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Autore: perkynurples    17/09/2015    2 recensioni
Tutto accade così in fretta a Erebor. Bilbo ritorna, ad una vita che promette la meritata felicità, ma sarebbe un pazzo a pensare che trovare la felicità al fianco di un monarca possa essere senza le sue sorprese ed avventure.
Il sequel di Niente Che Sia D'oro Resta, finalmente.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Fili, Galadriel, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Oh beh... preparatevi una doccia fredda :P


CAPITOLO III

 

Le luci sopra di lui sono innaturalmente luminose, e se continua a fissarle ancora a lungo, è destinato a diventare molto stordito, con molta rapidità. Sto cercando di correre, guardare avanti potrebbe essere una buona idea. Aspetta, da cosa sta scappando, esattamente? O verso cosa?

“Bilbo!” riecheggia una voce spaventosamente familiare più avanti, e il suo cuore batte freneticamente mentre accelera il passo.

I ragazzi, pensa, ma la sua voce viene meno. A pensarci bene, anche i suoi piedi vengono meno, rifiutandosi di portarlo ad una velocità accettabile. Il tappeto sta venendo meno, perché è del colore sbagliato – rosso per il secondo piano, blu per il terzo, questo non è il terzo, deve arrivare là, raggiungere le camere dei ragazzi prima che sia troppo tardi, prima…

Lo sparo risuona e pensa di sentire del vetro che si frantuma, ma forse è solo lui, che si spacca in innumerevoli piccoli frammenti fragili quando cade sul pavimento.

Si sveglia ansimando per l’aria come un uomo che sta annegando, stringendo forte le coperte prima di riconoscere ciò che lo circonda, gli angoli familiari della camera da letto, il suo battito cardiaco si ferma di colpo dallo staccato frenetico facendogli dolere fisicamente il petto.

“Bilbo? Ghelekhizu?

“Sto bene,” esala tremante, procedendo a tentoni per mettere la mano sulla schiena di Thorin, il suo calore sufficiente per rassicurarlo.

Ma si sposta sotto il suo tocco e mette a sedere, senza spezzare la loro connessione, con la mano ora sulla spalla di Bilbo.

“Incubo,” spiega Bilbo quasi scusandosi, e le linee del volto di Thorin sono preoccupate nel fioco bagliore bluastro, la mattina che si avvicina molto lentamente.

“Va tutto bene,” mormora Bilbo, “sto bene. Vado a prendere un bicchiere d'acqua.”

“Va bene,” Thorin sospira, scivolando da sotto le coperte, e Bilbo si affretta ad aggiungere: “No no, resta qui, torna a dormire. Sto bene, davvero.”

Ma Thorin si limita a brontolare quando allunga le braccia e la schiena, e offre la sua mano a Bilbo senza esitazione.

“Andiamo.”

La accetta, e si sente un po’ come un bambino, mano nella mano, i piedi nudi che picchiettano sul pavimento mentre si dirigono in cucina. Tutto è fin troppo tranquillo, e Bilbo è ancora a disagio, ma non deve dire nulla ad alta voce per farlo capire a Thorin – sa di non coccolarlo troppo, e quindi gli permette di versarsi il proprio bicchiere d'acqua, grazie a Dio, ma indugia vicino a lui, pronto a garantire Bilbo con un braccio intorno alla vita all'occasione.

“Scusa,” esala Bilbo, asciugandosi le labbra e premendo la fronte contro il petto di Thorin.

“Sssh,” Thorin preme un bacio tra i capelli, le mani che leniscono la schiena di Bilbo in movimenti ampi e calmanti, e Bilbo si permette di far cedere un po’ le ginocchia, tenendosi a lui come un’ancora di salvezza, facendo del suo meglio a concentrarsi solo sul presente, sul suo tocco e sul suo calore, a miglia e mondi di distanza dagli echi di corridoi senza fine.

Tornano in camera da letto lentamente, tenendosi stretti, e Bilbo non può fare a meno di pensare quanto sia ridicolo che anche in questo, sono così simili. Non è l'unica vittima di insonnia, tra loro due, ma la differenza tra Thorin e lui è che non è ancora abituato ai terrori notturni. È anche una cosa a cui dovrebbe abituarsi?

Senza dire una parola, si nascondono sotto le coperte, Thorin che culla Bilbo vicino a sé, così vicino che Bilbo non sa nulla a parte il battito regolare del suo cuore e l'ascesa e la caduta del suo petto, e domani magari le loro posizioni saranno invertite, o tra una settimana da oggi, ma ciò che conta è che funziona.

“Stai bene ora,” mormora Thorin, “sei al sicuro.”

La sua mano trova la pelle tenera della cicatrice di Bilbo, coprendola delicatamente, e Bilbo si irrigidisce per un attimo, ma il pollice di Thorin che gli accarezza la schiena in cerchi rilassanti fa miracoli.

“Sei al sicuro,” gli ripete Thorin, più e più volte, fino a diventare una ninna nanna, finché Bilbo non ci crede, anche se solo per una notte, “sei al sicuro.”

Il problema non è che dubita, o addirittura teme qualcosa di reale – è solo che, e probabilmente continuerà a ripeterselo fino al giorno della sua morte, tutto accade così in fretta a Erebor. Tutto gli è successo così in fretta prima di partire, tutto il casino che lo ha portato a venir sparato, e anche dopo quello, non ha... non ha avuto il tempo o l'energia per affrontarlo realmente. Pensava di aver bisogno di guarire lontano da Erebor, il che è servito solo a peggiorare il suo stato, e ora che si trova dove appartiene finalmente, tutto dovrebbe essere tornato alla normalità, teoricamente parlando. Ed è così, non è mai stato così felice, può stare con i ragazzi e Thorin, e prendere la decisione che è così che le cose sempre saranno è riuscito a stabilizzarlo ancora di più, ma è che è così occupato che ha a malapena il tempo di... beh, fermarsi. E rilassarsi, e accettare il fatto che ciò che gli è accaduto a lui, è davvero accaduto. Una parte di lui vorrebbe far finta che non sia mai successo, tracciare una linea forte dietro a quel passato e guardare solo avanti, ma qualcosa deve averlo raggiunto alla fine, suppone.

“Sto bene,” ripete a Thorin quel pomeriggio quando agguantano qualche momento prezioso insieme, da soli negli alloggi dei Principi, sotto la pretesa di aspettarli per discutere la settimana imminente – sa che è vero, non cambia il fatto che Thorin non lascerà perdere finché non ci crede.

“È solo... la foga,” gli dice Bilbo onestamente, “Mi sento come se non mi fossi fermato un secondo da quando sono tornato qui.”

“Lo so, avrei dovuto–”

“E in nessun caso questo è la colpa tua,” interviene Bilbo gentilmente, ma con fermezza, sorridendo quando Thorin non è convinto.

“Potremmo trovare una soluzione, rimescolare i tuoi turni...”

“Non è questo il punto, e lo sai,” mormora Bilbo, adoperandosi con tracciare senza una meta l'orlo della cravatta di Thorin, “non mi dispiace neanche un minuto che passo a lavorare. È solo che... mi servirebbe una pausa. Servirebbe a tutti una pausa.”

“Sai, ho qualche idea,” offre Thorin.

“Ooh, qualche idea?”

“Sì, qualche idea. Immagina questo,” dice Thorin dolcemente, portando Bilbo più vicino a sé per accentuare le proprie capacità allusive, già estremamente alte, “fare le valigie ed andarsene, per un paio di giorni. Potremmo andare in montagna, rintanarsi lì e… beh, immagino dormire per la maggior parte del tempo. Un sacco. Tu cucineresti, e io lascerò che il paese si governi da solo. Che ne pensi?”

“Penso che se puoi fare in modo che questo accada, c'è una possibilità reale che non torneremo mai più indietro, perché mi rifiuterò di andare via. Dovremo rimanere lì per sempre, e diventeremo molto grassi, molto velocemente.”

“Posso conviverci,” Thorin ride.

Bilbo sorride nel bacio, ma ancora lo osserva curiosamente quando si separano.

“Puoi davvero riuscirci?”

“Credo di sì. Ho qualche asso nella manica. Metterò qualche... decina di decisioni importanti in attesa. Balin firma le cose in mia vece da anni in ogni caso. Non dovrebbe essere un problema.”

E in realtà, questo è abbastanza – ridere insieme, ed essere vicini, anche se solo per un paio di momenti brevi al giorno, e, sì, venir distolto di colpo dal bacio dai ragazzi che si fiondano dentro la stanza, il loro tempismo impeccabile come sempre.

Ascoltano il racconto di Fíli dei progressi del problema molto grave in corso con il suo nuovo fastidioso compagno di classe, e Bilbo osserva Kíli  assillare Thorin finché lo zio non cede, facendolo salire tra le braccia perché deve semplicemente pescare fuori il cellulare dalla tasca e fare una chiamata incredibilmente importante a Deidre, per farle sapere che le sue domestiche hanno fallito nel portargli la sua solita cioccolata calda per la sua lezione di piano e che è molto deluso, e pensa, è abbastanza. Questo è tutto ciò di cui avrai mai bisogno. Basta rimuginare nel passato, semplicemente goditi il presente. Pensi di poterlo fare?

