Cafè and Red Hair

-Buongiorno Rachel- salutò cortesemente un ragazzo, appoggiandosi al bancone.

-Vorrei un caffè, e quella pasta là, con la glassa- aggiunse poi, prendendo una bustina di zucchero dal contenitore e cominciando a giocarci distrattamente.

Rachel lo fissò a bocca aperta.

Come diavolo faceva a sapere il suo nome? Lei era al cento per cento sicura di non averlo mai visto, nè al bar nè da altre parti. Insomma, si sarebbe di certo ricordata di lui, era un tipo che si riconosceva bene anche in mezzo alla folla.

La pelle era chiarissima, da fare invidia al suo amico Nico -e anche lui di certo non scherzava-, i capelli fini e di un biondo slavato che splendeva anche con la poca luce che c'era nel locale, e gli occhi di un azzurro talmente chiaro da sembrare grigi. O forse erano davvero grigi, Rachel non sapeva dirlo.

In totale però, dava l'idea che fosse stato immerso nella candeggina da bambino, e che ne fosse uscito schiarito un po' ovunque.

-Oh, il caffè fammelo ristretto, mi raccomando- fece di nuovo, alzando l'indice davanti al viso, senza dare segno di essersi accorto che la barista lo fissava in modo strano.

-Mi spii?- domando la rossa.

L'altro alzò le sopracciglia, e la fissò di rimando: -Come, scusa?

-Ci conosciamo? No, non ti ho mai visto, riformulo la domanda. Mi spii?

-Non so di cosa tu stia parlando, ma voglio un caffè ristretto e una pasta con la glassa, per favore.

Il biondino candegginato si stava decisamente innervosendo, ma Rachel non riuscì a prenderlo sul serio per via del suo abbigliamento. Portava una t-shirt viola con la stampa di un orsacchiotto di peluche. Abbinata alla corporatura magra e beh, alla candeggina, Rachel decisamente non si sentiva intimorita. Anzi, le ispirava simpatia, ma non riusciva comunque a spiegarsi come la conoscesse.

-Come sai il mio nome?- ripete con calma la riccia, ignorando le richieste dell'altro.

A quel punto si immaginava una risposta tipo "ho traslocato ieri davanti a casa tua e ho letto il nome sul campanello", oppure "mio cugino viene sempre al bar e mi ha parlato di te", o una qualunque altra risposta sensata, o perlomeno normale.

Invece il biondo scrollò le spalle e disse con nonchalance: -Ho tirato a indovinare, ti pare? Tutte le rosse si chiamano Rachel, quindi anche tu ti chiami Rachel.

-Non fa una piega- ribattè l'altra, a corto di parole, per poi ribattere: -E per essere precisi mi chiamo Rachel Elizabeth.

-Octavian- disse semplicemente l'altro: -E odio essere ripetitivo, ma avrei davvero bisogno di quel caffè ristretto e di quella pasta con glasssa.

Diario di Rachel Elizabeth Dare: 10/09/15

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Oggi un raggio di sole color candeggina ha illuminato la mia giornata :)

. :  Note di un'autrice a caso : .

E poi boh, mentre te ne stai lì a fare niente ti vengono in testa queste idee..

BUONSALVE DEMIGODS!

Se vi state chiedendo che razza di fic sarebbe questa, nessun problema, ve lo dico io:

E' una 'sclero-fic', genere molto conosciuto da chi segue i miei scritti.

Lo so che è una cosetta stupida, ma io mi sono divertita tanto a scriverla!

Spero che anche a voi abbia strappato un sorriso, e mi farebbe piacere se commentaste lassù, nello spazietto delle recensioni :)

Un bacione grande a tutti,

- t i t u