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Autore: pineapplemoustached    13/09/2015    1 recensioni
Hai aiutato Bucky a scappare dagli agenti dell'Hydra, ora siete in fuga .
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Andiamo, l’ingresso è libero” disse il soldato con il braccio meccanico. Senza perdere tempo presi lo zaino quasi vuoto e abbandonai la stanza dello squallido motel in cui avevamo trascorso la notte. Piove. Ottimo, almeno oggi avremo un motivo valido per indossare i cappucci, riusciremo a confonderci tra la gente. La pioggia mi piaceva, il freddo no. Camminavamo a passo svelto tra i sobborghi di una città sconosciuta, nella speranza di non essere trovati dagli agenti dell’HYDRA dai quali stavamo scappando. Erano ormai settimane o forse mesi… correvamo da così tanto tempo che non riuscivo nemmeno a ricordare quanto ne fosse passato. Eravamo soli, io e il Soldato d’Inverno, o meglio, Bucky.
Passammo l’ennesima giornata a camminare senza mai fermarci, ma continuando a guardarci le spalle a vicenda. Non parlavamo quasi mai, conservavamo le poche forze per continuare a correre. Vivevamo con l’ansia costante di essere presi. Non ero tanto brava a combattere, non ero nemmeno brava con le armi, in realtà tutto il lavoro lo faceva il soldato, era lui l’assassino professionista. Era lui che badava a me e mi teneva al sicuro.
Arrivati in un altro orrendo motel pagammo in contanti ed entrammo nella nostra stanza. Sembrava un luogo perfetto in cui girare un film dell’orrore. La carta da parati marrone era strappata in diversi punti, nella stanza vi erano solo due brandine poco distanti tra loro e una lampada appoggiata sul pavimento. Appoggiai lo zainetto nero sul letto ed entrai in bagno, non ebbi il coraggio di fare la doccia, così tornai indietro e mi lanciai sul letto esausta. “Vado a prendere da mangiare, vuoi qualcosa in particolare?” tutte le volte che parlava mi chiedevo come potesse essere stato un assassino
Scossi la testa “Qualsiasi cosa va bene” risposi a voce bassa.
Non appena chiuse la porta mi sdraiai sul letto, cercai di mandare via tutta l’ansia, ma come tutte le sere non riuscivo.
Quando Bucky tornò con la cena io stavo dormendo. Chiamò il mio nome un paio di volte, non ottenendo risposta si avvicinò al letto. Non solo capì che stavo dormendo, notò anche le lacrime che poco prima avevano percorso il mio viso bagnando il cuscino. Con una smorfia di dispiacere sul suo viso decise di lasciarmi riposare.
La mattina dopo Bucky mi costrinse a fare colazione, erano giorni che non mangiavo e lui iniziava a preoccuparsi.
 
I giorni passavano tutti uguali, l’unica cosa che cambiava era la temperatura: più il tempo passava, più la il freddo si faceva pungente. Sentivo il freddo nelle ossa, facevo fatica a correre e spesso anche a respirare, ma ovviamente non dissi nulla di tutto questo all’ex-assassino, si preoccupava già fin troppo per me.
 