“Allora, cosa ne dite voi due se una notte sgattaiolassimo molto segretamente fuori dal Palazzo per passare un paio di giorni in vacanza con Bilbo e me?” annuncia Thorin.

“Niente scuola?” Fíli ha ben in mente le sue priorità, “quando? Perché c'è questo test la prossima settimana che mi piacerebbe davvero evitare... Voglio dire, sì! Eccezionale! Quando volete,” fa dietrofront con molta nonchalance, facendo la sua migliore espressione innocente per respingere entrambi gli sguardi ammonitori di Thorin e Bilbo.

“Cosa ne pensi, akhûnith?” Thorin scompiglia i capelli di Kíli, e il bambino continua a fissare lo schermo del telefono di suo zio, adorabilmente pensieroso.

“Hmm,” si sfrega il mento pensieroso, in un gesto così ovviamente carpito da Thorin che Bilbo non può fare a meno di ridacchiare, “dovrò fare qualche telefonata.”

“Oh, dovrai fare qualche telefonata, eh?” Thorin solleva un sopracciglio, altamente divertito, e Kíli annuisce saggiamente, portando il telefono all'orecchio e annunciando a un Balin immaginario forse che tutte le sue attività extrascolastiche dovranno essere cancellate, a partire da domani...

“Beh, vedremo,” sbuffa Thorin, cercando di strappargli il telefono dalle mani, e il piccolo Principe si agita e strilla tra le sue braccia finché entrambi non ridono, e il sorriso di Bilbo sta minacciando realmente di danneggiargli le guance.

“Sul serio, però, lo facciamo?” chiede Fíli, al suo fianco e guardare il tutto, con, oh sicuramente una buona dose di disprezzo per un quattordicenne, ma anche un affetto che riscalda il cuore di Bilbo.

“Tuo zio pensa di poter farlo accadere,” Bilbo si stringe nelle spalle, poi dà un colpetto col gomito a Fíli, “non per la prossima settimana, però.”

“Sì, sì,” Fíli sorride compiaciuto, “con il Gala e tutto.”

“Oh sì,” Bilbo sospira pesantemente, “dovremmo tutti sopravvivere al Gala prima.”

***

Il tempo vola in modo così incredibilmente veloce – non è sicuro di ricordarsi qualcosa da febbraio. Gli sembra ancora come se fosse solo ieri che è tornato, e tutto rimane una novità per lui, esilarante e confinante con il troppo bello per essere vero, sia il divertimento che trova nel prendersi cura dei ragazzi di nuovo, o svegliarsi accanto a Thorin quasi ogni mattina. Anche se passano ogni secondo possibile del loro tempo libero insieme, non è sufficiente neanche per sogno, e Bilbo si chiede se forse sia una parte del fascino – rimangono rari e preziosi per entrambi.

Beh, se non altro, il Gala metterà questo alla prova – Bilbo è ufficialmente lì come custode dei Principi, ovviamente, niente di più. La signorina Galadriel gli ha fatto ripetere quella frase almeno un miliardo di volte nel corso degli ultimi due giorni, preparando entrambi per l'occasione, e la quantità di moderazione che richiederà. Bilbo lo trova un po’ ridicolo – sul serio, ma per chi li ha presi, una coppia di adolescenti incapaci di togliersi le mani di dosso? Saranno entrambi molto impegnati nei loro rispettivi modi comunque, e davvero, a questo punto, la gente avrebbe probabilmente più facilità nel credere all'apparizione di Durin l’Immortale nel mezzo della sala da ballo (Bilbo ha fatto le sue letture di storia), che al fatto che il Re dorma nello stesso letto con il tutor dei nipoti da una considerevole quantità di tempo.

... Ma del resto, Bilbo si è proprio dimenticato quanto assolutamente, superbamente delizioso Thorin sembri nella sua migliore uniforme.

È come guardare il sole, se il sole indossasse un sorprendente blu reale e oro in contrasto con la cintura di seta rossa, e ha l’infuocato aspetto bellissimo che fa battere il cuore di Bilbo sconvenientemente più veloce.

“Tocca a noi,” gli bisbiglia Fíli sibila, e Bilbo riguadagna almeno una certa consapevolezza e lascia andare i Principi ad unirsi al Re sul balcone che domina la vasta sala da ballo, mentre indietreggia tra il personale che si allinea sulla scala.

Il sopracciglio alzato di Balin è sufficiente per farlo tornare coi piedi per terra e fargli evocare almeno un po’ di vergogna.

“Non sto fissando così tanto.”

“Uh-huh. Lo stai in effetti ancora facendo.”

“Beh, tutti stanno guardando adesso!”

“Zitto.”

La musica cresce e si ferma in modo naturale e bellissimo, e l’applauso aumenta insieme alla frequenza cardiaca di Bilbo – non c'è davvero niente di simile al trovarsi al centro di qualcosa come questo. Beh, quasi al centro. A pensarci bene, potresti finire precisamente al centro, uno di questi giorni. Proprio così, su quel piccolo balcone a fianco di Thorin. Terrificante? Prenderemo in considerazione l’idea più tardi.

Adesso è il momento di ascoltare il discorso di Thorin, il cervello di Bilbo che lavora alla velocità della luce per tradurre tutto, e, beh, tutto sommato è molto contento che l'unica luce nella grande sala sia concentrata su Thorin in questo momento, perché se il suo volto mostrasse la metà di quello che sente in questo momento, sarebbe fregato.

Non afferra tutto, ma si parla, naturalmente, di coraggio, e nuovi orizzonti, e andare avanti – Bilbo può già vedere i titoli degli articoli di giornale. Quelli che ha letto finora hanno tutti usato quelle parole, questi termini generici vagamente di speranza, ma in qualche modo Thorin li vende molto meglio, con tanta più convinzione. Questo è personale, dice ad un certo punto, e il cuore di Bilbo salta un battito, perché potrebbe giurare che abbia inclinato un po’ la testa nella sua direzione.

“È personale, e da quando la vita personale del Re… ruota intorno al suo paese e al suo popolo, ha pensato fosse una buona idea informarli dei cambiamenti,” traduce Balin sottovoce.

“Sì, ho capito,” mugola Bilbo, e la sua risata insieme a quella di tutti gli altri è un po’ roca.

Balin gli dà una pacca sul braccio molto discretamente, e Bilbo tira su col naso e si raddrizza quando le luci si accendono nuovamente, entrambi i Principi che si voltano verso di lui raggianti e vivaci, già determinati a trascinarlo Dio sa dove, e riesce solo a catturare lo sguardo di Thorin per una frazione di un secondo prima che abbiano effettivamente successo.

“Oh Dio, ho dimenticato tutto,” mormora Bilbo miseramente mentre marciano decisamente lontano dalla pista da ballo, per iniziare a salutare la gente del vasto elenco di Nobili Da Placare dei Principi, “com’è che ci si rivolge a un Duca?”

Prende lezioni estese di galateo, e sente come se fosse roba che già sapeva, dannazione. Infatti proprio ieri sera Thorin l’ha interrogato a riguardo, ma l'esercizio avrebbe potuto essere molto più efficace se non fossero stati sdraiati a letto insieme, il pollice di Thorin che gli accarezzava la pancia, solo all’apparenza distrattamente, sospetta Bilbo. Va bene, concentrati.

“Rilassati. Rimani indietro, parlerò prima io a tutti, e se fosse necessario, basta che usi ‘Sua Signoria’ o ‘Madame’ per tutti, funziona sempre,” lo rassicura Fíli, “oh, tranne che per la zia Elsa, vuole essere chiamata 'Duchessa' tutto il tempo. Oh, guarda, c'è lo zio Dáin. Non usare i titoli con lui, lo odia, ricordi?”

“Sì, Ricordo vagamente il suo disprezzo per qualsiasi cosa che gli ricordi di far parte della famiglia reale,” pronuncia Bilbo sottovoce, ma poi il Primo Ministro e la sua famiglia li nota, ed è il momento di mettere su un sorriso gentile e impersonare il ruolo di ‘sono qui solo per i Principi, non sto di certo insieme al Re, da dove hai preso quell’idea’.

“Zia Barb!” esclama Kíli, ma Fíli fa un suono di disapprovazione diretto a lui, e recupera la sua compostezza molto seria, e fianco a fianco, salutano formalmente i Khirikhbuzun, che rispondono in modo incredibilmente caloroso, la moglie di Dáin bacia entrambi i ragazzi sulle guance almeno tre volte, mentre il marito è più bravo a farli sentire adulti e rispettati, stringendo loro le mani. Per quando riguarda i loro figli, sono molto entusiasti di andarsene via con i Principi immediatamente, ma è lì che Bilbo deve intervenire, ricordando gentilmente ai Principi che i loro doveri sono ancora molto in corso.

