e Rainbow Dash. Io vi ho visto già svenuti... ma se non fosse stata una di loro a rendervi inoffensivi, lo avrei fatto io.»

Quella risposta così sincera sconvolse Alastor «Cosa? Perché?»

«Te l'ho detto. Perché so cosa sono capaci di fare le Dazzling. Io le ho viste all'opera, per giunta in un mondo quasi completamente privo di magia... e ora mi dici che sono tutte e tre qui, ad Equestria. Hai una singola idea di quanto possa essere pericoloso, tutto questo?»

Alastor ascoltò le parole di Twilight, non senza un certo fastidio. Alla fine, cercando di non gridarle contro, spiegò «Ascoltami, io non ho mai visto le altre sirene e non so di che cosa tu stia parlando. Ma ho promesso di proteggere Aria fino a che non avrà trovato le altre e...»

«Aspetta!» lo fermò la principessa «Vuoi dirmi che tu non sai dove siano le altre sirene?»

«È quello che voglio scoprire.» rispose Alastor, squadrando Twilight «Perciò te lo chiedo solo un'ultima volta: dove- sta- Aria- Blaze

La principessa, per tutta risposta, indicò fuori con lo zoccolo «Sai cosa stiamo festeggiando, oggi?»

«Cosa?»

«Oggi è esattamente un anno da quando sono diventata principessa. È un anno che proteggo questa gente da tutti i pericoli del mondo. E, avrai capito, sono tanti. Non smetterò perché ci sei tu

Alastor puntò un dito contro l'alicorno, spazientito di non trovare risposte «Se scopro che le hai fatto qualcosa...»

«Sei arrivato qui, di punto in bianco, e credi di avere già le idee chiare su cosa ti circonda?» lo interruppe Twilight, facendo abbassare la mano ad Alastor con un incantesimo.

I due si scambiarono uno sguardo gelido per alcuni istanti. Ad Alastor non piaceva affatto quell'unicorno alato e lei non si fidava di Alastor; non si sforzava nemmeno di nasconderlo.

«Adesso ti trovi a Ponyville. Questa è casa mia. Perciò, hai solo due scelte: o obbedisci alle regole e ti fidi di me, oppure fai di testa tua. Ma se torcerai anche un solo crine alle mie amiche... te lo giuro su Princess Celestia, verrò per fartela pagare.»

«Mi stai minacciando?» chiese Alastor, sorridendo divertito. Un divertimento che sapeva anche di scherno «Mettiti in fila!»

Passò qualche altro secondo e Alastor chiuse la loro conversazione abbandonando la sala e sbattendo la porta dietro di se.

Sola, Twilight agitò lentamente il capo, poi pensò a voce alta che per lo meno aveva un piano di riserva e infine si teletrasportò in un'altra ala del castello.


La città di Ponyville, anche lontano dal castello di Twilight, era sicuramente colorata. Anche troppo, per i gusti del ragazzo. Mentre avanzava tra le vie pulite e lucenti del posto Alastor ebbe l'impressione che tutti lo stessero ancora osservando, ma non poteva certo biasimarli per questo: anche lui, se avesse visto girare per i suoi vicoli un cavallino colorato come loro avrebbe per lo meno rovesciato nella fogna più vicina qualsiasi cosa stesse bevendo.

Tuttavia, presto lo stupore che poteva giustificare la curiosità degli altri pony finì con il mutare in un vero e proprio clima di sospetto: ad ogni gruppo dove lui passava, le vive chiacchierate tra di loro si interrompevano come macchine a cui viene staccata la spina, per riprendere in un brusio sommesso ogni volta che lui li superava.

Di cosa parlavano? Parlavano del suo aspetto o di lui?

Ma ancora più di questo, ad Alastor premeva di sapere le sorti di Aria. Dov'era finita? Perché nessuno voleva, o poteva, rispondergli?

I suoi pensieri vennero interrotti da un pony dal manto celeste e la criniera bianca in disordine avvolto in un camice che, senza troppi complimenti, gli saltò al petto.

Alastor era grande e grosso, ma quei pony così tondi pesavano almeno quanto lui; questo fattore, misto alla sorpresa, lo fece finire gambe all'aria con il pony tra le braccia.

Ricambiando lo sguardo del suo aggressore, Alastor notò come il suo volto fosse contratto dalla follia: i denti stretti, il sorriso tirato al punto da mostrare le gengive, gli occhi sgranati quasi fuori dalle orbite e una tempesta di tic che rendevano impossibile per l'equino restare immobile lasciavano ben poco da sperare sulla sua salute mentale.

Fortunatamente per l'umano, con tutti quei degenerati che aveva incontrato nei bar malfamati della città, sapeva come comportarsi con individui del genere.

Con un colpo di reni riuscì a girarsi scacciando il pony e immobilizzandolo a terra con le mani non appena ne ebbe l'occasione.