Un’altra giornata era giunta al termine e finalmente avevamo raggiunto il luogo in cui avremmo passato la notte. Quella notte non dormimmo in un motel, ma in un luogo peggiore. La porta d’ingresso si trovava in un vicolo, non c’era nessuna scritta al di fuori. Come ha fatto a trovare questo posto? Seppur fossimo abituati a luoghi squallidi, non appena entrammo sarei voluta correre via. Affittammo una stanza dall’enorme uomo pelato seduto dietro un tavolino in mezzo al corridoio che, non solo chiese soldi extra per dimenticarsi le nostre facce, ma ci chiese se volevamo comprare qualche tipo di droga o qualche ragazza. Rifiutammo nel modo più educato possibile e ci incamminammo verso la nostra sistemazione. Il posto era abbastanza buio, c’erano delle luci appese nel corridoio e per le scale. Salimmo fino al terzo piano dove c’era la nostra stanza. Con mio grande stupore quando aprimmo la porta della nostra camera non trovammo una stanza grigia e polverosa con i topi che scorrazzavano sul pavimento, ma al contrario una grande finestra illuminava molto la stanza e il pavimento era pulito. C’era solo un problema. Non lo notai subito, ma non appena appoggiai il mio zaino fradicio sul letto notai che al centro della stanza c’era un letto matrimoniale. Bucky lo notò prima di me, svelto prese un cuscino “Io prendo il pavimento” disse facendo un breve sorriso
“No Bucky, per una volta che abbiamo un letto comodo non ti lascerò dormire sul pavimento”
Mi guardava insicuro, stava per aprire bocca, ma lo bloccai “Posa quel cuscino” dissi quasi come se fosse un ordine.
“D’accordo… Ma non addormentarti, vado a prendere la cena, hai bisogno di mangiare”
“Non lo farò” dissi sorridendo.
Aveva ragione, avevo bisogno di mangiare. Entrambi ne avevamo. Eravamo stremati, ma continuavamo ad andare avanti ugualmente. Avevamo bisogno di essere curati e il suo braccio aveva bisogno di essere riparato.
Feci una lunga doccia bollente, riuscii a togliermi un po’ di quel freddo che si era insidiato dentro le mie ossa. Dopo essermi asciugata e messo dei vestiti più o meno puliti, andai davanti alla grande finestra. La vista non era delle migliori, ma era la migliore che avevamo da mesi. Fuori la pioggia si era trasformata in grandine. Povero Bucky… Si scorgevano in lontananza lampi e tuoni. Odio i temporali. In realtà non li odiavo, mi spaventavano a morte. Proprio in quel momento il soldato entrò nella stanza. In un attimo l’odore della pizza calda invase tutta la stanza. Cercai di tirare fuori il mio sorriso migliore “Grazie Bucky” non avevo affatto fame, ma dovevo mangiare.
Ci sdraiammo sul letto con il cartone della pizza sulle gambe “Hey guarda abbiamo anche la tv” dissi come se ne avessi vita una per la prima volta. Misi su un programma qualsiasi, senza darci troppo peso e alzai il volume più del necessario per cercare di coprire i rumori molesti provenienti dal piano superiore.
“Posso chiederti una cosa?” la voce di Bucky ruppe il silenzio
“Certo” risposi curiosa
“Perché ti sei unita all’HYDRA?” chiese senza rivolgermi il suo sguardo
“Beh…” feci un respiro profondo “Non mi sono veramente unita… Avevo appena ricevuto la mia laurea, quando un uomo si avvicinò e mi offri il lavoro dei sogni. Disse che avrei potuto studiare il cervello, in particolare la memoria umana su esseri umani. Prima che potessi rendermene conto iniziarono a minacciarmi, dissero che se non avessi cancellato la tua memoria, loro…” feci una lunga pausa, non era facile parlarne “Beh, avrebbero fatto delle cose davvero terribili…”
“Perché mi hai salvato? Voglio dire, saresti potuta correre via da sola…”
“Dopo tutto quello che ti avevo fatto… È colpa mia se non hai ricordi, sono io la stronza che continuava a premere quel bottone” c’era molta rabbia nelle mie parole. Ebbi molto tempo per leggere l’intera storia di Bucky, lui non ne era a conoscenza, ma io sapevo tutto di lui “Appena ho avuto l’occasione, ho fatto tutto quello che ho potuto per restituirti i tuoi ricordi e quello che è successo in seguito, come siamo scappati, lo sai…”
“Non è colpa tua…” disse tristemente il soldato, con un piccolo sorriso.
Il silenzio ricadde nella stanza e quando finimmo di cenare, ci alzammo per buttare i cartoni della pizza. Sentii una mano stringere la mia spalla “Andrà tutto bene” disse caldamente. Da dove uscì quello non lo so, era sempre stato gentile con me, ma mai così gentile
“Lo so…” risposi con un pizzico di amarezza “Per quanto dovremo ancora vivere così?” parlavo fissando il pavimento
“Non per molto, lo sai, dobbiamo solo raggiungere quel mio… amico…”. Una delle prime cose che mi aveva raccontato era di come era diventato il Soldato d’Inverno; mi aveva raccontato tutto: di Steve Rogers, il suo migliore amico, di come era caduto dal treno…
Mentre mi voltai per far cadere la sua mano dalla mia spalla, un fulmine cadde molto vicino, il rumore fu fortissimo. Senza nemmeno rendermene conto sobbalzai e un piccolo suono uscì dalla mia bocca.
“Hai paura dei temporali?” Disse Bucky stupito cercando di incrociare il mio sguardo
“Cosa?! No!” mi voltai verso il letto senza mai muovere il mio sguardo da terra “Sono solo stanca” e senza dire altro mi infilai sotto le coperte. Dannazione ho la parte del letto vicino alla finestra. Sapevo che non avrei chiuso occhio quella notte.
Sentii le coperte spostarsi dall’altra parte del letto. Fuori i tuoni cadevano sempre più forti, nemmeno il volume altissimo della televisione riusciva a sovrastarli. Misi il cuscino sopra la testa nella speranza di attutire i suoni, ma non servì a molto. Bucky interpretò male la mia azione: pensando che stessi cercando di dormire spense la televisione, l’unica cosa che riusciva a distrarmi un pochino. Merda. Non appena il primo tuono cadde il rumore sembrava amplificato mille volte, riuscii a soffocare in gola un urlo, ma iniziai a tremare. Non riuscivo a calmarmi, non riuscivo a pensare ad altro. Tenevo il cuscino schiacciato sulla mia testa, gli occhi chiusi e le gambe attaccate al petto. Sentii le coperte muoversi frettolosamente e un leggero peso sul mio braccio. La lampada sul mio comodino si accese e il mio cuscino venne strappato via “Stai bene?” vidi gli occhi di Bucky pieni di preoccupazione che fissavano dritti i miei. Mi vergognavo troppo di dire la verità “Scusa se ti ho svegliato” dissi sbrigativa spegnendo rapidamente la lucina. Sentii le dita fredde del braccio meccanico stringersi attorno alla mia spalla che, tirandomi, mi fecero rotolare. Le sue braccia si strinsero attorno a me, la mia fronte era contro il suo petto e la sua calda mano mi accarezzava i capelli. Mi diede un bacio rassicurante sulla fronte “Non preoccuparti ci sono qui io” mi sussurrò dolcemente nell’orecchio. Da quel momento in poi tutto si fermò. I tuoni fuori dalla finestra non mi facevano più paura, mi sentivo davvero al sicuro. Smisi di tremare e chiusi gli occhi. Quella notte dopo tanto tempo, riuscii a dormire profondamente.
   
 
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