“Professor Baggins!” anche Dáin sembra contento di vederlo, stringendogli la mano con potenza, “pensavamo se ne fosse andato!”

“Sua Sign- salve, signore,” balbetta Bilbo, “sì, me ne sono andato per un breve periodo, per recuperare le forze in Inghilterra.”

Ecco, non è così difficile. Non dopo che la signorina Galadriel, la consulente in pubbliche relazioni, l’ha fatto rispondere ad un centinaio di domande di prova ogni giorno solo per farlo bene, comunque.

“Oh, certo, ti hanno sparato, poverino!” esclama Barbra, “abbiamo pensato che fosse molto coraggioso, il modo in cui sei stato coinvolto in tutto quel casino, vero caro?”

Sia Dáin che Bilbo lanciano uno sguardo cauto in direzione dei ragazzi, ma sembrano occupati a condividere questa o quella storia emozionante al momento.

“Sì, beh, spero che i giornalisti non stiano in ascolto, ma personalmente ho trovato la questione molto confusa molto spesso,” fornisce il Primo Ministro in tono quasi cospiratore.

“Oh, non è il solo, signore,” Bilbo ridacchia ironicamente.

“Comunque, tutto ciò che conta è che i cattivi sono dietro le sbarre, eh. È stato davvero un piacere vederla, Professore, ma temo che dobbiamo lasciarla. Âzyungel, gli Húrin.”

“Ah, sì,” Barbra si anima, “mi stia bene, Professore. Bambini, venite! Li manderemo da lei non appena i Principi hanno finito.”

“Sarebbe fantastico, grazie,” Bilbo annuisce, salutandoli mentre spariscono tutti nella folla, che si accumula sempre di più, poi raduna i Principi, “andiamo, ragazzi. Il dovere chiama.”

È tutto ridicolo proprio come Bilbo lo ricorda – le persone che quasi si mettono in fila per stringere la mano dei ragazzi, Fíli che sostiene conversazione dopo conversazione con una facilità impressionante, Kíli che prende il sopravvento ed è affascinante quando è più necessario... Da parte sua, Bilbo è solo contento di rimanere in effetti indietro per la maggior parte del tempo, ad osservare e ad interrompere solo per salvare delicatamente i Principi dalle insidie dell’ennesimo nobile noioso che volentieri passerebbe un'ora a chiacchierare cercando di sorprendere Fíli impreparato, argomento vago dopo argomento vago, solo per scontrarsi sempre con la prontezza di spirito del Principe. Per quanto Bilbo possa godere dello spettacolo, c'è un programma da rispettare.

“Guarda, Indâd balla!” Kíli lo tira per la manica mentre si muovono verso l'altro lato della sala da ballo per circa la quinta volta per trovare le persone più importanti, e Bilbo guarda, e vuole non averlo fatto.

Non ha mai considerato se stesso una persona particolarmente gelosa, ma è... non è quello. Non proprio. Pensa. Thorin è imperdibile, più alto di tutti gli altri e in qualche modo più grandioso, e l'attuale signora fortunata è la Duchessa di... oh, avrebbe dovuto studiare meglio le cartelle con le facce di tutti. Non ha molta importanza, perché vuole dimenticarla subito, e il modo in cui ride un po’ troppo di gusto, gli occhi un po’ troppo luminosi, mentre lei e il Re ondeggiano e ruotano al ritmo del valzer.

È... sapere che Bilbo non può essere lì al suo posto – cosa con cui si era preparato a venire a patti, con cui ha fatto i conti, ma fa comunque male. Galadriel gli ha detto che sarebbe stato così, e le ha creduto, sapeva che stava arrivando, è che... Spera la signora Comecavolosichiama si renda conto di quanto sia fortunata.

“Hermina, la Contessa di Urs-Tarâg,” fornisce Fíli utilmente, come se gli stesse leggendo la mente, e Bilbo si schiarisce la gola con vergogna, ma non riesce a distogliere lo sguardo.

La donna è esile e davvero molto bella, i capelli di un oro luminoso come i raggi del sole, molto simile a quelli di Fíli...

“Oh, aspetta, Urs-Tarâg?” la memoria di Bilbo viene rinfrescata, “non è...?”

“La famiglia di nostro Adad, sì,” mormora Fíli, una linea preoccupata gli corruga la fronte mentre scruta la folla, “significa che i nostri nonni sono qui.”

Come se non avessero già abbastanza di cui preoccuparsi – Bilbo stringe più forte la mano di Kíli e cerca di trovare i nonni in questione e, anche se a malapena ricorda che aspetto hanno. Il suo sguardo continua a tornare a Thorin, però, riconoscendo il suo sorriso semplicemente come uno educato – si rende conto anche di ciò che questo significhi.

Il pezzo melodioso termina e Thorin lascia la Contessa con poco più di un bacio consueto sulla mano e un ringraziamento prima che anche i suoi occhi si mettano alla ricerca, e Bilbo è quasi tentato di fargli cenno con la mano – li nota tuttavia, e si avvicina subito, il viso un po’ teso, ma prima che possa andare molto lontano, viene fermato da un’altra ballerina ansiosa, ed è costretto a tornare sulla pista da ballo, lanciando un ultimo sguardo in direzione di Bilbo.

“Problemi?”

È Balin, che appare al fianco di Bilbo completamente di punto in bianco, una delle sue abilità più invidiate.

“Gli Urs-Tarâg sono qui,” dice Bilbo.

“Lo so,” Balin sospira, “ho già avuto il piacere di imbattermi in loro.”

“Non voglio parlare con loro,” afferma Fíli con risolutezza.

“Comprensibile, ma sfortunatamente inevitabile, Vostra Altezza,” dice Balin quasi in segno di scusa, “possiamo, però, aspettare dopo che vostro zio ha finito di ballare per trattare con loro... rapidamente e tutto in una botta, per così dire.”

Fíli ridacchia, e si tuffano nella folla di nuovo, con Balin che li accompagna stavolta, tanto per aver un paio di occhi in più alla ricerca di ospiti indesiderati per un po’.

“Pensavamo che non venissero,” sibila Bilbo, e il Capo di Stato Maggiore sospira di nuovo, pesantemente.

“Lo so, anch’io lo pensavo. Suppongo che dovessero togliersi il vizio di accettare l’invito per poi mai presentarsi. Mi aspetto che avranno un sacco da dire sui… recenti sviluppi nella vita personale di Sua Maestà, meglio essere preparati.”

Bilbo brontola, ma rimane preoccupato perlopiù – questa particolare storia gli è stata raccontata solo molto di recente, anche se non capisce come sia riuscito a non saperlo per così tanto tempo. Ma del resto, può capire di non voler pubblicizzare il fatto che la famiglia del padre dei Principi, che sostiene che Thorin non sia adatto a crescerli, abbia tentato di separarli subito dopo la morte della Principessa e di suo marito. Può ancora ricordare la rabbia residua sul volto di Thorin mentre ne parlava, e se Bilbo desidera qualcosa, è che niente o nessuno gli provochi un’espressione del genere, mai più.

Fortunatamente, la prima delle performance della serata sta per iniziare, e lui e i ragazzi raggiungono una decisione unanime di ritirarsi, agguantare qualche invitante bevanda colorata lungo la strada, e guardare la cantante lirica eseguire la sua aria dalla loro speciale cabina personale, permettendo loro di rilassarsi ed allentare un po’ la loro compostezza, lontano dalla folla di curiosi.

Gli occhi di Bilbo trovano Thorin abbastanza facilmente, come se fosse stato addestrato a cercarlo – semplicemente brilla più luminoso nei suoi occhi di chiunque altro nell’imponente sala, questo è tutto. Incontra... oh, la nonna di Frida, la Duchessa di Khazad, almeno un volto amico, grazie a Dio; e ha gentilmente deciso di stare con la gente, per così dire, ma il suo sguardo viaggia comunque verso l'alto, un sorriso luminoso e un gesto che i Principi ricambiano.

Anche Bilbo sorride, un po’ rigido, improvvisamente troppo consapevole della massa di persone nella stanza, ma questa è la sua bellezza, non è vero? È invisibile. Tutto ciò che la folla vede in questo momento è il Re che saluta i suoi nipoti, una manifestazione adorabile di familiarità, il gioco è fatto. Tutti lo guarderanno, lo scruteranno alla ricerca di un singolo lapsus, che possa rivelare, beh, qualcosa di interessante, si ricorda la signorina Galadriel che gli fa la predica. Non deve toccarlo, sorridergli troppo a lungo, o addirittura indugiare in sua presenza al di fuori dei suoi doveri riguardanti i Principi. Ci saranno sempre persone pronte a cominciare a chiedere un sacco di domande al minimo accenno di affetto, qualche cosa che implichi che il rapporto tra voi due è tutt'altro che strettamente personale. Riesce a mantenerlo strettamente personale?