«Non muovere un muscolo!» lo minacciò, mentre faceva per cercare a chi lasciare la custodia di quel soggetto a rischio. Ma prima che potesse chiamare anche un solo individuo, la voce del pony lo fece distrarre.

«Ti stanno osservando!» esclamò, tremando

«Cosa?» domandò lui, lasciando la presa per lo stupore di quelle parole. Piccola libertà che il pony usò subito per liberarsi e gettare nuovamente a terra Alastor. Nonostante il loro aspetto innocuo, possedevano tutta la forza di un cavallo adulto.

«Ti stanno osservando!» ripeté «Ti controllano. Ti ascoltano. Studiano i tuoi movimenti. Sono concentrati su di te! E tu non puoi fare niente per impedirlo! Niente! Niente

Il pony cominciò a ridere, una risata isterica che gli faceva tremare il corpo, prima di galoppare in maniera scomposta e disordinata in una direzione a caso, sbraitando che non l'avrebbero mai presa.

Di chi stava parlando? Chi poteva osservare lui da lontano?

Alastor rimase a guardare quel pony pazzo con la bocca socchiusa e i denti stretti, non sapendo proprio come reagire a qualcosa di simile.

«Ti stanno osservando! Ti stanno osservando!» ripeté ancora il pazzo tra le risate, prima di sparire tra i vicoli di Ponyville.

Rimettendosi lentamente in piedi, Alastor si guardò intorno. Tutti i presenti lo guardavano come se non sapessero cosa fare, alcuni vestiti da infermieri avevano cominciato a galoppare dietro il fuggiasco.

Lui, invece, affondò le mani nelle tasche e cominciò ad allontanarsi con passo sempre più spedito lontano dalla folla.


Uscì dal paese e si ritrovò nelle vicinanze della stessa foresta fitta e buia che aveva visto vicino a dove si era svegliato, a casa di Fluttershy.

Si tuffò all'interno della vegetazione, cercando un posto dove avrebbe potuto riflettere. La situazione in cui si trovava era molto più difficile di quanto fosse abituato ad affrontare e doveva spremersi per bene le meningi. Inoltre, se davvero qualcuno lo stava spiando a Ponyville, era meglio sparire per un po'.

Non aveva prove per rendere ufficiali i suoi sospetti, ma l'impressione che Twilight e tutti gli altri pony gli nascondessero qualcosa era troppo forte per essere ignorata e le parole di quel pony fuori di melone gli avevano fatto gelare il sangue nelle vene.

Era palesemente pazzo, ma chi poteva garantirgli, in una situazione come quella, che non fosse casuale? Che le sue parole corrispondessero al vero?

E se anche i suoi fossero stati solo vaneggiamenti, allora che fine aveva fatto Aria? Twilight aveva praticamente confermato che la teneva con se! Ma perché nasconderla? Perché non tenere lui e lei assieme? Che motivo poteva avere di tenere la presenza della sirena un mistero? E a che cosa si riferiva, quando diceva di sapere di cosa Aria sia capace, quando è assieme alle sue amiche?

In preda a queste domande, troppe perché potesse trovare una risposta, Alastor vagò fino a perdersi completamente nella vegetazione.

Convinto che in quel luogo, tra l'erba alta, i cespugli selvatici, i rovi e la vite che avvolgeva i grandi alberi che oscuravano la luce della luna, fosse al sicuro, Alastor si fermò per riprendere fiato.

Riflettendo, giunse alla conclusione che giravano ancora troppi misteri intorno a Ponyville perché potesse davvero fidarsi, perciò scelse che poteva approfittare della situazione per spostarsi in un'altra città, lontano da Twilight e quei pazzi intorno a lei, riorganizzarsi e finalmente trovare dove tenevano Aria.

Avanzò ancora per qualche metro, con passo più calmo rispetto a prima. Non aveva idea di dove si trovasse un'altra città, tanto meno come arrivarci, doveva perciò mantenere le energie per affrontare una lunghissima camminata.

Fu un rumore improvviso, un ramo spezzato, a distrarlo.

Non si accorse di cosa accadde dopo, se non quando fu troppo tardi.

Un fulmine verde apparve dal nulla, investendolo in pieno petto.

Il colpo fu tale che venne sbalzato indietro di un paio di metri, finendo dentro un cespuglio che lo sporcò dalla testa alla punta dei piedi con foglie secche, fango e muffa.

Non fece in tempo nemmeno ad alzarsi che un altro fulmine fece per piombare su di lui. Questa volta, però, fu lesto a rispondere e tirò un gancio che si scontrò con la meteora che altrimenti lo avrebbe investito, buttandola a lato.

Questa si rivelò essere una strana creatura nera deforme, ma dall'altezza e dai lineamenti ad Alastor parve essere uno di quei pony che aveva trovato a Ponyville.