Se riesce a sopravvivere finché non spunta fuori il punch speziato, allora di sicuro.

“State insieme. Non correte, assolutamente non ballate, a meno che non sia appropriato,” fa la ramanzina ai ragazzi mentre sta per rilasciarli insieme ai figli del Primo Ministro, le guardie del corpo che annuiscono solennemente come se stessero cercando di convincerlo che andrà tutto bene.

“Vi vengo a controllare presto,” Bilbo agita un dito contro di loro, e i Principi rispondono con un saluto perfettamente sincronizzato, facendo ridacchiare il figlio e la figlia di Dáin, prima che vengono portati via Dio sa dove, e Bilbo è finalmente da solo, finalmente ha un momento per se stesso. Desidera solo che il pensiero non lo preoccupi così tanto.

Si prefissa di fare una sosta al buffet appena aperto nei salotti adiacenti, e cerca di non lasciare che il fatto di aver perso le tracce dei movimenti di Thorin ad un certo punto lo preoccupi troppo.

“Bilbo! Quaggiù!”

Non ha fatto nemmeno due passi.

Per quanto sia strafelice di vedere Frida, il sorriso entusiasta di Bard e un cenno che lo invita a raggiungerli in qualche modo servono solo a dargli sui nervi – e c'è Gandalf, proprio lì, e Bilbo quasi spera che non lo noti, ma no, troppo tardi. Almeno tutti loro sanno, è già qualcosa, giusto?

“Bilbo! Hai un aspetto fantastico, ciao!” Frida è la solita persona rassicurante, e Bilbo si gode l’abbraccio non-proprio-adeguato-dato-l’ambiente immensamente.

“Grazie. Tu ha un aspetto splendido. Ciao di nuovo, Bard... ‘Sera, Gandalf. Vi state divertendo?”

Frida apre la bocca per rispondere, ma Gandalf si fa avanti, stringendo la mano di Bilbo con un sorriso luminoso.

“Non posso credere che sei tornato da tutto questo tempo e ci vediamo solo ora, caro amico mio,” tuona e Bilbo sospira.

“Sì, lo so. Non per scelta. Beh, un po’ per scelta, a pensarci bene. Sono stato incredibilmente occupato, capisci, e il mio programma semplicemente non può sostenere più di venti minuti a rivivere le ferite passate ogni giorno.”

Tutti ridono, perché questo è quello che devono fare, ma anche così, Bilbo si sente un po’ più soddisfatto. Ha ancora una pletora di cose che gli piacerebbe dire a Gandalf, ma nessuna di loro è abbastanza adatta per un evento così formale.

“Beh, muoio dalla voglia di un drink,” annuncia Frida, “Bilbo, mi accompagni? No no, Bard, tu rimani, lo so che avevi alcune cose di cui volevi parlare con il Dottor Grey. Torneremo subito.”

Non gli dà nemmeno un secondo per protestare, magistralmente conducendo un Bilbo alquanto stupefatto lontano da loro e tra la folla.

“Grazie,” dice.

“Ah, non c’è di che,” dice sorridendo, “Bard sa che se ti dà troppo fastidio oggi, dorme sul divano, ma ho solo voluto esserne sicura in ogni caso. Come te la cavi?”

“Oh, non è poi così male, in realtà...” inizia Bilbo, ma si affievolisce piuttosto rapidamente e impotente, con gli occhi subito attratti verso Thorin, che sta camminando a grandi passi attraverso il corridoio verso di loro, seguito dalle guardie di sicurezza, con Dáin che marcia al suo fianco, insieme a un gregge di altre persone dall’aspetto molto importante, solo la metà delle quali Bilbo crede di riconoscere. Stanno tutti cullando un bicchiere di champagne ed intrattenendo una vivace conversazione, piena di sorrisi e battute, e Bilbo si sente improvvisamente molto piccolo rispetto a tutti quanti, piccolo e vulnerabile e invisibile.

Questo stato d'animo non migliora affatto quando Thorin gli dà solo un breve cenno molto professionale, e anche se Bilbo sa tutto ciò che si nasconde dietro ad esso, e vede Thorin che si scola il flûte mentre marcia via, perché è altrettanto difficile per lui come lo è per Bilbo, sente ancora il suo stomaco che si rivolta.

“Cavolo,” mormora Frida, “se fossi più ingenua…”

“Sì, lo so,” grugnisce Bilbo, “un sacco di recitazione stasera. Ci hanno allenato a non mostrare il minimo accenno di emozione, non lo sai? Ho bisogno di un drink.”

Per fortuna nessuno ha sentito quello.

“Per quanto tempo?” chiede Frida, preoccupata, e Bilbo fa un sospiro spezzato – lo champagne non arriverà mai abbastanza presto.

“Non dovrei davvero parlarne… Un anno, più o meno,” confessa alla fine.

“Oh, Bilbo.”

“Lo so. Lo so. Va bene, è… beh, immagino sia necessario.”

Agguantano i loro drink, senza fretta di andare da qualche parte, e si ritrovano in una piccola alcova lontana dal trambusto generale – è più freddo alla finestra alta, cosa che Bilbo apprezza, e guardando fuori, può vedere la parte superiore dell'ala adiacente del Palazzo, dove l'appartamento di Thorin... il loro appartamento sta aspettando. Il desiderio di scappare lì è improvviso e travolgente – forse, se apre la porta, troverà Thorin che lo aspetta sul divano come fa spesso, senza uniforme sciccosa, solo il suo sguardo quotidiano di concentrazione stanca sulle ultime scartoffie, e il caldo sorriso che gli concede anche se a malapena alza gli occhi dal suo lavoro finché Bilbo non si avvicina con passo felpato e si siede accanto a lui...

“Hmm?” borbotta Bilbo distrattamente, il bicchiere bloccato tra le labbra, la mente altrove, tuttavia notando che Frida ha detto qualcosa, “Oh, mi dispiace. Scusa, io...”

“Non fa niente,” sorride un po’ cupa, “Voglio solo assicurarmi che stai... insomma, bene.”

“Sto benissimo,” fa il suo miglior sorriso luminoso, e poi quando lei continua a fissarlo, con un perfetto sopracciglio inarcato leggermente, sospira, ma il sorriso non lo lascia mai.

“Sto bene,” ripete con calma, con più convinzione, “questo è quello che voglio.”

“Allora è tutto ciò che conta,” Frida gli dà una pacca sul braccio, e brindano a nulla in particolare, e rimangono così per un momento, in un piacevole, amichevole silenzio, fino a quando, inevitabilmente, la baraonda del Gala richiede la loro attenzione ancora una volta.

Bilbo va alla ricerca dei ragazzi, solo per trovarli entrambi che ballano, e in modo appropriato – Fíli sta piroettando intorno alla piccola figlia di Dáin, e Kíli ha trovato una sua compagna, una bambina di un paio d'anni più di lui e molto più alta, con un impressionante lunga criniera di capelli rosso fuoco. Sembra abbastanza preso da lei, e lei sembra un po’ distaccata in quel modo adorabile in cui i bambini fingono di non aver alcun interesse.

“È Tauriel, la pupilla del duca di Zars'dashûn.”

È la signorina Kidzulzân, la Lady di ferro degli analisti di pubbliche relazioni e un thesaurus ambulante quando si tratta di nobiltà, che appare al suo fianco dal nulla, impeccabile con la sua splendida veste d'argento e il sorriso altamente professionale.

“È il duca di Zars'dashûn che parla con... Sua Maestà in questo momento?” chiede Bilbo, in modo casualmente attento.

“Esatto. Suo figlio Legolas accanto a lui. Il Duca è nato e cresciuto a Erebor, ma ora risiede in Austria. Non c'è dubbio che è tornato solo per vedere la notizia di una tale… portata in prima persona.”

Qualcosa in quel commento estemporaneo preoccupa Bilbo a non finire, e fissa il Duca, cercando di capirlo. È perfino più alto del Re, e anche ad una tale distanza Bilbo vede una sorta di... capriccio predatorio sulla fronte severa. Fa un sospiro spezzato, scolandosi il suo bicchiere di spumante ed allungando la mano per un altro, quando un cameriere gli fluttua vicino.

“Piano,” gli ricorda la signorina Galadriel gentilmente.

“Dovremmo essere visti insieme?” punzecchia Bilbo in risposta, lo champagne che lo elude ancora, “sicuramente ci sono persone che guardano, pronti ad unire i puntini?”

“Senza dubbio,” sorride, “dovremmo ballare per dimostrare che si sbagliano.”

“Sì, saremo un bel quadretto,” Bilbo rotea gli occhi, “contando che sembro un nano in confronto a lei.”

Lo squadra con cautela per un momento, valutandolo, ed è molto vicino a scusarsi, ma poi la donna sospira nel modo in cui ha fatto negli ultimi due mesi, come se fosse venuta a patti con il fatto che gestire questo, gestire Bilbo sarà tutt'altro che facile.

“Aria fresca, allora?” suggerisce lei.

“Non mi dispiacerebbe.”

È ancora un po' fuori freddo, anche se la primavera è arrivata, ma a Bilbo non dispiace, e non è l'unico – le persone stanno conversando, bevendo e fumando in piccoli gruppi o da soli, e l'aria profuma di terra che si sveglia e di cose che lentamente si svegliano e iniziano a crescere. È calmante, e Bilbo inspira profondamente, guardando la massa illuminata del Hurmulkezer, sentendo un calore che non ha nulla a che fare con l’abbondanza di alcol, davvero.

“Sta gestendo tutto questo molto bene,” osserva la signorina Kidzulzân mentre camminano a grandi passi oltre la lunghezza dell’Ala Comune, la ghiaia morbida che scricchiola sotto i piedi.

“È un complimento? Avvertite le autorità,” schernisce Bilbo giocosamente, e lei alza lo sguardo, indecorosa in modo affascinante per una frazione di secondo.

“Farla impazzire parte del mio lavoro,” osserva, “presto, non sarò l'unica.”

“Me ne rendo conto.”

“Davvero? A quest’ora il prossimo anno...” e, a questo, scruta l'ambiente circostante con attenzione alla ricerca di coloro che potrebbero essere in ascolto, poi dopo aver trovato tutto a suo piacimento, continua più tranquillamente, “a quest’ora il prossimo anno, potrebbe essere lei al centro dell'attenzione.”

“Non vedo l’ora,” Bilbo fa un sorriso sfacciato.

“Non la sta prendendo seriamente.”

“Davvero? È la prima volta che me lo sento dire oggi.”

“Lo sa che sono semplicemente franca con lei, per il suo bene.”

“Sì, lo so. Sicuramente mi perdonerà allora, se sono anch’io franco con lei,” Bilbo inizia in modo impetuoso, ma poi perde un po’ del suo coraggio e si ferma, spostando lo sguardo da lei con i suoi… sopraccigli in attesa, al marmo bianco diventato color oro nella luce degli alogeni, come se lo stesso edificio potesse aiutarlo a riordinare i pensieri.

“Questo è quello che voglio,” dice alla fine, essenzialmente ripetendosi, ma mette la sua mente a proprio agio, conoscere la verità dietro quelle parole.

“Questo è quello che voglio. O meglio ancora, quello che voglio è... stare con lui, capisce? E se questo significa essere al centro dell'attenzione, se è questo ciò che serve per essere in grado di, di... non so, tenergli la mano in pubblico, allora è quello che farò.”

Lei inclina la testa, sembrando molto soddisfatta, in effetti.

“So che continua a dirmi di non dimenticare mai chi è,” mormora Bilbo, sedendosi sulla panca più vicina piuttosto pesantemente, ma ancora sentendosi stranamente contento,” che ha un paese da governare, e un'immagine da mantenere, che è un'icona ora, ma non è... non è l'uomo per cui sto facendo questo, sa? Oh, si rilassi, non c’è nessuno qui.”

La donna lo guarda storto, ma smette di controllare ogni cespuglio alla ricerca di paparazzi clandestini o nobili affamati di gossip, e si siede accanto a lui. Una fontana rinnovata di recente gorgoglia felice nelle vicinanze, e l’ipocrisia del Gala è soltanto un bisbiglio lontana da qui – Bilbo chiude gli occhi brevemente e ricorda tutte le volte che lui e i Principi hanno vagato qui, o per una delle lezioni di Fíli, o per semplicemente una passeggiata...

“Ho fiducia in lei, sa,” dice la signorina Galadriel così seriamente che giustifica aprire di nuovo gli occhi e guardarla, un po’ sbalordito.

“Ah sì?”

“Certo!” ride, “pensa che avrei fatto questo altrimenti? È unico nel suo genere, professore.”

“Oh, beh, non mi allungherei così tanto…–” farfuglia, ma la donna si limita ad agitare la mano meticolosamente.

“Oh, ma è la verità. Si prenda qualche merito! È riuscito a ghermire un Re, santo cielo.”

“Non direi esattamente ghermire…” Bilbo ridacchia.

“Come preferisce definirlo. In entrambi i casi, l’uomo britannico poco appariscente che concilia la famiglia reale, mette a soqquadro il paese e nel frattempo conquista lo scapolo più ambito d’Europa? La gente lo adorerà, mi creda.”

Bilbo soffoca con il resto del suo drink mentre lei ride un po’ di più, con un’espressione fresca e piacevole.

“Sa proprio come vendere una storia, vero,” ridacchia, “Mi creda, se due anni fa mi avesse detto che…–”

La sua mano gli stringe la spalla improvvisamente e con fermezza, un avvertimento abbastanza chiaro – una figura alta passa dietro la fila delle conifere accuratamente tagliate vicine... troppo vicine?

“Pensa che...?” Bilbo sospira, ma la sua voce smette di cooperare proprio quando l'uomo guarda nella loro direzione, il suo sguardo che indugia su Bilbo – riconosce il Duca di Zars'dashûn, quello che hanno visto nella sala da ballo prima, ed è ancora più imponente visto da vicino. I suoi capelli di un bianco platino quasi innaturale incornicia i suoi lineamenti stranamente senza tempo, sempreverde in modo esasperante, come se semplicemente non invecchiasse, ma lo sguardo penetrante dei suoi occhi è in netto contrasto con tutto questo, focalizzato su Bilbo come se stesse cercando di estrarre i suoi segreti da lui solo fissandolo. Bilbo apre la bocca per dire qualcosa, per difendersi, forse, ma il Duca si allontana, come se Bilbo non garantisse più di un secondo o due del suo interesse, e scompare più rapidamente di come è arrivato, l'incantesimo completamente spezzato quando i suoi bambini lo seguono, conversando a voce alta, in gioioso tedesco.

Bilbo guarda impotente la signorina Kidzulzân, la bocca spalancata, e lei ha uno sguardo torvo, aggrottando la fronte in profonda preoccupazione.

“Ha... cioè...?” balbetta Bilbo, ma prima che possa rispondere, il suo telefono ronza nel taschino, e lo tira fuori, ancora un po’ stordito.

“I Principi richiedono la sua presenza, signore,” parla una delle tante guardie del corpo intercambiabili, “adesso, nella tromba sud delle scale. È urgente.”

“Vada,” Galadriel non esita nemmeno, “Correrò dietro Zars'dashûn, per scoprire quello che sa. Vada, vada.”

E così, ancora molto confuso e anche impropriamente alticcio, Bilbo si affretta Bilbo dentro il Palazzo, un solo pensiero persistente nella sua mente. La gente lo adorerà. Ammesso che tutti quelli coinvolti in questa storia sopravvivano all'emozione.

***

Questa cosa è un disastro per la sicurezza. Decenni non avrebbero potuto prepararli per questo, e così chiaramente la cosa intelligente da fare era quello di tenere il Gala un mese prima quest'anno. Dopo la grande notizia, la lista degli invitati si è ampliata immensamente, e il sogno di Dwalin di stazionare una guardia del corpo per ogni invitato si è polverizzato. Tra le altre cose.

Non è il vasto numero di finestre che non coprirà mai con i suoi uomini, o i tecnici che lo informano due ore prima che il grande lampadario nella sala principale ha avuto un 'problema minore di cablaggio, tutto sistemato ora'. Non è nemmeno il fatto che in qualche modo, la gente comincia a vagare fuori un'ora prima del previsto, o che non c'è nessuno che copre il vano scala orientale per venti minuti buoni. O rendersi conto che il gruppo del porticato è stato scollegato dal canale generale per errore e non l’ha scoperto semplicemente perché non gliel’ha segnalato.

No, il più grande problema di Dwalin è, come al solito, il Re stesso.

L’ha quasi perdonato per aver deciso di abbandonare il paese tre mesi fa, saltare su un aereo nel bel mezzo della notte e andare a bussare alla porta di Bilbo distante tre paesi e un mare. Era prevedibile, congettura Dwalin. La totale mancanza di considerazione di Thorin per l’ulcera che gli stava causando per aver deciso di rimanere per la notte in un minuscolo appartamento nel bel mezzo delle periferie inglesi orribili, buie e strategicamente inadeguate era anche prevedibile.

Dwalin l’ha superato, più o meno. Thorin è felice, ed è ciò che conta, vero? Bilbo ha, grazie a Dio, causato molti pochi problemi da quando è tornato, esponenzialmente di meno in confronto all’anno scorso (anche se ancora si rifiuta di portare una pistola, accidenti a lui). Tutto sta andando… bene. E quando le cose vanno bene per troppo a lungo, sono destinate ad andare male tanto per cambiare. Equilibrio cosmico e tutte quelle cavolate.

Dwalin spera con tutto se stesso che Thorin che ha la testa da tutta altra parte nel bel mezzo della sala da ballo piena di gente che vuole la sua attenzione sia sufficiente.