Fece appena in tempo ad alzarsi in ginocchio e a riconoscere la creatura che lo guardava in cagnesco massaggiandosi la mascella con lo zoccolo, prima che qualcosa lo colpisse in mezzo alle scapole, gettandolo di nuovo in mezzo alla vegetazione con un altro volo.

Quello doveva essere un colpo non programmato, perché in quest'occasione Alastor rotolò fino ad arrivare dentro ad un fiume, abbastanza profondo da affondarci se restava almeno inginocchiato.

I colpi subiti gli dovevano aver procurato dei bei lividi, ma quel che era peggio era che lui non sapeva quanti di quei mostri lo stavano seguendo.

Conscio di questo, approfittò della profondità dell'acqua per spiare quanti abomini sarebbero usciti dalla vegetazione. Sbucarono solo due: uno si diresse proprio verso la sua direzione, come a verificare che non avesse attraversato il fiume, mentre il suo compagno seguì la riva.

Due nemici poteva ancora affrontargli. Gli avevano anche mollato delle signore sberle... il minimo che poteva fare era restituire il favore!

Aspettò che il primo dei suoi inseguitori arrivasse sopra di lui per saltare fuori dall'acqua come un mostro marino, lo afferrò per la testa e lo trascinò sott'acqua con lui, prendendolo di sorpresa.

La creatura lo fissò senza capire, come se ancora non avesse realizzato cosa stesse succedendo. Senza perdere tempo, tuttavia, Alastor approfittò dello slancio della sua cattura per fargli picchiare violentemente la testa sul terreno sassoso del fiume per fargli perdere i sensi.

Quello che udì fu un sonoro “tock!” e intorno al capo della creatura apparve una costellazione di stelle e bolle.

«Ma dove sono finito, in un cartone animato?1» si chiese, osservando questo particolare, mentre trascinava la sua vittima a riva. Avrebbe voluto sapere perché lo avevano attaccato, ma prima doveva pensare all'altro mostro che lo seguiva.

E fu proprio qui la falla nelle sue azioni: era piuttosto ingenuo credere di poter sbucare dall'acqua, far perdere i sensi a uno dei suoi aggressori e portarlo a riva... senza che il suo compagno se ne accorgesse!

Alastor fece appena in tempo a lasciare il suo aggressore sdraiato nel fango della riva, che una nuova meteora verde arrivò diretta ancora una volta a lui.

Tuttavia, se Alastor peccava in acume, disponeva di una resistenza sufficiente per fargli attutire l'attacco al petto afferrando la testa del suo avversario una volta colpito, rimanendo agganciato.

Purtroppo però non era abbastanza saldo sul posto da fermare il suo avversario ed entrambi si trovarono a volare, abbracciati uno all'altro, sopra il fiume.

In volo, i due avversari si scambiarono alcuni colpi poco convinti, qualche zoccolata e pugno: troppa era la concentrazione della creatura della foresta nel mantenere la velocità per colpire con forza e Alastor doveva mantenere a tutti i costi la presa sulle orecchie della creatura, se non voleva essere sbalzato chissà dove a quella velocità.

Alla fine, tuttavia, l'insieme di fattori dovuto alla velocità, la situazione precaria e il disordinato duello in volo portarono i due sfidanti a sfondare nella vegetazione al capo opposto della foresta, cadere rovinosamente a terra e rimbalzare in due direzioni opposte per diversi metri.

Alastor terminò la sua corsa picchiando contro un albero. Imprecò rumorosamente all'impatto per via del dolore, forse qualche costola doveva esserglisi incrinata.

Tuttavia dovette portarsi rapidamente una mano sulla bocca, avvertendo un rumore di passi avvicinarsi a lui. Sforzandosi di ignorare la lunga fila di botte ricevute in pochi minuti, si alzò e corse tra la vegetazione in direzione opposta, cercando di mascherare il suo passaggio correndo tra i cespugli, gli alberi e facendo attenzione a passare il più possibile sulle rocce per non lasciare tracce.


Non seppe mai per quanto tempo corse, ma alla fine uscì dalla vegetazione per trovarsi davanti a una piccola città di periferia che riconobbe a prima vista.

Ponyville.

Di nuovo.

Avanti a lui, Twilight, Fluttershy e altre quattro pony lo guardavano con un misto di preoccupazione, dovuto allo stato in cui si trovava, e divertimento.

«Non sei andato molto lontano!» ironizzò Twilight, vedendolo piegato, bagnato, sporco, con il fiatone e una mano sul petto, dove sentiva il maggiore dolore.

Imprecando, Alastor ignorò l'insulto domandando «Come si fa ad uscire da qui?»

La risposta di Twilight arrivò dopo un momento di silenzio.

«Non puoi.»


1Per senso del pudore, sono state omesse imprecazioni e ben poco gloriosi aggettivi espressi da Alastor

  
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