“Dove diavolo è Balin?” sibila nel suo auricolare.

Suo fratello dovrebbe essere qui, dannazione, a dirigere Sua Maestà nella giusta direzione, il che è, ovviamente, dovunque in una volta sola – ma no, da come stanno le cose, è bloccato con un Re a cui deve essergli rammentato di passare da una partner di ballo a un'altra, da una stretta di mano a una stretta di mano cortese, e non per la prima volta e non certo per l'ultima, Dwalin ammira il fratello per la sua eterna pazienza.

Ma del resto, questa è la prima volta per entrambi – occuparsi di un monarca malato d'amore.

Proprio per il suo bene, Dwalin tiene d'occhio Bilbo durante la serata, monitorando i suoi movimenti attraverso gli occhi dei suoi uomini, ed è quando gli annunciano che ha lasciato vagare u Principi liberi per un po’, che le sue premonizioni sulle cose che vanno male davvero si dimostrano corrette, e tutto comincia ad andare leggermente a rotoli – il che nel mondo di Dwalin significa che è giunto il momento di annunciare un blocco di sicurezza far accomodare tutti e portare via l’alcool via finché non iniziano a comportarsi bene.

Quattro ore alla mezzanotte, un intero gruppo di persone molto importanti si perde nel giardino e finisce nella parte sbagliata del Palazzo, sollevando un allarme molto tranquillo che ricorda a Dwalin che no, davvero non può lasciare il fianco del Re solo perché qualcuno non è riuscito a fare il suo lavoro a tenere qualche Conte fuori dalle cucine.

Circa trenta minuti dopo quello, Sua Altezza Reale il Principe Fíli a fianco del figlio del Primo Ministro Erik decidono di iniziare a dire alla gente che no, la Galleria dei Re non è da quella parte, no Madame, svolti a destra e finirà per vagare nel giardino labirinto, perché no.

Tre ore alla mezzanotte, almeno un centinaio di bicchieri sono stati rotti e circa 465 casi di pericolo mortale evitati, e oh sì, Sua Maestà ancora continua a sperare di imbattersi in un certo qualcuno in ogni corridoio, bevendo nel frattempo fin troppo champagne.

Due ore alla mezzanotte risultano essere un'ora e cinquanta minuti, perché anche il coro che dovrebbe accompagnare il recital strumentale si è, in qualche modo, del tutto misteriosamente perso verso la sala da ballo principale.

Poco dopo, il padre del Re annuncia che sta andando a letto, e che sarebbe stato un annuncio perfettamente normale se non avesse scambiato l'ambasciatore americano per il suo custode.

Quarantatré minuti a mezzanotte, Dwalin sta, non per la prima volta e non certo per l'ultima, molto seriamente considerando di consegnare le dimissioni mentre si trova con la specialist di pubbliche relazioni di Sua Maestà (che sembra molto rilassata su tutta la situazione, troppo rilassata, fornisce la mente analitica di Dwalin, prendendo nota di fare un triplo controllo del suo background dopo), a guardare le uniche due persone che non dovrebbero essere nella stessa stanza per più di, diciamo, un minuto, fianco a fianco a fare una scenata.

È romantico, in un certo senso, pensa Dwalin – la cosa più temuta è accaduta, i nonni dei Principi si sono presentati e hanno trovato i ragazzi quando nessuno stava guardando (nemmeno gli uomini di Dwalin, anche se li aveva specificamente avvertiti, accidenti), ma l’angoscia dei ragazzi ha funzionato come un fischietto per cani (beh, questo e il fatto che le loro guardie del corpo sono state le uniche sane di mente quella notte e hanno avvisato Bilbo), ed entrambi Bilbo e il Re si sono affrettati al loro fianco alla velocità di luce per difenderli.

Ha sempre disprezzato questi due, per quello che hanno fatto al Re e ai ragazzi, e semplicemente perché sono persone incredibilmente sgradevoli. Ogni volta che Dwalin li vede, lo mandano sempre in bestia, il che in realtà significa qualcosa quando il proprio lavoro è composto per lo più di vedere potenziali minacce nelle persone.

Pensava di dover dire ai suoi uomini di prepararsi per i problemi quando il Duca Sten ha iniziato a farneticare su come il coming out di Thorin avrebbe mandato l'intero paese nel caos, usando parole come valori tradizionali e decisioni sconsiderate – ma è chiaro che si era dimenticato cosa significava far arrabbiare Bilbo.

“Mi scusi,” interviene subito dopo che la Duchessa Ursa utilizza l'antica tesi pensate-ai-bambini – Dwalin e la signorina Galadriel sibilano in orrore unanime, ma è troppo tardi per fermarlo ora.

“Sì, salve, proprio qui. Mi chiamo Bilbo Baggins. Sono il guardiano dei Principi da oltre un anno, e non che cambierà il fatto che quello che ha detto era assolutamente irrispettoso, ma vorrei solo rassicurarla che i ragazzi stanno crescendo sani sotto le cure di Sua Maestà, e se sceglie di crederci o no non cambia un altro fatto – ne farò un mio affare personale tenervi il più lontano possibile da loro.”

“Il divieto sui registratori a nastro era molto severo, sì?” dice la signorina Kidzulzân casualmente.

“Così come il divieto sui giornalisti in generale,” Dwalin annuisce.

“Ah, la gente non ha bisogno di giornalisti per diffondere i pettegolezzi in questi giorni. Sii caro e tieni d'occhio il Duca di Zars'dashûn. Ma, soprattutto, tieni separati questi due da ieri.”

Se c'è una persona a parte il Re i cui ordini Dwalin potrebbe stare a sentire nei prossimi giorni, probabilmente è lei.

Separare Thorin e Bilbo non va come previsto, perché si rifiutano di spostarsi dal fianco dei ragazzi per il resto della serata, più o meno. E guardando loro quattro insieme quando i fuochi d'artificio dipingono il cielo con colori vivaci, guardando i ragazzi fare sorrisi luminosi e ampi, e guardando Thorin e Bilbo che si guardano e si soffermano l’uno sull’altro, come se nient'altro contasse davvero in tutto il mondo, come se si fossero cercati per tutta la loro vita e ora possono finalmente riposare... Beh, guardando tutto ciò, Dwalin pensa che d’ora in poi, separare quei due? Probabilmente non è un'opzione.

***

Alla fine, si tratta di avere un posto dove nascondersi quando tutto diventa un po’ opprimente. Bilbo se ne rende conto per la prima volta che quando si ferma all’edificio del personale come aveva promesso di fare dopo aver messo a letto i ragazzi, elettrizzati e ripresi dallo spiacevole incontro con i nonni altrettanto velocemente come aveva sperato, e anche se non vede l’ora di uscire da lì e correre veloce quanto lo permettono i suoi piedi per incontrarsi con Thorin, sa di avere un po’ di tempo finché tutti i doveri regali non sono conclusi, e finisce con l'avere a tarda notte una tazza molto rilassante di tè con alcune delle sue persone preferite.

Ridono all'infinito a tutte le storie di quella notte, e in realtà devono scacciare via Bilbo via per farlo tornare a casa, e mentre cammina a passo felpato attraverso i corridoi, tutti tranquilli e pacificamente vuoti ora, si chiede se sarà sempre così bello. Non vorrebbe esagerare così tanto da usare la parola facile, perché se questa serata ha dimostrato qualcosa è che non ha scelto la via facile, ma... Forse E Vissero Per Sempre Felici e Contenti durerà per il resto della sua vita, dopotutto.

È certamente propenso a crederlo quando finalmente torna a casa. Thorin è già lì, appena arrivato a giudicare dal fatto che è ancora in uniforme, in piedi accanto alla finestra, come una statua di marmo, i suoi lineamenti morbidi, e Bilbo soprattutto gode del passaggio da quell’espressione, immobile e sorprendente, al calore e alla la gioia che regna quando si accorge di lui.

“Salve, Vostra Maestà,” Bilbo sogghigna.

“Salve, Professore,” Thorin fa un sorriso compiaciuto, e allungare la mano l’uno verso l’altro è la piega degli eventi più naturale, davvero.

“Dio, mi sei mancato,” mormora Bilbo quando ha un secondo per respirare, “il prossimo anno, puoi ridurre il numero delle tue partner danzanti a… non so, zero?”

La risata di Thorin è un rombo quieto, e guarda Bilbo con una tenerezza a cui non è del tutto abituato ancora. Bilbo apre la bocca per commentare, ma Thorin si allontana da lui bruscamente, ed attraversa la stanza a grandi passi, giocherellando con... che cosa esattamente? Oh, il sistema audio?

“Cosa stiamo facendo?”

Con un’espressione soddisfatta, Thorin preme qualcosa, e si gira verso Bilbo alle prime note di…

“Oh,” esala Bilbo piuttosto frastornato.

“Facciamo il nostro ballo,” annuncia Thorin, la mano stesa verso Bilbo, invitandolo ad avvicinarsi, e chi potrebbe dire di no a quello, sul serio.

“Oh,” è l'unica cosa che riesce a dire di nuovo, ma l'ampio sorriso non è qualcosa che può davvero combattere, soprattutto quando è di fronte a quello di Thorin.

Si incontrano a metà strada, e non ha molta importanza che la loro pista da ballo non è una sala da ballo, e che non ci sono candelieri sopra le loro teste o musicisti che suonano dal vivo il valzer – la luce della lampada alta vicino al camino e la ricca voce di Peter Gabriel che ricorda loro che il libro di amore è stato 'scritto molto tempo fa' è più che sufficiente.

“L'anno prossimo,” afferma Thorin chiaramente, il suo sguardo che ha catturato quello di Bilbo e non ha intenzione di lasciarlo molto presto, “Ti voglio al mio fianco.”

“Nel senso di…?” Bilbo inclina la testa.

“Nel senso di ufficialmente. Nel senso di non voglio lasciarti andare nemmeno per un secondo, per tutta la notte. Nel senso di voglio che tutti sappiano che sei lì con me… se lo vuoi,” aggiunge quasi timidamente.

Bilbo fissa. Ora sarebbe il momento di considerare la tua fortuna, di essere stupito, di essere spaventato. Qualsiasi cosa. Ma no, eccoti mai, felice più che mai, e questo sembra la cosa più naturale del mondo, e... perché esattamente dovresti dubitarlo ancora?

“L'anno prossimo,” concorda in un sussurro, e Thorin esala tremante, come se avesse trattenuto il respiro per tutto questo tempo.

“L’anno prossimo,” ripete Bilbo, mettendosi in punta di piedi e premendo un bacio su ogni angolo della bocca, “e il prossimo, e quello successivo, e quello dopo ancora. Se lo vuoi.”

Mappare i sorrisi di Thorin con le labbra è diventato uno dei passatempi preferiti di Bilbo, e se lo concede in abbondanza mentre ballano, il braccio di Thorin che lo tiene stretto, le loro dita intrecciate sul petto, il loro ritmo lento e pigro.

“I ragazzi stanno bene?” Thorin si rassicura a bassa voce, strofinando il naso nei capelli di Bilbo.

“Perfettamente bene. Anche se penso che Fíli voglia fare alcune indagine per ripudiare gli Urs-Tarâg o qualcosa del genere, dobbiamo dissuaderlo.”

“Non necessariamente,” Thorin ridacchia.

“Spero di non aver…” Bilbo deglutisce, poi ricomincia, stranamente contento di non dover guardare negli occhi di Thorin per ora, “spero di non essere stato troppo sfacciato.”

“Oh, sono sicuro che è quello che hanno pensato. Io ho pensato che fosse…”

“… Sì?”

“Fantastico. Coraggioso.”

Bilbo alza lo sguardo allora, anche se nessuno dei due è troppo desideroso di permettere molto spazio tra di loro.

Sconvenientemente coraggioso?” suggerisce.

“Solo coraggioso,” Thorin sorride, poi aggiunge con una intensità del suo sguardo che significa sempre e solo una cosa, e che Bilbo è stato più che condizionato a diventare tutto tremante ed eccitato, “è stato molto difficile non baciarti di fronte a tutte quelle persone.”

“Beh, benvenuto al mio mondo,” Bilbo ridacchia.

Thorin inarca un sopracciglio, come se non riuscisse a crederci, e così Bilbo lo bacia per convincerlo, e, sì, per compensare tutti i momenti in cui non erano autorizzati a fare esattamente questo stasera. Ben presto, è meno ballare e più baciare in movimento, la destinazione ancora da determinare in base al loro controllo.

“Sei fantastico così,” osserva Bilbo, le dita che già armeggiano con i bottoni di ottone dorato dell’uniforme che l’ha fatto impazzire per tutta la notte, “ma temo che dobbiamo comunque sbarazzarcene.”

“Davvero un peccato,” Thorin ridacchia senza fiato, poi, quando Bilbo non ha successo, “aspetta, aspetta, aspetta. C'è un... sistema per questo.”

“Oh, mi stai prendendo in giro,” brontola Bilbo, solo per scoppiare a ridere sommessamente insieme a Thorin, anche se le loro risate sono rapidamente soffocate da attività più emozionanti.

“Va bene, sistema,” ordina Bilbo quando diventa evidente che le cose si stanno rivolgendo verso una sola direzione molto emozionante, “illustralo, ora.”

Qualcosa di molto soddisfatto e determinato balena su tutto il viso di Thorin, e conduce Bilbo nella camera da letto senza dire una parola.

“Prima la cintura, immagino,” Bilbo lo squadra, con un tono molto più sicuro di quello che sta sentendo – Thorin si limita ad annuire, e Bilbo aggrotta la fronte alla sua improvvisa mancanza di cooperazione, ma allunga comunque la mano per slacciare la pesante fibbia incisa, per fortuna capendo il meccanismo abbastanza velocemente.

“Ora la fascia,” borbotta Thorin, guidando le mani di Bilbo per rimuovere i fermagli dalla spallina d'oro intrecciata, chinando il capo e abbassandosi un po’ per il divertimento di tutti e due in modo che Bilbo possa togliere la fascia con cautela, affrettandosi a prendere una stampella dal guardaroba più vicino, la cosa di seta pesante sul suo braccio.

“Non cominciare senza di me!” dice a Thorin giocosamente, ricevendo un divertito, “non me lo sognerei nemmeno.”

... E poi tocca di nuovo agli stupidi bottoni di ottone, ma questa volta cedono molto più facilmente – Thorin rimane immobile e molto silenzioso, e Bilbo rallenta inavvertitamente, non ancora del tutto pronto a lasciar andare il momento, il petto di Thorin che si solleva e si abbassa in modo uniforme, anche se il suo respiro sembra sussultare un po’ con ogni bottone che Bilbo riesce a sganciare.

“Cerniera a sinistra,” Thorin lo guida tranquillamente quando l’uniforme resiste ancora, e Bilbo non può nemmeno trovare dentro di lui la forza di commentare con indignazione – la combinazione del calore di Thorin che irradia forte anche attraverso lo spesso tessuto lussuoso, e del suo sguardo penetrante che Bilbo percepisce ma non osa ricambiare ancora, è un po’ travolgente.

Finalmente, cede, e Bilbo scrolla la cosa dalle spalle larghe di Thorin, lasciandolo che se ne prende cura, mentre in punta di piedi raggiunge dietro la nuca e slaccia il davantino piegato in modo intricato, il suo lavoro reso molto più difficile da Thorin che insiste nel seppellire il naso nell'incavo del suo collo, facendogli efficacemente perdere tutto l'equilibrio e compostezza.

“Pazienza,” dice Bilbo in tono un po’ spezzato, e Thorin mormora il suo dissenso, le mani che già furtivamente trovano qualsiasi punto della pelle nuda di Bilbo.

“Tocca a te,” annuncia, sciogliendo il suo papillon in modo incredibilmente rapido e con destrezza, tirandolo e gettandolo via, guadagnando un gridolino come ricompensa, e Bilbo brontola vagamente, ma decide di ripagarlo con la stessa moneta, afferrando la camicia e tirandolo su e fuori dai pantaloni con una determinazione molto atipica di lui.

Thorin ringhia sotto voce, un suono incredibilmente attraente che Bilbo assapora moltissimo, dal momento che è a quanto pare fondamentale che rimediano ad una vita intera senza baci in soli questi brevi momenti. Non che si sta lamentando.

Sono entrambi ancora piuttosto storditi dalla serata e dallo champagne, e quindi stanno più che altro inciampando prima che finalmente arrivino alla doccia, avendone un bisogno urgente e lasciando le loro opzioni completamente aperte – o li farà addormentare, o schiarirà le loro teste quel tanto che basta per rendersi conto che il sonno è l'ultimissima cosa che hanno in mente.

... Oppure entrambi si romperanno qualcosa non appena si dimenticano di preoccuparsi dell’equilibrio – le cose potrebbero sempre diventare piuttosto spinte, in ogni possibile senso della parola, ma non hanno più vent’anni, e le piastrelle sono molto scivolose.

“Fuori,” decide Thorin per tutti e due, ed escono dalla doccia con eccessiva attenzione, tenendosi a vicenda come vecchietti.

“Dovremmo prendere uno di quei tappetini antiscivolo,” decide Bilbo con saggezza, per poi ridacchiare quando Thorin lo osserva in modo altamente sospetto.

“Non voglio sentirmi un sessantenne ogni volta che entro nella doccia,” dice con il broncio.

“Beh, lo sarai in ogni caso, se scivoli e ti rompi l'anca.”

“Giusta osservazione. Come vorrei che fosse l'unico modo per romperla.”

“Impudente,” sbuffa Bilbo e Thorin scrolla le spalle – sono, infatti, in mezzo al bagno con nient’altro indosso a parte gli asciugamani, con il vapore attorno a loro. Se mai c'è stato un momento opportuno per essere impudenti, probabilmente è adesso.

“Andiamo,” ordina Bilbo e Thorin lo segue, e davvero, è diventato così facile, questo.

Proprio come in ogni altra cosa, hanno subito deciso di avere tutto il tempo del mondo, e funziona. Anche se non è così, infatti, hanno quasi abbastanza tempo tutti i giorni, cadendo sul letto a tarda notte completamente spompati e svegliarsi la mattina con circa cinque secondi per loro stessi prima che il dovere chiami. Ed entrambi, abituati alla solitudine per un tempo piuttosto lungo prima di incontrarsi, sono più che felici di prendere le cose con calma, Bilbo lo sa.

Tuttavia... gli ospiti se ne sono andati, i ragazzi dormono, nessuno è venuto ad interromperli più stasera, e ci vuole solo un attimo di baci caldi e pigri, petto nudo contro petto nudo, per determinare che la quantità di champagne bevuto stasera per fortuna non era troppo.

Bilbo sa che non deve davvero chiedere, ma chiede comunque, “che ne pensi?”

Ranakmi zurulmizu,” Thorin sospira, la punta delle dita che viaggiano lungo la schiena di Bilbo come se cercasse di il brivido che danza su di essa.

Penso di volerti.

In quel momento Bilbo si sente di nuovo ventenne, ed è una bella sensazione davvero – gli dà abbastanza coraggio di preoccuparsi per bene del labbro inferiore di Thorin un'ultima volta prima di portare la bocca altrove, un lento ma chiaro percorso verso il basso. È davvero una sensazione come nessun’altra, facendo perdere il controllo a Thorin così facilmente – in breve tempo, le sue dita sono nei capelli di Bilbo, cercando di non tirare troppo forte, ma Bilbo lo rassicura che va perfettamente bene, usando la sua lingua per inviare il messaggio, ma certamente non attraverso le parole.

Si permette di alzare lo sguardo e vede meraviglie – le guance di Thorin sono di una bella tonalità di rosso turbato, il petto che si solleva in respiri erratici e sussulti. Bilbo lo allieva con la sua mano, graffiando e stuzzicando gentilmente, il suo lavoro molto più piacevole per questo.

Thorin si lamenta in modo quasi convincente che ci pensa due volte prima di fermarsi, ma prevale.

“C’è un sistema per questo, sai.”

E Thorin ride, e sa – presto, è Bilbo quello sulla schiena, e com’è la storia di nuovo? Conciliare la famiglia, mettere a soqquadro il paese, conquistare la scapolo più ambito d’Europa? Non solo Bilbo si sento come quello che viene conquistato in questo momento, si sente anche come se avesse concordato a questo in modo distintamente disinformato – se mai glielo chiedessero, il prossimo anno, o quello successivo, o quello dopo ancora, come ci si sente ad avere tutto dal nulla, avrà un momento molto difficile nel non pensare subito a qualcosa di troppo inadeguato per i media in generale.

Sorprendente, suggeriscono le dita dei piedi che si piegano. Fantastico, dice il gemito che gli sfugge nonostante i suoi sforzi. Inaspettatamente intenso, aggiungono le sue dita che stringono le lenzuola.

“Piano,” Thorin conferma tutto.

Bilbo gli sorride, sbadatamente, togliendogli i capelli umidi dal viso, e sì, possono fare con calma. Hanno tutto il tempo del mondo.

“Ultimo cassetto,” ricorda a Thorin allegramente, ricordando quanto fosse così strano, comprare cose che non prendeva da anni, e sapere per chi le stava acquistando. Oh no, questi non sono per il Re che sta al momento parlando di energia verde sulla TV sopra la tua testa, proprio no, era tentato di dire al cassiere, ma per fortuna ha tenuto la bocca chiusa.

Non riesce a tenere la bocca chiusa adesso, però, perché è tutto molto travolgente, e anche perché Thorin avrà bisogno di una guida – una volta, Bilbo aveva fatto una buona impressione sul Re ostinatamente insistendo sul fatto che fosse più giudizioso, su così tante cose, e come ha finito per rivelarsi, ora sarà per sempre l'unico con il privilegio di dirgli cosa fare. Non che qualcuno abbia bisogno di sapere quanto sia intimo quel privilegio.

“Piano,” Bilbo prende in prestito la parola, bisbigliandola tremante, il suo corpo ancora piuttosto incerto se vuole essere più vicino o lontano, e Thorin rallenta immediatamente.

“Più,” dichiara istanti dopo, e Thorin obbedisce, preparandolo con una cura meticolosa, le labbra che premono dolci rassicurazioni sulle ginocchia e sulle cosce.

“Ora,” decide, il peso caldo di piacere nel suo ventre lo supplica con un'intensità da capogiro, ma anche il minimo accenno di incertezza di Thorin basta ad aprire un varco.

“Ehi,” esala Bilbo, allungando la mano verso di lui, “vieni qui.”

Segue anche quell'istruzione, e Bilbo lo bacia fino a sciogliergli la tensione, accarezzandogli la schiena con movimenti lunghi e ampi.

“Va tutto bene,” mormora, “voglio solo… voglio solo che ti senta a proprio agio, io…”

“Lo so,” bisbiglia Thorin, “lo so, lo so, io…”

“Sdraiati,” suggerisce Bilbo gentilmente, poi, quando Thorin non capisce, o finge di non capire, lo tira giù con un altro bacio, sempre il mezzo migliore per trasmettere quello che vuole dire, “sulla schiena.”

L'anno prossimo, o quello successivo, o quello dopo ancora, gli chiederanno le sue opinioni su come sia vivere con un re, è possibile averla vinta in una relazione con un monarca? E Bilbo dirà loro no, non capisce, per me non è così. Lui è un uomo come gli altri, che scivola nella doccia, e dimentica di mettersi i calzini la mattina, e ride e si lamenta e ama e asseconda come qualsiasi altro uomo, mi creda.

Nel privato, però, Bilbo sospetta che Thorin continuerà a sfidare almeno una di tali dichiarazioni, perché adesso lo sta amando come nessuno ha mai fatto prima – la sensazione iniziale è quasi troppo per entrambi, e si prendono il loro tempo, inspirandosi a vicenda i propri respiri, se non costantemente allora certamente in modo avido, cercando equilibrio l’uno negli occhi dell'altro.

Viene raggiunta una decisione senza dire una sola parola – lo sforzo si trasforma in pressione deliziosa, la tensione in tenerezza, l’immobilità in ritmo, il silenzio in lodi incoerenti ma sincere. Thorin mormora dichiarazioni che nessun giornale potrà mai sentire nell’incavo del collo di Bilbo, e Bilbo non può fare altro che tenere duro e concordare, facendogli sapere in qualche modo che questo è tutto, questo basta. Questo è perfetto. Questa è una cosa loro, e solo loro.

“Ti amo,” confessa Bilbo, un sussurro appassionato, e il controllo di Thorin svanisce, se ne libera con un piccolo suono meravigliosamente devastato da affidare solo a Bilbo, e il suo calore e il suo peso sono quasi soffocanti, quasi troppo, eppure mai abbastanza, e gli concede uno sguardo, disfatto e aperto, e Bilbo conferma, ti amo, ti amo, ed è abbastanza.

***

Forse, ipotizza poi Bilbo, la mano che traccia la mascella di Thorin, le linee del suo volto più morbide, rilassate, sazie, forse non sarà sempre così. E Vissero Per Sempre Felici e Contenti è una cosa, ma anche se è scritto proprio lì, nessuno ti rammenta mai che è, in effetti, per il resto della tua vita. L'amore non basterà sempre. Nonostante quello che le favole vorrebbero farti credere, non è un elisir magico. Ci sono alcuni problemi che non può risolvere, solo smussare i bordi.

Lui e Thorin si sono entrambi impegnati per arrivare qui, e se lo meritano, in una certa misura, si meritano la soddisfazione e la felicità, ma non è la fine, no. Esattamente il contrario, infatti. Non saranno felici ogni giorno, ammette quando la mano di Thorin copre di nuovo la cicatrice sulla parte bassa della schiena. Ci saranno demoni da scacciare, e la maggior parte di quei demoni non saranno neanche lontanamente così terrificanti come gli echi di spari e gli incubi di corridoi vuoti. No, si travestiranno come parti comuni della realtà quotidiana, litigi e incomprensioni e noia, e anche se sembrano a miglia di distanza ora, sarebbero entrambi sciocchi a pensare che non arriveranno mai.

Amrâlime,” gli dice Thorin, afferrandogli delicatamente il polso e baciandogli le nocche, e il cuore di Bilbo sussulta quando traduce automaticamente, lo rassicura che non importa il futuro, l'amore è sufficiente per ora.

E quando quel futuro arriverà, e i demoni minacciano di prendere il sopravvento, ne varrà assolutamente la pena combattere per esso.

   
 
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